di Guido Dalla Casa

Premesse

Nel 1927 il fisico tedesco Werner Heisenberg (Fisica e Filosofia, Natura e Fisica Moderna) formulò il suo famoso principio di indeterminazione con il quale veniva introdotta inevitabilmente l’osservazione (cioè la mente) in tutti i fenomeni e in tutti i processi. Negli studi e nei comportamenti successivi si sarebbe dovuto tener conto che si stava trattando sempre con entità miste di mente-materia, ormai inscindibili. Niels Bohr mise ordine nell’intuizione-dimostrazione di Heisenberg codificandola nell’interpretazione di Copenhagen.

Inizialmente alcuni interpretarono le conseguenze del principio di indeterminazione come una riproposta di mettere al centro l’osservatore umano, ma questa interpretazione ebbe breve durata: infatti l’”osservatore” poteva benissimo essere qualcos’altro, qualcosa di non-umano.

Oggi possiamo sintetizzare la situazione con queste parole del fisico italiano Carlo Rovelli: “Il problema dell’interpretazione di Copenaghen è proprio questo: cioè non si dice mai cosa si intenda per osservatore. È per questo che è stata poi formulata la cosiddetta interpretazione relazionale, una versione moderna e più completa di quella di Copenaghen, che cerca di ripulirla dai suoi aspetti confusi e chiarirne le conseguenze. Nell’interpretazione relazionale, qualunque sistema fisico – anche un fotone, dunque – può essere considerato come osservatore. … Tutte le quantità fisiche, in questo senso, sono relazionali”.

Insomma, non esistono oggetti permanenti e autonomi, ma esistono solo relazioni (psicofisiche).

Successivamente lo scienziato russo-belga Ilya Prigogine (La Nuova Alleanza, La fine delle certezze) ha trovato, anche per altra via, che nei sistemi complessi si manifestano fenomeni mentali (scelte nelle biforcazioni-instabilità). Gli studi successivi hanno sempre confermato questa presenza di fenomeni mentali connaturati con la complessità dei sistemi.

Ancora per altra via, gli studi e gli esperimenti dello scienziato-filosofo inglese Rupert Sheldrake (La rinascita della Natura, La mente estesa, Le illusioni della scienza) hanno portato al concetto di “mente estesa”, simile all’idea di “mente” dei fisici quantistici.

Aggiungiamo che recentemente lo scienziato italiano Stefano Mancuso e il tedesco Peter Wohlleben hanno dimostrato che le piante comunicano fra loro e provano emozioni.

Non toccheremo qui il problema della coscienza, riportando solo, da una fonte autorevole: “Le forze psichiche non hanno certamente niente a che fare con la coscienza; per quanto ci piaccia trastullarci con il pensiero che coscienza e psiche siano identiche, la nostra non è altro che una presunzione dell’intelletto. La nostra mania di spiegare tutto razionalmente trova una base sufficiente nel timore metafisico, perché illuminismo e metafisica sono sempre stati due fratelli ostili. Le “forze psichiche” hanno piuttosto a che fare con l’anima inconscia (Carl Gustav Jung)”.

Comunque l’Ecosfera stessa, come tutte le sue componenti, potrebbe benissimo essere anche cosciente, o avere un tipo di coscienza diversa dalla nostra.

La situazione attuale

Lo sviluppo economico sostituisce materia inerte a sostanza vivente, mette strade, impianti, fabbriche, plastica, cemento, orrori del ciclo della carne, rifiuti indistruttibili, al posto di foreste, paludi, savane, ghiacciai, praterie, barriere coralline. Altera l’atmosfera, fa diminuire vertiginosamente la biodiversità e provoca una crescita patologica di mostruosi agglomerati umani.

In genere qualunque istanza per cercare di arginare questi fenomeni viene trattata, anche dagli oppositori, facendo richieste ai politici, che, quando va bene, promettono green economy, sviluppo sostenibile, crescita verde e simili amenità contraddittorie, ma non accenneranno mai a rinnegare la crescita e a mettere in discussione il primato dell’uomo, da loro visto come esterno a tutte le entità naturali, che invece costituiscono con noi un unico Organismo, l’Ecosfera.

La civiltà industriale ha gli anni contati. Secondo Serge Latouche: “Noi che siamo qui in questo momento abbiamo il privilegio fantastico di assistere al crollo della civiltà occidentale. Si tratta di un fatto rarissimo, paragonabile alla fine dell’Impero Romano. Con la differenza che questo si è svolto in un arco temporale di 700 anni, mentre il crollo della nostra civiltà si compirà in meno di trent’anni (da Scommettiamo sulla decrescita)”.

Personalmente, ho qualche perplessità sull’espressione “privilegio fantastico”, dato che sarà molto difficile evitare eventi traumatici.

Possiamo solo sperare in un fortissimo cambiamento. Ma gli unici cambiamenti reali sono quelli che avvengono nel paradigma generale scientifico-filosofico in cui si inquadrano le conoscenze: l’ultimo è iniziato attorno al XVII-XVIII secolo e ha fatto nascere la civiltà industriale, ma neanche quello ha mai intaccato alla radice il punto essenziale della visione del mondo imperante: l’antropocentrismo, l’idea preconcetta che l’uomo sia al di fuori e al di sopra del mondo naturale, che resta al suo servizio. Questa idea di base, ben radicata in tutto il mondo giudaico-cristiano e islamico, che non ha mai ascoltato il parere di molte altre culture umane, orientali o native, è una delle radici degli attuali guai del mondo. Neppure le due guerre mondiali hanno cambiato minimamente la visione del mondo dell’Occidente. Anche un movimento di altro tipo, sostanzialmente fallito, come il cosiddetto “Sessantotto”, non ha ottenuto grandi risultati, perché non ha mai cercato contatti con l’altro movimento scientifico-filosofico, più lungo e silenzioso, che era già in corso (Bateson, Naess, Capra, Lorenz e altri). Anzi, i Sessantottini erano più che mai antropocentrici e si consideravano “il Progresso”. Parlavano anch’essi il solito linguaggio politico-sociale-economico, incapaci di colloquiare con un linguaggio scientifico-filosofico.

Conclusioni

Oggi sappiamo che c’è una Mente nella Natura, ma quasi nessuno se n’è ancora accorto.

Se riconosciamo lo spirito delle piante e della foresta, non abbattiamo alcun albero, se ascoltiamo lo spirito del torrente, non lo riempiamo di plastica e altri rifiuti, se “vediamo” lo spirito della montagna, non la deturpiamo con orribili impianti, se ascoltiamo l’anima del mare, non lo riempiamo di rifiuti e non ne distruggiamo la vita.

Queste sono le vere rivoluzioni, questo è il vero cambiamento, non la green economy dei politici e degli industriali. Ripeto che dobbiamo renderci conto fino in fondo che c’è una mente nella Natura: tutte le entità naturali sono entità psicofisiche, probabilmente con qualche forma di coscienza.

Il numero di scienziati che trattano problemi un tempo riservati ai filosofi è in aumento. In particolare, si possono leggere scritti di scienziati che si allontanano sempre più da quel paradigma meccanicista cartesiano-newtoniano che era caratteristico della scienza fino ad alcuni decenni orsono e che costituisce ancora il sottofondo di quella che viene divulgata come l’unica “scienza”. Per concludere, qualche citazione:

“Senza la mente, spazio e tempo non sono nulla. Questa mente è correlata con gli oggetti del regno spazio-temporale. La conclusione sembra inevitabile: il cosmo è pervaso dal regno della mente, le cui osservazioni fanno sì che gli oggetti si materializzino, assumano una proprietà oppure un’altra o saltino da un posto all’altro senza attraversare alcuno spazio intermedio. E’ stato detto che questi risultati eludono una comprensione logica. Però si tratta di veri esperimenti, riprodotti ormai così tante volte che nessun fisico li mette in discussione. …Ma il biocentrismo dà un senso a tutto questo, per la prima volta, perché la mente non è secondaria a un universo materiale, bensì è una con esso  (Robert Lanza, Oltre il biocentrismo)”.

Sai che gli alberi parlano? Sì, parlano l’uno con l’altro e parlano a te, se li stai ad ascoltare. Ma gli uomini bianchi non ascoltano. Non hanno mai pensato che valga la pena di ascoltare noi indiani, e temo che non ascolteranno nemmeno le altre voci della Natura. Io stesso ho imparato molto dagli alberi: talvolta qualcosa sul tempo, talvolta qualcosa sugli animali, talvolta qualcosa sul Grande Spirito (Tatanga Mani da Kathe Recheis-Georg Bydlinski, Sai che gli alberi parlano?)”.

La cosa più importante è che la depressione è un’affezione endemica collettiva e noi la sentiamo e pensiamo che sia soltanto dentro il nostro cervello. “Nella… mia famiglia, nel mio matrimonio, nel mio lavoro, nella mia economia”… Abbiamo portato tutto questo dentro un “me”. Invece, se c’è un Anima Mundi, se c’è un’Anima del Mondo – e noi facciamo parte dell’Anima del Mondo – allora ciò che accade nell’Anima esterna accade anche a me, e io avverto l’estinzione delle piante, degli animali, delle culture, dei linguaggi, dei costumi, dei mestieri, delle storie… Stanno tutti scomparendo. Per forza la mia anima prova un sentimento di perdita, di solitudine, di isolamento, di lutto, e di nostalgia, e di tristezza: è il riflesso in me di una condizione di fatto. E se non mi sento depresso allora sì che sono pazzo! Questa è la vera malattia! Sarei completamente escluso dalla realtà di quello che sta succedendo nel Mondo, la distruzione ecologica (James Hillmann, filosofo-psicanalista junghiano)”.

L’uomo è la specie più folle: venera un Dio invisibile e distrugge una Natura visibile, senza rendersi conto che la Natura che sta distruggendo è quel Dio che sta venerando (Hubert Reeves, astrofisico canadese)”.

 Fonte ariannaeditrice.it

Comments  

Quote:

"C’è una mente nella Natura: tutte le entità naturali sono entità psicofisiche, probabilmente con qualche forma di coscienza".

Ricordo che in un libro del 1864, "The Philosophy of Creation", l'autore spiegava che la materia contiene già in sè tutti gli elementi necessari ad uno sviluppo spirituale.
Tempo e spazio sono un' unica cosa, e tutta la materia non è che energia (come dimostra l'annichilimento della materia) in definitiva, tutto è luce.

Quote:

1)...una crescita patologica di mostruosi agglomerati umani.
2)...ma non accenneranno mai a rinnegare la crescita e a mettere in discussione il primato dell’uomo.
3)...l’antropocentrismo, l’idea preconcetta che l’uomo sia al di fuori e al di sopra del mondo naturale, che resta al suo servizio.

1) sento puzza di malthusiano lontano un chilometro. Scommetto che la ricetta di questo signore per sfoltire i "mostruosi agglomerati umani" sia di sterminare la maggioranza della popolazione.
2) & 3) non discuto la percezione autocosciente dell'autore: se egli si reputa inferiore a un insetto artropode, perché contraddirlo? Avrà le sue buone ragioni.
Ma se cerca di convincere ME che la mia dignità non è superiore a quella degli animali, gli posso dimostrare che sono superiore primo - mandandolo affanculo, cosa che qualunque animale non è capace di fare, secondo - mangiandomi tutti gli animali che voglio, dal sushi alla lombata di vitello.
E gli faccio pure il ruttino.
RISPOSTA A: #2 Tianos

Quote:

Tempo e spazio sono un' unica cosa, e tutta la materia non è che energia (come dimostra l'annichilimento della materia) in definitiva, tutto è luce.

Gli studi più recenti di fisica forniscono un quadro sempre più vicino a ciò che raccontano le tradizioni esoteriche rilette in chiave moderna e con termini a noi comprensibili, ovvero che la materia è luce condensata, il tempo è relativo allo stato di esistenza in corso, lo spazio è un concetto fondamentalmente astratto e che funziona solo parzialmente nel mondo fisico-materiale.
Ma l'antropocentrismo secondo me è derivato dal fatto che l'uomo è alieno su questa terra, non riesce ad avere un rapporto che vada oltre al parassitismo.
Nessuno su questa terra è mai vissuto in simbiosi con essa.
Anche gli indiani d'America, avevano rapporto si rispettoso, ma non di simbiosi ( massima integrazione in natura).
Il resto del discorso quantistico per me vale come il campionato di Carling
--1 # Redazione


Quote:

Ricordo che in un libro del 1864, "The Philosophy of Creation", l'autore spiegava che la materia contiene già in sè tutti gli elementi necessari ad uno sviluppo spirituale.

Questo prima dei danni "scientifici" portati da W. Heisenberg con la sua formulazione del "Principio di indeterminazione", al quale fece seguito una scienza che si sostiene da e su di una propria scelta ideologica, per la quale la realtà, il "reale", va considerato solo su ciò che è misurabile, calcolabile o, addirittura quantificabile.

Scrisse il filosofo Titus Burkhardt che "la scienza moderna ci invita a... sacrificare buona parte di ciò che per noi costituisce la realtà del mondo, e il risarcimento che ci offre consiste in schemi matematici, il cui unico vantaggio sta nell'aiutarci a maneggiare la materia sul loro stesso piano , sul piano della mera quantità".

Heisenberg non fu che un apripista a quella scienza che ha posto limiti oltre i quali non vi è che indeterminazione, la quale però si è "dimenticata" cosa sia l'essenza della natura, le vari simbologie, ovvero che esistono mondi reali, seppur diversi, e modalità espressive le quali alludono più che enunciare espressamente, ma non per questo sono meno veri ed esatti.
edit.
#3 Stolypin

Quote:

E gli faccio pure il ruttino.

La tua risposta è stata peggio di un rutto, te lo garantisco. Non penso che nessuno sano di mente si sognerebbe di sostenere che la vita un lombrico vale come quella di un uomo, e di certo il senso dell'articolo non era quello. Io mangio carne e mi piace pure, lo facevano pure gli indiani d'America, la moderazione e la consapevolezza sono la chiave.

Io ho visto molte verità invece: la felicità è data dal contatto con la natura e dalla capacità di essere in armonia con essa. Una civiltà come la nostra, infatti, che ha distrutto e sta continuando a distruggere l'ambiente in cui vive ha prodotto solo uno sterminato numero di soggetti infelici.
Facciamoci una domanda: cosa ci rende più felici? una passeggiata lungo un torrente di montagna oppure un giro al centro commerciale?
Fanno schifo o no i mostruosi agglomerati umani? La loro crescita patologica è o non è un idiozia che si addice perfettamente all'uomo?
E questi obbrobri sono o non sono il risultato del suo comportamento, che oggi chiamiamo capitalismo?

Sì, ma non si può dire perché non appena qualcuno si esprime in questi termini viene bollato come malthusiano. Fantastico!

L'antropocentrismo è una delle tante idiozie partorite dall'uomo e successivamente insegnate attraverso le religione.

Non importa se la natura ha una coscienza oppure no.
Quello che dobbiamo capire è che tutto ciò che accade nella natura è amorale, senza scopo di lucro e con l'unico scopo... mantenere l’equilibrio affinché tutto possa continuare ad esistere.
E perché questo possa accadere e perpetuarsi nel tempo, serve un solo tipo di economia: tutto deve morire e rinascere, prima o poi.

Anche se l'uomo fosse un alieno e non appartenesse a questo pianeta e alla sua natura, ne fa comunque parte, ma solo come componente che non è né al di sotto né al di sopra di esso.
Un essere umano senza strumenti e nudo come un verme è una nullità incapace di catturare una gallina o una lepre a mani nude.

Quindi lasciate il mondo umano li, dove deve stare... nella sua testa, perché la realtà è che se la natura di colpo smettesse di esistere, l'uomo e il suo antropocentrismo si estinguerebbero nel giro di un mese, ma se l’uomo si estinguesse di colpo, la natura continuerebbe ad esistere.
STOLYPIN: Confesso che anch'io sono rimasto stupito dal tuo commento.

Ma ovviamente, nel momento del giudizio dobbiamo anche considerare l'osservatore, per cui ciò che risulta "malthusiano" a te non deve farlo per forza anche a me. :-D
Siamo noi che vediamo la Mente nella Natura perché noi siamo i creatori dell'Universo, direbbe e dimostrerebbe il prof. Corrado Malanga, penso.

Malanga parla anche del principio di indeterminazione di Heisenberg, lo nega e dice che i fisici quantistici moderni l'abbiano già 'demolito' ...

archive.org/.../...
#5 carbonaro 79

Quote:

Ma l'antropocentrismo secondo me è derivato dal fatto che l'uomo è alieno su questa terra, non riesce ad avere un rapporto che vada oltre al parassitismo.
Nessuno su questa terra è mai vissuto in simbiosi con essa.
Anche gli indiani d'America, avevano rapporto si rispettoso, ma non di simbiosi ( massima integrazione in natura).
Il resto del discorso quantistico per me vale come il campionato di Carling

Difficile vivere in simbiosi con la Terra se siamo stati creati e manipolati per lavorare al posto dei manipolatori, non ho mai sentito e visto che gli schiavi piu' o meno "liberi" abbiano o hanno liberta' di almeno rapportarsi con la natura e capire la vera essenza dell'esistenza, l'antropocentrismo non e' altro che l'ennesima truffa ai nostri danni, per farci credere di essere noi il vero motore del pianeta,quando non siamo neppure il motore di noi stessi, quello che non vogliono e' proprio l'umana elevazione, meglio credere di far parte del tutto che capire che siamo ingranaggi di una macchina creata per soddisfare le altrui richieste.

Il fiume chi la fa' l'aspetti e' sempre li' con le sue rive comode-comode.

Quote:

#3 Stolypin 04-09-2024 00:13

Bè, forse mi sbaglio e non ho capito niente di quel che volevi dire tu, ma leggendo la tua reazione mi è venuto da associarla a quella che ho avuto io la settimana scorsa. Come ogni giorno sono andata su un sito dove a commentare l'attualità ci trovo Borgognone, Balanzoni, Fracassi … Martedì 28/8 invece, come prima notizia sono stata edotta che trattavasi della “Giornata mondiale della fine dello specismo”, che lo specismo come l'antropocentrismo è un'idea che appartiene al vecchio mondo, e che in pratica se faccio differenza tra mia nipote e il suo cane sono una degenerata insensibile che non riconosce al cane la capacità di avere sofferenze ed emozioni. Ho smesso immediatamente di seguire il video per evitare di farmi del male. Ma come si fa a riconoscere che stiamo vivendo tempi come non mai distruttivi per l'umanità, e contemporaneamente che rimettere al centro gli esseri umani, le persone, è una roba da buttare via? Le ideologie, quando diventano idee fisse staccate dalla realtà concreta, producono malattie mentali serie.
--# 3 Stolypin


Quote:

Ma se cerca di convincere ME che la mia dignità non è superiore a quella degli animali, gli posso dimostrare che sono superiore primo - mandandolo affanculo, cosa che qualunque animale non è capace di fare, secondo - mangiandomi tutti gli animali che voglio, dal sushi alla lombata di vitello.
E gli faccio pure il ruttino.

Confesso che non me l'aspettavo da te Stolypin, e pensare che eri il mio politico preferito… Incluso in una lista milanese, se hai avuto un singolo voto sappi che quello era il mio... La dignità di una persona caro Stolypin, non dipende dalla qualità del sostentamento, sia esso a base carnivora o vegetale, ma da quello di positivo può mettere in campo. Ma d'altra parte i problemi che affliggono l'uomo robot dei nostri tempi che preferisce la lombata (che lo fa ruttare perché risulta carne proveniente da un cadavere) a ciò che rappresenta la natura, animali compresi, non sono un mistero ma una tragica realtà che porta malattie non curabili, anche a fasce di popolazioni sempre più giovani.

Caro Stolypin, credo che esistano i cavalieri del nulla, ma altrettanto credo (e spero) tu non ne faccia parte e che questa tua boutade sia frutto di un momento d'indigestione ... e nulla più. Dici che hai dignità superiore agli animali? Non lo so, ma non credo, l'animale ama disinteressatamente chi ritiene suo amico, lo ama senza secondi fini e senza vantarsi di questo, tu ti ritieni capace di tanto?
Io non credo che la materia sia luce condensata, penso piuttosto che sia assenza di luce, tenebra (teoria dei colori di Goethe)

A proposito di coscienza, luce e scienza consiglio la lettura del libro di Owen Barfield "Salvare le apparenze".
Questa discussione mi suggerisce stranamente un ricordo.
Qualche anno fa ero in vacanza in Canada e visitai una zona delimitata di un bosco in cui un cartello parlava della età delle piante intorno, piante ad alto e grande fusto di cui non ricordo il tipo. Avevano almeno ottocento anni. Mi venne un pensiero: quando videro i primi pellegrini europei arrivare da quelle parti esse vivevano e prosperavano già da almeno 400 anni e mi creava stupore un senso così dilatato del tempo.
Quale può essere il punto di vista di un essere che vive così tanto tempo e "frequenta" così poco spazio?
Come percepisce le cose?
Ricordo che nel bellissimo libro "La vita segreta delle piante" si raccontava della capacità delle piante di comunicare fra loro indipendentemente dalla distanza e della loro sensibilità all'ambiente circostante.
Non hanno bisogno di internet per comunicare con chi pare a loro, né di costruire una civiltà per vivere nel modo più equilibrato possibile.
Ha senso parlare di superiorità o di inferiorità fra le forme di vita?
Sul serio c'è un problema di qualcosa che dovrebbe essere più al centro di qualcos'altro?

Dell'articolo mi piace che sottolinea che l'unica cosa che non possiamo togliere mai è l'osservatore (o l'osservazione) ed è in fin dei conti ciò che determina qualsiasi manifestazione. Sono infatti convinto che la nostra natura più profonda stia nell'osservare e muoverci in accordo. A volte l'accordo suona bene, altre volte è stonato.

Buonanotte.
Ciao a tutti:

l'uomo distrugge la Natura perché non riesce a capirla, e non riesce a capirla perché non ha fatto altro che rincretinire da quando è nato come specie.
La Natura non è Dio. È un essere intelligente, quello sì, ma non è Dio.
Se la gente passasse un po' più tempo ad adorare Dio (venerare, come verbo, sarebbe più adatto ad un essere umano), molto probabilmente avrebbe un rapporto un po' migliore con la Natura.
Sarebbe interessante chiedere a tutte le persone citate nell'articolo cosa ne pensano del Big Bang e della Teoria dell'evoluzione delle specie mediante mutazioni genetiche casuali, per non parlare della vita frutto della materia inerte. Mi sbilancio e dico che sono tutti convinti propugnatori di tutte e tre.
Ok, ho usato il registro dell'ironia graffiante.
Comunque la prospettiva dell'articolo è quella di guerre stellari: esiste la forza, cioè un campo prodotto da tutti gli esseri viventi, oppure dell'altro film avatar dove esiste qualcosa di perfettamente analogo, la connessione ad enwa.
Nei film di fantascienza tutto ciò va benissimo, in un discorso serio non è sostenibile.

L'antropocentrismo è un fatto sostenuto da tutti, anche quelli che lo contestano.
Ragionare e contestare infatti è una prerogativa umana, gli altri esseri viventi viaggiano in un contesto di rapporti di forze seguiti da scontro con morte o sopravvivenza o tentativi di adattamento con morte o sopravvivenza.
Pensate ai paladini di gaia che vogliono "salvare il pianeta": perché questo sarebbe "il" pianeta e non un pianeta qualsiasi?
Perché ad esempio non si preoccupano del surriscaldamento di Marte? Perché non vogliono salvare Saturno dagli anelli ghiacciati?
L'unica risposta possibile al perché la terra è tanto importante è "perché è casa nostra, perché c'è l'uomo".

L'uomo è dotato di libertà e autocoscienza cosa che gli animali non hanno.
L'animale non ama, tiene comportamenti che noi giudichiamo simili all'amore per analogia con i nostri comportamenti, ma l'amore presuppone scelte libere.
Un esempio clamoroso d'amore è quello di padre Kolbe che offre la sua vita per un altro uomo.
Il livello di libertà del santo è assoluto, al punto da superare l'istinto di conservazione.
Ancora più stupefacente è che egli offra la sua vita per un ebreo, che non gli stava per nulla simpatico: è poco risaputo ma padre Kolbe considerava veri i "Protocolli dei savi di Sion" e li leggeva in chiave antiebraica.
Un simile esempio sbaraglia qualunque possibile confronto con qualsivoglia animale.
I santi, capaci di andare controcorrente, contro se stessi, contro le leggi della fisica (miracoli) sono la prova vivente della sovraeminente dignità dell'uomo, rispetto a qualunque altra creatura naturale.
The Mind Grows in Magnitude

2 June 1990 RU, Anandanagar

Published in:

Discourses on Neohumanist Education [a compilation] prima parte

Yoga Psychology [a compilation]

Notes:

official source: Yoga Psychology

this version: is the printed Discourses on Neohumanist Education, 2nd edition, version (obvious spelling, punctuation and typographical mistakes only may have been corrected). I.e., this is the most up-to-date version as of the present Electronic Edition.

The printed edition of Discourses on Neohumanist Education is divided into seven parts. This discourse belongs to Part 6: Aspects of Educational Psychology.

(1) Amongst the different faculties of this globe in the physico-psycho-spiritual realms, mental faculties are of maximum importance. These faculties may be categorized into four main groups or offshoots.

(2) The first mental faculty is that the mind thinks: the mind discovers and invents newer modes of thinking, the mind thinks with concentration, that is, the mind meditates. Regarding this faculty of thinking, if it is done in a methodical way, the result is certainly positive: a negative result is achieved only in certain rare cases. But if it is not done in a methodical way, the general result is negative: only in very rare cases do we get a positive result. So our students, our boys and girls, our ladies and gentlemen should be taught how to think in a methodical style, otherwise there will be wastage of mental potentialities. We do not want such wastage to take place in this age of science.

(3) Regarding thinking with concentration, that is, meditation – it is another, still subtler, science. Meditation should be performed knowing fully well the location of different glands and sub-glands and also the different cells in the human brain. And people should not only know the location of these glands and sub-glands, they should also be acquainted with their respective systems of hormone secretion, otherwise their meditation will not produce any fruit. So for this system of meditation, knowledge of biology is essential. Human beings have yet to invent the way of methodical thinking and methodical meditation based on the location of different concerned cells, glands and sub-glands, and their secretion of the requisite quantity of hormones.

(4) The second mental faculty is that the mind remembers: the mind discovers or invents different systems of remembering or memorizing. While remembering, the mind should know how to associate the object to be remembered with psychic pabula of a similar nature. And human beings should know how to select these associated psychic pabula which have similarity [or] proximity to the object that they want to remember. In the case of memorizing there should be both a physical and a psychic approach, and to some extent a spiritual approach. For the purpose of memorizing, we should avoid the use of different sub-glands producing inimical hormones. The system of memorizing should be associated with the qualities and roots of the different plexi of the human body.

(5) The third faculty which human beings should know is the process of transmutation and diversion of different psychic pabula in a scientific manner. This process of transmutation and diversion may vary from human to human, from one group of human beings to another, from animal to animal, from bird to bird. And for this, there should be a specific training course; and we must start this type of psychic training centre in various important places in the world. Such psychic training centres teaching how to transmute, how to divert different psychic pabula, should be started immediately not only for human beings of different psychic strata but for all living beings. These training centres should be classified into different types, and run separately for different psychological structures for differently developed, developing and underdeveloped living beings. For instance, there should be one type of training academy for developed animals like monkeys, dogs, chimpanzees and orang-utans, another for developing animals, and still another for underdeveloped animals.


2 June 1990 RU, Anandanagar

Yoga Psychology

2 June 1990 RU, Anandanagar

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Source: The Mind Grows in Magnitude
Published in:
* Discourses on Neohumanist Education [a compilation]
* Yoga Psychology [a compilation]
Release: Electronic edition version 9.0.19
seconda parte
(6) Regarding plants and animals, there are different strata; but these plants and animals must all be metazoic structures with clear and distinct “I” feeling, not guided by mere instincts. In various living beings with ordinary protoplasmic structures, there is life and movement, but all their actions are goaded by instinct; there is little or no “I” feeling. The training centres should be only for those metazoic structures whose “I” feeling is clear and distinct. And what should these training centres be for? For the transmutation and diversion of psychic pabula. This may be considered as the third psychic faculty.

(7) The fourth one is: creating more scope for rationality and rationalization on the different planes of existence – physical, psychic and spiritual. If we want to encourage rationality and rationalization on the physical level, we must avoid unnecessary thought-waves and pencils of thought which originate on the physical plane and concern physical objects. On the psychic level, we must avoid various psychic forms, psychic ideas, psychic movements, and also those aspects of telepathy or clairvoyance which originate on the psychic plane.

(8) However, there are certain phenomena which occur on a blended plane, for instance on a blending of the psychic and spiritual planes. On such a blended plane we come across a subtler form of telepathy. On a blended plane of subtler psychic stratum and cruder spiritual stratum, we encounter clairvoyance. Other supra-occult powers such as omniscience exist only in the pure spiritual stratum where there are no fetters of duality, or where the fetters of duality are very slack or slackened. Similar is the case with the transmission of spirit or soul amongst different corporal structures existing at the same time, that is, which are of contemporary nature.

(9) Suppose there are several corporal structures existing at the same time; there may occur transmission of soul amongst them, from one soul to another soul. This transmission of soul amongst contemporary corporal structures can take place only when the spirit is free, or almost free, from all fetters of duality. Such an event takes place only in a supra-psychic structure; that is, only on the spiritual level. But if there is any blending of the unit mind with the spirit, it cannot take place. This is also a hidden treasure of the human mind. But I do not want you to try to acquire these occult powers. You should only desire to be one with the Supreme; there must not be any longing to attain these occult powers – it is bad.

(10) Only the thought-wave which emanates from the spiritual plane will save humanity from the devastating influence of dogma, which separates humans from humans, which creates hindrances in the remoulding of human society into a single existence. This process of rationalization should be developed through the intrinsic human potential of remodeling every aspect of mind. We must do this in the near future. The problem is a peculiar one, but we must solve it, because it has created so many troubles, so many divisions in human society – so many sanguinary battles, so much warfare. This problem may disturb the peace of the entire universe.

(11) So we will have to solve this problem and create a new world in all the three emanations of life – physical, psychic and spiritual. I hope you boys and girls, by your collective effort, will do something concrete in this respect. You are not insignificant beings; you are the glorified expressions of the Supreme Lord. So you will have to do something concrete immediately. The problem brooks no delay.
2 June 1990 RU, Anandanagar

Yoga Psychology

2 June 1990 RU, Anandanagar

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Source: The Mind Grows in Magnitude
Published in:
* Discourses on Neohumanist Education [a compilation]
* Yoga Psychology [a compilation]
Release: Electronic edition version 9.0.19

Quote:

“Sai che gli alberi parlano? Sì, parlano l’uno con l’altro e parlano a te, se li stai ad ascoltare. Ma gli uomini bianchi non ascoltano. Non hanno mai pensato che valga la pena di ascoltare noi indiani, e temo che non ascolteranno nemmeno le altre voci della Natura. Io stesso ho imparato molto dagli alberi: talvolta qualcosa sul tempo, talvolta qualcosa sugli animali, talvolta qualcosa sul Grande Spirito (Tatanga Mani da Kathe Recheis-Georg Bydlinski, Sai che gli alberi parlano?)”.


Sì lo so che parlano, lo so fin da piccola, come tanti altri noi qui in occidente.
Diventata adulta, come per altri aspetti del mio vivere, mi son dovuta fermare e chiedermi: Cosa stai facendo? Non è che sei matta? Ci ho pensato, ho riflettuto, ho preso le misure in base alle mie esperienze e al mio bagaglio culturale, alla fine mi sono risposta: Continua così, se vuoi tenerti almeno un filo di sanità mentale.
Una grossa differenza tra noi occidentali e la gente delle tribù indigene, è che loro, nel relazionarsi con la natura, potevano contare su conoscenze, modalità e riti comunitari, condivisi. Noi dobbiamo crearceli individualmente, uno sforzo creativo una ricerca di autenticità solitaria, un'attenzione a difenderci dalle insidie delle ideologie e delle mistificazioni. (abbiamo visto dove ha portato l'ideologia ecologista no? Per dirne solo una)
Mi sta bene che ci sia anche una scienza che dimostra relazioni e comunicazioni tra tutto quel che vive, e anche con quel che non vive, ma la realtà è che non è la scienza che insegna e dimostra.
Si sta in piedi su terreno reale perchè è l'unico che tiene, sulle sabbie mobili si sprofonda. Letteralmente.
Quelli che hanno sterminato, con i genocidi la repressione la schiavitù la tortura l'inganno la manipolazione la deportazione, le popolazioni indigene, alla fin fine sono gli stessi che più o meno hanno fatto la stessa cosa con la gente qui in occidente, per troncare le radici naturali che permettevano la connessione tra individui e tra umani e natura.
Non si ottiene niente saltando questa realtà, si possono riallacciare dei collegamenti con quelle radici a patto di rendersi conto che è vero che sono state amputate, la violenza c'è stata e tuttora.
Visto che si cita lo Yoga, cito la Bibbia.
Dall'origine della creazione e prima (!) del peccato originale, Dio diede all'uomo la terra (il giardino dell'eden) affinché la coltivasse e la custodisse.
Inoltre stabilisce il dominio dell'uomo su tutti gli altri esseri.

E' chiaro che questo "dominio" in origine corrispondeva a una tutela amorosa, come un padre nei confronti dei figli, sottolineato dall'imperativo di "custodire".

Dopo il peccato l'uomo pretende di sostituire le sue leggi a quella di Dio e il dominio inizia a colorarsi di violenza e sfruttamento.
Innanzitutto nei confronti degli altri uomini e a maggior ragione nei confronti della natura.

Ma è inutile piangere la morte di Bambi e l'appassimento dei papaveri se contemporaneamente si perpetra la strage degli innocenti, trucidando centinaia di milioni di bambini nel seno materno.
ciao a tutti
L'articolo mi pare un po' superficiale e sbrigativo e mischia parole e concetti come mente e spiritualità (ma può essere un problema di traduzione), condivido però ciò che ho capito voglia dire.

La propria spiritualità (chiamatela comunque come volete), una volta percepita e riconosciuta, è qualcosa di reale, con un impatto sulla vita di tutti i giorni e con ogni componente del reale, di cui si percepisce un sua propria spiritualità: dell'insieme e di ogni componente.
Per i più razionali, e vale in generale, posso parlare di selezione spontanea di incontri ed eventi in base alla propria sensibilità.

Col tempo diventa naturale provare rispetto per l'ambiente che ci accoglie, senza avere alcun bisogno di noi, mentre noi dipendiamo
completamente da lui; diventa naturale sentirsi in un unicum.

La questione del "primato" della specie umana perde semplicemente significato, così come atteggiamenti "strabuonisti e gnè gnè gnè" mi sembrano caricature banali, comprensibili (una riduzione di chi li manifesta e di chi li critica), ma non partecipi della disposizione di spirito che intendo.

Quote:

L'unica risposta possibile al perché la terra è tanto importante è "perché è casa nostra, perché c'è l'uomo"

Ma infatti è una cosa scontata: se vai a guardare le persone che parlano seriamente di ecologismo nessuno parla di salvare il pianeta nel senso di "salvare i fiori". Tutti parlano di salvare l'ecosistema in cui viviamo per salvarci noi...
Io nell'articolo ho visto una prospettiva molto diversa da quella che hai visto tu: uno sviluppo tecnologico che ci porta a vivere in totale disarmonia rispetto al pianeta e all'ecosistema in cui viviamo NON è sviluppo e (infatti) non ci ha resi felici.
Io l'ho trovato un discorso condivisibile.
Anche a me l'articolo mi pare assai superficiale. Giusto un paio di osservazioni: 1) il principio di indeterminazione non introduce la "mente" nella natura, ma stabilisce i limiti dell'osservazione. Che la scienza, impresa conoscitiva umana, riguardi la nostra mente ed i suoi limiti essendo essa stessa una realtà fisica (e non, ad es. i canguri) è un'ovvietà che non aveva certo bisogno di Heisenberg. Diciamo che su questo Kant aveva già detto tutto. 2) L'interpretazione di Copenaghen del celebre paradosso di Einstein non è affatto l'unica possibile, e probabilmente neanche la strada corretta, come attesta il teorema di Bell.

In troppi pensano che il cambio di paradigma della scienza contemporanea sia l'occasione per partire per la tangente in riflessioni pseudoscientifiche e pseudofilosofiche fino a supercazzole del tipo c'è "una Mente nella Natura" che significano tutto e niente, e libri falsamente profondi come il Tao della fisica di Capra.

Quote:

Anche un movimento di altro tipo, sostanzialmente fallito, come il cosiddetto “Sessantotto”, non ha ottenuto grandi risultati, perché non ha mai cercato contatti con l’altro movimento scientifico-filosofico, più lungo e silenzioso, che era già in corso (Bateson, Naess, Capra, Lorenz e altri). Anzi, i Sessantottini erano più che mai antropocentrici e si consideravano “il Progresso”. 

Mi sembrano costruzioni per aria di chi si arrampica sugli specchi pur di non toccare terra. Invece di dichiarare fallito il 68, ha senso verificare cosa è stato fatto e chi lo ha fatto e come, per disperdere la ribellione e metterla al proprio servizio. E' come dire che i no-global hanno fallito. Presente cosa è successo alla scuola Diaz di Genova nel 2001? La gente disarmata e pacifica si è trovata di fatto ad avere a che fare con la gestapo. Definire falliti i movimenti di protesta vuol dire stare dall'altra parte. Quel che ha senso è svelare la manipolazione e la violenza, è difficile per tanti motivi che meritano di essere approfonditi, ma contrabbandare soluzioni cervellotiche per non affrontare il difficile non migliora le cose. E poi, l'accusa di “antropocentrismo”. Cosa vuol dire? Che dovremmo far finta di non essere gli esseri umani che siamo? Bella soluzione! Non sono gli alberi a crearci problemi, quello che ci distrugge, noi e anche gli alberi, sono le relazioni di potere che imperano tra noi umani.
Sì, con gli alberi ho sempre “parlato”, come tutti quelli che conservano qualcosa di umano e cercano di coltivarselo. Sono grata agli alberi, ma a me hanno sempre detto la verità: Tu, non sei albero. Visto che sono, che siamo altro, con questo essere altro dobbiamo fare i conti, se abbiamo un minimo di quella che viene definita “onestà intellettuale”. Antropocentrismo significa mettere al centro quello che siamo per capire chi siamo e cosa stiamo facendo.
Mettersi in testa che l'antropocentrismo non va bene, è istigazione all'alienazione da sé, che provoca seri disturbi psichici e fisici. Il fatto che l'alienazione vada per la maggiore non la rende normale, come normali non sono le "morti improvvise".
Salve a tutti, il post in oggetto è uno di quelli che stimolano le grandi domande: Chi sono? da dove vengo? e perchè sono qui? e mi spinge a suggerire una visione non dualistica del mondo. Considerando che le risposte sono grosso modo catalogabili secondo due distinte visioni: l'una materialista che si affida (fede) alla teoria del BigBang secondo la quale da un'esplosione di non si bene cosa siamo stati creati e tutti scagliati nello spazio tempo aggrappati ad una roccia che vortica verso non si sa bene cosa e, dopo miliardi di miliardi di coincidenze, ci ritroviamo ad esempio qui a discuterne davanti ad un pc, oppure la visione spirituale che ha fede nel fatto di essere stati creati da un Dio evidentemente psicopatico che permette tuttora delle aberrazioni difficilmente comprensibili secondo logiche umane. Ebbene mi sentirei di suggerire una terza visione spirituale ma che "sfiora" i dettami della fisica quantistica ( non è dalla materia che discende la coscienza ma è la coscienza che ha gran parte di responsabilità nel creare la materia): se ammettiamo che un Unità perfetta, eterna ed infinita ( Paradiso) esista e da cui abbiamo avuto origine in qualche modo, ebbene da quell'UNO non può uscire altro che un illusione di creazione, un pensiero dualistico ( luce-buio, paura-amore, tesi-antitesi, si-no etc..) non potendo concepire un pensiero Unitario e che, per continuare a perpetuarsi nell'illusione di realtà, ha creato il tempo finito (ciclico) in uno spazio finito, convincendosi in credenze nello dispiegarsi degli eventi pur di non ritornare nella Perfezione. Questo pensiero illusorio è l'ego ( non solo quello rettiliano ma un vero e proprio sistema di pensiero fondato su peccato/colpa/paura) che qualcuno chiamerebbe satana, anticristo e così via... e la cui sopravvivenza dipende dalla nostra continua scelta a suo favore (nostro) e rinnegazione dello Spirito che ci ricorda la Perfezione di Dio. Quello che voglio dire è che, essendo tutto Mente, noi abbiamo la piena responsabilità di aver scelto questa illusione ( il mondo non esiste, la vera Realtà è Dio, il Quale non interviene nel nostro sogno-libero arbitrio ) che è un vero e proprio mattatoio se ci pensate, dalla natura tutta, che per suo equilibrio è in perenne lotta, all'uomo che... beh che ve lo dico a fare? Dio non ci ha creato, non ha creato un mondo dualistico (pur essendo suoi Figli), siamo noi che abbiamo messo su tutto questo ambaradan... e in fondo ci piace, altrimenti troveremmo il coraggio di staccarci dalla nostra identità illusoria per tornare a Dio ( Gesù). D'altra parte se lo dice uno scienziato che il tempo e lo spazio non esistono fa figo citarlo e ci crediamo pure ma tra il dire e il fare....Scusate la lunghezza pur sintetica del mio intervento.
Visto che mi è stato consentito di rientrare, ritengo opportuno fornire delle precisazioni sulla capacità degli alberi e delle piante di "pensare e parlare".
Trattandosi di una vita senziente ma collettiva, le piante aumentano le proprie capacità "intellettive" solo se si "connettono" tra loro, e questo avviene sotto il terreno, con radici che si rincorrono e si toccano le une con le altre.
Di conseguenza, una pianta posta in un vaso è una pianta che non può parlare, perchè la sua energia è ridotta.
Anche nei propri giardini e terrazzi è sempre meglio piantumare le nostre amiche in terreni non confinati, in modo che sotto le loro radici si possano legare le une alle altre.
Questo comporterà che non sarà una singola pianta a interagire, ma tutte le piante interconnesse, per cui il livello di risposta sarà ben più capacitativo.
In effetti è una regola che vale anche per noi.
Se avessimo molto più contatto fisico (esempio: tenerci per mano) la nostra coscienza di specie avrebbe la prevalenza su istinti individuali come la violenza, l'odio e la rabbia.

Quote:

se non mi sento depresso allora sì che sono pazzo! Questa è la vera malattia! Sarei completamente escluso dalla realtà di quello che sta succedendo nel Mondo, la distruzione ecologica (James Hillmann, filosofo-psicanalista junghiano)”.

Ah , così ha detto? Conoscevo Hilman autore del concetto di “ghianda”:  “Dentro ognuno di noi, già alla nascita, vi è un seme unico e distinto che ci chiama a realizzare qualcosa di altrettanto unico e distinto: è la ghianda che racchiude in sé il potenziale destino di quercia... “
La necessità di ogni persona di sviluppare quel che porta in sé già dalla nascita, la necessità di “diventare quel che si è”. Quindi mi sarei aspettata che, parlando di depressione, come prima causa mettesse l'impossibilità per la quasi totalità della popolazione di realizzare quel che la propria “ghianda” racchiude in sé, in una società fondata sul potere che adotta tutte le misure per togliere anche la possibilità agli individui di rendersi conto di essere stati portatori alla nascita di una propria “ghianda”.