Oltre al pubblico dibattito che ha scatenato, l’infelice battuta di Paolo Villaggio suggerisce anche una indagine di tipo psicologico sul meccanismo della risata in generale. Che cosa ci fa ridere? Perchè in certi casi ridiamo e in altri no? Vi sono delle regole assolute per poterlo stabilire?
A quest’ultima domanda si potrebbe rispondere di “sì”, visto che una buona barzelletta funziona sempre - anche se magari in misura diversa – e di solito se uno non ride è solo perchè “non l’ha capita”.
Ma se queste regole esistono, quali sono esattamente? Quali sono gli elementi necessari e sufficienti per far scattare in noi il meccanismo della risata?
Attenzione, perchè non stiamo parlando di un problemino da nulla. Il meccanismo della risata è stato oggetto di studio fin dai tempi di Aristotele, ed ancora nel secolo scorso un certo Vladimir Propp, diventato famoso nel mondo per aver ”decifrato” i meccanismi universali della narrazione, si cimentava in un tentativo simile per decifrare i meccanismi della risata, ma falliva miseramente.
Nel suo libro “La morfologia della fiaba” (1929) Propp analizzava oltre un migliaio di fiabe da ogni parte del mondo, e trovava tutti gli elementi in comune fra di loro (che lui chiamava
“funzioni” ) che gli permisero di estrarre la chiave universale della struttura narrativa.
Talmente accurata fu la sua analisi, che potè rappresentare questa struttura in una vera e propria formula matematica. E’ poi il discorso che facevamo nell’articolo sulle profezie, ... ... parlando degli “archetipi narrativi” del film d’avventura: la partenza, il conflitto, la risoluzione, ecc.. Non a caso infatti il libro di Propp sarebbe divenuto la base per la cosiddetta “struttura in 3 atti” - che a Hollywood oggi è il Vangelo - su cui il cinema americano ha costruito il suo successo internazionale.
In seguito Propp scrisse “Comicità e riso”, nel quale applicò l’analisi strutturale ad una categoria particolare della narrativa, che è la storiella comica, cioè la barzelletta. Anche nella barzelletta ci sono gli stessi elementi primari del classico racconto in 3 atti – la preparazione, il conflitto e la risoluzione – solo che sono sintetizzati in modo estremo. “C’è un tizio che vuole uccidere sua moglie, ma teme di finire in galera” è la preparazione, “il suo amico gli suggerisce un metodo eccezionale per riuscirci“ è il conflitto, e “dopo un paio di settimane l’amico va a trovarlo e scopre che lui è moribondo, mentre la moglie sta ancora meglio di prima” è la risoluzione, che di solito ci fa ridere perchè è sorprendente e inattesa.
Non basta però un fatto sorprendente e inatteso per scatenare in noi la risata. In un film del terrore un fatto inatteso può addirittura provocare l’effetto opposto, e farci sobbalzare sulla sedia dalla paura. Possiamo quindi affermare che la “sorpresa” sia un elemento “necessario” per scatenare la risata, ma che da solo non sia “sufficiente” per farlo.
Ed infatti Propp, nel suo secondo libro, non riuscì mai a venire a capo della lista completa degli elementi “necessari e sufficienti” in una barzelletta che servono a scatenare con certezza la risata.
Volete provarci voi?
Massimo Mazzucco
NOTA: Lo so che sembra presuntuoso, ma io credo che la soluzione esista, e che sia molto più semplice di quel che possa sembrare.
Se però qualcuno vuole provarci mi permetto di darvi alcuni consigli, per evitare di perdervi nei labirinti del brainstorming.
1 - La persona che racconta la barzelletta non ha niente a che vedere con il meccanismo della risata. Ci sono quelli "bravi" a raccontarle, che raccoglieranno sempre una risata maggiore dei "meno bravi", ma la barzelletta è una "macchina narrativa" a sè stante, che contiene già tutti gli elementi necessari per farla funzionare.
2 – Ignorare l’aspetto formale (esteriore) di ciascun elemento della barzelletta, e considerare solo la FUNZIONE che svolge all’interno della sua struttura. Abbiati e Julio Cesar hanno delle caratteristiche completamente diverse fra di loro, ma svolgono ambedue la funzione di PORTIERE nella propria squadra. E' questa che ci interessa, non il modo in cui lo fanno.
3 - Nel valutare gli elementi in comune che troverete nelle varie barzellette, tenete sempre presente il significato di “necessario e sufficiente”. E’ un concetto matematico molto preciso, che richiede di individuare TUTTI gli elementi che DEBBONO essere presenti per provocare la risata (necessario), ma SOLTANTO quelli che GARANTISCANO la risata se sono presenti tutti insieme (sufficienti). Niente di meno, ma anche niente di più.
Come dicevamo prima, l’elemento sorpresa è chiaramente “necessario” per far ridere, visto che lo ritrovi in tutte le barzellette, ma da solo non è “sufficiente” per farlo. Se magari ne trovi un altro che ti sembra comparire in diverse barzellette prova a metterlo accanto al primo, e vedi se insieme diventano sufficienti, ma fallo solo se quell’elemento ti sembra “necessario”. Se trovi una barzelletta che fa ridere anche SENZA quell’elemento vuol dire che non è indispensabile, e quindi scartalo subito, prima di riempirti la pagina di cose inutili.
Un’ultima cosa: io sono appassionato di analisi strutturale, per cui vi ho proposto questo argomento con entusiamo, ma se la cosa non vi interessa perdonatemi e non sentitevi nemmeno in dovere di rispondere. Per il premio “non cagatur” sono sempre in lizza volentieri.