LUCE E OMBRA
Una spiegazione "scientifica" dei miracoli
Non c'è bisogno di essere cristiano, buddhista o musulmano, per riconoscere che ciascuno dei grandi Libri Sacri, che l’umanità si tramanda nei secoli, porti con sé un messaggio di valore universale.
Bisogna però imparare a leggerli. Tanto è limitato il fondamentalista, che accoglie il testo biblico al semplice livello letterario, quanto è superficiale il materialista, che lo scarta sdegnoso proprio per quel motivo.
“Come si fa a prendere sul serio un libro – si domanda - in cui Dio è un signore anziano con la barba lunga? O dove si dice che la Terra ... ... è ferma al centro dell’universo? Oppure ancora, dove c’è uno che è stato partorito da una vergine, che cammina sull’acqua, e che trasforma l’acqua in vino? Evvìa, siamo nel 21° secolo, è l’ora di smetterla con queste superstizioni.”
Giusto. Siamo nel 21° secolo, la scienza ha trionfato dappertutto, la superstizione è stata sconfitta.
Peccato che la scienza fatichi ancora di più della superstizione a spiegarci in qualche modo la nostra presenza nell’Universo, come fatichi a spiegarci la presenza dell’Universo stesso.
La scienza è bravissima a raccontarci la storia del Big Bang, ma solo fino ad un milionesimo di miliardesimo di secondo dalla sua nascita. Perché di fronte alla parola “nascita”, volge lo sguardo altrove e dice imbarazzata “quello non mi riguarda”.
La scienza è bravissima a sostenere come sia teoricamente possibile che un certo numero di elementi chimici, ritrovandosi in bella compagnia in uno stagno primordiale, non trovi di meglio che iniziare a combinarsi casualmente, fino a diventare prima un ranocchio, poi un dinosauro, ed infine un Leonardo da Vinci. Ma da dove venga il pensiero di quell’uomo – o da dove venga la coscienza stessa del pensiero di ogni uomo – non si azzarda nemmeno a ipotizzarlo.
Ma chi le rende la vita comoda, in questo caso, è proprio il fondamentalista religioso, il quale, con le sue arcaiche e risibili dottrine di cosmogenesi ed antropogenesi, sembra automaticamente convalidare il “ben più serio approccio scientifico” alle questioni essenziali della nostra esistenza.
Ora, visto che tutti e due continuano a comportarsi come se non potesse esistere una terza via, perché almeno non suggerire loro di incontrarsi a mezza strada? Perché non proporre un approccio scientifico alla lettura della Bibbia, ad esempio? Facendo questo, in senso storico, si scoprirebbe ad esempio quello che già sanno gli esegeti che hanno studiato la setta ebraica degli Esseni, con i loro cosiddetti “Rotoli del Mar Morto”, ritrovati in Palestina negli anni cinquanta. Questa setta, che corrisponde grossolanamente ai protestanti del XIV secolo, si era ribellata alla corruzione del rabbinato di Gerusalemme, e aveva fondato la comunità di Qumran, nel retroterra che oggi è chiamato Cisgiordania. Vivevano secondo rigorose regole monastiche, e fra queste scopriamo, dai Rotoli stessi, che ai soli sacerdoti era riservato di bere il vino, mentre il resto della comunità doveva accontentarsi dell’acqua. Oppure che le cerimonie di battesimo venivano tenute in un punto particolare di un lago, al quale il battezzando accedeva attraversando una vasta pozza d’acqua, mentre al sacerdote era riservato un ponteggio che lo portava direttamente sul luogo, restando perfettamente asciutto. Oppure scopriamo ancora che le giovani donne promesse in matrimonio dovevano prima attraversare un periodo di isolamento dalla comunità, durante il quale venivano definite “vergini”.
Ed ecco che un giorno venne un sacerdote che era nato da una giovane donna non ancora sposata, ovvero che aveva conosciuto il marito prima del tempo, ed era quindi “nato da vergine”. Questo sacerdote, come tutti gli altri, “camminava sull’acqua” quando si recava al laghetto per battezzare. E soprattutto questo rivoluzionario sacerdote - che i Rotoli chiamano “il maestro di verità” - volle che la dottrina spirituale, fino ad allora tramandata e gelosamente custodita all’interno della sua casta, fosse messa invece a disposizione di tutti i membri della comunità. Egli quindi, metaforicamente, trasformò l’acqua in vino.
Senza nessun bisogno di arrampicarsi sugli specchi per difendere i miracoli in quanto tali, né permettendosi, grazie a questo, di deriderli come pura superstizione riservata ai più sempliciotti.
I sempliciotti in verità siamo noi, quando ci mettiamo a guardare certe cose con una lente bianca e l’altra nera, senza minimamente sospettare che possa essere proprio la frizione fra luce ed ombra a generare tutto ciò di cui è fatto l’Universo.
Massimo Mazzucco