Nel voler commentare la nuova ondata di “rivelazioni“ sulle attività erotiche del nostro Presidente del Consiglio si viene presi dallo sconforto, poiché non si riesce a capire da dove vada preso il bandolo della matassa.
Da una parte abbiamo un presidente donnaiolo, e questa di per sé non è certo una notizia da prima pagina. Il 90% degli italiani, nelle sue condizioni, farebbe probabilmente le stesse cose che fa lui. Magari starebbero un po’ più attenti, magari userebbero un linguaggio meno esplicito, in certi casi, ma alla fine la sostanza non cambia: il sesso a pagamento piace, e l’uomo che può permetterselo se lo paga, punto e basta.
Nè peraltro stupisce che vi siano ragazze disposte a passare la notte con chi offre loro assegni da quattro zeri, se non addirittura appartamenti gratis, conoscenze “di alto livello“, privilegi di svariato tipo, eccetera eccetera. E non è certo il fatto che fra queste ragazze vi sia anche una minorenne a rendere la questione più o meno “scandalosa“. Certo, la presenza della minorenne implica automaticamente un coinvolgimento penale da parte di chi l’ha pagata per andare con lui, ma nessuno potrà sognarsi di raccontare che una ragazza di 17 anni come “Ruby” non sapesse quello che stava facendo, o che non fosse comunque a sua volta pienamente responsabile delle scelte che faceva. Non stiamo certo parlando di una 11enne.
Quindi dove sta il cuore della matassa? Perché tutto questo fragore?
La risposta, a mio parere, si chiama “codice morale”. Esiste cioè un codice ideale di comportamento etico ... ... che tutti conosciamo, ed al quale tutti - almeno ipoteticamente - dovremmo attenerci. È questo fantomatico “codice morale“ l’unico elemento che permetta oggi di “gridare allo scandalo” in un caso come quello che vede coinvolto il Presidente del Consiglio.
Quel codice dice infatti che pagare una ragazza perchè venga a letto con te "è una cosa che non si fa".
Si tratta quindi, in realtà, di una grande festa dell’ipocrisia, nella quale tutti sanno benissimo che ciò che accade è la cosa più normale del mondo, ma si fingono comunque “scandalizzati“, per non dover rivelare che essi stessi, per primi, non hanno rispetto per quel codice morale.
Questo fenomeno non avviene soltanto nella nostra nazione, e non è certo limitato ai tempi in cui stiamo vivendo. Da sempre, in tutte le civiltà conosciute, i codici morali hanno fornito il parametro con il quale stabilire se un individuo “si comportasse bene“ oppure no all’interno di quella società. Ma, proprio per la loro natura, questi parametri morali variavano in modo macroscopico da una società all’altra, e da un’epoca all’altra. Basterà pensare che negli anni ‘20 era considerato “scandaloso“ vedere la caviglia di una donna, mentre negli anni ‘60 fu necessario arrivare alle minigonne più esasperate per riuscire ad evocare qualche brivido di peccato nel cosiddetto “cittadino comune”.
Il problema quindi non è dato dal parametro in sè, poichè questo può cambiare – come abbiamo visto – in modo addirittura paradossale nell’arco di pochi decenni. Il problema è dato dallo “scarto” che esiste fra gli standard morali di una certa società, e lo stato reale dei costumi morali che vengono adottati in quel momento da quella società.
Come disse una volta uno scrittore americano, “gli ideali e gli standard morali prescritti dai nostri Padri Fondatori sono talmente alti e ideologicamente puri, che l’individuo normale vive nella continua frustrazione per non riuscire ad adeguarsi a quegli standard: ecco perché la società americana è forse la più ipocrita di tutte, nel mondo occidentale”.
In ogni società, la misura dello scarto fra ideali e realtà quotidiana offre l’esatta misura dell’ipocrisia necessaria per far convivere i due estremi.
Nel caso di Berlusconi basterebbe quindi “spostare in avanti” il nostro benedetto standard morale, ed accettare una volta per tutte che la maggioranza degli uomini, potendolo fare, paga per il sesso, e che esistono quindi donne disposte ad accettare tranquillamente quel tipo di transazione.
Aggiorniamo i nostri parametri sociali, abbattiamo lo scarto fra ideali e realtà oggettiva, riduciamo al minimo il tasso di ipocrisia, e torniamo ad occuparci finalmente delle cose che contano davvero.
Massimo Mazzucco