UFO e alieni - Raccolta di articoli a tema ufologico

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4 Anni 7 Mesi fa - 4 Anni 7 Mesi fa #34883 da Mig25
A proposito di carne:



Difficile che qualcuno sia salito lassù a metterci sta povera bestia, no?

Mig25 foxbat

Ci siamo messi dalla parte dei dittatori perché da quella dei democratici erano tutti legati e imbavagliati.
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4 Anni 7 Mesi fa #34923 da Bastion
DALL'ANTARTIDE A OUMUAMUA
Articolo di Michael Salla

Il 23 gennaio, la giornalista, vincitrice del premio Emmy, Linda Moulton Howe, ha pubblicato la testimonianza video di un nuovo whistleblower, che parla della sua missione top-secret, a cui avrebbe partecipato, in una grande struttura sepolta e trovata in Antartide. Il rivelatore afferma di essere entrato, durante una missione segreta nel 2003, in una struttura di forma ottagonale molto grande, situata vicino al ghiacciaio Beardmore, che si estendeva in profondità nel cuore gelido del ghiacciaio. Il whistleblower è un ex Navy Seal statunitense, intervistato per la prima volta dalla Howe il 19 luglio 2018. Nel video su YouTube usa lo pseudonimo di “Spartan 1”, mostrando un volto oscurato e la voce è alterata per proteggere la propria identità. Linda Howe dice di aver fatto dei controlli su Spartan 1, il quale le avrebbe fornito un’ampia documentazione a prova della sua carriera militare.

Una base sotto il ghiaccio
In precedenza, la Howe aveva pubblicato la testimonianza di un altro whistleblower militare, “Brian”, un ex ingegnere di volo della US Navy che aveva volato in numerose missioni di supporto con l’Antarctic Development Squadron dal 1983 al 1997, assistendo a una serie di anomalie che indicavano la presenza di strutture nascoste o basi nelle profondità sotto i ghiacci antartici. Brian sostiene di aver visto dischi volanti argentati sulle Montagne Transantartiche, non tanto lontano, come ha fatto notare la Howe, da dove aveva condotto la sua missione il Navy Seal, secondo il quale il radar di penetrazione nel terreno aveva scoperto la struttura ottagonale, come elaborato dalla Howe: «Nel 2003, un US Navy Special Operation team è andato in Antartide per svolgere ricerca su una struttura ottagonale perfettamente geometrica scoperta da un radar di penetrazione nel terreno vicino al ghiacciaio Beardmore, a circa 93 miglia dalla stazione americana di McMurdo. Una squadra precedente di ingegneri e scienziati aveva scavato lo strato superiore di un ottagono fatto di una sostanza assolutamente nera, che era stata costruita sopra altre due strutture ottagonali nere che scendevano in profondità nel ghiaccio di 2 miglia di spessore». Nel video, il Navy Seal, alias Spartan 1, descrive il lancio della sua missione da una portaerei che viaggiava vicino al Ross Sea di West Antarctica. Era stato portato in elicottero alla stazione di McMurdo, la più grande base degli Stati Uniti in Antartide, e poi trasportato via terra fino al luogo della struttura. Spartan 1 era poi passato attraverso una porta che si trovava a circa 50 piedi sotto il ghiaccio. Le pareti della struttura avevano approssimativamente dai 6 ai 10 metri di spessore e l’altezza del soffitto era di circa 7-9 metri. Le pareti, il soffitto e il pavimento erano fatti di un basalto nero che sembrava lucido marmo. L’interno era riscaldato a circa 68-72 gradi Fahrenheit (20-22 gradi Celsius) ed era illuminato da una forte fonte di luce verde proiettata dal soffitto e dal pavimento. Non aveva però visto alcun impianto di riscaldamento o di illuminazione, il che aggiungeva altro mistero alla già di per sé enigmatica struttura sotterranea. Per allora era stata scoperta dalle squadre archeologiche solo una parte della struttura, mentre il resto era ancora sepolto sotto il ghiaccio e si estendeva molto più in profondità. Il radar aveva mostrato che la struttura copriva un’area di circa 0,5 chilometri quadrati. Le pareti e le porte erano coperte da geroglifici alti circa 20 centimetri e profondi circa 5 centimetri. I geroglifici non erano né egizi né maya, ma assomigliavano a entrambi in termini di raffigurazione di animali e altri simboli strani. Uno dei simboli era molto simile a quello del Sole Nero usato dalle SS naziste, che ne riprodussero uno anche sul pavimento del loro quartier generale al Castello di Wewelsburg. La Howe ha anticipato che prossimi video con Spartan 1 torneranno a parlare di questo simbolo. Il rivelatore ha spiegato che parte della sua missione consisteva nel trasportare gli scienziati che avrebbero documentato la struttura sepolta e i suoi geroglifici, scattando foto e facendo disegni e che il suo team aveva dovuto lasciare lì uno degli scienziati dopo che questi aveva insistito che fosse necessario più tempo per fare un inventario adeguato delle scoperte. A Spartan 1 era stato riferito che la struttura fosse stata costruita da un gruppo di extraterrestri di aspetto umano, coinvolti nell’ingegneria genetica dell’umanità. Le sue rivelazioni sono estremamente significative, perché costituiscono una rara testimonianza di prima mano di ciò che si trova all’interno di una di queste antichissime strutture. Il rivelatore “Brian” non aveva, infatti, potuto vederle o entrarci, ma solo avvicinarsi in volo e osservare un grande foro nel Polo Sud.

La storia perduta dell’Antartide
Ad oggi, solo due altri whistleblower/insider si sono fatti avanti per condividere quanto sanno o hanno visto riguardo agli antichi reperti sepolti sotto le calotte glaciali dell’Antartide, e sono Corey Goode e Pete Peterson. Goode sostiene di essere stato portato in Antartide all’inizio del 2016 e del 2017, dove avrebbe visto delle basi segrete e resti di un’antica civiltà sepolta in profondità sotto le calotte glaciali. Lì si troverebbero alcuni corpi di ibridi alieni-umani che facevano parte degli esperimenti genetici condotti da una razza extraterrestre di aspetto umano e di alta statura migliaia di anni fa. Goode ha anche parlato di tre enormi navi madre sepolte sotto il ghiaccio, usate anticamente per avviare una civiltà globale che avesse al centro l’Antartide. Peterson, invece, sarebbe andato in Antartide durante missioni top-secret in cui aveva il compito di capire le avanzate tecnologie ritrovate vicino a tre navi madre, che aveva visto lui stesso e la sua testimonianza sembra confermare il resoconto di Goode. Tutto questo solleva alcuni intriganti interrogativi. Il simbolo del Sole Nero era forse una rappresentazione pittorica di un’antica civiltà con al centro il Polo Sud e le spirali che si dirigevano verso le sue lontane colonie? Nel libro Antarctica’s Hidden History presento le evidenze che i nazionalisti tedeschi, che usavano il simbolo del Sole Nero, stabilirono una colonia in Antartide, dove costruirono un’astronave per la colonizzazione dello spazio profondo. Secondo l’analisi della Howe, la struttura testimoniata da Spartan 1 risale a 33 milioni di anni, che è la data generale indicata dai geologi de periodo in cui l’Antartide era privo di ghiacci. Tuttavia, in Antarctica’s Hidden History presento alcuni elementi secondo cui l’Antartide era privo di ghiacci in un’epoca più recente come 11.700 anni fa, ovvero la data approssimativa della distruzione di Atlantide secondo Platone. E dunque viene da chiedersi quanto siano antiche le rovine scoperte lì, attualmente. La testimonianza indipendente di Spartan 1 sembra corroborare elementi importanti di ciò che hanno raccontato Goode e Peterson, e che anche altri sostengono si trovi nascosto sotto il continente ghiacciato. Man mano che verrà divulgata tutta la testimonianza di Spartan 1, in una serie di video da parte di Linda Howe, potremo avere altri elementi importanti, che magari faranno sorgere anche altri interrogativi, su questo mistero antichissimo.

Incontro con Rama
Il 16 gennaio scorso, il capo del dipartimento di astronomia dell’università di Harvard, il prof. Abraham Loeb, ha rilasciato un’intervista in cui ha difeso il suo controverso articolo secondo cui l’oggetto interstellare rilevato da un telescopio alle Hawaii il 19 ottobre 2017 e denominato ‘Oumuamua potrebbe essere un artefatto extraterrestre. Mentre gli astronomi continuano a discutere del fatto che i dati raccolti a riguardo non permettano di stabilire la natura e le origini di ‘Oumuamua, le rivelazioni di un whistleblower ci informano che si sarebbe verificata una missione spaziale segreta verso ‘Oumuamua per acquisire maggiori informazioni. Si può perdonare gli astronomi che ignorano le rivelazioni dei whistleblower su missioni segrete verso artefatti nel sistema solare a causa di una mancanza di dati scientifici corroboranti, ma chi si interessa di “astropolitica” o “esopolitica” non gode di questo lusso. Insider/whistleblower permettono di avere uno squarcio sui progetti compartimentalizzati super segreti e pertanto le loro dichiarazioni dovrebbero essere prese in considerazione, nonostante possano mancare hard evidence a loro sostegno, a causa del processo di secretazione e non perché non esistano. Prima di esaminare la presunta missione segreta verso ‘Oumuamau, vale la pena di riassumere quanto detto dagli astronomi. In un TED talk pubblicato il 19 luglio 2018, l’astrobiologa Karen J. Meech ha discusso di quanto si sapeva su ‘Oumuamua, spiegando che gli astronomi attendevano da tempo l’arrivo del primo oggetto da un altro sistema solare. All’inizio gli avevano assegnato il nome informale di “Rama”, dalla nave spaziale abbandonata del romanzo di Arthur C. Clark, Incontro con Rama. Ma il nome non era stato ritenuto adatto, e, dal momento che l’oggetto interstellare era stato scoperto dal telescopio Pan-STARRS presso l’osservatorio Haleakala sull’isola hawaiana di Maui, erano stati dunque consultati due esperti di cultura hawaiana, che lo hanno chiamato ‘Oumuamua (esploratore o messaggero da un lontano passato). Le immagini scattate dai telescopi Hubble e Pan-STARRS erano piuttosto indistinte, quindi non si poteva sapere molto sulla sua geometria e composizione. Nonostante questo, le rappresentazioni artistiche iniziali di ‘Oumuamua lo raffiguravano come un lungo oggetto sigariforme che si girava e ruotava lungo il suo percorso orbitale interstellare come fosse stato espulso violentemente da qualche lontano evento stellare del remoto passato. Ma ad attirare davvero l’attenzione scientifica è stato quando ‘Oumuamua, secondo i dati forniti dal telescopio Hubble nel giugno 2018, ha accelerato nel suo avvicinamento al Sole. L’accelerazione è normale per le comete con lunghe code ghiacciate che si accendono spingendo in avanti la cometa, ma ‘Oumuamua non è una cometa e per un qualche motivo sconosciuto l’energia solare sembrava accelerarlo. Questo ha portato il Professor Loeb e il suo collega dell’Harvard Smithsonian Center for Astrophysics, il Dr. Shmuel Bialy, a speculare sul fatto che ‘Oumuamua potesse contenere una vela di luce che gli permettesse di venire ricaricato e accelerato con l’energia solare. La loro congettura è stata presentata nell’articolo scientifico “Could solar radiation pressure explain ‘Oumuamua peculiar acceleration?” (in Astrophysical Journal Letters): «Considerando un’origine artificiale, una possibilità è che ‘Oumuamua sia una vela di luce che galleggia nello spazio interstellare come detrito di un’avanzata attrezzatura tecnologica… La tecnologia della vela di luce potrebbe venire abbondantemente usata per il trasporto di merci tra pianeti... o tra stelle... Nel primo caso, l’espulsione dinamica da un sistema planetario potrebbe provocare detriti spaziali di apparecchiature non più operative… e che fluttuano alla tipica velocità delle stelle l’una rispetto all’altra nelle vicinanze del Sole. Questo spiegherebbe le varie anomalie di ‘Oumuamua ». Bialy e Loeb hanno offerto altre spiegazioni esotiche del perché ‘Oumuamua potrebbe essere una sonda interstellare sostanzialmente a riposo rispetto ad altre stelle nel nostro ammasso stellare: «In alternativa, secondo un più esotico scenario, ‘Oumuamua potrebbe essere una sonda completamente operativa inviata intenzionalmente nelle vicinanze della Terra da una civiltà aliena… Questa discrepanza si risolve prontamente nel caso ‘Oumuamua non seguisse una traiettoria casuale ma fosse invece una sonda mirata. È interessante notare che la velocità d’ingresso di Oumuamua sia estremamente vicina al Sistema di Riposo Locale, in una regione cinematica occupata da meno di 1 a 500 stelle». Nella sua intervista, Loeb ha elaborato l’idea di ‘Oumuamua come una sorta di sonda interstellare o boa alimentata da vele solari che un tempo monitoravano il traffico spaziale nella nostra regione locale della galassia: «Se fate la media della velocità di tutte le stelle nella regione… ottenete un sistema che viene chiamato “standard di riposo locale”. ‘Oumuamua era a riposo rispetto a quel sistema. Non è venuto da noi. Ha aspettato sul posto, come una boa sulla superficie dell’oceano, finché la “nave” del sistema solare non vi si è imbattuta. Per chiarire, solo una delle 500 stelle nel sistema è a riposo come ‘Oumuamua…». Nell’intervista, Loeb spiega che lui e Bialy non sono gli unici astronomi a chiedersi se ‘Oumuamua sia un veicolo spaziale extraterrestre, ma sono riluttanti a esprimere pubblicamente le loro opinioni, data la scarsità di dati raccolti dai telescopi. Quello che sorprenderebbe molto Loeb e altri astronomi è sapere che, secondo alcune rivelazioni di un insider, sono stati raccolti molti più dati scientifici su ‘Oumuamua di quanto non venga detto pubblicamente, in quanto si tratta di informazioni secretate ad altissimo livello per motivi di sicurezza nazionale.

Missione segreta su Oumuamua
Corey Goode, infatti, avrebbe visto il video di una missione di atterraggio segreta su ‘Oumuamua, condotta da un’alleanza di programmi spaziali segreti che avrebbero osservato l’oggetto ancora prima del suo ingresso nel nostro sistema solare. Questo risulta particolarmente significativo dal momento che la scoperta “ufficiale” di ‘Oumuamua, il 19 ottobre 2017, è avvenuta dopo che aveva superato il Sole e stava andando oltre la Terra nel suo viaggio interstellare. L’attendibilità di Goode come insider è stata recentemente rafforzata grazie a due DIRD (Defense Intelligence Reference Documents) che parlano di “warp drive” e “wormhole attraversabili”, da lui rilasciati pubblicamente alla fine del 2017. I documenti dimostrano la fattibilità scientifica delle avanzate tecnologie di propulsione, che secondo Goode vengono utilizzate in programmi spaziali segreti. I due documenti facevano parte di una lista di 38 documenti “Unclassified: For Official Use Only” di cui la Defense Intelligence Agency ha confermato l’autenticità il 16 gennaio 2019, inseguito a una richiesta tramite il FOIA da parte della Federation of American Scientists. La recente conferma dei documenti DIRD divulgati da Goode implica che la sua testimonianza su ‘Oumuamua non possa venire semplicemente liquidata e che, anzi, sia meritevole di considerazione da parte degli astronomi. A gennaio, Goode ha fornito una descrizione dettagliata di ciò che ha visto nel video che è stato mostrato a lui e ad altri partecipanti al briefing relativo alle recenti attività segrete nello spazio. L’insider ha scritto di quello che ha visto e delle spiegazioni da parte di un ex ufficiale dell’USAF (Sigmund) al briefing: «La persona che ha condotto l’incontro ha poi portato la nostra attenzione su un grande schermo smart-glass pad che scendeva dal soffitto. Sigmund si è alzato e ha detto “Ho una sorpresa per tutti e due”. Si è avvicinato allo schermo e lo ha fissato mentre parlava. Ha detto che stava monitorando quella che sembrava una nave spaziale abbandonata diretta verso il nostro Sistema Solare. Era lo stesso “asteroide” a forma di sigaro che la NASA e i media hanno soprannominato ‘Oumuamua, e pubblicizzato ampiamente in quello stesso periodo di tempo». Goode ha anche riferito ciò che gli era stato spiegato sulla missione spaziale segreta inviata per osservare e atterrare su ‘Oumuamua: «Sigmund si è gonfiato d’orgoglio e ha detto, “Ho guidato una spedizione per vedere a chi appartenesse quel velivolo. Aspettate di sentire quello che abbiamo scoperto”. Improvvisamente abbiamo cominciato a vedere varie letture e telemetrie sullo schermo. Potevo anche sentire quella che sembrava una vecchia trasmissione radio della NASA. C’erano segnali acustici e un pilota che chiamava dal suo velivolo, oltre a quello con cui stava cercando di attraccare. È durato circa cinque minuti, e ho visto i due velivoli avanzare a spirale sempre più vicini. Mentre il pilota si metteva in corrispondenza con la rotazione dell’oggetto a cui si stavano avvicinando, si poteva vedere una lunga struttura sigariforme con delle chiazze lucenti di quello che sembrava ghiaccio sul lato esterno. Era chiaramente fatto di pietra e sembrava che fosse passato attraverso molte piogge di meteoriti e collisioni. Il video ha mostrato una scena in cui alcune persone in tute spaziali si spingevano attraverso quello che sembrava un foro che scendeva nella roccia». Goode ha inoltre descritto che cosa hanno trovato gli astronauti del programma spaziale segreto entrando in ‘Oumuamua: «Lo shuttle era ormeggiato assieme alla nave misteriosa vicino a quella che sembrava una cupola ovale metallica, a circa un terzo della sua fusoliera. Sembrava essere stata colpita molte volte ed era piena di buchi e ammaccature da impatti evidenti. Nella scena successiva si vedevano gli uomini in un ambiente senza gravità, con luci sul petto, i caschi e la parte superiore dei polsi. Si sono separati e parlavano tra loro attraverso i sistemi di comunicazione nelle tute. Uno di loro stava raccogliendo dei campioni dai residui ghiacciati sui pavimenti e le pareti. Lo stesso fango organico congelato si trovava anche all’esterno della nave. Sembrava sporca e schiumosa acqua di lago congelata. La nave era ovviamente molto antica. Era stata abbordata e depredata della sua tecnologia molte volte da razze sconosciute. Sigmund ha detto che dopo aver testato il fango, avevano stabilito che fossero in parte i resti dell’equipaggio originale. Molti pannelli erano stati rimossi dalle pareti, dai soffitti e dai pavimenti, lasciando vuoti degli scomparti dove una volta si trovava la tecnologia ». Poi Goode ha descritto la scoperta di corpi preservati di ex membri dell’equipaggio, l’identità dell’antica razza extraterrestre a cui appartenevano, il velivolo che era rimasto intrappolato in orbita per milioni di anni e un linguaggio geroglifico trovato all’interno del velivolo. Tutto questo può sembrare incredibile agli astronomi che si affidano ai pochi dati forniti dai due telescopi che osservano ‘Oumuamua da una grande distanza, ma il rilascio da parte di Goode dei documenti sui sistemi di propulsione avanzati come i motori a curvatura, gli conferisce un certo grado di attendibilità. Il video visto da Goode è stato mostrato anche a molti scienziati con “need to know” all’interno del mondo dei programmi spaziali segreti. La somiglianza tra il resoconto di Goode e quello che ha descritto Clark in Incontro con Rama è impressionante. Forse il Prof. Loeb e il Dr. Bialy potrebbero essere stati messi al corrente di queste straordinarie informazioni e stanno presentando la loro ipotesi per aprire la mente ai colleghi increduli.

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4 Anni 6 Mesi fa #35939 da Bastion
ANTONIO VILLAS BOAS – TUTTO QUELLO CHE NON SI SAPEVA
Articolo di Pablo Villarrubia Mauso

Il 16 ottobre 1957, il giovane contadino brasiliano Antonio Villas-Boas, all’una del mattino, stava arando, da solo, il campo col trattore. Preferiva lavorare di notte, alla luce del veicolo, perché di giorno faceva troppo caldo. All’improvviso, vide una “grande stella rossa” che scendeva sul campo. Quando la luce si avvicinò ulteriormente, Antonio si rese conto che era di forma ovoidale, sospesa a circa 50 metri dal suolo e illuminava tutta l’area circostante. L’oggetto era lungo una ventina di metri e da esso uscirono tre gambe. Il contadino, spaventato, pensò di scappare, ma il trattore smise di funzionare e così lui saltò nel campo, sentendo, poco dopo, che qualcuno lo tirava per le braccia. Era un essere con indosso una specie di tuta aderente e un casco, più basso di lui. Antonio, con un gesto brusco, si liberò dell’aggressore ma, immediatamente, ne comparvero altri tre che lo afferrarono e lo portarono su per una scala metallica flessibile che usciva dalla parte inferiore del velivolo. Con difficoltà – Antonio lottava energicamente – lo issarono a bordo. Una volta dentro, il giovane si ritrovò in una stanza quadrata, con pareti metalliche brillanti, illuminate da luci fluorescenti, quadrate, incassate nel soffitto. Fu allora che contò cinque piccoli esseri di forma umana, due dei quali lo trattenevano con fermezza. Uno di loro fece segno di condurlo in un’altra stanza, più grande, ovale, con una colonna di metallo e sedie girevoli accanto a un tavolo “stravagante”. Le creature cercarono di comunicare con Antonio, ma emettevano dei suoni simili al latrato dei cani. Poi le creature riuscirono a togliergli i vestiti, nonostante Antonio opponesse resistenza. Un Ufonauta gli si avvicinò e bagnò il corpo del giovane contadino con una specie di spugna imbevuta di un liquido trasparente come l’acqua, ma più denso, che però non lasciava unta la pelle. Antonio rimase solo per un po’ di tempo e poi venne condotto attraverso una porta nel cui architrave si vedevano dei simboli rossi illuminati, che cercò di tenere a mente. Gli esseri portarono un dispositivo a forma di calice dal quale uscivano due tubi flessibili. Gli venne fissato uno dei tubi al mento e il giovane vide che il calice si riempiva progressivamente con il suo sangue. Poi Antonio cominciò a sentire un odore sgradevole, nauseante, e a vomitare, finché si accorse che da uno dei tubi metallici stava uscendo del gas. Venne nuovamente lasciato solo e dopo una mezz’ora entrò una donna completamente nuda. La versione raccolta dai ricercatori faceva riferimento a una donna molto bella, dagli occhi chiari e obliqui, biondi capelli lisci, naso piccolo e zigomi prominenti. Era molto bassa (circa 1,40 metri) e, all’inizio, Antonio non sentì alcuna eccitazione sessuale nei confronti della presunta aliena. A poco a poco, però, se ne era sentito attratto e aveva consumato con lei due rapporti sessuali in modo meccanico. La donna non aveva mai parlato. Dopodiché la femmina venne chiamata da uno dei suoi compagni, ma prima indicò la propria pancia e poi il cielo, azione che secondo alcuni ufologi stava a significare che Antonio avrebbe avuto un discendente su un altro pianeta. Il contadino, invece, pensò che, in futuro, lo avrebbero portato via per sempre, cosa che provocò molta angoscia in Villas-Boas nei mesi seguenti, finché non si rese conto che non sarebbe successo nulla del genere. La donna se ne andò e gli esseri gli restituirono i vestiti. Antonio si accorse che mancava solo l’accendino (marca Homero), ma non sapeva se lo avessero preso gli esseri o se lo avesse perso lui, durante la schermaglia nel campo. Le creature portarono il terrestre a vedere la nave e durante l’esplorazione Antonio cercò di rubare un oggetto cubico – con un coperchio di vetro – che si trova sopra un tavolo, ma gli fu impedito dai suoi rapitori. Il giovane cercò persino di graffiare le pareti del velivolo, per conservare sotto le unghie una prova della sua esperienza. Alla fine lo lasciarono andare, sulla terraferma, dove vide la scaletta che veniva ritirata nel velivolo e le luci dell’UFO che cominciavano a brillare più intensamente. Quindi l’oggetto s’inclinò lateralmente e scomparve. Erano circa le 5:30 circa del mattino.

Luci e poltergeist
Fernandópolis è stata una delle destinazioni nelle nostre indagini sul caso Villas-Boas. Lì, nel nord dello stato di São Paulo, risiede dal 1961 il fratello di Antonio, José, di 65 anni. Entrambi erano stati testimoni dell’apparizione di un disco volante il giorno prima del rapimento, più precisamente il 14 ottobre 1957. La conferma della sua testimonianza era, quindi, preziosa per verificare la credibilità degli eventi accaduti allora. Oggi - e diversamente da quel lontano 1957 - José Villas-Boas è un ricco proprietario terriero, ma mantiene ancora la parlata tipica dei contadini del sud-est del Brasile. Suenaga, autore di una tesi universitaria sugli UFO, lo ha contattato telefonicamente e ha accettato di aiutarci. All’inizio, José ci ha accolto in casa con un po’ di diffidenza: era la prima volta che qualcuno lo intervistava su questo argomento, ma poco alla volta si è aperto con noi. «Quella notte stavo lavorando nel campo con mio fratello. Antonio guidava il trattore e io la bicicletta. All’improvviso è apparsa una luce che si è avvicinata fino a un 30-40 metri dal trattore. Abbiamo visto che era a forma di piatto, con un diametro di circa 10 metri, sembrava di alluminio ed emetteva una specie di sibilo. Si è fermata a circa due metri da terra. Mio fratello ha cercato di puntare le luci del trattore sull’oggetto, ma senza riuscirci perché si muoveva. Io ho mollato la bicicletta e ho cominciato a correre. Antonio è rimasto lì finché quella cosa non si è allontanata» ha ricordato José Villas- Boas. Antonio non era spaventato? «Non credo, era molto coraggioso. Mi ha detto che quando ha visto la luce, all’inizio, quando era ancora piccola, ha pensato che fosse il faro della mia bici da lontano. Inoltre, ci siamo resi conto che non era la stessa luce che appariva a Riolândia. È emersa proprio dove c’erano alcune pietre nella nostra hacienda e dove appariva la mãe-do-ouro» ci ha spiegato il fratello del primo addotto della storia. Riolândia, mãe-do-ouro? Puoi spiegarci meglio? Ha chiesto Suenaga. «Sì. La mãe-do-ouro è una specie di luce spettrale che è apparsa nel cielo della nostra regione per molto tempo. Pare che sia stata vista anche a Riolândia, un villaggio molto vicino a São Francisco de Sales. Inoltre, in quel villaggio succedeva una cosa molto strana: si sentiva come un fischio acuto che l’attraversava da una parte all’altra. Ricordo che è successo nel 1949. La gente disse che erano gli “asombrações” (spettri). Non sapevamo da dove venisse e cosa fosse». Succedevano altre cose strane a São Francisco de Sales? Ho chiesto. «Sì. Ora che me lo dici, mi ricordo che nella nostra hacienda, chiamata Aldea perché ci vivevano gli indios, c’era un mortaio il cui pestello si muoveva da solo… La moglie di mio cognato, morta pochi mesi fa, faceva la farina di mais colpendo i chicchi in un grande mortaio. Di notte, appendeva il pestello di legno sul tetto e ne copriva la bocca in modo che nessun insetto potesse entrare. Verso mezzanotte abbiamo sentito battere. Quando siamo andati a vedere cosa stesse succedendo, si è fermato tutto, al suo posto. È successo molte volte quando ero piccolo, negli anni ‘40». È successo qualcos’altro? Insisto io. «Sì. I contadini parlavano del cavaliere fantasma, le cui truppe venivano udite di notte. Ma non ho assistito a questo “assombração”. Apparivano anche delle lunghe palle di argilla coperte di pelo, che cadevano all’interno del posto dove si trovava il forno per cuocere la farina. C’erano lì le donne a occuparsene. Le palle entravano volando e si schiantavano per terra o nel forno. Venivano dal nulla. Quel posto ora è sott’acqua, perché è stato allagato nel 1977 dalla diga del Rio Grande, che separa lo stato di São Paulo da Minas Gerais. Tutto questo è accaduto vicino a dove mio fratello è stato rapito da quegli strani uomini».

La donna dello spazio
Uno degli aspetti più peculiari della storia di Villas-Boas è il suo rapporto sessuale con una donna all’interno dell’astronave. I ricercatori UFO di stampo sociologico e psicologico lo hanno considerato come una sorta di reinterpretazione del mito dei succubi, entità demoniache femminili che, nel Medioevo, tormentavano gli uomini mentre dormivano. Tuttavia, nell’interrogatorio a cui fu sottoposto l’addotto, nel febbraio 1958, non si intravide alcuna tendenza alla superstizione o al misticismo da parte sua. Antonio non pensava che l’equipaggio del velivolo fosse composto da angeli, superuomini o demoni e respingeva l’idea che alcuni degli atti fossero stati eseguiti sotto controllo mentale o suggestione telepatica dei suoi rapitori. Al contrario, disse di essere stato padrone delle sue azioni e dei suoi pensieri durante tutta la sua permanenza sull’astronave. Certo è che, per la prima volta nella storia mondiale dell’ufologia, c’era un caso di rapimento e con una componente sessuale. Il giornalista João Martins, che per primo intervistò Villas- Boas, commentò in un articolo pubblicato sulla rivista O Cruzeiro Internacional del 1965, firmato con lo pseudonimo di Heitor Durville: «… c’è stata un’esperienza di procreazione. Quella donna sarebbe un normale esemplare femmina appartenente alla razza di quegli strani esseri, di cui non conosciamo l’origine? O era solo una “figlia”, una cavia, di qualche razza sul nostro pianeta, tenuta per quello scopo? Si possono fare solo delle congetture. Il testimone non ha visto nessuno degli altri esseri senza gli “scafandri” che li ricoprivano quasi completamente, e quindi gli era impossibile verificare se fossero simili alla donna». L’approccio di Martíns è interessante: la donna potrebbe essere stata una delle tante persone scomparse e magari rapite da entità extraterrestri. Nei film di fantascienza abbiamo già visto esempi di “zoo umani”, tenuti dagli alieni, in cui i nostri simili vengono sottoposti tutti i tipi di esami medico-biologici e a esperimenti a bordo di velivoli spaziali o su altri pianeti. Il famoso scrittore e ufologo Antonio Ribera riteneva che la donna potesse essere figlia o nipote di una di queste persone scomparse misteriosamente. Il famoso ufologo britannico Gordon Creighton, direttore e fondatore della Flying Saucer Review, ritiene che gli alieni abbiano cercato di creare una nuova razza che potesse sopravvivere sia nella loro atmosfera che nella nostra. Una nuova specie con cui popolare le regioni disabitate del grande Brasile. Nel caso della donna descritta da Villas-Boas, l’ipotesi della sua origine umana ha diversi punti a suo favore. La prima è che respirava la stessa aria di Antonio, senza bisogno del “casco” usato dagli altri umanoidi. Nell’ambiente in cui era rimasta nuda, l’aria si era mescolata con il gas menzionato dal contadino e che credeva fosse la causa della nausea. Forse, come ha osservato Martíns, quel gas era un elemento che consentiva alla donna di respirare senza un casco, nel caso fosse stata simile agli altri esseri.

Viaggio verso il mistero
Siamo dunque partiti per São Francisco de Sales, un villaggio all’interno della Minas Gerais profonda, dove è raro che dei forestieri come noi facciano tappa nel bel mezzo di un viaggio. Abbiamo attraversato i terreni agricoli leggermente ondulati di Conceição, Planura, Itapagipe e infine siamo giunti a destinazione, nel nord dello stato di Sao Paulo, non lontano dal confine con gli stati del Mato Grosso e Goiás, sbarcando nel piccolo terminal degli autobus, dove un cane cercava di afferrare le mosche al volo e un ubriaco, traballante, si sforzava di camminare in linea retta. Abbiamo raggiunto una piazza piena di bellissimi cespugli decorati con forme geometriche e, dall’altra parte, abbiamo trovato la pensione di Doña Manuela. La proprietaria sonnecchiava su un logoro divano mezzo rotto. Era una vecchia casa da cui entravano e uscivano gli ospiti, forse camionisti e venditori ambulanti. Abbiamo lasciato i nostri zaini in una stanzetta soffocante - la pensione era l’unico ostello in città - e siamo usciti a cercare le persone che avevano conosciuto Antonio Villas- Boas. Non è stato difficile. Abbiamo incontrato per primo Hitler Lobo de Mendoça, di 62 anni, ex consigliere di São Francisco de Sales, che ci ha invitato gentilmente nella sua umile casa, con il tetto di zinco, dove il caldo era insopportabile anche se era quasi notte. «Sono stato registrato nel 1940 e mio padre mi dato questo nome all’inizio della guerra», ci ha spiegato Hitler, quasi scusandosi di chiamarsi così. Eri molto vicino ad Antonio Villas-Boas? Ha chiesto Suegana, iniziando l’intervista. «Sì, eravamo molto amici, come fratelli. Mi ha raccontato tutto, anche se non gli piaceva ricordare quello che gli era successo nel 1957. Penso che fosse traumatizzato. Mi ha detto di essere stato trascinato in un velivolo dove aveva avuto un rapporto sessuale con una donna molto brutta. Antonio non era un bugiardo. Inoltre, era molto devoto, seguiva sempre le processioni della Settimana Santa a testa bassa. Ma preferisco lasciarne in pace la memoria… Preferisco raccontare quello che ho visto io». E cos’hai visto? «Quando ero adolescente, circa 40 anni fa, ero in viaggio coi miei tre fratelli. Eravamo a circa 20 chilometri da qui, con tre carri carichi di maiali trainati dai cavalli. Dovevamo consegnarli in una hacienda e ci siamo persi su quei sentieri. Uno dei miei fratelli era molto irritabile e ha cominciato a inveire ai quattro venti. Poi è apparsa una specie di luce molto intensa, sopra un albero, il cui colore si alternava dal blu al rosso e sembrava ci si stesse avvicinando. Così abbiamo chiuso gli occhi e pregato. Quando li abbiamo riaperti, la luce si era allontanata fino a sembrare una stella». Mentre parlavamo, il figlio di Hitler, Cleiton Gonçalves, è intervenuto per fornirci la sua testimonianza su un’altra strana luce. «Lavoro in una fattoria vicino a São Francisco. Due anni fa, verso le tre del mattino, sono andato al recinto per mungere le mucche. Dal momento che il proprietario non era ancora arrivato, mi sono seduto ad aspettarlo, quando una piccola luce ha attraversato il cielo scuro. Dopo un po’, ho notato che, a circa dieci metri di altezza, c’era una sfera di luce delle dimensioni di un pallone da calcio che illuminava tutto intorno. Avevo una gran paura e ho pensato di correre verso la casa del proprietario, ma la sfera è volata in quella direzione, emettendo uno stridio. Ha stazionato sopra la casa, c’era un cane che abbaiava, e poi si è spostata verso un lontano albero di cocco. Sono rimasto sorpreso da come ha illuminato le baracche e il terreno. Poi è salita verticalmente e si è fatta sempre più piccola, fino a scomparire. Il tutto è durato circa cinque minuti » ha raccontato molto seriamente il testimone ventenne. Che cos’era? Ha domandato Suenaga. «Dopo che è scomparsa, ho parlato con il proprietario, il quale mi ha detto che la luce appariva con una certa frequenza, ma prima, verso il tramonto. Una notte, era andato al recinto e vi aveva trovato dentro la luce. Quella stessa notte, un contadino di nome Zezinho stava arando il campo col trattore, quando avevano cominciato a cadergli addosso delle pietre, venute da chissà dove. Spaventato, si era messo correre lasciando il trattore acceso». C’è qualche connessione tra la luce misteriosa e il possibile poltergeist di cui era stato vittima il contadino sul trattore? Questo si collegava con gli eventi alla fattoria Aldea, dove era avvenuto il rapimento di Villas-Boas, ma quell’“area finestra” o “portale dimensionale”, chiamata Fazenda Aldeia, riservava ancora altri misteri.
Il mio compagno di ricerca, lo storico Claudio Tsuhioshi Suenaga, e io abbiamo proseguito le indagini sul caso di Antonio Villas-Boas – il primo addotto ufficiale della storia dell’ufologia – nel villaggio di Sao Francisco de Sales, nell’estremo ovest dello stato brasiliano di Minas Gerais. La vita dei suoi abitanti e cambiata poco in questa zona rurale dal 1957, quando Antonio fu sequestrato da alcuni umanoidi, che lo portarono a bordo di un disco volante per sottoporlo a esami medici e dove avrebbe avuto un rapporto sessuale con quella che si presume fosse una donna aliena. Al villaggio abbiamo incontrato Joao Francisco de Queiroz, nipote acquisito dell’addotto, che ci ha fornito informazioni importanti sul caso. «Antonio Villas-Boas è morto dopo diversi anni di grande sofferenza Al termine della sua vita non riusciva più a parlare né a muoversi » ci ha spiegato il proprietario terriero di 63 anni, seduto all’ingresso di casa sua a prendere il fresco del tramonto. Che persona era Antonio? Ha indagato Suenaga. «Era molto tranquillo. Sotto sotto, il lavoro nei campi non gli piaceva. Negli anni ’50 ha cominciato a studiare per corrispondenza. Un po’ di tempo dopo il rapimento da parte del disco volante si è sposato o ha vissuto con una donna. In seguito si è separato e ha sposato Marlene, la sua vedova. Anche se di umili origini, ha studiato giurisprudenza e si è laureato come avvocato. Ha lavorato per molti anni in diverse città di Minas Gerais e Goiás». Parlava mai del rapimento? «No, non gli piaceva, era molto riservato. Ne ha parlato con noi, i suoi parenti più stretti. Ha detto anche che dopo pochi mesi alcuni uomini lo avevano portato negli Stati Uniti per sottoporlo a dei test e che lui non voleva andarci, ma era stato costretto…». Cosa gli hanno fatto? Lo hanno maltrattato? Ho chiesto contrariato. «No, gli hanno mostrato un oggetto volante simile quello che aveva visto qui. Era simile, ma non uguale. Inoltre, Antonio aveva intagliato un disco volante di legno, una replica di quello che aveva visto. Lo ha fatto qui, nella sua città, in casa sua. Si è rinchiuso per diversi giorni e non è uscito finché non lo ha terminato» ha continuato a raccontare, con nostro stupore, Queiroz, sistemandosi il sombrero.

Al cimitero
Dopo questa chiacchierata, Queiroz ci ha accompagnato al piccolo cimitero del villaggio, dove sono sepolti i genitori di Antonio, Jerônimo ed Enezia, entrambi scomparsi nel 1963. C’erano anche i genitori di Queiroz, che si erano misteriosamente suicidati. La tomba piu antica del cimitero – almeno da quello che abbiamo potuto vedere – era del 1853 e apparteneva a un uomo che aveva donato la propria terra alla famiglia Villas-Boas. Secondo i dati storici, Sao Francisco de Sales e diventato un piccolo villaggio a partire del 1835 e si e trasformato in un comune solo nel 1962. Fra tutte, Una targa ha richiamato in particolare la nostra attenzione: era quella che indicava la morte di Joao Villas-Boas (24 settembre 1927 – 2 febbraio 1988), il fratello di Antonio, che aveva assistito alla prima delle tre apparizioni ufologiche nell’ottobre 1957, culminata poi nel rapimento. Entrambi avevano visto una luce volare sulla hacienda Aldea il quinto giorno, che aveva illuminato l’interno della casa e poi se n’era andata. Queiroz ci ha confermato la storia del mortaio che si muoveva da solo e che ci fosse il “fantasma di un uomo con un mantello nero che gli copriva la testa”. C’era anche una porta per il bestiame che si apriva e si chiudeva da sola. Il gentile proprietario terriero ci ha poi accompagnato col furgone alla sua hacienda, di fianco a quella dei Villas-Boas, a circa 6 chilometri dal centro di Sao Francisco de Sales. Li, sotto un albero quasi centenario, testimone silenzioso degli eventi del 1957, abbiamo contemplato il Rio Grande le cui acque, a pochi metri dalla riva, sommergevano la casa dove aveva vissuto Antonio Villas-Boas e dove era atterrato l’UFO. Alcuni tronchi d’albero sporgevano ancora dalle acque del grande fiume, in ricordo dell’inondazione. Nonostante la luce del sole, il verde della campagna e gli alberi sparsi, in quel luogo c’era qualcosa che ci dava i brividi, una vera “porta dimensionale”, forse il risultato di un’antica maledizione lanciata dagli indigeni, vittime di un massacro.

Dopo il rapimento
Io e Suenaga riuscivamo a mala pena ad assimilare tutte quelle informazioni, che nei libri e nei resoconti pubblicati sul caso Antonio Villas-Boas non c’erano, a causa di una lacuna nella ricerca che abbiamo cercato di colmare col nostro impegno personale. Sicuramente quanto pubblicato qui cambiera cio che diranno i prossimi libri e le enciclopedie sul caso. L’ultimo ufologo – a meno che non sia ufficialmente noto – recatosi nella regione per intervistare Villas-Boas e stato il famoso Walter Bühler, nel luglio 1961, un tedesco residente a Rio de Janeiro e fondatore della Sociedade Brasileira per Estudo dos Discos Voadores (SBEDV). Non a caso, Bühler e l’autore del primo documento-intervista pubblicato (nel 1962) sul caso Villas-Boas, tradotto in diverse lingue e pubblicato sulle pagine della famosa Flying Saucers Review di Gordon Creighton nel 1965. Tuttavia, Queiroz ci ha detto che, nel 1977, aveva accompagnato sul luogo del rapimento un parapsicologo di nome Álvaro Fernandes, arrivato assieme al filosofo svizzero Willy Wirtz, che pero se n’era andato lo stesso giorno senza aggiungere nulla di nuovo sul caso. In precedenza, chi scrive aveva cercato di mettersi in contatto con Fernandes, il quale pero soffre di una malattia degenerativa. Sua moglie mi ha rivelato che Fernandes e stato la prima persona ad andare a Sao Francisco de Sales per studiare Villas-Boas, appena dodici giorni dopo il rapimento, il 28 ottobre 1957. In un opuscolo stampato in proprio, Alvaro Fernandes riferi che, in quel periodo, stava cercando casi paranormali nella regione quando era arrivata la notizia da alcuni pescatori, quindi vi si era recato subito, prendendo contatto con il farmacista del villaggio, lo stesso che aveva assistito Villas-Boas «preoccupato di aver contratto una malattia venerea »… «perché dopo il rapporto con quella donna aveva dei dolori all’apparato genitale e gli erano comparse delle macchie su tutto il corpo». Il farmacista gli disse che non era una malattia venerea, ma gli consiglio di rivolgersi comunque a un medico. «Nella regione dove viveva, aveva la reputazione di essere un lavoratore, serio e onesto» scrisse Fernandes. Arrivato con alcuni amici medici, fece 6 chilometri fino all’hacienda dei Villas-Boas, ma una volta arrivati non vennero ricevuti, perché «chi riceveva la gente erano la madre e i parenti, perché il giovane era molto provato e si era chiuso in casa».

Luci misteriose e anime inquiete
Io e il mio amico brasiliano abbiamo ampliato le indagini sul caso Villas- Boas con risultati che ci hanno lasciato ancora piu incuriositi di quando siamo arrivati. Era impellente trovare altri testimoni di quegli vecchi misteri. Passeggiando per una delle tranquille strade di Sao Francisco de Sales abbiamo incontrato una coppia di anziani che si dondolavano sulle loro sedie, al riparo del sole cocente. Ci siamo avvicinati e loro gentilmente ci hanno invitato a sederci nel cortile davanti a casa. «Mi chiamo José Batista Nunes e ho 89 anni. Io e mia moglie, Maria Marras da Silva, di 84 anni, abbiamo tredici figli, quattro dei quali sono morti. Conoscevamo molto bene Jerônimo Villas- Boas, il padre di Antonio. Era una famiglia molto lavoratrice e onesta. Con il figlio abbiamo avuto meno contatti. Tutti sapevano che lo avevano portato in un disco volante, ma non ricordo molto di questa storia» ci ha raccontato grattandosi la nuca l’anziano signore, la cui memoria funzionava benissimo per le cose che riguardavano direttamente le sue esperienze di vita: «Molti anni fa lavoravo nella vecchia fattoria di una vedova e, di notte, ho udito il pestello del mortaio che colpiva con forza, ma non c’era nessuno in casa a fare la farina. Ricordo anche un uomo di nome Horacio che sosteneva che c’erano tre spiriti in questo villaggio e nei dintorni. Ve lo dico perché un giorno, quando avevo circa 25 anni, ero a cavallo sul sentiero di El Coqueiro, in direzione di Río Verde quando, all’improvviso, ho sentito un fischio molto forte che mi ha perforato le orecchie come un fulmine. Sono caduto dalla sella e ho tirato fuori il revolver calibro 38, sparando due colpi al cielo». «In quello stesso posto, da dove veniva mio marito - e intervenuta Maria Marras - la gente diceva che si vedeva una bara in lontananza e quel grido perforava dagli orecchi». «Mi sono ricordato di qualcosa che potrebbe interessarti ha continuato poi José Batista - È accaduto in quegli anni, quando stavo andando a Riolândia a cercare il materiale per costruire un carro per i buoi. Sulla strada, deserta, ho visto una luce, simile a quella di un lampione, dietro di me. Erano le nove di sera. Era una sfera bianca, grande quanto un pallone da calcio, che illuminava perfettamente l’erba di fianco alla strada. Sono salito sulla bici e ho pedalato forte, perché era dietro di me. Ma poi si è fermata vicino a un albero». «Io e mio marito ci siamo sposati da adolescenti – ha ricordato Maria Marras - quando siamo andati a vivere in una casa che abbiamo dovuto sistemare per i suoi proprietari. Doveva essere tra il 1942 e il 1943. Era un posto molto solitario e paludoso chiamato Coqueiros, abbastanza vicino a qui. Dormivamo all’aperto, sulla ringhiera, dove lasciavamo un vaso di acqua coperto da una lattina di cherosene. Durante un venerdì della Passione, abbiamo sentito la voce di due persone nel bel mezzo di quella buia palude. Sembrava che stessero litigando. Poi abbiamo sentito piangere. Ci è venuta la pelle d’oca perché era in quel posto non viveva nessuno, era inabitabile. Poi ci hanno detto che le voci che avevamo sentito appartenevano a una coppia deceduta, Rita e Isaac. Da vivi litigavano spesso e le loro anime continuavano a farlo anche da morti. Un giorno un uomo, seguendo il consiglio della parrocchia di Campina Verde, aveva recitato delle preghiere per le due anime, che non si erano più manifestate». «Una notte li ho visti – e intervenuto José Batista, sempre dondolandosi sulla sedia. - Prima ho scorto una luce che si muoveva nel cortile di casa. Ho guardato fuori e c’erano due persone, ma solo dal collo in giù, perché non riuscivo a vedere i loro volti. La donna teneva in mano una lanterna ed entrambi cercavano qualcosa in mezzo al giardino. La scena si è ripetuta quasi ogni giorno per circa due anni».

Relazioni pericolose
Come mai la storia di Villas-Boas ha fatto il giro del mondo e oggi si trova in tutte le enciclopedie ufologiche? Antonio, preoccupato per la sua salute in seguito al rapimento, ando dall’unico farmacista di Sao Francisco de Sales, che era abbonato alla rivista O cruzeiro, che aveva grande tiratura nazionale e il cui il giornalista Joao Martíns aveva pubblicato diversi articoli sui cosiddetti “dischi volanti” negli anni Cinquanta. Insieme al fotografo tedesco Ed Keffel, era stato protagonista di uno degli episodi piu controversi dell’ufologia: avevano visto e fotografato un UFO discoidale che sorvolava la spiaggia di Tijuca, a Rio de Janeiro, il 7 maggio 1952. Quattro mesi dopo il rapimento, nel febbraio 1958, Antonio decise di salire su un autobus per Rio de Janeiro (qualcosa di epico per l’epoca), avendo prima inviato una lettera a Martíns in cui gli raccontava del suo caso, chiedendogli aiuto. Arrivo nel bel mezzo del carnevale e il giornalista esito a riceverlo, credendo che si trattasse di uno squilibrato o di qualcuno in cerca di fama attraverso le pagine della prestigiosa O Cruzeiro. Il giornalista si reco da solo alla pensione dove alloggiava Villas-Boas e, dopo aver controllato con il manager che l’ospite non avesse approfittato della sua visita a Rio de Janeiro per partecipare al famoso carnevale a spese dell’esclusiva che voleva vendere alla rivista, seppe che era rimasto chiuso li per diversi giorni in attesa di Martíns. Sulla O Cruzeiro internacional, nel 1965, Martíns scrisse che «... il testimone ha fatto diverse esperienze, programmate freddamente, che hanno messo alla prova il suo equilibrio, la sua onestà, la sua ambizione, la sua coerenza di atteggiamenti e intenzioni. Su di lui sono stati impiegati i più diversi metodi di intimidazione per cercare di corromperlo, o di verificare se mentisse, si contraddicesse o dimostrasse di aver elaborato una mistificazione per vanità o a fini di lucro. Tutte le reazioni alle domande poste da Martíns, Fontes e dai servizi segreti brasiliani erano state assolutamente normali. In nessun momento, secondo Martíns, Antonio aveva perso il controllo della sua storia». «Le sue esitazioni corrispondevano esattamente a ciò che ci si poteva aspettare da una persona in una situazione strana, che non riusciva a trovare una spiegazione per determinati eventi». Antonio racconto la sua esperienza al giornalista ma all’inizio, per imbarazzo, omise di aver avuto un rapporto sessuale con la presunta donna dallo spazio. «I dettagli dell’incontro con la donna gli sono stati strappati con grande sforzo. Si vergognava ed era visibilmente imbarazzato ». Il giornalista si rese conto che l’uomo non era alla ricerca di fama, ma al contrario, era sinceramente preoccupato per quello che gli era successo e aveva bisogno di spiegazioni. Inoltre, presentava ancora delle macchie sul corpo e delle conseguenze fisiche del rapimento. Antonio venne sottoposto a esami medici dal Dr. Olavo Fontes, un amico di Martíns. Tutto indica che il giovane, spaventato, venne portato negli Stati Uniti per ordine dei servizi segreti della Marina brasiliana o dell’Aeronautica – allora molto coinvolte nelle indagini sul fenomeno UFO – come indicato da Joao Martíns, da un ingegnere aerospaziale non identificato e in particolare dal medico Olavo Fontes, membro della Aerial Phenomena Research Organization (APRO), con sede a Tucson, in Arizona, guidato dai coniugi Coral e Jim Lorenzen. La prima pubblicazione sul caso e stata fatta in due edizioni di O Cruzeiro Internacional, pubblicata a Buenos Aires in castigliano: quella dell’1 dicembre 1964 e del 1 marzo 1965, a firma di Heitor Durville, pseudonimo di Joao Martins. L’ufologo e scrittore francese Henry Durrant ritiene che il giornalista non avesse, forse, l’autorizzazione di pubblicazione da parte di un rappresentante anonimo del servizio informazioni dell’esercito brasiliano. In Brasile il caso e stato pubblicato solo quattordici anni dopo, il 10 agosto 1971, sul Domingo Ilustrado, Rio de Janeiro, in modo sintetico. Nell’introduzione, Martíns sosteneva che: «la ragione per cui il caso A.V.B. non è stato pubblicato per così tanto tempo ed è stato nascosto al grande pubblico è semplicemente perché volevo essere assolutamente certo che se qualcuno mi veniva a raccontare un caso simile non era dovuto alla suggestione, consapevole o meno, provocata dal mio articolo. È ormai trascorso un certo numero di anni e, per quanto ne so, non ci sono stati altri casi simili o uguali…». Sempre in quell’articolo, Joao Martíns dichiarava qualcosa di scioccante: il tipo di interrogatorio utilizzato, a un certo punto, era ricorso a «metodi di coercizioni al limite della vera e propria violenza». Nel 1961, cioe quattro anni dopo l’esperienza di Villas-Boas (non ancora divulgata negli Stati Uniti), si verifico il famoso caso di rapimento dei coniugi Barney e Betty Hill. Olavo Fontes mori prematuramente, a 44 anni, il 9 maggio 1968, di cancro e secondo alcuni ricercatori la sua morte sarebbe stata provocata dagli agenti statunitensi perché sapeva troppo sugli UFO. Anche altri ufologi sono morti in circostanze misteriose senza che sia stato possibile chiarire esaustivamente le cause.

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4 Anni 4 Mesi fa #37636 da Bastion
L'INCONTRO DI YOSHIHIRO FUJIWARA
Articolo di Brent Swancer

Uno degli Incontri Ravvicinati del Quarto Tipo piu bizzarri della storia ebbe luogo nelle prime ore del mattino del 6 aprile 1974, nella cittadina agricola di Kitami, a Hokkaido, in Giappone. Quella buia mattina un agricoltore di nome Yoshihiro Fujiwara dormiva serenamente nel proprio letto, quando venne svegliato bruscamente da un improvviso bussare alla porta, e dagli ululati del suo cane all’esterno. Considerando che la sua era una fattoria abbastanza isolata, in mezzo al nulla, era davvero strano avere visitatori alle 3 del mattino, e Fujiwara, un po’ infastidito, penso che fossero solo dei bambini che facevano chiasso. Si trascino comunque fino alla porta per vedere cosa stesse succedendo e quando l’apri vide qualcosa che gli avrebbe cambiato per sempre la vita.

Un incontro inaspettato
Li, nel buio gelido del primo mattino, c’era un piccolo essere alto tre piedi, con una tuta intera che sembrava di vinile trasparente; l’essere era solo vagamente umanoide, e assomigliava a quello che il testimone avrebbe piu tardi definito come la combinazione tra una stella marina e un essere umano, con quattro appendici simili a tentacoli, una testa a bulbo che ricordava quella di un polpo, un casco azzurro, occhi a mandorla e una strana serie di narici a forma di V, il tutto ricoperto di una viscida pelle bruna a chiazze, simili a quelle di un rospo. L’essere era sorretto da due membra simili a steli, con delle sporgenze arrotondate al posto dei piedi. Era silenzioso e immobile, tranne che per lo strano casco conico da cui sporgeva un’antenna che generava una visibile carica elettrica ronzante, che si increspava minacciosamente nell’aria. Spaventato, l’uomo rimase li per un po’ e i due si fissarono reciprocamente, forse sorpresi entrambi, finché quella surreale immobilita venne interrotta da un improvviso movimento dalla creatura, che punto uno dei suoi “tentacoli” verso il cielo. Al gesto segui un raggio di luce accecante che si riverso su ogni cosa, generando un forte calore che spinse lo spaventato agricoltore a rientrare in casa sbattendo la porta. Una rapida occhiata all’esterno gli mostro che la luce arancione proveniva da un velivolo discoidale luminoso, grande approssimativamente 26 piedi, che sparava fasci di luce.

A bordo dell’astronave
Ma se Fujiwara pensava di essere al sicuro, restandosene rintanato in casa a guardare dalla finestra lo stupefacente spettacolo, si sbagliava di grosso, perché improvvisamente si senti tirare per i piedi da una forza sconosciuta. All’inizio venne solo trascinato per il pavimento, ma poi comincio a sollevarsi fino a ritrovarsi in aria ed essere spinto fuori dalla finestra verso il misterioso velivolo luminoso, sempre piu velocemente, tanto che a un certo punto l’uomo temette di andarci a sbattere contro. Fortunatamente questo non accadde, e Fujiwara si ritrovo a passare attraverso le pareti apparentemente metalliche dell’oggetto, per poi essere scaricato sul pavimento. L’interno del velivolo era azzurro brillante, con delle strane scritte sulle pareti, che l’agricoltore non riusciva a capire e dappertutto c’era un odore ripugnante che lo stordiva. Fu allora che due creature identiche a quella che gli si era presentata alla porta si avvicinarono a lui e gli dissero telepaticamente: «Non c’è pericolo. Promettiamo di riportarti a casa». Ma nonostante le rassicuranti parole, quando le due entita cercarono di afferrarlo e trattenerlo con forza, Fujiwara senti che la paura lo abbandonava, lasciando il posto al suo istinto di sopravvivenza. Strattonando, l’uomo riusci a liberarsi e a passare attraverso un boccaporto aperto, zigzagando in aria fino a raggiungere il terreno sottostante, che per fortuna era distante solo una decina di piedi. Fujiwara si rese conto di essere a circa due miglia da dove era partito e si mise a correre disperatamente verso la casa di una persona della zona di suo conoscenza, che lo fece entrare. Fu allora che si rese conto che era giapassata un’ora, nonostante gli sembrasse che fossero trascorsi solo pochi minuti da quando era stato portato a bordo dello strano velivolo, e sebbene l’esperienza fosse stata non poco terrificante, l’uomo provo sollievo che fosse finita e torno a casa sua, dove forse avrebbe trovato la calma e la sicurezza per superare l’accaduto. All’epoca non sapeva ancora che, invece, non era ancora finita…

Appuntamento con lo spazio
La sera dopo, Fujiwara era seduto in casa, da solo, probabilmente ripensando alle piccole creature tentacolari che lo avevano rapito e portato sull’astronave, quando improvvisamente fu sopraffatto da un dolore acuto tra le orecchie e la punta delle dita. Si senti scivolare in uno stato di stordimento e, misteriosamente, le sue mani presero vita da sole, cominciando a scarabocchiare, di loro spontanea volonta, strane lettere su un pezzo di carta. A tutto questo segui una voce che gli riecheggio nella testa, ordinandogli: «Quando il disco atterra sulla montagna, sali a bordo», ordine accompagnato da una potente visione del posto dove volevano che si recasse. Il dolore, cessato improvvisamente, lascio Fujiwara molto scosso e degli strani geroglifici disegnati dalla sua mano sul foglio di carta, di cui non comprendeva il significato. L’agricoltore penso che il luogo fosse il vicino monte Nikoro e, per quanto ancora molto spaventato dall’esperienza vissuta sull’astronave, senti che doveva andarci per vedere cosa sarebbe successo. Cosi, raccolse alcune provviste, chiese a due amici di accompagnarlo e tutti insieme partirono, incerti su cosa li attendesse su quella cima solitaria. A quanto pare Fujiwara ando da solo nel punto mostratogli nella visione, dove trovo ad attenderlo lo stesso velivolo discoidale luminoso della prima volta e, senza opporre resistenza, vi sali a bordo. Una volta dentro, gli alieni lo portarono in giro nello spazio, volando intorno alla Luna e alla Terra due volte, il tutto nel giro di un’ora. Quando tornarono, l’uomo perse conoscenza e venne lasciato sdraiato sul fianco della montagna affinché i suoi amici lo trovassero.

La roccia di Titano
Ma nemmeno questa fu la fine della storia, perché, stando al suo racconto, Fujiwara era tornato dall’ultimo viaggio con strani poteri telecinetici che gli permettevano di spostare oggetti e piegare cucchiai con la mente, e venne telepaticamente invitato a un’altra escursione il 13 aprile 1974. Questa volta gli strani esseri lo portarono su Giove e su Titano, la luna Saturno, dove uno degli ET prese una roccia dalla superficie e gliela diede da conservare come souvenir. La roccia si sarebbe dimostrata piuttosto controversa. Venne spedita ad alcuni scienziati perché fosse analizzata, ma si rivelo una delle tante comuni rocce di una grotta di Kitami, gettando una buona dose di ridicolo su Fujiwara e sulla sua incredibile storia. Nel frattempo, pero, l’agricoltore cominciava a identificarsi come il rappresentante terrestre della “Unita Spaziale di Convocazione”, sostenendo che i suoi poteri telepatici aumentavano esponenzialmente, permettendogli di far levitare oggetti, predire catastrofi e persino teletrasportarsi a grandi distanze: «Posso teletrasportarmi a una stella lontana a 250 milioni di anni luce in sei minuti. Il mio ruolo è ritardare disastri naturali come terremoti ed eruzioni». Diceva anche di poter viaggiare all’interno della Terra per fermare le eruzioni vulcaniche e avvicinare le placche tettoniche per impedire i terremoti. E tutto a dir poco bizzarro, ma un ricercatore UFO giapponese di nome Ninichi Arai presento delle prove che ci fosse qualcosa di vero quando venne a sapere che molti altri abitati del posto, che non conoscevano Fujiwara, avevano raccontato di aver visto strane luci nel cielo nello stesso periodo, mentre altri sostenevano di essere stati testimoni dei poteri mentali dell’uomo, corroborando un po’ le sue strane storie.

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4 Anni 4 Mesi fa #37894 da Bastion
ANTONIO VILLAS BOAS – TUTTO QUELLO CHE NON SI SAPEVA – PARTE 2
Articolo di Pablo Villarrubia Mauso

Il mio compagno di ricerca, lo storico Claudio Tsuhioshi Suenaga, e io abbiamo proseguito le indagini sul caso di Antonio Villas-Boas – il primo addotto ufficiale della storia dell’ufologia – nel villaggio di Sao Francisco de Sales, nell’estremo ovest dello stato brasiliano di Minas Gerais. La vita dei suoi abitanti e cambiata poco in questa zona rurale dal 1957, quando Antonio fu sequestrato da alcuni umanoidi, che lo portarono a bordo di un disco volante per sottoporlo a esami medici e dove avrebbe avuto un rapporto sessuale con quella che si presume fosse una donna aliena. Al villaggio abbiamo incontrato Joao Francisco de Queiroz, nipote acquisito dell’addotto, che ci ha fornito informazioni importanti sul caso. «Antonio Villas-Boas è morto dopo diversi anni di grande sofferenza. Al termine della sua vita non riusciva più a parlare né a muoversi » ci ha spiegato il proprietario terriero di 63 anni, seduto all’ingresso di casa sua a prendere il fresco del tramonto. Che persona era Antonio? Ha indagato Suenaga. «Era molto tranquillo. Sotto sotto, il lavoro nei campi non gli piaceva. Negli anni ’50 ha cominciato a studiare per corrispondenza. Un po’ di tempo dopo il rapimento da parte del disco volante si è sposato o ha vissuto con una donna. In seguito si è separato e ha sposato Marlene, la sua vedova. Anche se di umili origini, ha studiato giurisprudenza e si è laureato come avvocato. Ha lavorato per molti anni in diverse città di Minas Gerais e Goiás». Parlava mai del rapimento? «No, non gli piaceva, era molto riservato. Ne ha parlato con noi, i suoi parenti più stretti. Ha detto anche che dopo pochi mesi alcuni uomini lo avevano portato negli Stati Uniti per sottoporlo a dei test e che lui non voleva andarci, ma era stato costretto…». Cosa gli hanno fatto? Lo hanno maltrattato? Ho chiesto contrariato. «No, gli hanno mostrato un oggetto volante simile quello che aveva visto qui. Era simile, ma non uguale. Inoltre, Antonio aveva intagliato un disco volante di legno, una replica di quello che aveva visto. Lo ha fatto qui, nella sua città, in casa sua. Si è rinchiuso per diversi giorni e non è uscito finché non lo ha terminato» ha continuato a raccontare, con nostro stupore, Queiroz, sistemandosi il sombrero.

Al cimitero
Dopo questa chiacchierata, Queiroz ci ha accompagnato al piccolo cimitero del villaggio, dove sono sepolti i genitori di Antonio, Jerônimo ed Enezia, entrambi scomparsi nel 1963. C’erano anche i genitori di Queiroz, che si erano misteriosamente suicidati. La tomba piu antica del cimitero – almeno da quello che abbiamo potuto vedere – era del 1853 e apparteneva a un uomo che aveva donato la propria terra alla famiglia Villas-Boas. Secondo i dati storici, Sao Francisco de Sales e diventato un piccolo villaggio a partire del 1835 e si e trasformato in un comune solo nel 1962. Fra tutte, Una targa ha richiamato in particolare la nostra attenzione: era quella che indicava la morte di Joao Villas-Boas (24 settembre 1927 – 2 febbraio 1988), il fratello di Antonio, che aveva assistito alla prima delle tre apparizioni ufologiche nell’ottobre 1957, culminata poi nel rapimento. Entrambi avevano visto una luce volare sulla hacienda Aldea il quinto giorno, che aveva illuminato l’interno della casa e poi se n’era andata. Queiroz ci ha confermato la storia del mortaio che si muoveva da solo e che ci fosse il “fantasma di un uomo con un mantello nero che gli copriva la testa”. C’era anche una porta per il bestiame che si apriva e si chiudeva da sola. Il gentile proprietario terriero ci ha poi accompagnato col furgone alla sua hacienda, di fianco a quella dei Villas-Boas, a circa 6 chilometri dal centro di Sao Francisco de Sales. Li, sotto un albero quasi centenario, testimone silenzioso degli eventi del 1957, abbiamo contemplato il Rio Grande le cui acque, a pochi metri dalla riva, sommergevano la casa dove aveva vissuto Antonio Villas-Boas e dove era atterrato l’UFO. Alcuni tronchi d’albero sporgevano ancora dalle acque del grande fiume, in ricordo dell’inondazione. Nonostante la luce del sole, il verde della campagna e gli alberi sparsi, in quel luogo c’era qualcosa che ci dava i brividi, una vera “porta dimensionale”, forse il risultato di un’antica maledizione lanciata dagli indigeni, vittime di un massacro.

Dopo il rapimento
Io e Suenaga riuscivamo a mala pena ad assimilare tutte quelle informazioni, che nei libri e nei resoconti pubblicati sul caso Antonio Villas-Boas non c’erano, a causa di una lacuna nella ricerca che abbiamo cercato di colmare col nostro impegno personale. Sicuramente quanto pubblicato qui cambiera cio che diranno i prossimi libri e le enciclopedie sul caso. L’ultimo ufologo – a meno che non sia ufficialmente noto – recatosi nella regione per intervistare Villas-Boas e stato il famoso Walter Bühler, nel luglio 1961, un tedesco residente a Rio de Janeiro e fondatore della Sociedade Brasileira per Estudo dos Discos Voadores (SBEDV). Non a caso, Bühler e l’autore del primo documento-intervista pubblicato (nel 1962) sul caso Villas-Boas, tradotto in diverse lingue e pubblicato sulle pagine della famosa Flying Saucers Review di Gordon Creighton nel 1965. Tuttavia, Queiroz ci ha detto che, nel 1977, aveva accompagnato sul luogo del rapimento un parapsicologo di nome Álvaro Fernandes, arrivato assieme al filosofo svizzero Willy Wirtz, che pero se n’era andato lo stesso giorno senza aggiungere nulla di nuovo sul caso. In precedenza, chi scrive aveva cercato di mettersi in contatto con Fernandes, il quale pero soffre di una malattia degenerativa. Sua moglie mi ha rivelato che Fernandes e stato la prima persona ad andare a Sao Francisco de Sales per studiare Villas-Boas, appena dodici giorni dopo il rapimento, il 28 ottobre 1957. In un opuscolo stampato in proprio, Alvaro Fernandes riferi che, in quel periodo, stava cercando casi paranormali nella regione quando era arrivata la notizia da alcuni pescatori, quindi vi si era recato subito, prendendo contatto con il farmacista del villaggio, lo stesso che aveva assistito Villas-Boas «preoccupato di aver contratto una malattia venerea »… «perché dopo il rapporto con quella donna aveva dei dolori all’apparato genitale e gli erano comparse delle macchie su tutto il corpo». Il farmacista gli disse che non era una malattia venerea, ma gli consiglio di rivolgersi comunque a un medico. «Nella regione dove viveva, aveva la reputazione di essere un lavoratore, serio e onesto» scrisse Fernandes. Arrivato con alcuni amici medici, fece 6 chilometri fino all’hacienda dei Villas-Boas, ma una volta arrivati non vennero ricevuti, perché «chi riceveva la gente erano la madre e i parenti, perché il giovane era molto provato e si era chiuso in casa».

Luci misteriose e anime inquiete
Io e il mio amico brasiliano abbiamo ampliato le indagini sul caso Villas- Boas con risultati che ci hanno lasciato ancora piu incuriositi di quando siamo arrivati. Era impellente trovare altri testimoni di quegli vecchi misteri. Passeggiando per una delle tranquille strade di Sao Francisco de Sales abbiamo incontrato una coppia di anziani che si dondolavano sulle loro sedie, al riparo del sole cocente. Ci siamo avvicinati e loro gentilmente ci hanno invitato a sederci nel cortile davanti a casa. «Mi chiamo José Batista Nunes e ho 89 anni. Io e mia moglie, Maria Marras da Silva, di 84 anni, abbiamo tredici figli, quattro dei quali sono morti. Conoscevamo molto bene Jerônimo Villas- Boas, il padre di Antonio. Era una famiglia molto lavoratrice e onesta. Con il figlio abbiamo avuto meno contatti. Tutti sapevano che lo avevano portato in un disco volante, ma non ricordo molto di questa storia» ci ha raccontato grattandosi la nuca l’anziano signore, la cui memoria funzionava benissimo per le cose che riguardavano direttamente le sue esperienze di vita: «Molti anni fa lavoravo nella vecchia fattoria di una vedova e, di notte, ho udito il pestello del mortaio che colpiva con forza, ma non c’era nessuno in casa a fare la farina. Ricordo anche un uomo di nome Horacio che sosteneva che c’erano tre spiriti in questo villaggio e nei dintorni. Ve lo dico perché un giorno, quando avevo circa 25 anni, ero a cavallo sul sentiero di El Coqueiro, in direzione di Río Verde quando, all’improvviso, ho sentito un fischio molto forte che mi ha perforato le orecchie come un fulmine. Sono caduto dalla sella e ho tirato fuori il revolver calibro 38, sparando due colpi al cielo». «In quello stesso posto, da dove veniva mio marito - e intervenuta Maria Marras - la gente diceva che si vedeva una bara in lontananza e quel grido perforava dagli orecchi». «Mi sono ricordato di qualcosa che potrebbe interessarti ha continuato poi José Batista - È accaduto in quegli anni, quando stavo andando a Riolândia a cercare il materiale per costruire un carro per i buoi. Sulla strada, deserta, ho visto una luce, simile a quella di un lampione, dietro di me. Erano le nove di sera. Era una sfera bianca, grande quanto un pallone da calcio, che illuminava perfettamente l’erba di fianco alla strada. Sono salito sulla bici e ho pedalato forte, perché era dietro di me. Ma poi si è fermata vicino a un albero». «Io e mio marito ci siamo sposati da adolescenti – ha ricordato Maria Marras - quando siamo andati a vivere in una casa che abbiamo dovuto sistemare per i suoi proprietari. Doveva essere tra il 1942 e il 1943. Era un posto molto solitario e paludoso chiamato Coqueiros, abbastanza vicino a qui. Dormivamo all’aperto, sulla ringhiera, dove lasciavamo un vaso di acqua coperto da una lattina di cherosene. Durante un venerdì della Passione, abbiamo sentito la voce di due persone nel bel mezzo di quella buia palude. Sembrava che stessero litigando. Poi abbiamo sentito piangere. Ci è venuta la pelle d’oca perché era in quel posto non viveva nessuno, era inabitabile. Poi ci hanno detto che le voci che avevamo sentito appartenevano a una coppia deceduta, Rita e Isaac. Da vivi litigavano spesso e le loro anime continuavano a farlo anche da morti. Un giorno un uomo, seguendo il consiglio della parrocchia di Campina Verde, aveva recitato delle preghiere per le due anime, che non si erano più manifestate». «Una notte li ho visti – e intervenuto José Batista, sempre dondolandosi sulla sedia. - Prima ho scorto una luce che si muoveva nel cortile di casa. Ho guardato fuori e c’erano due persone, ma solo dal collo in giù, perché non riuscivo a vedere i loro volti. La donna teneva in mano una lanterna ed entrambi cercavano qualcosa in mezzo al giardino. La scena si è ripetuta quasi ogni giorno per circa due anni».

Relazioni pericolose
Come mai la storia di Villas-Boas ha fatto il giro del mondo e oggi si trova in tutte le enciclopedie ufologiche? Antonio, preoccupato per la sua salute in seguito al rapimento, ando dall’unico farmacista di Sao Francisco de Sales, che era abbonato alla rivista O cruzeiro, che aveva grande tiratura nazionale e il cui il giornalista Joao Martíns aveva pubblicato diversi articoli sui cosiddetti “dischi volanti” negli anni Cinquanta. Insieme al fotografo tedesco Ed Keffel, era stato protagonista di uno degli episodi piu controversi dell’ufologia: avevano visto e fotografato un UFO discoidale che sorvolava la spiaggia di Tijuca, a Rio de Janeiro, il 7 maggio 1952. Quattro mesi dopo il rapimento, nel febbraio 1958, Antonio decise di salire su un autobus per Rio de Janeiro (qualcosa di epico per l’epoca), avendo prima inviato una lettera a Martíns in cui gli raccontava del suo caso, chiedendogli aiuto. Arrivo nel bel mezzo del carnevale e il giornalista esito a riceverlo, credendo che si trattasse di uno squilibrato o di qualcuno in cerca di fama attraverso le pagine della prestigiosa O Cruzeiro. Il giornalista si reco da solo alla pensione dove alloggiava Villas-Boas e, dopo aver controllato con il manager che l’ospite non avesse approfittato della sua visita a Rio de Janeiro per partecipare al famoso carnevale a spese dell’esclusiva che voleva vendere alla rivista, seppe che era rimasto chiuso li per diversi giorni in attesa di Martíns. Sulla O Cruzeiro internacional, nel 1965, Martíns scrisse che «... il testimone ha fatto diverse esperienze, programmate freddamente, che hanno messo alla prova il suo equilibrio, la sua onestà, la sua ambizione, la sua coerenza di atteggiamenti e intenzioni. Su di lui sono stati impiegati i più diversi metodi di intimidazione per cercare di corromperlo, o di verificare se mentisse, si contraddicesse o dimostrasse di aver elaborato una mistificazione per vanità o a fini di lucro. Tutte le reazioni alle domande poste da Martíns, Fontes e dai servizi segreti brasiliani erano state assolutamente normali. In nessun momento, secondo Martíns, Antonio aveva perso il controllo della sua storia». «Le sue esitazioni corrispondevano esattamente a ciò che ci si poteva aspettare da una persona in una situazione strana, che non riusciva a trovare una spiegazione per determinati eventi». Antonio racconto la sua esperienza al giornalista ma all’inizio, per imbarazzo, omise di aver avuto un rapporto sessuale con la presunta donna dallo spazio. «I dettagli dell’incontro con la donna gli sono stati strappati con grande sforzo. Si vergognava ed era visibilmente imbarazzato ». Il giornalista si rese conto che l’uomo non era alla ricerca di fama, ma al contrario, era sinceramente preoccupato per quello che gli era successo e aveva bisogno di spiegazioni. Inoltre, presentava ancora delle macchie sul corpo e delle conseguenze fisiche del rapimento. Antonio venne sottoposto a esami medici dal Dr. Olavo Fontes, un amico di Martíns. Tutto indica che il giovane, spaventato, venne portato negli Stati Uniti per ordine dei servizi segreti della Marina brasiliana o dell’Aeronautica – allora molto coinvolte nelle indagini sul fenomeno UFO – come indicato da Joao Martíns, da un ingegnere aerospaziale non identificato e in particolare dal medico Olavo Fontes, membro della Aerial Phenomena Research Organization (APRO), con sede a Tucson, in Arizona, guidato dai coniugi Coral e Jim Lorenzen. La prima pubblicazione sul caso e stata fatta in due edizioni di O Cruzeiro Internacional, pubblicata a Buenos Aires in castigliano: quella dell’1 dicembre 1964 e del 1 marzo 1965, a firma di Heitor Durville, pseudonimo di Joao Martins. L’ufologo e scrittore francese Henry Durrant ritiene che il giornalista non avesse, forse, l’autorizzazione di pubblicazione da parte di un rappresentante anonimo del servizio informazioni dell’esercito brasiliano. In Brasile il caso e stato pubblicato solo quattordici anni dopo, il 10 agosto 1971, sul Domingo Ilustrado, Rio de Janeiro, in modo sintetico. Nell’introduzione, Martíns sosteneva che: «la ragione per cui il caso A.V.B. non è stato pubblicato per così tanto tempo ed è stato nascosto al grande pubblico è semplicemente perché volevo essere assolutamente certo che se qualcuno mi veniva a raccontare un caso simile non era dovuto alla suggestione, consapevole o meno, provocata dal mio articolo. È ormai trascorso un certo numero di anni e, per quanto ne so, non ci sono stati altri casi simili o uguali…». Sempre in quell’articolo, Joao Martíns dichiarava qualcosa di scioccante: il tipo di interrogatorio utilizzato, a un certo punto, era ricorso a «metodi di coercizioni al limite della vera e propria violenza». Nel 1961, cioe quattro anni dopo l’esperienza di Villas-Boas (non ancora divulgata negli Stati Uniti), si verifico il famoso caso di rapimento dei coniugi Barney e Betty Hill. Olavo Fontes mori prematuramente, a 44 anni, il 9 maggio 1968, di cancro e secondo alcuni ricercatori la sua morte sarebbe stata provocata dagli agenti statunitensi perché sapeva troppo sugli UFO. Anche altri ufologi sono morti in circostanze misteriose senza che sia stato possibile chiarire esaustivamente le cause.

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4 Anni 4 Mesi fa #38072 da Indy1975
vediamo se ho ben compreso:

Punto 1: come in Stargate (1994) - film bellissimo - gli alieni vennero qua sulla terra ed insegnarono agli umani a costruire?

A: perché dovevano fare una cosa del genere anziché schiavizzarci?
B: come mai è stato cancellato il loro ricordo?
C: a ricordo cancellato, come mai non tornano e ci fanno un culo a tarallo?

Punto 2: se ho ben compreso vi sono pianeti dove ci sono civiltà avanzate ed altre che vivono magari ancora come primitivi, essendo essi umani

A: siamo noi umani discendenti da loro o sono loro umani discendenti da noi?
B: come mai questi alieni, una volta venuti sulla Terra, non hanno rotto le palle anche agli animali ed alla Natura?
C: se queste civiltà sono avanzate, perché non fanno ritorno qua e non li vediamo? Sono timidi?

Punto 3: Stargate, Star Wars e compagnia bella a quanto pare sono dei film; quindi finzione:

A: credete veramente che i registi possono aver inserito messaggi per i più "illuminati" ?
B: a che pro?
C: non si sta volando un poco di fantasia?

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4 Anni 4 Mesi fa - 4 Anni 4 Mesi fa #38095 da JProctor
@Indy1975
Una indagine parte dall’analisi dei fatti inspiegati a disposizione e cerca di formulare la teoria più diretta che li contempli tutti.
Non compila farlocchi elenchi puntati di luoghi comuni e domande retoriche che ignorano i fatti ed escludono a priori una specifica teoria oggetto di stigma sub-metropolitano.
Ultima Modifica 4 Anni 4 Mesi fa da JProctor.

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4 Anni 4 Mesi fa - 4 Anni 4 Mesi fa #38105 da Tonki
A:perché dovevano fare una cosa del genere anziché schiavizzarci?

Siamo schiavi. Di fatto l'intera umanità spreca la propria esistenza per lavorare per l'arricchimento di una cinquantina di plurimiliardari, e giù a cascata tra i vari capò meno ricchi.
Abbiamo le conoscienze tecnologiche e il personale umano per permettere a tutti di avere vitto e alloggio e la produzione di cibo e macchinari con poche ore di lavoro alla settimana. Cielo, Lenin, o Keynes se si vuole prendere un economista accademico, pensava di averle un secolo fa, figurarsi ora. Si sceglie invece organizzazioni socioeconomiche del tutto irrazionali e deorganizzative.

Se prima eravamo schiavi tramite la schiavitù, le leggi raziali, vassalli e re, classi nobiliari o altro; adesso lo siamo tramite la schiavitù del salariato. Che sia cambiato qualcosa è un'illusione, perlopiù occidentale.

B: come mai è stato cancellato il loro ricordo?

Non lo è stato cancellato, è stato solo frainteso in Dei/Demoni/personaggi mitici. La schiavitù dell'essere umano non è soltanto fisica, dovuta all'assurdità di dover lavorare 40 anni per arricchire qualcun altro, sia esso un privato o un ente statale ( comunisti e capitalisti sotto questo profilo sono stati identici ). La schiavitù è soprattutto interiore. D'altro canto anche il primo cristianesimo riconosceva che questo piano appartiene al principe della menzogna, al demiurgo, e non a Dio. Tutto l 'oriente mette in guardia sull'illusione, sul fatto che viviamo in una maya. Platone avanzava il mito della caverna. Sono tutte idee e immagini equipollenti.
La principale schiavitù è l'autopercezione sbagliata che ognuno di noi ha di se stesso. Il vivere per il mondo nel mondo. Il materialismo ottocentesco ne è l'apoteosi. Il problema ancora prima che materiale è spirituale. Non a caso larga parte del contattismo è con presunti esseri multidimenzionali: di cui la letteratura antica è piena.

C: a ricordo cancellato, come mai non tornano e ci fanno un culo a tarallo?

Ovviamente nell'ottica di queta interpretazione, sono qui adesso e non sono mai andati via. Anzi, dal contattismo buona parte dei c.d. alieni sono inorganici. Alla stregua di demoni insomma. Pensare quindi che Hitler agisse per conto suo, e che chi agiva tramite Hitler non sia più qui ( e prendo Hitler per che va di moda la reductio ad hitlerum ) è francamente un ingenunità. Naturalmente ignorando e denigrando ogni fenomeno di possessione ( termine arcaico, oggi si dice: abduction aliena) non si hanno le lenti per scorgere cosa succede.





A: credete veramente che i registi possono aver inserito messaggi per i più "illuminati" ?

No, ne dubito. O è un autocelebrazione, o intuizioni personali, o altre forze in campo. Solitamente, l'intervento comprovato di cia e servizi sulle produzioni cinematografiche ( intervento documentato per chi è informato ) è volto ad altro obbiettivi.

B: a che pro?

Si potrebbe ipotizzare, se si ha gli occhi e la cultura per vederli, che sia un equivalente di tutti gli elementi satanici ed esoterici che vengono messi nei video musicali: una sorta di autocelebrazione, come dicevo sopra. Oppure, non è poi erroneo ipotizzare che ci siano varie forze in campo, per così dire, e che quindi dei messaggi liberatori vengano comunque rilasciati.

Nella letteratura spiritica e nei testi antichi su questo tema, in genere si ritiene che quegli esseri multidimenzionali che adesso vengono chiamati alieni non possano uccidere, o comunque nuocere senza un previo consenso conscio o inconscio della vittima. E' un po' come il diavolo nell'immaginario collettivo, risponde a leggi superiori e tenta, seduce: di rado va oltre e lo fa solo dopo aver firmato un "contratto", dopo averti "comprato". Questo è sicuramente confermato da tutti i rapiti di Malanga che si liberano dal problema semplicemente tramite procedure psichiche e spirituali. Giusto per prendere un nome di rilievo nell'ufologia moderna.
In quanto ad eventuali Alieni fisici, il discorso è un altro forse: personalmente non ci credo, se non nell'ottica di altri umanoidi come noi, indistinguibili. Persino terresti per quanto mi riguarda. Si tende quindi ad accumunare tante cose diverse tra loro sotto lo stesso nome.

C: non si sta volando un poco di fantasia?

Può darsi. Sicuramente il reale è più complesso della banalità del caso che si vuole raccontare.

Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante tu ne possa sognare nella tua filosofia

Lezione dimenticata dai materialisti moderni, che peraltro ignorano l'ultimissima fisica ( neanche tanto ultima, basta guardare agli anni 30, tralasciamo il mondo moderno) come se non esistesse, che nega il materialismo ottocentesco che ancora hanno incultato nella testa, come una religione cristallizzata. E il materialismo positivista è una filosofia, non è scienza da quasi un secolo. Eppure vige.
Ultima Modifica 4 Anni 4 Mesi fa da Tonki.

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4 Anni 3 Mesi fa #38484 da Bastion
IL PADRE DI ROSWELL
Articolo di Maurizio Baiata

Stando alle fonti più autorevoli, l’incidente di Roswell, avvenuto in New Mexico nel 1947, fu il primo - si ipotizza ce ne siano stati altri in precedenza - a coinvolgere il Pentagono. A fatica lo tennero sotto controllo, ma non riuscirono a evitare fughe di notizie. In base alle testimonianze, secondo una prima ricostruzione, una parte di rottami fu certamente ritrovata sparsa su un terreno semidesertico (debris field) del Foster Ranch, nella Contea di Lincoln, 75 miglia a nord di Roswell, dove presumibilmente l’oggetto aveva planato e toccato terra, per poi riprendere il volo sino a schiantarsi su un costone roccioso delle Capitan Mountains. Una seconda ricostruzione, invece, delinea il primo impatto sul campo dei rottami nel Foster Ranch, quindi l’UFO si sarebbe rialzato e avrebbe raggiunto i piani di San Augustin, 175 miglia a nord ovest di Roswell, dove sarebbero stati rinvenuti il grosso dello scafo e i suoi occupanti. A Roswell, una cittadina di circa 15 mila abitanti, era di stanza il 509.mo stormo Bombardieri dell’Esercito statunitense. Vari anelli della catena di comando presero decisioni e commisero errori di valutazione rispetto alla portata reale della situazione, alle potenziali conseguenze, soprattutto alla migliore strategia per un’efficace disinformazione. Dopo una prima ammissione («abbiamo recuperato un disco volante extraterrestre»), dovuta a un comunicato stampa ordinato dal comandante della base, il colonnello William Blanchard, ed emesso dal responsabile delle pubbliche relazioni, il tenente Walter Haut, si cercò di far passare l’incidente per un pallone meteorologico precipitato. Giusto. Infatti non si poteva affatto escludere che «ora che ne abbiamo uno in mano, non sappiamo quando verrà giù il prossimo». Quest’ultima citazione va attribuita al fisico nucleare Stanton Friedman, l’ufologo più autorevole della storia moderna, insieme all’astronomo Joseph Allen Hynek. Fu Friedman, nel 1978, il primo a intervistare il Maggiore Jesse Marcel, che nel 1947 era il responsabile del controspionaggio della base di Roswell e raggiunse il campo dei rottami al Foster Ranch. Quello che vide gli restò nella mente come «non di questo mondo». Lo confessò a Friedman e da allora la storia, di questo mondo, non è stata più la stessa. Friedman è venuto mancare a metà maggio e noi di getto qui possiamo solo comporre uno stringato resoconto del suo pensiero e della sua opera. Tale è l’importanza di Stanton Friedman per la storia della moderna ufologia che a nulla varrebbe qualunque nostro sforzo di parlarne senza riportare stralci di interviste, alcune delle quali, a noi rilasciate sul finire degli anni Novanta e ancora inedite, troveranno spazio presto su queste stesse pagine.

Il Piano di Contingenza
Primi di luglio 1947, gli ufficiali della base USAAF (Roswell Army Air Field) di Roswell, responsabili delle operazioni di recupero, si accorsero immediatamente che si trattava di un velivolo estraneo alla tecnologia aeronautica terrestre. Notificata ai loro superiori, la notizia sarebbe giunta al Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica, che ne informò il Segretario di Stato americano e si andò delineando una questione che esigeva discussioni anche ai vertici del potere politico. Sul piano ufficiale, il Segretario di Stato Generale George C. Marshall (ideatore del Piano Marshall, N.d.R.) decise di costituire una commissione di dodici esperti comprendente funzionari amministrativi, scienziati e alti ufficiali, per analizzare l’accaduto. Si rendeva necessario un piano di contingenza per affrontare l’eventuale susseguirsi di situazioni similari, un piano gestito da un gruppo operativo formato da prominenti scienziati e da alti ufficiali di diverse forze. Tale “Gruppo” avrebbe creato strutture deputate alla sicurezza e all’addestramento di squadre speciali nel contesto di un programma di massima segretezza. Roswell si inquadra dunque nell’ottica delle attività del “Comitato di Studio per la Difesa contro Attacco non convenzionale” (SDAUA), apparentemente stabilito sotto gli auspici delle “Direttive del Consiglio di Sicurezza Nazionale” emesse nel 1947 e 1948, anni in cui gli avvistamenti UFO sul territorio USA si erano fatti sempre più frequenti e intensi. Friedman specifica: «I membri del gruppo includono il Padre dell’Intelligence Americano, il Generale Maggiore Bill Donovan; il primo direttore del Central Intelligence Group (CIG), Ammiraglio Sidney Souers e a quel tempo Segretario Esecutivo del Consiglio di Sicurezza Nazionale; il Generale Alfred M. Gruenther, il più giovane Generale a quattro stelle della storia degli Stati Uniti, futuro Comandante della Nato, al tempo Direttore, Capo Staff Congiunto, membro del Consiglio di Sicurezza Nazionale; il Dr. Vannevar Bush, Direttore dell’Ufficio di Ricerca e Sviluppo Scientifico, uno dei massimi scienziati nel paese con numerosi tributi a suo credito; il Dr. Karl Compton, Capo Ufficio dell’Ufficio di Servizio da Campo dello Sviluppo e della Ricerca Scientifica (OSRD) e presidente del MIT. Souers e Bush sono presunti membri del Gruppo Majestic-12; fu il primo Segretario alla Difesa James Forrestal, altro presunto membro, a invitare Donovan a unirsi al comitato SDAUA». Da quanto premesso, il piano di contingenza non fu sufficiente. Marshall era sulla via della pensione e il Presidente Harry Truman ordinò la costituzione di un super gruppo dotato di poteri illimitati, il Majestic 12, nome in codice Top Secret MAJIC. La cifra 12 stava per il numero di membri che ne facevano parte e, secondo Robert O’Dean (sergente maggiore NATO, Shape, scomparso nell’Ottobre 2018, N.d.R.) l’acronimo MAJIC significava MILITARY ASSESSMENT JOINT INTELLIGENCE COMMITTEE. Vi vennero inclusi alcuni dei componenti del comitato SDAUA. In merito all’esistenza del MJ-12, il ruolo di Stanton Friedman è stato nodale nella decifrazione e autenticazione dei documenti marcati con tale sigla e pervenuti all’interno di plichi postali anonimi ad alcuni ricercatori americani (Friedman incluso) a partire dal 1984. Gran parte di essi giunsero sotto forma cartacea e uno, il SOM 1-01 in microfilm. Sono stati tutti passati al vaglio di studiosi UFO e analisti forensi, in particolare da Friedman e dal team di Robert Wood e di suo figlio Ryan, autore quest’ultimo del fondamentale Majic Eyes Only. Sull’autenticità di questo intricato puzzle, i cui tasselli sono decine di pagine dattiloscritte suddivise in fascicoli e carteggi di apparente origine governativa, si sono intrecciate discussioni a non finire. I Majestic Documents sono accurati nella realizzazione, stando a indicare una profonda conoscenza della prassi di classificazione e della terminologia burocratica, e corrispondono inoltre sia nella qualità delle informazioni d’intelligence, sia con le procedure (timbri, numeri, sigle di classificazione, stile redazionale, etc.) alla ufficiale redazione di documenti dell’epoca. Ecco la posizione di Friedman in merito alla loro autenticazione, sintetizzata il 25 luglio 2007 in risposta a un commento su ufoupdates@virtuallystrange.net riferito alle prove di frode emerse su alcuni documenti UFO Top Secret. «Nella seconda edizione di “TOP SECRET/MAJIC” del 2005 sostengo la genuinità di quattro documenti: 1. Il Documento informativo di Eisenhower (Eisenhower Briefing Document – EBD) 2. Il Cutler - Twining Memorandum. 3. Il SOM.101 (Manuale operativo per le operazioni di recupero di tecnologia e biologia aliene) 4. Il Truman - Forrestal Memo. (TFM). I primi tre non sono stati nemmeno testati (non vi appare alcuna firma dell’autore). A mio avviso il TFM è stato quasi certamente redatto da Vannevar Bush o da Forrestal, in a base a elementi quali le due macchine da scrivere utilizzate, il punto dopo la data, e le mie conversazioni con qualcuno che ha lavorato per Truman durante tutto il periodo della sua presidenza alla Casa Bianca. Mi aspettavo che non si sarebbe rivelato essere stato scritto da Truman. Credo che i rimanenti documenti MJ- 12 siano falsi, tranne il memorandum Bowen, storicamente accertato. Non ho mai sostenuto la realtà dell’incidente di Roswell basandomi sulla genuinità dei Majestic Documents. Avviai le mie ricerche su Roswell negli anni ‘70. Il documento EBD è stato ricevuto nel dicembre 1984 e già allora sussisteva la concreta possibilità che Roswell fosse reale. Il fatto che nell’EBD venisse fatto il nome del debunker Donald Menzel come membro del MJ-12 corroborava le mie scoperte sulle diverse attività di Menzel sotto la copertura di un nullaosta di altissima sicurezza».

Quando precipita un UFO…
Ecco uno stralcio di intervista rilasciata al sottoscritto nella seconda metà degli anni ‘90, al picco della controversia sui documenti in questione. «Disponiamo di elementi e dati che corroborano sempre più l’attendibilità di alcuni dei fascicoli Majestic 12 e soprattutto del documento denominato SOM 1-01, lo Speciale Manuale Operativo del MJ12. I Majestic Documents sono stati attaccati, ma non sto affermando che gli attacchi derivino dai debunker governativi… piuttosto che le acque si stanno agitando. Sono convinto che molti dischi volanti siano precipitati in tutto il mondo. Quello che la gente non ricorda, anche se libri in proposito escono continuamente, è che gli Stati Uniti per decenni hanno avuto team specializzati nelle operazioni di recupero, inseriti nei progetti Blue Fly e Moon Dust. Mi sorprende come non lo si sia preso in considerazione. Da quando esistono le osservazioni satellitari, e anche prima dei satelliti, comunque l’intento era quello di recuperare le apparecchiature del nemico. I Tedeschi e gli Inglesi, durante la II Guerra Mondiale, nel caso di abbattimento di un aereo, si precipitavano sul posto per apprendere tutto il possibile dal relitto e dai rottami, scompartimenti per le bombe, strumentazione elettronica, tutto… perché lo avrebbero potuto riutilizzare nel proprio sistema, è logico, se si ha un esempio di apparecchiature del nemico. Ora, dai satelliti in poi e dagli aerei armati con ordigni nucleari, è stata una prassi standard quella dei team di recupero pronti a intervenire immediatamente e ovunque qualcosa di classificato fosse precipitato. Accadeva regolarmente con i satelliti russi: gli Stati Uniti attendevano impazientemente un loro incidente per impadronirsi della loro tecnologia, che dopo tutto all’epoca era più avanzata della nostra… quindi i gruppi composti da personale di governo venivano allertati, ad esempio, nel caso di un incidente a un trasporto di armi nucleari via terra, con diversi obbiettivi: recuperare le proprie apparecchiature, assicurarsi che nessun altro lo facesse, e tenere bene alla larga la gente. Facciamo un esempio: uno aereo stealth precipitò nei pressi di Bakersville, California. Naturalmente non sapevamo di cosa si trattava. Le strade furono chiuse, lo sceriffo e chiunque fosse nelle vicinanze dovette attenersi a un giuramento di silenzio, pena la morte, bruciarono tutto il terreno dell’area interessata per far sparire qualunque frammento… così, mentre i nostri radar guardano verso l’alto, i satelliti spia guardano verso il basso… sappiamo se qualcosa entra nel nostro spazio aereo. È di vitale importanza preoccuparsi di tali incidenti, intervenendo fulmineamente e recuperando tutto. Gli attuali sistemi, radar e satellitari, producono dati che nascono classificati, il pubblico non ne sa nulla, ma sono nove i gruppi speciali per casi di emergenza nucleare dislocati nel solo territorio degli USA e pronti a intervenire ovunque nel mondo. Gli Stati Uniti hanno accordi con gli altri Paesi: se qualcosa precipita, voi ci avvertite, noi interveniamo e vi paghiamo in dollari». Il problema dei Majestic Documents è che sono di fonte anonima e che alcuni di essi sono contraffatti. Si tratta quindi di un misto di informazione e disinformazione. Un X-File in piena regola, probabilmente originato dalla stessa intelligence militare statunitense che impiega strumenti simili per rilasciare notizie classificate. In ogni caso, allo stato attuale della ricerca, i documenti Majestic 12 non possono essere considerati avulsi dallo straordinario scenario dei fatti di Roswell. Tanti amici quanti nemici. A Friedman, diversi ufologi ascrivono la colpa di essersi occupato del Mj-12. Ma non poteva esimersi dal farlo, soprattutto perché per sua natura e passione ogni sua indagine era contrassegnata da un caparbio lavoro di ricerca documentale e di verifica e controllo incrociato dei dati. Friedman riteneva non servissero a nulla le ricerche sul campo e i nuovi approcci e metodi di indagine, se tutto veniva poi soffocato dalla burocrazia e da una classe di esperti aggrappati disperatamente alle loro poltrone, rappresentativi solo di centri di micro potere innervati su analisi e contro analisi di avvistamenti vecchi di decenni. Al contrario, Friedman, nell’affrontare un caso a suo avviso interessante, partiva dagli elementi tangibili, andava alle fonti, cercava le connessioni, non escludeva le ipotesi più ardite. Analizzato il tutto, quel determinato caso poteva anche finire nel suo famoso “gray basket”, il cestino grigio in cui riponeva i casi irrisolti in quanto privi di oggettivi riscontri, sino a prova contraria.

La sua lotta al potere
Quale fonte ufficiale, militare o governativa, degli Stati Uniti o del Regno Unito, o di qualunque Stato europeo ha mai ammesso il proprio reale interesse in casi UFO implicanti la sicurezza nazionale? Nessuna e mai. Né con Roswell, né con Rendlesham/Bentwaters in Gran Bretagna nel dicembre 1980, né con Varginha in Brasile nel 1996, né con Phoenix in Arizona nel 1997, solo per citare i casi più eclatanti. La pesante responsabilità dei poteri rispetto all’opinione pubblica che esige delle risposte non è mai stata messa in discussione: il fenomeno UFO e la presenza ET non costituiscono un problema. Accade sin dai tempi del Progetto Blue Book, quando, a seguito di continue ondate di avvistamenti di oggetti volanti non identificati nei cieli nordamericani, il Pentagono decise di dar vita a un progetto di analisi sistematica di quelle intrusioni. Ne scaturirono risultati sconcertanti. Agli Americani fu detto che degli oltre 12 mila casi analizzati, 701 restavano inesplicabili, ma non rappresentavano una minaccia per la sicurezza nazionale. Quindi, la questione UFO non era più un problema di cui l’opinione pubblica dovesse preoccuparsi. Friedman chiarisce questo punto: «Non dobbiamo dimenticare che il monitoraggio dei cieli è responsabilità degli apparati militari e il governo predispone per loro ogni mezzo al fine di assicurare che i dati di tale attività, nati nella segretezza, restino nella segretezza. Perché qualcuno dovrebbe aspettarsi che gli estranei lo vengano a sapere? I segreti non vengono mantenuti raccontandoli in giro, ma al minor numero possibile di persone. Nel mio studio I Dischi Volanti e la Scienza ho dimostrato con dati di fatto che negli Stati Uniti esiste un Cosmic Watergate. Auspico che ricercatori di altre nazioni facciano lo stesso». Per decenni in tutto il mondo Stanton Friedman è stato considerato fra i massimi esperti del settore, senz’altro quello con il maggiore e inoppugnabile bagaglio scientifico e storico rispetto a una massa di improvvisati. Quali sono state, dunque, le ragioni delle difficoltà che ha dovuto affrontare in seno alla comunità ufologica internazionale? In primis, il suo enorme interesse per la questione Roswell e MJ-12 lo ha posto obliquamente rispetto alla maggioranza dei suoi colleghi di stampo “nuts & bolts” che vivono nell’attesa - e con ciò si sentono con la coscienza a posto - dell’ammissione di governo che il fenomeno UFO esiste, che si tratta probabilmente di velivoli alieni (extraterrestri), ma che non è ancora provato si tratti di visitatori dallo spazio. Questo, per Friedman era del tutto irrilevante e incongruente con un fine della ricerca che tenesse conto anche degli UFO crash e delle abduction, atteggiamento che gli ha portato l’ostracismo di larga parte della comunità ufologica ortodossa aggrappata alla visione tradizionale. Eguale ferrea contrapposizione, Friedman l’ha avuta con chi fra gli ufologi sosteneva la necessità di un dialogo e di una collaborazione in parallelo con il SETI (Search for Extra Terrestrial Intelligence), un baraccone senza senso, se letto in oggettiva chiave UFO/ET. La sua apertura mentale, la sua visione a 360 gradi erano troppo audaci per essere accettate da ambienti egemonici e autoritari e persino inquisitori, ad esempio i vertici MUFON (Mutual UFO Network). Anche questo lo ha estraniato da un contesto in cui la ricerca della cosiddetta “pistola fumante” è divenuta un’ossessione, l’incubo di un grande mistero moderno che ci assilla da oltre 60 anni nonostante la miriade di prove circostanziali e di testimonianze genuine, come quelle di alcuni importanti casi di Incontro Ravvicinato del Quarto Tipo, i casi di “abduction”, o rapimento alieno.

Betty e Barney Hill
Stanton Friedman si è dedicato con grande attenzione alla straordinaria vicenda di Betty e Barney Hill, che nel 1961 furono protagonisti del primo “rapimento alieno” ampiamente documentato e balzato agli onori delle cronache. Il suo interesse si focalizzò soprattutto sulla famosa “mappa stellare”, una proiezione olografica vista da Betty a bordo dell’astronave dove esseri di fattezze umanoidi l’avevano condotta insieme al marito. La descrisse durante una seduta di ipnosi condotta nel 1964 dallo psichiatra Benjamin Simon di Boston, direttore del reparto di Neurochirurgia al Mason General Hospital di Long Island, dove aveva trattato reduci e pazienti affetti da Sindrome da Stress Post Traumatico ottenendo buoni risultati con l’ipnosi. Betty e Barney vollero incontrarlo e si sottoposero entrambi a ipnosi. Dalle parole di Betty derivò un disegno realizzato da Marjorie Fish, poi sviluppato da Friedman sino a determinare che si poteva trattare di una raffigurazione del sistema stellare binario di Zeta Reticuli. Era quello il luogo di provenienza dei nostri visitatori stellari? Nel libro Captured! The Betty and Barney Hill UFO Experience, lo studio più aggiornato e completo sul caso Hill, scritto da Kathleen Marden, nipote di Betty Hill e da Friedman, si mettono in luce accuratamente gli aspetti più salienti della vicenda e degli eventi successivi, comprovandoli come realmente accaduti ed esattamente come riferiti dai protagonisti. Le insinuazioni sulla fragilità delle prove, sull’inconsistenza testimoniale e le accuse rivolte agli Hill di aver architettato tutto solo per ottenerne fama e profitti economici, vengono confutate e demolite dagli autori.

Un leone contro i debunker
Questo nostro primo ricordo di Stanton Friedman deve necessariamente chiudersi qui, ma solo momentaneamente. Il fisico nucleare e ufologo che aveva annichilito Philip Klass, coriaceo giornalista scientifico e massimo debunker di ufficio dello Csicop statunitense (omologo del nostrano Cicap), e che aveva elegantemente battagliato con l’astronomo e divulgatore scientifico Carl Sagan, ha dimostrato al mondo intero che «l’assenza dell’evidenza non significa evidenza dell’assenza». Il vecchio leone, convinto che il potere assoluto corrompe in modo assoluto, ha sempre mostrato grande fair play e rispetto nei confronti dei suoi avversari, anche nei casi in cui la sua autorevolezza è stata messa in ombra da personaggi eccezionalmente scomodi quali il Colonnello Philip Corso, il dottor Michael Wolf e il sedicente fisico Bob Lazar, quello del sistema propulsivo degli UFO, dell’elemento 115 e dell’Area 51. Ne parleremo al più presto.

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4 Anni 3 Mesi fa #38499 da orsoinpiedi
Bastion,mi sai spiegare perché Biata da come personaggi scomodi a gente come Corso,Lazar e Wolf?
Stimo Baiata,ma non capisco questa sua uscita.

"Leggi non per contraddire e confutare, né per credere e dare per scontato, ma per soppesare e considerare."

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4 Anni 3 Mesi fa #38714 da Bastion
Credo che hai frainteso la frase.
Era Stanton Friedman che essendo stato messo "in cattiva luce" da parte di Corso, Lazar e Wolf , gli andava automaticamente contro.

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4 Anni 3 Mesi fa #38800 da Aigor
Grazie Tonki, bellissimo intervento.

una sorta di autocelebrazione,


Penso anche io sia questo: l'autocelebrazione rinforza, da un punto di vista "magico" l'evento o la persona o il rituale.
E' un po' il leit motiv degli omicidi rituali che legano i morti all'evento, ai numeri eccetera per generare "forza" / "potere".

Per chi ci crede, ovviamente, il guaio è che ci credono eccome, loro… e hanno abbastanza forza e mezzi per perseguire il loro "credo".
Noi nel mezzo a sperare di cavarcela :wink:

Mitakuye Oyasin
"La violenza è l'ultimo rifugio degli incapaci" (I. Asimov - Il crollo della galassia centrale)

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4 Anni 3 Mesi fa #38833 da orsoinpiedi
#tonki,la tua disamina è interessante,ma non tiene conto di una realtà inoppugnabile:gli antichi dei erano esseri materiali e mortali,incominciando dai racconti degli antichi Sumeri a quelli degli indiani(dell'India intendo),per finire agli dei della Bibbia.Questi erano entità in carne ed ossa,che oggi definiamo"extraterrestri".
Ciò detto,non escludo entità che possano provenire da altre dimensioni(chi siamo noi per confutare questo?)e il riferimento al mito platonico della caverna è ben calzante.Pur tuttavia una cosa non esclude l'altra.

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4 Anni 3 Mesi fa #38883 da Hiram
Questi erano entità in carne ed ossa,che oggi definiamo"extraterrestri".
Ciò detto,non escludo entità che possano provenire da altre dimensioni(chi siamo noi per confutare questo?)e il riferimento al mito platonico della caverna è ben calzante.Pur tuttavia una cosa non esclude l'altra.[/quote]

se erano in carne ed ossa, perché li chiamate extraterrestri?

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4 Anni 3 Mesi fa #38885 da Hiram
l'altro giorno parlavo con un amico proveniente dall' estremità del Superammasso Laniakea (si chiama Aktay); è venuto a casa a prendersi un caffè. L'avevano scambiato per Anubi alcuni passanti, ma per mantenere il segreto ho dovuto spiegare ai vicini che era uno scherzo che dovevamo fare a mia figlia. Niente, ritrovandoci, mi ha portate delle pergamene come regalo. Sono molto belle, le ho appesa in salone, vicino il tavolo da biliardo così mentre gioco me le guardo. Risalgono a 12.325 anni fa e sono un resoconto ingegneristico degli antenati di Aktay, quando costruirono oramai famose e dette Piramidi di Giza, e l'altra pergamena riguardava la Sfinge con il volto di leone. Architetti: Hammud e Keyrat. Bello perché mi spiegò di come usarono dei laser per scolpire il sarcofago -anche se lasciarono un bastone dentro la camera- dove avrebbero lì lasciate pergamene ed armi. Ma tanto erano ben coperte vista l'elettricità che dopo doveva essere sprigionata quando sarebbero giunto gli dèi.
Bello sentire questi ricordi di famiglia. Calcolate che poi mi raccontò di un guerriero che si voleva ribellare a tutto ciò. Difatti nel suo pianeta all'estremità del S. Laniakea loro proibiscono la scrittura affinché la storia Atreiu che si ribellò qua sulla terra non venga dipinta dagli autoctoni anche in casa loro. Si narra di questa storia ma essi dicono ai sudditi essere solo una storiella, una favola. Anche se vi è un monte in Egitto dove sotto si dice vi sia la tomba di Atreiu e di Artax, il suo cavallo.
Bello perché poi la storia continua: praticamente poi vennero gli Egizi -anche se per qualcuno più sveglio essi furono inventati; ma si sa: quelli svegli vengono chiamati "complottisti" al giorno d'oggi (mala tempora)- e Cheope, suo figlio e suo nipote si impossessarono di quei tre monti sacri dando i loro nomi.
Però poco male, perché Aktay mi ha detto che loro sorvegliano tutto. Però poi la conversazione è finita perché i vari Soros, Rothschild, Reinach e compagnia bella hanno bussato alla porta di casa per parlare dei prossimi falsi monumenti che da qui a breve dobbiamo erigere per prendere per il culo il popolo.
Però purtroppo facciamo sempre male i calcoli perché i complottari ci scoprono. Ma d'altronde si sa: chi ha un diploma di Maturità è talmente avanti, senza dogmi e libero di mente e di pensiero, che a questi non sfugge niente e saranno sempre un passo avanti a noi.
Infatti non capiscono come possiamo comandare il mondo se c'è sempre qualche complottista che ce la mette nel culo su internet. Eppure noi controlliamo la rete...bah, si vede che siamo talmente idioti da farli parlare giacché essi sanno la verità su di noi.
Siamo proprio scemi: vi fate comandare da degli scemi che in modo idiota lasciano il loro marchio ovunque.
Comunque è stata una bella seratina dai :) Aktay però mi ha battuto al biliardo, battendo anche gli altri. Ma ovvio: lui ci ha modificati geneticamente essendo Elohim, e ha controllato le nostre mosse. Mah, dovevamo ricordarlo.
Che scemi !

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4 Anni 3 Mesi fa #38886 da orsoinpiedi
#Hiram,"perché se erano di carne e ossa li chiamate extraterrestri?"
Che scemi che siamo,infatti sono di gelatina,e sono scomparsi perché ce li siamo mangiati.Ma per sbaglio.

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4 Anni 3 Mesi fa - 4 Anni 3 Mesi fa #38928 da Aigor
@Hiram

Guarda che non lo prescrive il dottore di venire qui a postare, nemmeno di essere d'accordo con quanto si argomenta nel thread.
Ecco: "argomentare", è qui li fulcro del discorso, perché è un verbo che a te pare essere davvero sconosciuto, visto che i tuoi unici interventi sono stati una domanda (peraltro stupida perché "extraterrestri" si riferisce alla provenienza e "carne ed ossa" alla composizione e l'una non vincola l'altra, a meno che tu non sia in grado di dimostrare che al di fuori di questo pianeta la vita non possa prevedere carne ed ossa) e uno sproloquio che per te probabilmente sembrava ironico/perculante (solo per te, tranquillo).

Il tema del thread, peraltro, è: Raccolta di articoli a tema ufologico e non Discussioni sull'esistenza degli UFO o similari.
Pertanto, prima di scrivere stupidaggini, magari, leggi per bene quello che è scritto all'inizio della discussione, son sicuro che puoi farcela.
L'ironia dozzinale tienila per i tuoi racconti serali agli amici: temo che qui sia un pochino OT :wink:

Mitakuye Oyasin
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4 Anni 3 Mesi fa #38937 da Roberto70
Questo video dovrebbe aprire le menti chiuse con il "lucchetto" del robertson panel. Dovrebbe.. ma probabilmente rimarranno chiuse lo stesso


I COMPLOTTI esistono quando ci sono prove solide ed incontrovertibili altrimenti rimangono solo nella mente di chi non li puo' dimostrare

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4 Anni 3 Mesi fa #38938 da Aigor
@Roberto70

Se dopo aver visto il documentario di Massimo non si accende nemmeno una piiiiiccolissima lampadina, temo che la chiusura sia inamovibile…
Grazie per il documentario che mi guardo con calma appena vado in ferie: domani :hammer:

Mitakuye Oyasin
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4 Anni 3 Mesi fa #38948 da orsoinpiedi
Bellissimo documentario,ben fatto ed esaustivo.Va ben oltre l'argomento UFO,ma mette in risalto l'esistenza del famigerato "Governo Ombra",da non confondere col noto "Deep state".
Abbiamo anche conferma delle dichiarazioni di Gary McKinnon sulla Marina Spaziale.

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4 Anni 3 Mesi fa #38994 da Bastion

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4 Anni 3 Mesi fa - 4 Anni 3 Mesi fa #39086 da Bastion

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4 Anni 3 Mesi fa - 4 Anni 3 Mesi fa #39105 da orsoinpiedi
Punto di non ritorno
Alfredo Benni Consigliere CUN , analista foto video

Il 27 ottobre, nella sala convegni di Villa Maria gremita all’inverosimile, c’è stato a Roma il “7° convegno di Roma”, il più importante convegno ufologico di questo secolo. E non perché lo abbia organizzato il CUN (Centro Ufologico Nazionale) ma perché si è varcato il cosiddetto “Punto di non ritorno”. Infatti nel convegno organizzato dalla sede romana del CUN nella persona del Presidente Vladimiro Bibolotti e Paolo Giuzzardi coadiuvati magistralmente da Silvio Eugeni, Riccardo Protani e Giovanni Cavaliere del nostro ufficio stampa, è stato ospitato lo staff al gran completo della TTSA (To The Stars Academy of Arts & Science) con il fondatore Tom DeLonge (President & CEO) e l’ infaticabile Luis Elizondo (Director of Global Security & Special Programs)

Il punto di non ritorno è stato varcato quando Luis Elizondo ha detto chiaramente che fra gli obbiettivi della TTSA c’è lo studio della tecnologia sugli UFOs e la ricaduta tecnologica dei reperti esotici raccolti. Insomma non si parla più di fantascienza, allucinazioni o spiritismo ma di scienza concreta (dei fatti). Un durissimo colpo sferrato da una parte a scettici e negazionisti incalliti e dall’altra ad “esoteristi fai da te” che mescolano UFO e spiritismo.

La “mission” di ATTIP
www.cun-italia.com/wp-content/uploads/2018/10/DSC_0903sm.jpg

I materiali “esotici” studiati da TTSA
www.cun-italia.com/wp-content/uploads/2018/10/DSC_0905sm.jpg

Lanciati nel futuro
E mentre qualcuno ancora ancorato al passato si domandava se gli UFO esistessero o meno, a fine giornata le persone che hanno assisto al convegno in sala ed in streaming già erano catapultate nel futuro. Un futuro da cui è impossibile tornare indietro. Un orizzonte degli eventi che lancia il CUN in un nuovo universo composto di interazioni internazionali e attori ai massimi livelli. Un punto di non ritorno che è stato superato nel momento in cui si vuole studiare la tecnologia degli UFO e quindi si ammette che gli UFO sono un fenomeno tecnologico.
Fra i partecipanti al convegno desideriamo ricordare tra l’ altro: Patrizio Caini, Susanna Urbani, Massimo Angelucci, Alfredo Benni, Roberto Pinotti, Moreno Tambellini, Renzo Tomasella, Alfredo Magenta, Marco Pigliapoco, Antonio De Comite, Matteo Pieroni, Giampaola Canil, Manuel Paroletti, Caludio Balella, Mauro Panzera, Franco Marcucci, Elisabetta Nasuti, Andrea Di Palermo, Alberto Negri e tanti, tanti altri amici. Menzione speciale al Dott. Daniele Mariutto (Segretario dell’Accademia Internazionale Costantiniana delle Scienze Mediche, Giuridiche e Sociali) e sua moglie Alessandra.

A questi link è possibile vedere ed ascoltare tutte le dirette streaming che già ad oggi a pochi giorni dal convegno hanno totalizzato migliaia di visualizzazioni.

Diretta streaming su Facebook
Prima parte



seconda parte



Fonte www.cun-italia.com/punto-di-non-ritorno/

Se qualcuno pensasse che quelli del TTSA (To The Stars Academy of Arts & Science),siano dei ciarlatani,vi invito a leggere qui:

home.tothestarsacademy.com/

Questa la traduzzione

translate.google.com/translate?hl=it&sl=...emy.com/&prev=search

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4 Anni 3 Mesi fa #39106 da orsoinpiedi
DICHIARAZIONI DI PHILIP CORSO
Parte prima



parte seconda



parte terza



Chi è Philip Corso

Leggi in anteprima l'introduzione al libro del colonnello Philip J. Corso e scopri i segreti del più grande insabbiamento della storia del governo americano

Mi chiamo Philip J. Corso e per due incredibili anni all'inizio dei Sessanta, con il grado di tenente colonnello sono stato a capo dell'Ufficio Tecnologie Straniere nella Divisione Ricerca e Sviluppo dell'Esercito (U.S. Army R&D), al Pentagono. La mia vita di allora fu doppia, una alla luce del sole, l'altra segreta.
Una divisione segreta
In qualità di responsabile ricerca e valutazione dei sistemi d'arma per conto dell'Esercito, ebbi modo di studiare armamenti elicotteristici francesi, mezzi tattici di un sistema missilistico antimissile e nuove tecnologie per il vettovagliamento delle nostre truppe. Mi sono aggiornato, mediante relazioni tecniche e incontri con ingegneri collaudatori dell'Esercito, sia sui nuovi arsenali sia sulla destinazione di fondi di programmazione tecnica.

Sottoponevo i loro rapporti al mio superiore, il Tenente Generale Arthur Trudeau, capo della Divisione Army R&D e responsabile di un organico di oltre tremila uomini, impegnato in progetti a livelli differenziati. All'apparenza, soprattutto agli occhi dei parlamentari preoccupati del giusto impiego dei soldi dei contribuenti americani, si trattava di semplice routine.

In realtà, le mie mansioni alla R&D dell'Esercito includevano il ruolo di ufficiale di Intelligence e di consigliere per il Generale Trudeau, il quale aveva già diretto i servizi segreti dell'Esercito, prima di passare alla R&D. Avevo ricevuto un addestramento specifico durante la Seconda Guerra Mondiale e la Guerra di Corea. Al Pentagono lavoravo in settori altamente classificati dell'intelligence militare e analizzavo le informazioni per conto del Generale Trudeau.

In Corea, nello stato maggiore del Generale MacArthur, mi resi conto che - nel 1961 e forse ancora oggi - mentre il popolo americano guardava in televisione II Dr. Kildare e Gunsmoke, veterani americani della Seconda Guerra Mondiale e della Corea, erano rinchiusi in condizioni da gulag in campi di prigionia sovietici e coreani. Alcuni di loro, vittime di inimmaginabili torture psicologiche, non sarebbero mai tornati a casa.

Come ufficiale di intelligence, venni a conoscenza di un segreto inquietante: alcune delle più autorevoli istituzioni di governo erano state infiltrate da agenti del KGB e certi aspetti chiave della nostra politica estera venivano pilotati dal Cremlino.

Lo testimoniai per la prima volta nell'Aprile del 1962 in sede di sottocommissione senatoriale presieduta dal Senatore Everett Dirksen dell'Illinois e, un mese dopo, direttamente al Ministro della Giustizia Robert Kennedy, il quale sono certo ne informò il fratello, il Presidente John Kennedy. Per ironia della sorte, dopo il mio congedo dall'Esercito, nel 1964 ero nello staff del Senatore Strom Thurmond e condussi indagini per conto del Senatore Richard Russell, membro della Commissione Warren.

All'oscuro di tutti, al centro della mia doppia vita e sepolto nel mio passato nei servizi segreti militari, al Pentagono c'era un armadietto singolo contenente il segreto più impenetrabile e protetto dell'Esercito: l'archivio Roswell, pieno di fascicoli, reperti e rapporti informativi, che riguardavano un'operazione notturna condotta da uomini del 509° stormo bombardieri della Base Aerea dell'Esercito, a Roswell.

Nella prima settimana del Luglio 1947 i militari avevano recuperato i rottami di un disco volante precipitato nelle vicinanze della città, nel deserto del New Mexico. Il fascicolo Roswell rappresentava l'eredità tangibile di ciò che avvenne nelle ore e nei primi giorni successivi all'incidente, quando scattò il cover-up governativo ufficiale.

Mentre i militari si interrogavano sulla natura, la provenienza e le intenzioni degli occupanti dell'oggetto, venne costituito un gruppo segreto guidato dal direttore dell'Intelligence, l'Ammiraglio Roscoe Hillenkoetter per studiare l'origine dei dischi volanti, raccogliere tutte informazioni sulla fenomenologia degli incontri e, nel contempo, ufficialmente negarne l'esistenza. Tale operazione è stata condotta per cinquanta anni sotto varie forme, nel più totale e assoluto riserbo.

Roswell 1947
Non mi trovavo a Roswell nel 1947, né ero al corrente di alcun dettaglio sull'incidente, il muro di gomma per ovvie ragioni coinvolgeva anche l'interno degli apparati militari. Situazione comprensibile, se si ricorda l'epica "La Guerra Dei Mondi" messa in scena al Mercury Theater da Orson Welles nel 1938, trasmessa radiofonicamente in tutta la nazione.

Il Paese sprofondò nel panico totale alla notizia dell'atterraggio di invasori marziani a Grovers Mills, nel New Jersey e all'attacco da loro sferrato contro la popolazione locale. La ricostruzione dei fatti, i racconti dei testimoni oculari atterriti dalle violenze e dall'impotenza delle nostre forze armate di fronte alle creature, fu altamente realistica. Sterminavano chiunque si frapponesse alla marcia su New York delle loro macchine da guerra, raccontava al microfono Orson Welles.

In quella notte di Halloween il radiodramma generò un tale terrore e i militari apparvero così incapaci nel proteggere la popolazione, che le forze dell'ordine furono sommerse dalle chiamate di emergenza. Il Paese sembrò impazzire, e scricchiolarono le impalcature del potere costituito.

A Roswell però, nel 1947 un disco volante atterrò veramente. Niente fantasie, la pura realtà. I militari nulla poterono per impedirlo e l'ultima cosa che le autorità volevano era ritrovarsi alle prese con un'altra "Guerra dei Mondi".

Ecco spiegata la disperata necessità di insabbiare tutta la storia. Inoltre, sulle prime, l'Esercito ritenne che il velivolo potesse essere una nuova arma sperimentale sovietica, infatti era simile ad alcuni velivoli tedeschi costruiti verso la fine della guerra, in particolare all'ala volante a mezzaluna progettata da Horton. E se i Sovietici avessero sviluppato una loro versione dell'ala volante?

I resoconti sull'incidente nei dettagli differiscono. Non avendo vissuto direttamente i fatti, mi sono attenuto a diverse fonti, anche militari. Fra le versioni emerse nel corso degli anni, il ritrovamento dei rottami del velivolo era stato attribuito a un gruppo di archeologi, o al mandriano Mac Brazel.

Per il punto di impatto, i rapporti militari che ho letto si riferivano a diverse località, alcune non lontane dalla base aerea di Roswell, come San Augustin e Corona, altre a siti più vicini alla cittadina. Erano rutti rapporti classificati, pertanto non ho potuto trattenerne o farne copia per uso personale dopo il congedo. Per la datazione, si davano indicazioni sul due, il tre e il quattro di Luglio.

In ogni caso, pur nell'intreccio di discussioni sulla sequenza dei fatti, un elemento essenziale coincide: qualcosa cadde nella piana desertica di Roswell, nelle immediate vicinanze di installazioni militari estremamente nevralgiche, come Alamogordo e White Sands, tanto da indurre l'Esercito a reagire rapidamente e convulsamente appena venne a conoscenza dell'incidente.

Indipendentemente dalle discrepanze rilevate nei resoconti, il file top secret su Roswell giunse nelle mie mani nel momento in cui, nel 1961, fui incaricato di dirigere l'Ufficio Tecnologie Straniere della R&D. Il mio capo, il Generale Trudeau mi chiese di utilizzare i programmi sugli armamenti dell'Esercito per far affluire le scoperte sulla "tecnologia Roswell" alle industrie appaltatoci nel campo della difesa.

Oggi sono d'uso comune i laser, i circuiti integrati, le reti a fibre ortiche, i dispositivi a fasci di particelle accelerate e il Kevlar dei giubbotti antiproiettile. Ma le loro matrici furono scoperte all'interno dello scafo alieno precipitato a Roswell e la loro esistenza era ampiamente documentata nei fascicoli giunti nel mio ufficio, quattordici anni dopo.

E questa è solo una parte della storia. Nelle concitate ore che seguirono il ritrovamento di Roswell, l'Esercito ragionò per esclusione e, in mancanza di informazioni alternative, concluse che il velivolo doveva essere extraterrestre.

Cosa ancora più grave, sia quell'oggetto, sia altri dischi volanti, avevano ripetutamente sorvolato e sorvegliato le nostre postazioni difensive e sembravano evidenziare tecnologie precedentemente riscontrate nei velivoli discoidali progettati dai Nazisti. Ciò indusse i militari a ritenere che le intenzioni dei dischi volanti fossero ostili, non escludendo che avessero già potuto interferire negli eventi del conflitto.

Non sapevamo quali fossero le intenzioni degli occupanti di quei velivoli, ma desumemmo, soprattutto dal modi in cui si intromettevano nella vita quotidiana degli umani e dalle mutilazioni di bestiame, che rappresentavano potenziali nemici. Il che implicava un nemico dotato di mezzi superiori ai nostri e di armi in grado di annientarci.

Nello stesso tempo, eravamo coinvolti nella Guerra Fredda contro i Sovietici e in Indocina, mentre agenti del KGB si infiltravano sistematicamente nelle nostre reti di intelligence. Ed eccoci invischiati fino al collo su un doppio fronte: contro i Comunisti che minacciavano i nostri alleati tentando di minare le nostre istituzioni e, per quanto incredibile possa sembrare, contro un pericolo extraterrestre ben più temibile dei Comunisti.

Riuscimmo a ritorcere la tecnologia aliena contro i legittimi proprietari, fornendola alle industrie americane per adattarla a progetti di difesa spaziale. Ci lavorammo su fino agli anni Ottanta, ma alla fine il risultato è arrivato attraverso l'impiego di una buona parte delle tecnologie nel programma SDI, l'Iniziativa di Difesa Strategica, le "Guerre Stellari" per ottenere la capacità di abbattere satelliti, neutralizzare i sistemi di puntamento elettronico di testate nucleari, mettere fuori uso navi spaziali nel caso costituissero una minaccia.

Abbiamo usato tecnologia aliena per realizzare: raggi laser, armi a fasci di particelle accelerate, aerei a prestazioni "Stealth". In definitiva, non solo abbiamo surclassato i Sovietici ponendo fine alla Guerra Fredda, ma abbiamo imposto una situazione di stallo a extraterrestri che, dopo tutto, si sono rivelati non troppo "invulnerabili".

Ciò che accadde dopo Roswell, il nostro usufruire delle tecnologie degli extraterrestri contro di loro e il modo in cui abbiamo vinto la Guerra Fredda, è una storia incredibile. Io stesso non riuscivo a capacitarmene. Ogni giorno il lavoro al Pentagono era di routine, sin quando iniziammo a concentrare una mole sufficiente di tecnologie aliene nei nostri programmi, allora la macchina si mise in moto e dalle industrie ci arrivarono applicazioni concrete.

All'inizio non fui pienamente conscio della portata dei risultati conseguiti dalla Divisione RScD quando il Generale Trudeau ne assunse il comando e la fece crescere da unità disorganica all'ombra dell' ARPA (Advanced Research Projects Agency) a struttura che avrebbe creato i missili militari teleguidati, i missili antimissile e il sistema anti-satellite a fasci di particelle accelerate. Solo molti anni dopo compresi che avevamo scritto una pagina di storia.

Di me, oltretutto, ho sempre pensato di essere solo un piccolo uomo di una piccola città della Pennsylvania, senza rendermi conto di quanto fosse importante quello che noi della R&D, la Divisione Ricerca e Sviluppo dell'Esercito, avevamo raggiunto, soprattutto con la tecnologia derivata dai rottami del Roswell crash.

Tutto è divenuto più chiaro trentacinque anni dopo il mio congedo dall'Esercito. Mi accingevo a raccogliere i miei ricordi per un libro che avrebbe dovuto essere completamente diverso da questo. Rileggendo i vecchi diari e riportando alla luce i memorandum che avevo redatto per il Generale Trudeau, finalmente ebbi piena coscienza di ciò che accadde nei giorni successivi all'incidente di Roswell: gli eventi probabilmente più fondamentali degli ultimi cinquanta anni.

Che ci si creda o meno, questo è il resoconto di ciò che avvenne nei giorni dopo Roswell e di come un piccolo gruppo di ufficiali dell'intelligence militare cambiò il corso della storia dell'umanità.
Devo dire che le credenziali di Philip Corso sono state ampiamente verificate e confermate.Voglio aggiungere che il colonnello Philip Corso,appena prima della sua morte,ha voluto fare un affidavit(se vuoi sapere cosa è un affidavit it.wikipedia.org/wiki/Affidavit ),dichiarando che tutto ciò che ha affermato è assolutamente la verità.
Mi chiedo chi e perchè può mettere in dubbio un simile giuramento fatto da persona che ben sapeva di aver ancora poco da vivere.

"Leggi non per contraddire e confutare, né per credere e dare per scontato, ma per soppesare e considerare."

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4 Anni 3 Mesi fa #39107 da orsoinpiedi
Intervista scioccante all’ex-esecutivo della Banca Mondiale: “Creature Non Umane Controllano il Mondo”

Quella che oggi vi mostriano è una intervista scioccante all’ex-esecutivo della Banca Mondiale che dichiara: “Creature Non Umane Controllano il Mondo”!! Che “una razza aliena (rettile?) controlla il mondo” è qualcosa che è stato discusso nei gruppi o circoli “cospirazionisti” da molto tempo. Tuttavia, che venga detto da una persona che ha lavorato in un’istituzione di grande importanza in quanto è la Banca Mondiale, è un’altra cosa.

Lei si chiama Karen Hudes, ha studiato giurisprudenza presso la Yale University and Economics presso l’Università di Amsterdam. Ha lavorato per l’Export Import Bank degli Stati Uniti tra il 1980 e il 1985. Ha anche lavorato per 20 anni per l’Ufficio Legale della Banca Mondiale tra il 1986 e il 2007.

In questa intervista, Karen Hudes rivela che lei è stato licenziata a causa dei suoi tentativi di denunciare la corruzione e la mafia che giace all’interno delle più alte cupole della Banca e l’economia globale.

Afferma che tutto è controllato da una strana entità che chiamano “Black Pope” (il Papa nero) e che questa entità non è umana. Dichiara che esiste un’altra specie su questo pianeta che non è umana e che ci governa prima dell’era glaciale. Queste entità non sono extraterrestri ma un’altra specie di esseri umani con un alto sviluppo tecnologico, con un alto coefficiente intellettuale e senza alcuna capacità creativa o emotiva. Per lei, questi esseri sarebbero stati in posizioni di potere per molto tempo. Per illustrare, ha parlato delle mitre che alcuni faraoni egiziani usavano per coprire le loro teste allungate e i misteriosi teschi peruviani.

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Citando uno studio svizzero del 2011 pubblicato sulla rivista “Plos One” sulla “rete di controllo aziendale globale”, Karen Hudes ha sottolineato che un piccolo gruppo di entità, principalmente quelle che si trovano all’interno delle istituzioni finanziarie e banche centrali, esercitano un’enorme influenza sull’economia internazionale . “Quello che sta realmente accadendo è che le risorse del mondo sono dominate da questo gruppo”, aggiungendo che i “corruttori di potere corrotti” sono riusciti a dominare anche i media. “Hanno il permesso di farlo”. I media, le TV e le radio, vengono controllate da questo gruppo che viene denominato Kabal-Illuminati. Sono come “rettili”, non hanno capacità creativa o emozioni. Tengono l’Umanità sotto scacco e il Pianeta Terra come una Prigione (Prison Planet).

Le parole di Hudes, che per molti potrebbero sembrare pazzesche, si uniscono anche a quelle dell’ex ministro della Difesa del Canada, Paul Hellyier, che in un congresso UFO tenutosi qualche tempo fa, ha affermato che ci sono alieni che lavorano nel governo degli Stati Uniti, ma non hanno nulla a che vedere con i veri “extraterrestri”. Il ricercatore e ufologo del CSETI Dr. Steven Greer ha spesso denunciato che le forze di potere occulto della Kabal-Illuminati, coloro che tengono sotto scacco il mondo intero, non sono Umani e combattono contro i veri extraterrestri delle Star Nations che al contrario vogliono aiutare gli Umani e la Terra nella sua fase di sviluppo con tecnologie Free Energy e sostenere la pace tra i popoli. Cosa ne pensate delle incredibili dichiarazioni di Karen Hudes? Lasciamo l’intervista completa divisa in due parti.





infine
Whistleblower della Banca Mondiale Karen Hudes Avvelenata


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