L’Italia perde la sua maggiore azienda, per decenni sorretta dallo Stato: a mangiarsi la Fiat è la Francia di Macron, con il gruppo Psa (Peugeot-Citroen-Opel) di cui il governo francese possiede il 13%. Il Cda di quello che diventerà il quarto produttore automobilistico al mondo, con 50 miliardi di dollari di fatturato, sarà guidato dall’attuale numero uno di Peugeot, Carlos Tavares, lasciando a John Elkann la presidenza del nuovo soggetto industriale. Clamorosa l’assenza totale della politica italiana: gli uomini del Conte-bis si limitano al ruolo di semplici spettatori, e tace anche l’opposizione. Silenzio generale, di fronte alla perdita definitiva del gruppo Fiat, fatto a pezzi nel corso degli anni. Stabilimenti delocalizzati in Polonia, Serbia, Turchia, Brasile, Argentina, India e Cina. E domiciliazioni “emigrate” in Gran Bretagna (sede legale), in Lussemburgo (fiscale) e negli Usa (borsistica). E ora, addio anche alla proprietà italiana del marchio, nonostante l’oceano di soldi – agevolazioni sugli stabilimenti, cassa integrazione – versati dai contribuenti italiani per tenere in piedi l’industria torinese. «Al silenzio della politica seguirà quello di giornali e televisioni», avverte il saggista Gigi Moncalvo: «Nessuno oserà contestare l’accordo, visto che il gruppo Fiat spende enormi quantità di denaro, in termini pubblicitari, sui media italiani».
Autore di scomodi libri sul potere della maggiore dinastia industriale italiana (“Agnelli segreti”, “I lupi e gli agnelli”), intervenendo nella trasmissione web-radio “Forme d’Onda”, Moncalvo sottolinea lo squallore della situazione italiana, di fronte allo “scippo” francese propiziato da «rabbini e grembiulini vicini a John Elkann». Moncalvo, che ha seguito da vicino anche l’ingloriosa saga dell’eredità di Gianni Agnelli, ha scoperto che il grosso del denaro di famiglia è tuttora custodito all’estero, in un caveau all’aeroporto di Ginevra, fuori dalla portata del fisco italiano. Sempre Moncalvo racconta che la Fiat, “scomunicata” dagli Usa nel 1945 per gli enormi benefici ottenuti dalle commesse belliche del regime fascista, fu improvvisamente riabilitata (e inserita nel Piano Marshall) grazie ai buoni uffici di Pamela Harriman, nuora di Churchill e buona amica dell’allora giovane Avvocato. A partire proprio dal dopoguerra, però – sostiene Moncalvo – il vero timone della Fiat passò nelle mani di Wall Street. Morto il problematico Edoardo Agnelli, che aveva annunciato la sua intenzione di avere voce in capitolo nel destino della Fiat, il gruppo torinese è stato affidato al ramo familiare Elkann.
Scomparso Gianni Agnelli, i suoi storici collaboratori – Gianluigi Gabetti e Franzo Grande Stevens – hanno fatto in modo, d’intesa con la vedova dell’Avvocato, che tutto il potere finisse nelle mani dell’allora giovanissimo John Elkann. Due anni dopo, la finanza Usa ha “spedito” a Torino il super-manager bancario Sergio Marchionne, che ha finto di rilanciare gli stabilimenti italiani per poi invece siglare l’accordo con Chrysler e trasferire il cuore del gruppo a Detroit, con il varo del marchio Fca. E oggi, appena un anno dopo la prematura morte di Marchionne, il gruppo formalmente rappresentato da John Elkann sembra voler “sbaraccare” quel che resta della Fiat in Italia, cedendo il controllo dell’ex impero al paese che più sta danneggiando l’Italia, sul piano industriale: la Francia. Secondo gli analisti, segnala il “Fatto Quotidiano”, la volontà francese di restare alla guida del nuovo gruppo sarebbe evidente anche dai numeri dell’operazione. Il gruppo Psa riconosce ai soci Fca un premio da 6,7 miliardi rispetto alle quotazioni di Borsa antecedenti l’inizio delle indiscrezioni sulle nozze. Senza contare che la cifra in questione sarebbe anche al netto del dividendo straordinario di Fca – 5,5 miliardi, di cui di cui 1,6 destinati ad Exor, la cassaforte degli Agnelli – e delle quote di Faurecia e Comau che verranno distribuite ai soci.
«Psa sta sostanzialmente comprando Fca», ha spiegato senza mezzi termini la società di consulenza Equita, secondo cui i francesi hanno pagato «un buon premio» agli Elkann e si sono assicurati la “maggioranza” per il controllo del nuovo gruppo. Come ha spiegato a “Bloomberg” Philippe Houchois, analista di “Jefferies”, «Psa sta pagando un premio del 32% per assumere il controllo di Fca». Sottraendo dal gruppo italo-americano i 5,5 miliardi del dividendo straordinario e il valore della quota di Comau (circa 250 milioni di euro), e da quello francese il valore della quota in Faurecia (2,7 miliardi), si arriva a una “capitalizzazione di mercato teorica” di “20 miliardi” per Peugeot e di “13,25 miliardi” per Fca. Sulla base di questi valori e “senza un premio”, agli azionisti di Peugeot sarebbe spettato il 60,15% del nuovo gruppo e a quelli di Fca il 39,85%, anziché il 50% a testa negoziato. Insomma, i conti della “fusione alla pari” non tornano, scrive Fiorina Capozzi sul “Fatto”. Del resto, aggiunge, «a Torino era noto da tempo che gli Elkann avessero intenzione di ridimensionare il peso dell’auto nel patrimonio di famiglia».
Non è un mistero neppure che Fca fosse alla ricerca di un partner strategico, come testimonia il tentato “blitz” su Renault, sventato nei mesi scorsi dall’intervento di Macron. Lo Stato francese, socio di Renault, è anche azionista di Psa: segno che «in questo caso, ha fatto bene i suoi conti», chiosa Capozzi. Da parte sua, Moncalvo si domanda che fine faranno, ora, gli operai degli stabilimenti di Cassino, Melfi e Pomigliano d’Arco. Negli ultimi anni la Fiat ha chiuso Termini Imerese e Rivalta, senza contare l’Alfa Romeo di Arese. Nella storica fabbrica torinese di Mirafiori ormai si produce solo il Suv della Maserati, mentre a Cassino si assemblano le Alfa (Giulia, Giulietta e Stelvio), a Melfi la 500 X e la Jeep Renegade, a Pomigliano la Panda. La Cinquecento è prodotta in Polonia, le grandi Jeep in Brasile e in India, la Tipo in Turchia. Il gruppo oggi avrebbe 130.000 dipendenti, in 119 stabilimenti distribuiti nel mondo. Drammatico, negli ultimi anni, il crollo dei livelli occupazionali italiani. Negli anni Sessanta, Mirafiori dava lavoro a 65.000 operai. Oggi, le poche migliaia di addetti rimasti si limitano all’unica linea attiva, quella della Maserati Levante. Residuo futuro per l’ex Fiat? La famiglia Elkann sembra volersene lavare le mani. D’ora in poi a dettare legge saranno i francesi. E addio al made in Italy nel settore auto, simbolo per mezzo secolo della capacità industriale italiana in Europa.
Fonte libreidee
Qualsiasi altra impresa/azienda avrebbe chiesto molti più contributi per restare in quelle zone... dove l'assenteismo ed i sabotaggi erano ai massimi livelli.
L'unica speranza per l'Italia è che i sindacalisti della CGIL - in un sussulto di dignità- .. decidano di scomparire come Diliberto.
L'INPS ha garantito loro pensioni che tutti gli altri si sognano ( Intervista dell' ex presidente Boeri ) Si godano la pensione da privilegiati ma almeno si potrà sperare in una ricostruzione morale civile ed industriale del paese..
E' dal 94 che svendiamo, evidentemente se c'è ancora altro eravamo veramente messi bene.
Com'è possibile accettare che nostri politici ricevano la Legion d'onore, per aver favorito gli interessi francesi?
#7 TdC Ghost
Già fatto, da anni. Confermo, son fatte bene!
Semplice, mentre stiamo scrivendo Di Maio è all'estero a nostre spese a parlare di Made in Italy.
L'unica speranza è che gli altri non capiscano cosa dice!
In Pegeuot i cinesi hanno una quota pari allo Stato francese.
Vediamo se Trump dice qualcosa o se lascia correre.
In pratica FCA faceva utili in Usa e perdite in Europa.
Per gli Agnelli non è una svendita, anzi probabilmente è un buon affare.
Per l'Italia è la continuazione del declino del suo potere, per francesi e cinesi è la continuazione della crescita del loro potere geopolitico
m.ilgiornale.it/.../...
L'Italia con i giudici cresciuti nelle case del popolo e la CGIL che tira le fila più importanti ( pensiamo che l'INPS ha quasi tutto il vertice proveniente dalla CGIL ) non attira certamente investitore esteri.
Sono pochi gli stranieri che osano iniziare qualche attività in Italia.. al massimo mirano a controllare qualcosa che già esisteva..
Ogni volta che Landini appare in TV i già scarsi investimenti stranieri in Italia si riducono di 100 milioni di euro..
E bello leggerti mi viene in mente l'infanzia. E' come ascoltare Liù degli Alunni del Sole o Montagne Verdi di Marcella. Purtroppo il tempo è passato e anche se gli argomenti sono in parte (solo in parte) condivisibili soffrono di 30 anni di aggiornamenti. I privati che hanno preso le aziende Statali hanno TUTTI fatto peggio, chiuso, rovinato marchi e lasciato a casa la gente. Ma ripeto, senza aggiornamenti è come installare Photoshop in Windows 95.
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Quando si estingueranno per ragioni anagrafiche i somari che hanno passato le giornate nelle case del popolo emiliane e toscane.. si potrà sperare di poter riuscire a migliorare il paese.
Ancora oggi, grazie alla C.GI.IL ( i giudici del lavoro con la C.GI.IL sono pappa e ciccia ),.. non si possono prendere a pedate sul culo i fannulloni assenteisti e sabotatori... e lo dico da ex-tecnico che ha lavorato anche in Siemens..
lingua fuori davanti, braghe e mutande abbassate dietro, e Vaticano dentro.
Poi abbiamo la Ducati venduta all'Audi, la Cagiva ai giapponesi, praticamente resta solo la Piaggio con Aprilia e Gilera, oltre alla MV Augusta che prima fu venduta ai gringos e poi ripresa.
Se potessero vendere anche la pizza, gli spaghetti ed il mandolino, lo farebbero di corsa.
Purtroppo la Ferrari é al 90% del grupo FIAT, 5% degli arabi e 5% di Piero Ferrari.
FCA non ha quote di Ferrari.
Ferrari appartiene per il 23% agli Agnelli, per il 10% a Piero Ferrari ed il resto a piccoli azionisti.
Tra l'altro oggi Ferrari viene valutata dal mercato molto più di FCA. Circa 38 miliardi di euro.
motori.fanpage.it/.../
Non entra quindi nella fusione PSA-FCA
Su Wikimerdia dice che la Ferrari si é separata dal grupo FCA nel 2016, al link sotto dicono che le azioni Ferrari sono state distribuite fra gli azionisti FCA, non capendoci nulla di queste cose ti do ragione sulla fiducia e spero davvero sia come dici:
www.fcagroup.com/.../ferrari_separation.aspx
Puoi leggere il link che ho messo sopra
Ho letto ma le % riportate nell'articolo non raggiungono il 50% quindi di chi é la maggioranza non l'ho capito.
In genere per le società quotate basta un 30% per averne il controllo, in quanto i piccoli azionisti non vanno in assemblea a votare.
E poi ci sono i diritti di voto che sono superiori alla partecipazione azionaria.
Insomma Ferrari è controllata dagli Agnelli tramite la loro holding Exor con la collaborazione di Piero Ferrari.
Se leggi, insieme hanno il 48.8% dei diritti di voto per cui dovresti comprare tutte le azioni sul mercato per comandare in Ferrari, sempre che gli Agnelli non acquistino altre azioni perché fiutano la tua avanzata.
Se hai un 25-30 miliardi di euro, puoi provarci. A me sembra carissima, però è un gioiello
Si. per fortuna hai ragione, ho trovato questo:
Dal 2016 la società è quotata in borsa: è una società di diritto olandese. La proprietà è in mano a Piero Ferrari, unico figlio ancora in vita del fondatore Enzo Ferrari, che ne detiene il 10%. Poi c’è un 22,9% di proprietà di Exor, la finanziaria “cassaforte” della famiglia Agnelli e di Fiat. Il restante 66,5% è in altre mani ma Exor e Piero Ferrari, grazie ad un patto parasociale, possono comunque controllare la maggioranza relativa dei voti in assemblea (48,31%).
Gli altri azionisti sono fondi istituzionali come Baille Gifford & C. (7,85%), Price Associates (4,98%), Ako capital (2,25%) Vanguard group (1,77%) e molti altri comprese banche d’affari (Morgan Stanley, Deutsche Bank). Si aggiungono i fondi comuni di investimento come Vanguarda (2,55%), Pice (1,83%) ecc. Insomma una compagine variegata che ha un nucleo forte in Italia con Exor e Piero Ferrari e una costellazione di investitori globali.
Fanno campagna elettorale mettendo in evidenza il problema del debito pubblico e grazie a questa scusa ignobile svendono qualsiasi cosa...
Poi quando non avremo più niente in mano diranno che siamo insolventi è faremo la fine della Grecia...
È un Po che attuano sto gioco e funziona...almeno dal 1979.
La vera politica si fa a questo livello e noi siamo completamente asserviti.
Sono già in pole position
Streaming 2 regolare (78 utenti).
L'1 male, stile Dazn degli inizi. Si blocca continuamente. Ogni volta che passavo dal 2 all'1 per i primi secondi l'audio è distorto, lontano e metallico.
Il 2 è passato da una decina di spettatori all'inizio fino a quasi 120 alla fine
Uso prevalentemente Skipe per parlare con i miei nipotini in Germania anche sul mio telefono, la linea del 4G è abbastanza stabile.
6 a peugeot (compreso l'amministratore delegato),
5 a fiat
secondo voi chi comanda??
ma oggi non è lunedì 4 novembre??
I sempre meno operai ancora sfruttati in Italia erano solo ostaggi per ottenere il cash.
Che ci pensino i francesi ad "aiutarli" e coi soldi che lo Stato risparmierà potrà aiutare altre persone.
Alla fine conta il bilancio tra quanto spende lo Stato in "aiuti" e quanto percepiscono gli operai come introito.
Vedrete che ci converrà.
Tanto la fiat era un'azienda italiana solo di facciata e delle facciate non ce ne facciamo niente.
Altri hanno avuto lo stesso trattamento per cercare di mettersi di traverso al destino di colonia, qualcuno in questa discussione li ha anche nominati.
Quello che e' stato fatto in questi ultimi 40 anni e' stato trasformare politici-economisti-giornalisti-industriali-faccendieri in una generazione di collaborazionisti/mezzadri che fara' epoca,il franza o spagna basta che se magna elevato all'ennesima potenza,tutto il resto e' solo fumo,una cortina fumogena maledettamente tossica.
Dipinsi l'anima su tela anonima
Ma ti rendi conto di cosa significa gestire il personale in un clima ostile alle imprese in posto dove conta solo la furbizia da 4 soldi ?
Assenteismo ai massimi livelli.. sabotaggi e produttività ( lo so per certo.. da ex-tecnico trasfertista - siemens- ho visto con i miei occhi lanciare trucioli di metallo finissimi o bicchierate di acqua sui quadri elettrici degli impianti ) ai minimi termini.
Solo pagando si poteva convincere il privato ad investire a Napoli e Sicilia.
E la Fiat è stata l'azienda meno esosa di tutte tra quelle contattate dai nostri vecchi politici in ostaggio del PCI.
Ora gli eredi sono camuffati nel PD e nel M5S del miliardario GRILLO ..
Con quale coraggio un partito dei lavoratori e di sinistra arruola un ricchissimo manager come CALENDA ?.. e lui per qualche comparsata in TV accetta anche l'invito ?... ma che si godesse i milioni guadagnati in Ferrari e tornasse a parlare di auto di lusso di tempo e cavalli con Montezemolo..
Nessun azienda automobilistica giapponese ha investito o investirà in maniera significativa in Italia.
Certamente ci saranno altri investitori esteri ( 4 gatti) che valuteranno delle proposte.. solo quelle molto convenienti.. per poter rischiare il loro capitale in un paese in ostaggio della C.GI.IL e dei giudici ( del lavoro soprattutto )..
In nessun paese civile ci sarebbero voluti 10 anni, a suon di sentenze alternanti, per poter licenziare i dipendenti che auguravano la morte al titolare facendo spettacolo davanti alla fabbrica o forse anche dentro in sala mensa.
La situazione e la tendenza era già chiara nel 2013 per chi VOLEVA vedere e non si faceva manipolare dagli onesti traditori di cui sopra accontentandosi delle loro soluzioni facili quanto fallaci:
goofynomics.blogspot.com/2013/09/smoke-sales.html
Dal 1946 al 1996 sono passati 50 anni.. in questi 50 anni.. due generazioni di dipendenti pubblici, circa 10.000.000 di persone, hanno lavorato mediamente 25 anni per il diritto alla pensione..cioè 10 in meno.. ( e 10 anni regalati di vita ) dei lavoratori "privati".. che dovevano lavorare 35 anni.
Pensione media dipendente pubblico circa 1.500 € ( a Roma e provincia la pensione media netta del dipendente pubblico supera i 2.500 € )
10.000.000 X 10 anni x 1.500 x 13 mesi = 1.950 miliardi di euro andati nelle tasche privilegiate dei dipendenti pubblici..
Contestare questi dati è impossibile..
10 anni di anticipo per la pensione sono un lasso di tempo quasi "eterno" quando si superano i 60 anni..
www.youtube.com/watch?v=QMNp6_9Ac7s
Non sono d'accordo. C'è un altro tipo di azienda automobilistica, ovvero quella di lusso, dove il lavoratore italiano ha senso anche se costa di più del cinese,
perché fornisce una qualità maggiore.
E sono aziende che nel loro piccolo funzionano anche senza farsi pagare. Io i soldi li avrei investiti per creare dei poli di produzione di qualità, invece di foraggiare dei casermoni pieni di schiavi e sindacalisti.
(grazie a chi vorrà rilanciare il messaggio su facebook)
Impressionante
youtu.be/-wm7ESYJ3XI
Perché la green economy?
Perché tutti sono stufi di importare petrolio dall'estero e l'indipendenza energetica ha un valore sia economico che strategico.
Dell'ambiente non gliene frega un cazzo a nessuno e dubito che questa green economy sia ecosostenibile.
Quando vedremo le discariche di batterie per auto elettriche ne riparliamo
Infatti non puoi più comprare un auto in contanti. Devi per forza fare un minimo di finanziamento.
Non sarà un caso che ogni casa automobilistica ha la sua finanziaria collegata.
Lo streaming è adato bene.
Da quel partito, tenuto in piedi anche dai finto partigiani delle colline tosco-emiliane -...sono scaturite le anomali del sistema Italia.. cioè l'ostilità alle imprese... il vizio dello statalismo.. e l'ammirazione per il sistema sovietico ( se penso che i Cossutta e gli Ingrao i Napolitani hanno guadagnato milioni e milioni di euro da politici del partito comunista )
In Emilia Toscana e Umbria era ben diffuso il vizio di dare aumenti consistenti alle ultime buste paga dei dipendenti nelle cooperative per gonfiare la futura pensione.. Era ben oliato il sistema..... CI-GI-IL e PCI avevano le mani sopra l'INPS.
Motivo in più per non averne nostalgia.
Il problema è il polo produttivo di lusso che dovremmo avere al posto di questi prenditori e che invece manca.
Con le auto di lusso puoi ancora fare un certo utile, quindi la voglia di produrre ci sarebbe ancora.
Per il resto prevedo che arriveremo ad un unico gruppo produttivo che produrrà un modulo base per ogni fascia: la berlinetta, il SUV, il camioncino, ecc.
Ogni marchio comprerà il modulo base, ci farà il suo restyling e se lo rivenderà facendo leva sugli optional e sul marketing.
Un po' quello che succede oggi all'interno dei grandi gruppi, ma che IMHO verrà esteso a tutti.
A meno che non rimanga un unico marchio, che è una soluzione sostanzialmente equivalente.
Oddio, nostalgia dell'Alfa, Lancia e Maserati VERE e' bene averla. Ma ad ogi sono aziende morte e possono anche scomprarire con quei Suv e tombinate varie. FCA voleva omologoare marchi iconici e pieni di storia con la produzione generalista, e questo solo per risparmiare su ogni centesimo. In fondo sono sempre dei pezzenti 6iudei.
Anche Ferrari e' ormai solo marketing. Avra' certo successo per via dei "nuovi ricchi" di altri continenti, ma tutta questa immagine potrebbe avere anche ricadute sul marchio e far abbandonare molti clienti affezionati e storici (gia' succede).
Dici bene dei Suv e sulla standardizazzione della produzione. E' un processo gia' avviato. Ci sono pero' ancora delle nicchie e mi buttero' su quelle.
Fca esiste ancora grazie a Marchionne, uno che all'inizio non mi piaceva, ma poi ho dovuto ammettere
essere stato un grande genio della polita industriale.
Non a caso come "liquidazione" si era lasciato la presidenza della Ferrari, l'unica che sopravviverà come marchio indipendente.
Auto in Italia se ne produrranno sempre, almeno fino a quando ci saranno automobili in circolazione,
forse qualche marchio glorioso verrà utilizzato, per fare marketing, ma la proprietà di questi poli produttivi
non sarà certo italiana. D'altronde gli inglesi, molto più furbi di noi, hanno venduto tutti i loro gloriosi marchi
ai migliori offerenti già da almeno venti o trenta anni.
Mia moglie ha appena comprato una Mini, inglesissima auto, peccato che sia una Bmw camuffata.
Psa e Fca utilizzeranno tutte le sinergie possibili, magari acquisiranno qualche marchio Coreano,
alla fine resteranno quattro o cinque gruppi a produrre auto, non se ne esce.
Attendo con curiosità la fusione tra Mercedes e Bmw.
Ormai non si tratta più di risparmiare, ma di sopravvivere.
Guarda il gruppo wolksvagen dove con le solite componenti alimentano seat wolksvagen audi skoda.
Più porsche e lamborghini che utilizzano sinergie e tecnologie comuni al marchio.
Mini e range rover sono praticamente delle bmw.
Le Mercedes di bassa gamma montano motori renault.
La smart e la twingo sono praticamente la stessa macchina.
Casomai l'errore è stato quello di trascinare al ribasso le qualità che avevano marchi come lancia e alfa.
L'alfa ai tempi, avrebbe potuto diventare di proprietà della ford, che aveva fatto un offerta al governo per rilevarla,ma preferirono regalarla al gobbo agnelli.
Infatti il guadagno vero lo fanno con il finanziamento.
Sfruttano il fatto che molti non hanno abbastanza soldi per un auto, e te la "imprestano" a rate.
Dopo tre anni se vuoi la riscatti, ma a meno di qualche vincita al totocalcio, quasi nessuno ha abbastanza denari per farlo,
cosi' si ricomincia da capo.
L'auto la rimettono nel mercato dell'usato, rientrando alla grande dell'investimento.