UCRAINA: I CONTI NON TORNANO
di Stefano Serafini
Ormai anche gli osservatori più sprovveduti cominciano a rendersi conto, se non degli interessi geopolitici in gioco, almeno della "straordinaria" organizzazione della presunta opposizione di piazza di un paese povero: da giorni cibo gratis per decine di migliaia di persone, tende, magliette sciarpe e cappellini, megaschermi, impianti da concerto, ecc. Chi paga?
Ai tempi della guerra alla Yugoslavia la Albright poté permettersi di enunciare il principio secondo il quale le elezioni democratiche potevano essere calpestate, ... ... se non esprimevano adesione alle idee dei bombardatori. Si riferiva all'Austria, rea di rifiutare la partecipazione all'aggressione Nato (la scusa era l'elezione del "terribile" sig. Heider).
Anche allora un sistema di PR assai influente prestò il fianco al pericoloso giochetto, pasturando opportunamente le agenzie di stampa mondiali: ed avemmo proteste di piazza, articoli sdegnati e feroci battibecchi sul presunto nazismo di un capo di governo legittimamente eletto da una nazione civile, mentre "i buoni democratici" con la patente si preparavano invece a sganciare bombe all'uranio impoverito su Belgrado e dintorni.
Allora l'esito fu una tremenda spaccatura e una iniezione massiccia di caos nel cuore d'Europa, migliaia di morti, distruzioni dirette e indirette senza fine.
Tutto dà da pensare che anche questa volta il copione seguirà la medesima regia per il medesimo fine, e i soliti imbecilli spettatori europei applaudiranno senza capire cosa gli sta cadendo sulla testa.
Stefano Serafini
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