di Ashoka
Dopo lo scandalo delle obbligazioni Cirio e Parmalat e dopo la truffa dei bond argentini, le banche italiane, in testa Unicredit, sono di nuovo protagoniste in negativo, questa volta per la truffa dei cosiddetti “strumenti derivati”
Ma cosa sono questi strumenti derivati?
Il termine “derivato” va a coprire una vastissima tipologia di contratti i quali hanno però tutti una caratteristica in comune: derivano il loro valore di mercato da quello di un altro bene (azioni, indici tassi di interesse, valute), che viene chiamato sottostante.
Un esempio di derivato è l’opzione put: è un contratto che, per una modica cifra, vi permette di fissare oggi il prezzo a cui potete vendere un’azione nel prossimo futuro.
Esempio: Oggi il prezzo delle azioni Fiat è di 10 euro ma temiamo che nei prossimi tre mesi possa scendere e vogliamo tutelarci in qualche modo. Acquistiamo allora per 50 centesimi una opzione put che ci permetterà, nei prossimi tre mesi, di vendere l’azione Fiat al prezzo che ha oggi, indipendentemente dalla sua quotazione di mercato.
Ovviamente, se il prezzo sale, non eserciteremo l’opzione ma questa ci consente di limitare le perdite, fungendo quindi da assicurazione, nel caso in cui invece il prezzo del titolo scenda. (*).
La parola chiave è assicurazione: questi contratti sono infatti stati pensati ... ... proprio per offrire una qualche protezione contro la volatilità e l’incertezza dei mercati.
Nelle mani di spregiudicati speculatori possono però diventare dei formidabili mezzi per far soldi.
Immaginiamo di essere a conoscenza di un evento che, il giorno seguente, farà crollare i mercati finanziari ed andrà a colpire alcune società in modo particolare. Come possiamo sfruttare questa informazione per fare quanti più soldi possibile, speculando sul disastro imminente?
Una possibile strategia è di giocare al ribasso e vendere allo scoperto azioni della società che verrà colpita, con l’intenzione di ricomprarla dopo il crollo dei mercati ad un prezzo ridotto. Se ad esempio oggi il prezzo è 100 e tra una settimana crollerà ad 80 il nostro guadagno netto sarà di 20 dollari.
In questa maniera però, non solo ci esponiamo per 100 dollari con l’obiettivo di guadagnarne 20 ma stiamo praticamente strillando a tutto il mondo che il prezzo di quell’azione scenderà!
Si può fare di meglio! Ed entrano in gioco i derivati.
Se infatti un’opzione put, del tipo descritto in precedenza, costa 5 dollari, possiamo acquistarne venti, esponendoci per 100 dollari, ed esercitarle dopo il crollo dei mercati, realizzando un guadagno netto di ben 300 dollari! (**)
Nelle mani dello spregiudicato (e bene informato!) speculatore ecco che il contratto derivato si è trasformato in una formidabile leva per muovere grandi capitali investendo (relativamente) pochi soldi.
Ovviamente bisogna avere la conoscenza di cui parlavo prima o essere molto fortunati (quale delle due?)
Gli eventi catalizzanti di questo tipo, però, capitano poche volte nella vita mentre le banche d’affari sono sempre alla ricerca di facili guadagni. Come realizzarli?
Con un altro tipo di contratto derivato: lo swap.
Se ne era già occupata la trasmissione Report il 14 Ottobre 2007 e questa era l’introduzione al problema che aveva fatto Milena Gabanelli:
“I derivati o swap si chiamano così perché derivano il loro valore da variabili esterne. Sono operazioni che di solito si costruiscono su un debito. Sul debito si pagano gli interessi, che possono aumentare a seconda di come vanno i mercati. E allora la banca di solito ti propone una assicurazione. Prospettata così nessuno dice di no. E infatti li hanno piazzati un po’ a tutti, dalla grande Regione al piccolo Comune di montagna, dal policlinico al salumificio, all’istituto delle suore. Solo che spesso quest’assicurazione invece che tutelarti dai rischi spesso te ne rifila degli altri. E tu non lo capisci, perché sono contratti così complessi che addirittura l’ex ministro delle finanze Siniscalco ha detto: “ Io stesso ho difficoltà a leggerli e a capirli”.
Allora figuriamo ci il funzionario di un piccolo comune, o un carrozziere.”
Gli imprenditori ci capiscono poco ma sono indebitati e quindi si devono fidare (dopotutto sono un’assicurazione nel caso in cui i tassi di interesse salgano). C’è poi il rischio che, se oggi dicono di no all’investimento proposto dalla banca, domani un’eventuale richiesta di finanziamento sia accolta da un secco rifiuto.
Il seguito, beh…. ricordate il film Rounders?
Indovinate chi sono i polli e chi gli squali.
La legge, in teoria, tutela i primi.
Le banche, infatti, potrebbero piazzare questi contratti solo ad “operatori qualificati” (pena la nullità degli stessi) ma aggirano questa limitazione facendo firmare una dichiarazione scritta in cui il malcapitato di turno certifica di essere un esperto di finanza.
E’ ovvio che vi siano pressioni e che difficilmente un imprenditore (ma lo stesso vale anche per un assessore o un consigliere regionale) possa essere considerato un “operatore qualificato”, ma come dimostrare la truffa? La magistratura considera questi contratti nulli, oppure no?
Le interpretazioni sono contraddittorie:
Tribunale di Torino – 29 Settembre 2007
Tribunale di Vicenza – 6 Ottobre 2007
La prova della truffa, però, è stata fornita da un industriale che, a causa dei contratti derivati, si è trovato a dover chiudere la sua azienda e licenziare 430 operai.
Francesco Saverio Parisi, questo il nome dell’imprenditore, ha visto la sua azienda morire, strangolata dai debiti generati dai contratti derivati, ed ha deciso così di filmare di nascosto i suoi incontri con i funzionari di Unicredit per incastrarli.
Questo è il video tratto dall’inchiesta dell’Espresso.
Per la conclusione lasciamo parlare Unicredit Banca:
UniCredit Banca ha inaugurato un nuovo modo di fare banca con prodotti innovativi, consulenti professionali, strumenti informativi chiari, semplici e completi. Qualità, trasparenza, innovazione e specializzazione sono la base sulla quale ogni giorno vogliamo fondare la relazione con i nostri clienti, per serenità, fiducia e soddisfazione di tutti. Fatti concreti, su cui puoi contare. Questo è il nostro modo di fare banca.Benvenuto in UniCredit Banca.
Ashoka
(*) Ipotizziamo che l’opzione put vi permetta di vendere Fiat a 10 euro e dopo una settimana il prezzo delle azioni della casa automobilistica siano scese a 7 euro. Esercitando l’opzione potete vendere l’azione a 10 euro e ricomprarla a 7, recuperando i 3 euro che aveva perso.
(**)Compreremo l’azione ad 80 per poi esercitare l’opzione e venderla a 100. Ogni opzione ci consente quindi di guadagnare 15 dollari (20 meno i 5 che abbiamo sborsato in partenza)
Per approfondimenti sugli Swap qui e qui, per le Opzioni qui.
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