di Nicoletta Forcheri
Dopo averla fintamente scampata alle trivellazioni in Val di Noto - l'incubo non è finito nonostante il Corriere abbia ipocritamente tirato un sospiro di sollievo in seguito alla lettera di Camilleri - stiamo subendo una vera e propria occupazione delle multinazionali straniere degli idrocarburi. E' così che sono stati concessi, ad esempio, il 26 aprile scorso, tre permessi dalla Regione Toscana, a firma di Fabio Zita, per effettuare esplorazioni e trivellazioni in tre aree del Sud della Toscana a una società la Heritage Petroleum. Quest'ultima è una società fantasma, in quanto non esiste più da febbraio scorso, quando è stata fagocitata da una società australiana che, guarda caso, ha anche cambiato nome per l'occorrenza: la European Gas Limited o EGL, ex Kimberley Oil. Uffici in Australia e a Parigi anche se sul sito c'è scritto Nizza, mentre la fu Heritage Petroleum aveva sede in Australia e a Monaco, presso un fondo d'investimento….
Non è stato facile risalire ai veri destinatari dei permessi, perché apparentemente sono società che amano la segretezza, e niente compare sugli eventuali dipendenti: si parla di queste società solo nei siti specializzati in Borsa e solo quattro nomi figurano, quelli degli amministratori/azionisti, oltre a vari fondi come quello della Citicorp o della Merril Lynch (www.europeangas.com.au).
Dal bollettino ufficiale della regione Toscana n.23 si legge che i permessi riguardano:
1. il permesso "Cinigiano" (564km2):
Arcidosso, Roccalbenga, Castel del Piano, Civitella-Paganico, Roccastrada e Cinigiano in provincia di Grosseto, nonché
Buonconvento, Murlo, Monticiano, San Giovanni d'Asso e Montalcino, ... ... in provincia di Siena (478km2).
2. il permesso "Siena", riguarda invece nientemeno che parte del
Chianti, Monteriggione e SAN GIMIGNANO: Poggibonsi, Castellina in Chianti, Colle Val d'Elsa, Castelnuovo Berardenga, Asciano, Murlo, Monteroni d'Arbia, Monteriggioni, Sovicille e Siena, poi Barberino Val d'Elsa nella Provincia di Firenze.
3. Il terzo permesso, riguarda un'area di 511 km2 e comprende per intero o in parte i territori comunali di
Volterra, Pomarance, Montecatini, Val di Cecina e Castelnuovo Val di Cecina nella provincia di Pisa, Casole d'Elsa, Radicandoli e Chiusino nella provincia di Siena, tutti paesaggi noti nel mondo intero e che fanno vivere migliaia di microrealtà di agriturismi e indotto.
I tre permessi sommano un'area complessiva di ben 1553 km2, di cui molti classificati patrimonio dell'Umanità dall'Unesco.
Sembra quasi di vivere in un film western, nel quale però gli indiani, quelli che rischiano di finire in una riserva, siamo noi.
I permessi riguardano la ricerca di idrocarburi gassosi il cui gas è "associato a orizzonti mineralizzati a carbone". Pertanto comporterà trivellazioni e scavi di miniere.
Da rilevare quindi:
1. I permessi di esplorazione vengono rilasciati senza bisogno di VIA, per una durata di sei anni, e prevedono che al termine di tre anni si possano già iniziare le trivellazioni, subordinatamente al VIA.
2. I permessi vengono rilasciati su un territorio di oltre 1500 km2 che rappresenta uno dei più bei territori d'Italia e del mondo, fonte di sostentamento per tante famiglie e cittadini locali che vivono di agriturismo e agricoltura nonché indotto.
3. I permessi sono stati decretati da un direttore della Regione, tale Fabio Zita. Quando ho chiamato la regione due giorni fa nessuno ne sapeva niente, neanche la segreteria della presidenza: come è possibile che un semplice dirigente regionale possa rilasciare permessi così importanti, che riguardano il sottosuolo, demanio dello Stato, senza dovere passare da governo e parlamento?
4. E' possibile che vengano accordati permessi così importanti a società inesistenti, come la Petroleum, fagocitata da altre società, di cui come minimo sarebbero da verificare le credenziali?
Nel nostro paese sono già massicciamente presenti anche la Northern Petroleum, società inglese controllata da vari fondi e banche internazionali tra cui la Barclays e altre con la quale la European Gas Limited o EGL stava per effettuare delle joint venture, ma non si capisce se siano andate in porto. (cfr. http://northpet.com/operations/italy/zoom-ops-italy.html). . La Toscana dunque non è l'unica regione sotto tiro da questi cacciatori di idrocarburi, a tal punto che è stata recentemente creata dalla Northern Petroleum una società che si occupa appositamente unicamente dello stivale, e infatti ha lo stivale sulla prima pagina web, con il nostro tricolore: ATI Oil Plc (www.ati-oil.com ; http://www.ati-oil.com/operations/licences_maps.html) Naturalmente di italiano non ha niente: ma essa ha creato una ragnatela di giacimenti e di condotti in tutta Italia dal Po all'Adriatico alla Sicilia, passando dal Lazio e la Calabria. Spulciando un pò i documenti pertinenti di queste multinazionali massicciamente presenti, si scopre che la burocrazia del nostro paese è tutt'altro che fiscale con loro, e si dimostra disponibile e molto generosa, al di là di qualsiasi loro aspettativa, e con nostro grande sgomento. Sembra che il Belpaese sia stato preso da un attacco di masochismo/suicida se si leggono le condizioni.
E infatti, molto accogliente verso questi cd "investimenti esteri" che come minimo deturpano il paesaggio e che sicuramente non arricchiscono il cittadino, siamo diventati una sorta di paese di Bengodi per le angloamericane in quanto si legge testualmente sul sito della Petroleum: "Perché siamo in Italia? La Compagnia considera che in Italia vi sia il potenziale per scoprire giacimenti petroliferi dai 50 ai 500 milioni di barili e giacimenti di gas fino a 1 o più ctf. L'Italia è il terzo maggiore produttore di gas e petrolio in Europa, dopo il Regno Unito e la Norvegia e offre il vantaggio di
avere una banca dati accessibile.
Esistono cinque giacimenti di idrocarburi attivi di cui la Val Padana e il Mare adriatico con infrastrutture ben sviluppate. Altrove i maggiori giacimenti sono situati in Sicilia, sull'isola e offshore, e a sud degli Apennini. La produzione proviene da un'ampia gamma di configurazioni geologiche. Cosa molto rilevante è che le condizioni fiscali e burocratiche di concessione dei permessi in Italia sono considerati molto favorevoli al nostro modello di business (…)" in quanto, testuale nel sito:
· I canoni annui per le licenze sono solo di 5 Euro per km²;
· I permessi si possono introdurre per qualsiasi area e ad ogni momento, non vi sono turni e le candidature possono portare su aree grandi fino a 750 km2;
· I permessi sono concessi per un periodo iniziale di sei anni, e possono passare cinque anni prima che sia richiesto alla società il permesso di trivellare
· I dati sismici regionali offshore sono accessibili;
· Le royalties sono limitate fino a un massimo di solo il 7% (4% per il petrolio offshore), tuttavia non sono richieste royalties per i primi 20 milioni annui di metri cubici di gas e 20000 barili di petrolio prodotti da ogni singolo accumulatore;
· L'aliquota massima sul reddito sia per le tasse regionali che per gli utili delle società è del 35% massimo."
Soprattutto la terza condizione significa che i furbetti di casa nostra hanno spiegato ai furboni di casa loro che in Italia tu costruisci o trivelli tanto poi possono passare cinque anni prima che gli enti pubblici vengano a disturbarti per chiederti le carte in regola e a quel punto esistono i condoni, basta pagare…Il gioco vale la candela…
Così mentre noi ci svegliamo in un paese da incubo, con burocrazia vessatoria e tutt'altro che snella, la litania delle casse vuote degli enti che grava sui cittadini come un macigno, prepotenze di Stato, presunzione fiscale di evasione e oneri fiscali insostenibili, diritti al lavoro e alla casa calpestati, noi abbiamo leggi, per gli altri, che permettono di pagare niente o quasi le royalties per sfruttare il nostro sottosuolo in regioni come la Val d'Orcia o il Chianti, affitti simbolici a multinazionali, e soprattutto un massimo di 35% di tasse sui redditi (per loro?, mentre gli diamo un assegno in bianco per distruggerci la nostra (ormai unica?) fonte di reddito: un regalo molto generoso, voluto e fatto da chi?
Si accomodino, siamo italiani.
Ho scritto al Ministro Rutelli, a Pecoraro Scanio, a Bersani e alla Presidenza del Consiglio, chiedendo chiarimenti sull'opportunità di concedere tali permessi, senza VIA, quando vertono anche su paesaggi considerati patrimonio dell'Unesco, e quando è praticamente accertato che contengono idrocarburi. Conoscendo i meccanismi di appropriazione delle aziende di ciò che hanno in concessione, accordare tali permessi "esplorativi" equivale a concedere già d'ora inanzi i permessi di trivellazione, in quanto difficilmente queste società speculative si ritirano laddove hanno effettuato investimenti preventivi.
Ho anche chiesto chiarimenti sulle conseguenze economiche, visto che tale territorio vive di turismo, di agriturismo e di agricoltura, attività supportate appunto dall'esemplarità del paesaggio, unico al mondo, e dall'agricoltura naturalmente biologica e in sintonia con la natura che produce prodotti tipici e locali che permettono a molte famiglie di vivere, nonché l'indotto.
Per ora non ho avuto risposta.
Tutto ciò è profondamente scioccante per una popolazione precaria, che quando lavora guadagna 1000 euro al mese, che ha sempre meno accesso ai mutui delle banche per le case, che vede scomparire le proprie pensioni, che è tartassata da bollette alle stelle per gas e benzina. Ciò che è più scioccante ancora è che la EGL verosimilmente sarà l'unica usufruittaria dei ricavati e che contrariamente ad altri paesi dove opera, o le sue consimili, la sua partecipazione sarà quasi del 100% contrariamente alla Spagna ad esempio dove ha al massimo il 2% ed opera in joint venture con aziende nazionali....
Finalmente la notizia esce domani 22 giugno sulla stampa nazionale, creando un piccolo scompiglio tra i politici nazionali e regionali: c'è da sperare che, come annunciato dal Direttore Artusa della Regione Toscana, i permessi li ritirino davvero, e che se proprio debbano darne, regioni come il Chianti la Val D'Orcia, le Crete senesi, Montalcino, Monteriggioni, Volterra ne siano del tutto e per sempre escluse da una legge che non lasci spazio a deroghe e dubbi. E se proprio tali permessi dovessero essere dati, essi siano sempre corredati di condizioni come l'obbligo di operare con società locali e nazionali e/o l'obbligo di verificare chi sono veramente i destinatari. Perché rischiare di passare dalla mafia nazionale alla mafia internazionale non è auspicabile per nessuno. E purché sia rivista la legislazione in merito a royalties e canoni di affitto, ridicoli (5 euro al km2) che aprono la porta a mazzette di tutti i tipi nell'impoverimento della collettività generale e soprattutto locale.
Nicoletta Forcheri
Questi gli indirizzi email dei dirigenti della Regione Toscana responsabili dei decreti
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Bollettino della regione Toscana n. 23
Oppure
LINK e poi cliccare su bollettino n.23 del 6/6/2007, parte seconda