di Giorgio Mattiuzzo
Come abbiamo imparato da tempo, il miglior modo che chi ricopre una posizione di potere ha per tacitare ogni opposizione è criminalizzare l'opposizione stessa, anche la più pacifica. La storia è piena di esempi di questo tipo, da Stalin ad Hitler, dal maccartismo agli anni di piombo. E la storia continua a ripetersi sotto i nostri occhi. Criminalizzare per mettere a tacere. Vediamone un esempio fresco di stampa.
Nella notte tra lunedì e martedì scorso, nel deposito ferroviario di Vicenza, sono andate a fuoco un centinaio di casse destinate alla base americana Ederle, in questi giorni al centro delle cronache cittadine e nazionali per le proteste contro la conversione dell'aeroporto Dal Molin in nuova base operativa per le truppe americane.
La notizia dell'incendio – per il momento – non ha sostanziale rilevanza. Non si trattava di contenitori con armi o materiale pericoloso: le casse erano vuote, a parte una (c'era una lavatrice da buttare). Le indagini sono in corso e, poiché non si conoscono ancora le cause, gli investigatori non dicono niente, affermando che tutte le ipotesi sono al vaglio.
Ma i media non potevano non gettarsi a testa bassa sulla notizia. Il Corriere del Veneto di martedì 20 giugno titola in prima pagina: “Incendio nella base americana”. Interessante notare come sia lo stesso giornale ad informarci che l'incendio è avvenuto allo scalo ferroviario, ... ... ma il titolista probabilmente si è confuso, e così l'intimorito lettore si aspetta il peggio. L'articolo è a pagina 6, quasi interamente dedicata alla faccenda.
Dopo poche righe in cui si da la notizia (se degli scatoloni vuoti andati a fuoco si possono definire una notizia) e dopo aver letto che le indagini non hanno ancora portato alcun risultato, l'articolo vira bruscamente con una frase a effetto: “c'è un'ipotesi gravissima che in Questura nessuno si azzarda ancora a pronunciare, ma tutti hanno in mente ogni volta che se ne parla”, che sia un incendio doloso provocato dai contestatori del nuovo Dal Molin.
Siamo di fronte al primo caso di giornalismo paranormale della storia, il primo caso in cui il giornalista legge nel pensiero degli inquirenti, senza che costoro lo esprimano.
Si potrebbe pensare ad una burla, ma il resto dell'articolo non lascia spazio a dubbi: si sta creando la paura del nemico. Si parte con le dichiarazioni del vice-sindaco e assessore alla sicurezza [sic!] di Vicenza:
”E' inutile girarci attorno: a Vicenza sta prendendo piede una strategia eversiva vera e propria. Adesso basta. Se come penso sarà presto confermata l'origine dolosa di questo incendio, allora qui siamo davvero di fronte ad una vera e propria strategia eversiva che sta prendendo piede in città. Da oggi in poi a Vicenza nulla va più preso alla leggera”.
Parole di fuoco. D'altro canto, quando bruciano degli scatoloni vuoti, non è più tempo per gli scherzi.
Poi prende la parola l'ex dipendente di Publitalia ed attuale Presidente della Regione Veneto, Giancarlo Galan:
”Purtroppo sono stato facile profeta alcuni giorni fa, prevedendo che la situazione berica diventasse sempre più pericolosa. E dunque, non posso che ritrovarmi a sollecitare, ancora una volta, il ministro Amato perché mandi immediatamente rinforzi in città. Credo che ora sia davvero arrivato il momento affinché questo governo, sul Dal Molin, si pronunci in modo chiaro, così da consentire definitivamente l'avvio sereno dei lavori della base Usa.”
Ha ragione il Presidente Galan: bisogna certamente presidiare ogni singola scatola di cartone vuota in tutta la città per evitare che altre facciano la stessa miserabile fine di quelle presenti allo scalo ferroviario.
Comunque le reazioni dei due politici non sono certo una novità: per costoro chiunque non sia apertamente sostenitore della loro parte è per definizione un “comunista”, ed in quanto tale sostiene le “Brigate Rosse” ed è perciò anche un “terrorista”; se poi è particolarmente indigesto, diverrà certamente un “anarco-insurrezionalista”. E se delle scatole di cartone vuote prendono fuoco, significa che siamo ad un passo dalla guerra civile; e se nessuno ha dato loro fuoco, significa che le scatole si sono date fuoco da sole per attaccare la Merica e questo indica in maniera incontrovertibile che erano scatole islamiche.
L'articolo dunque, con abile mossa, fa credere che ormai sia solo questione di giorni, prima che i soliti “brigatisti suicida” finiscano in carcere. Ma l'articolo fa di meglio: va ad intervistare un politico di sinistra, la cui funzione istituzionale – come si sa – è quella di far rimpiangere all'elettore il politico di destra. Prende la parola Gianfranco Bettin, capogruppo regionale dei Verdi:
”Purtroppo episodi come il lancio di bottiglie incendiarie del 12 giugno e come quello di ieri dimostrano che c'è qualche criminale che sta sfruttando una situazione di tensione per agire nell'ombra creando sospetti e generando ulteriore tensione a danno altrui.”
L'astuzia dell'ex-prosindaco di Venezia è ineguagliabile: con due parole ha avallato in pieno le teorie di Galan, rubizzo avversario politico, secondo cui l'incendio è doloso e legato alla costruzione della nuova base, ed in più ha affermato che è stata una operazione pianificata contro il movimento “No Dal Molin”, in modo da essere sicuro che il lettore leghi indissolubilmente l'incendio di alcuni scatoloni vuoti al movimento “No Dal Molin”. A eterna memoria.
A compimento dell'operazione “crea il nemico”, il Corriere del Veneto dedica un intero riquadro della pagina ai comitati. Titolo del box: “La Difesa”. Difesa da cosa non si sa, visto che gli investigatori non hanno accusato nessuno. Ed infatti i portavoce del movimento non hanno intenzione di giustificarsi di nulla, visto che non sono accusati ufficialmente di nulla.
Abbiamo assistito in diretta alla costruzione di una notizia inesistente e abbiamo visto come i media riescano a fare e disfare la realtà a piacimento. Alcuni scatoloni vuoti andati a fuoco allo scalo ferroviario sono divenuti un attentato incendiario contro la base americana di Vicenza; la situazione è totalmente fuori controllo e servono riforzi da Roma; i lettori saranno come al solito divisi tra chi pensa che gli attentatori fossero dei “comunisti” che odiano gli americani, e chi pensa che gli attentatori siano degli infiltrati che tramano contro il movimento e sprecheranno il loro tempo a dimostrare e smentire che le manifestazioni e i movimenti raccolgono al loro interno frange estremiste che vanno isolate e che danneggiano il tessuto democratico del Paese, anche se sono degli infiltrati messi a bella posta per incastrare la protesta. E così, grazie al Corriere, a Galan e a Bettin (destra sinistra e centro, tutti insieme) adesso sappiamo che il movimento contro il Dal Molin ospita in qualche modo dei violenti ed estremisti.
Un altro po' di bugie sono state somministrate ai lettori, con somma gioia del comando americano, che ha cominciato a costruire comunque, e che da anni vive alle spalle del contribuente italiano.
Come dice la Lega: Paroni a casa nostra!
Giorgio Mattiuzzo (Pausania)