di Giorgio Mattiuzzo
Si è concluso ieri l'ultimo (forse) stralcio di una delle vicende giudiziarie più lunghe e tormentate d'Italia, che ha coinvolto l'uomo politico più in vista, nel bene e nel male, del panorama istituzionale nazionale. Nel processo a carico di Silvio Berlusconi per la vicenda della compravendita della Sme, l'onorevole ex-Presidente del Consiglio è stato alla fine assolto dall'accusa di falso in bilancio mossagli dalla Procura di Milano.
Ma se il Pubblico Ministero Ilda Bocassini aveva chiesto una sentenza di prescrizione (che - lo ricordiamo perché in Italia a volte lo si dimentica - significa "colpevole ma non punibile") e la difesa aveva invece chiesto un'assoluzione piena, i giudici hanno optato per la terza via, quella secondo cui "i fatti non sono più previsti dalla legge come reato".
Ora, non si interroghi il lettore se questa sia una implicita forma di condanna o una salomonica sanzione di innocenza, perché dipende dai punti di vista. Certo, si potrebbe pensare che quell'avverbio "più" stia a significare "lo erano quando li ha commessi e oggi invece no"; ma bisogna anche considerare che quel "più" abbia una valenza elevata, cioè a dire "finalmente non si viene condannati senza motivo solo a causa di alcuni giudici comunisti".
Più interessante invece chiedersi perché quei fatti non siano più previsti come reato dalla legge. La risposta è ovvia: perché la legge è cambiata. Ma poiché la legge non muta da sola nel tempo, bensì viene mutata dagli uomini, sarà utile ricordare che quella legge ... ... è stata cambiata dal Ministro della Giustizia dell'allora governo Berlusconi, Castelli, per mezzo di apposito decreto legge (data la particolare urgenza ed eccezionale gravità del momento).
La sentenza del Tribunale va quindi letta in questo modo: "l'imputato Berlusconi è stato assolto perché il medesimo imputato ha stabilito di essere innocente."
Non si può dire che l'ex cantante da crociera non sia fortunato, per quanto riguarda la legge. Già negli anni '80 aveva cominciato a trasmettere in diretta illegalmente, e Craxi volò in Patria in tutta fretta dall'Inghilterra per cambiare l’apposita legge (sempre con decreto). Poi si buttò in politica nonostante fosse, allora e per tutti i tredici anni a seguire, del tutto ineleggibile in quanto concessionario di frequenze televisive. Poi, nonostane diverse sentenze di Tribunali e Corti Costituzionali varie e variopinte abbiano sancito che Rete4 sta trasmettendo illegalmente da anni, ancora possiamo godere dell'ineffabile telegiornale di Emilio Fede. Poi, finito sotto processo per l'affaraccio della Sme, era accusato di aver corrotto il giudice Squillante per mezzo dei servigi del fido Previti ma – colpo di scena – mentre Previti e Squillante vengono condannati per corruzione per aver l'uno passato e l'altro intascato i soldi di Berlusconi, Berlusconi viene assolto perché i soldi grazie ai quali Squillante è corrotto non erano destinati a corrompere Squillante.
Ma si sa, questa è l'Italia. Se salvi dalla polizia dieci mafiosi come ha fatto Cuffaro, presidente della regione Sicilia, non hai aiutato la mafia, hai soltanto aiutato dieci mafiosi. Se sei ministro della Giustizia come Mastella e un giudice ti indaga, spedisci quel giudice a pulire i cessi del Tribunale di Vipiteno, ma di certo non ti abbassi a subire un regolare processo preceduto da qualche anno di "carcerazione preventiva" (leggi: "sequestro di persona legalizzato") come un musulmano qualsiasi.
E' anche giusto, in fin dei conti. Come ha detto Prodi, loro sono stati votati. Ed il voto è come il battesimo di Giovanni tra le onde del Giordano: monda dal peccato e fa rinascere a nuova vita. Una meravigliosa nuova vita, dove si può fare tutto quello che pare e piace, tanto chi è che glielo impedisce? I Tribunali forse?
Giorgio Mattiuzzo (Pausania)