di Marco Cedolin
Non è Francesco ma Franco Marini il nome scritto sul pizzino dal Presidente Napolitano per designare colui che avrà il compito di creare un nuovo governo in grado di farsi carico di tutte quelle riforme che gli italiani si dice invochino come s’invoca l’acqua nel deserto.
La democrazia rappresentativa sta cercando con ogni mezzo di mascherare il proprio totale fallimento e diventa ogni giorno che passa più autoreferenziale, aggrappandosi allo stereotipo secondo il quale ogni azione viene intrapresa per il “bene dei cittadini”.
In realtà il ruolo del cittadino è circoscritto al momento in cui gli si chiede di mettere una crocetta sulla scheda elettorale e delegare a rappresentarlo una consorteria di soggetti politici che lo hanno imbonito attraverso una lunga serie di promesse che si guarderanno bene dal mantenere. Dal giorno dopo sarà la consorteria a decidere quello che è meglio per il Paese e per i cittadini, quasi sempre in completa antitesi con le necessità e le aspirazioni dei cittadini stessi.
La maggior parte degli italiani è contraria alla guerra, ma nel nome dei cittadini e per il bene del Paese i soldi delle loro tasse sono stati usati per finanziare le guerre in Iraq, nella ex-Yugoslavia e in Afghanistan, cui vanno aggiunte le svariate missioni di pace/guerra in giro per il mondo. La maggior parte dei cittadini giudica una calamità la legge 30 e il proliferare del precariato, ... ...ma nel nome dei cittadini e per il bene del Paese i governi di centrodestra come quelli di centrosinistra continuano ad operare affinché il precariato si diffonda sempre più. La maggior parte degli italiani è contraria all’incenerimento dei rifiuti, non fosse altro perché in possesso di un minimo istinto di sopravvivenza, ma nel nome dei cittadini e per il bene del Paese il denaro dei contribuenti viene usato per sovvenzionare la costruzione e la gestione degli inceneritori. La maggior parte degli italiani era contraria all’indulto, ma meno di 2 anni fa il governo Prodi varò l’indulto nel nome dei cittadini e per il bene del Paese. La lista potrebbe continuare all’infinito e ciascuno di noi, se il suo fegato non è a rischio, può dilettarsi ad allungarla a dismisura come si trattasse di un rotolo di carta igienica.
Tornando al buon Franco, che Francesco lo è stato solo per poche ore nel corso dei mai chiariti inciuci che hanno fatto da corollario alla sua elezione alla presidenza del Senato, anche la sua designazione rientra nel novero delle occasioni in cui la politica interpreta la volontà dei cittadini in maniera davvero singolare. Dopo quasi 2 anni di governo Prodi, così disastrosi da adombrare perfino la fama di quel Berlusconi che in materia di disastri si supponeva non potesse essere superato da nessuno, la maggioranza degli italiani auspicava (come molti sondaggi stanno a dimostrare) che si tornasse al voto. Non si trattava di una scelta carica di speranza e neppure d’illusioni, in quanto la maggior parte dei cittadini hanno ormai imparato ad accettare le regole della democrazia rappresentativa come si trattasse di una medicina cattiva alla quale purtroppo si ritiene non esistano alternative, ma si trattava comunque di una scelta.
Il Presidente Giorgio Napolitano, nel nome del popolo italiano - che non lo ha mai eletto - e per il bene del Paese, ha ritenuto più giusto non sciogliere le camere ed affidare a Franco Marini il compito di tentare la costruzione di un governo tecnico il cui scopo precipuo sia quello di portare a termine le riforme che più necessitano ai cittadini, cosa che Romano Prodi (lui sì eletto dai cittadini sulla base di un programma dettagliato) in quasi 2 anni di governo non è stato in grado di fare.
L’abolizione della riforma Biagi? Nuove misure affinché le famiglie possano aspirare ad arrivare alla fine del mese? L’abolizione degli odiati Cip6? Provvedimenti per venire incontro alle famiglie in difficoltà? Un piano di edilizia popolare per chi è senza una casa? Una riforma che consenta la redistribuzione dei redditi? La ristrutturazione del sistema ferroviario? Una riforma del sistema pensionistico che consenta ai pensionati di oggi la sopravvivenza (che non c’è) ed ai pensionati di domani la speranza di arrivare a percepire una pensione? Misure per il rilancio dell’economia? Un piano di tutela dell’ambiente volto a ridurre gli effetti dell’inquinamento?
Nulla di tutto ciò. Franco Marini sarà chiamato, con la benedizione di Confindustria e della CEI e di fronte all’ostilità di tutto il centrodestra che già pregustava una probabile rivincita, a mettere in atto l’unica riforma della quale i cittadini italiani mai potrebbero fare a meno, quella della legge elettorale. Perché proprio fra le pieghe della legge elettorale si gioca il futuro del popolo italiano il cui unico pensiero è rivolto alle alchimie fatte di sbarramenti, percentuali, modelli tedeschi, francesi, spagnoli e perché no marziani, visto che sul pianeta rosso possiedono leggi elettorali che garantiscono salari sostanziosi, cieli tersi e puliti, equità fiscale, sanità e giustizia che funzionano a meraviglia e mutui a tasso così basso che non devi neppure preoccuparti di restituire il capitale.
Forse Confindustria, il sistema bancario e perfino la Chiesa, ormai stufi di mantenere dipendenti inetti come Prodi e Berlusconi, hanno fatto proprio il detto secondo cui “se vuoi un lavoro fatto bene devi fartelo personalmente”.
Dove con tutta probabilità Franco fallirà e neppure Francesco riuscirà nell’impresa, potrebbero invece emergere Draghi o Montezemolo, per varare il primo governo veramente ecologico. Dal produttore al consumatore, eliminando le filiere e le pastoie burocratiche, per il voto c’è tempo e ci vorranno anni perché i partiti politici trovino un accordo sulla riforma più importante per gli italiani.
Marco Cedolin