Con un dibattito pubblico in South Carolina è ufficialmente partita la gara fra i democratici che si disputano la candidatura per sfidare i repubblicani alle elezioni del prossimo anno. Uno di questi, Dennis Kuchinic, ha presentato pochi giorni fa una richiesta di impeachment contro il vice-presidente Cheney, ritenuto diretto responsabile delle "bugie" che hanno condotto alla guerra in Iraq.
Ma in realtà, su otto aspiranti alla vittoria nelle primarie, sono solo tre i contendenti che hanno della serie possibilità di conquistarla: Hilary Clinton, Barak Obama, e John Edwards. E lo stesso Edwards, che partiva avvantaggiato dalla popolaritrà conquistata nelle scorse presidenziali, ... ... come vice-presidente prescelto da John Kerry, sembra soffrire decisamente all'ombra dello scintillante duello fra Hilary e Barak. Il secondo, senatore nero dell'Illinois, raccoglie gli entusiasmi della "new generation" che si propone di rappresentare, e fa apparire la stessa Clinton come l'icona di un'era ormai stantia e superata. Mentre però il giovane senatore si è conquistato una fama di grande arringatore di folle, ha dimostrato ieri notevoli debolezze nel momento del dibattito, e sono bastate due domande all'acqua di rosa per vederlo esitare prima di dare una risposta convincente.
A sua volta Hilary Clinton, che come trascinatrice di folle lascia molto a desiderare, ha dimostrato nel dibattito una esperienza e una capacità di convincere decisamente superiori. Si presume quindi che Barak Obama, una volta esaurita l'energia iniziale, dovrà cedere il passo al più esperto Edwards - e più "proponibile", in quanto bianco - come unica alternativa alla candidatura Clinton. Gli altri candidati di un certo peso, infatti, sono tutti abbastanza "stagionati", e non si vede fra loro il tipico "underdog" capace di uscire dalle retrovie e fulminare tutti sulla linea del traguardo, come fece lo stesso Bill Clinton nel 1990.
Del dibattito, naturalmente, non c'è nessun bisogno di parlare, visto che si è trattato più che altro di un "Q&A" di domande e risposte preconfezionate. L'unica risposta che vale forse la pena di citare, per la sua letterale "paraculaggine", è stata quella della Clinton sulla guerra in Iraq: "Se avessi saputo allora quello che so oggi, di certo non avrei votato per la guerra".
Peccato che nessuno abbia pensato di chiederle cosa mai sappia oggi di così importante, che ieri non sapesse, da farle cambiare opinione in modo cosi drastico.
Se c'è una novità interessante da segnalare, in queste primarie appena iniziate, non viene dal palcoscenico, ma dalla platea: pare che si cia stata una forte richiesta, da parte del pubblico un pò dovunque in tutta America, di poter proseguire il dibattito facendo loro delle domande ai candidati, per approfondire meglio le loro intenzioni sui vari argomenti trattati.
E già si comincia a parlare di un mega-portale internet, gestito da un pool indipendente, che raccolga le domande - e quindi le richieste - dei cittadini, che verrebbero poi girate ai candidati. In altre parole, sembra che la gente non si accontenti più di sentirsi raccontare le belle favole, ma voglia verificare da vicino prima di chiudere gli occhi e abbandonarsi ancora una volta nelle mani dell'ignoto narratore.
Su questo sito abbiamo parlato varie volte della necessità di trovare una forma di dialogo diretta, fra elettori e candidati, che permetta ai primi di far impegnare in maniera più precisa e dettagliata i secondi, sugli argomenti che a ciascuno stanno più a cuore.
Forse sarà internet a restituirci quella possibiltà di controllare in qualche modo ciò che viene fatto del nostro voto, e che sotto la cappa dell'informazione controllata e unificata sembrava ormai essere sfumata per sempre.
Massimo Mazzucco
E' necessario essere iscritti e loggati per postare commenti.