Forse ancora più triste del momento in cui seppe che il figlio era morto in guerra, è stato il momento in cui Cindy Sheehan, qualche giorno fa, ha deciso di abbandonare la lotta che aveva iniziato nel suo nome.
Cindy Sheehan era salita alle cronache nell’estate del 2005, quando piantò fisicamente le tende davanti al ranch di Bush, in Texas, “per avere spiegazioni sulla morte inutile del figlio in Iraq”. Sean Sheehan era morto, un anno prima, in una imboscata a Baghdad, e da quando si era saputo che le armi di distruzione di massa erano tutta un’invenzione, Cindy voleva sentirsi dire direttamente dal Presidente per quale motivo suo figlio avesse dovuto sacrificarsi.
Bush naturalmente l’aveva ignorata, arrivando a usare uscite secondarie dal suo ranch pur di non trovarsi faccia a faccia con lei, e questo fece il montare il caso fino a trasformarla in una figura leader del nascente movimento pacifista negli Stati Uniti.
Ma ieri Cindy, con una lunga lettera sul suo blog, ha spiegato di essere profondamente delusa dalla politica, dai democratici, e dallo stesso movimento pacifista, ... ... “che troppo spesso antepongono interessi politici o personali a quelli dei soldati che ancora stanno rischiando la vita in Medio Oriente”.
In particolare Cindy è rimasta delusa dal recente voltafaccia dei democratici, che erano stati eletti l’anno scorso (al parlamento) con il chiaro mandato di porre fine alla guerra in Iraq, e che invece hanno finito per firmare il nuovo finanziamento militare senza imporre al Presidente nessuna data di scadenza per il ritiro delle truppe. (In realtà i democratici non sono riusciti a raccogliere un numero di voti sufficiente, fra i senatori repubblicani, per scavalcare l’annunciato veto presidenziale, e quindi hanno dovuto accontentarsi di introdurre nel decreto legge tutta una serie di misure “compensative” sul fronte sociale, sicuramente importanti, ma che non hanno nulla a che fare con la guerra in Medio Oriente).
Ma è anche vero - ha detto Cindy - che i leader democratici le si sono rivoltati contro, quando lei ha cercato di ricordare loro l’impegno che avevano assunto con la nazione durante l’ultima campagna elettorale.
“Questa ormai è diventata una terra disastrata dal fascismo corporativo (‘a fascist corporate wasteland’)”, ha commentato con amarezza Cindy Sheehan.
Nella sua lunga battaglia, Cindy non ha perso soltanto il figlio, ma ha anche visto naufragare il suo matrimonio, e ha investito ogni soldo che aveva nella sua attività pacifista. Ora tornerà a casa, e cercherà di ricostruirsi una vita ricominciando da zero.
Ma la cosa più triste - ha concluso Cindy - è che a questo punto mio figlio è davvero morto inutilmente, e per ben due volte: la prima, per una missione di guerra che non era assolutamente dettata dalla necessità di difendere il nostro paese, e la seconda nel mio tentativo di rendere la sua morte in qualche modo utile ad una crescita delle coscienze, in un paese dove invece la gente è molto più interessata a sapere chi sarà il prossimo “America Idol” di quello che accade ai nostri soldati in Iraq.
Che in qualche modo l’ “egoismo nazionale” fosse alla base di tutto quello che accade oggi in Medio Oriente lo avevamo intuito un pò tutti.
Massimo Mazzucco
(PS: A mio parere gli americani “sanno benissimo“ perchè sia stato invaso l’Iraq. Lo hanno sempre saputo, dentro di sè, a livello più o meno conscio, ma hanno fatto finta di credere alle atomiche di Saddam perchè gli faceva comodo. Ora che invece le cose vanno male, e che qualcuno deve pagarla, si scoprono scandalizzati perchè “il Presidente gli ha mentito”, ed esigono che “a questo punto si ritorni a casa”. Nel frattempo non si sono accorti che la benzina è schizzata a 4 dollari al gallone, quando all’inizio della guerra stava a meno della metà).
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Il triste remake [...]Ma Cindy non si lamenta soltanto, Cindy vuole sapere. Vuole sapere con chiarezza, da Bush in persona, "perchè" suo figlio è stato mandato in Iraq. E siccome Bush, che è in vacanza in Texas, si rifiuta di riceverla, si è letteralmente piantata davanti al suo ranch, all'inizio di Agosto, decisa a non andarsene finchè non avesse ottenuto il colloquio sperato. Sola, sotto la sua tenda, attendeva paziente ogni giorno che il Presidente le passasse davanti, esponendo le sue domande su degli striscioni fatti in casa: "Chi ha mentito?" "Chi è morto?" "Chi ha pagato?" "Chi ci guadagna?" [...]
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