La parola magica, per cercare di capire tutto quello che succede in Medio Oriente/Asia Centrale, è una sola: “pipeline”. Ovvero, gasdotto, oleodotto, o qualunque altra cosa si voglia “condurre” attraverso un lungo tubo posato a pochi centimetri dal suolo, che a volte attraversa dozzine di nazioni prima di arrivare a destinazione.
E’ soprattutto per il progettato gasdotto della Enron, dal Turkmenistan al Pakistan – via Afghanistan – che è scoppiata la rissa fra i talebani e gli uomini di Cheney che è poi sfociata nell’invasione di quest’ultimo paese. Ed è, più in generale, per il controllo delle risorse energetiche di tutta l’Asia Centrale che è in corso da anni il braccio di ferro, fra russi e americani, per farsi amici i vari paesi dell’ex-Unione Sovietica, che sono ricchi soprattutto di gas naturale.
Il mercato energetico più appetibile, paradossalmente, non è quello occidentale, ma lo stesso mercato asiatico, che oltre ai colossi del consumo di gas naturale, Corea e Giappone, vede nuovi paesi in fase di sviluppo industriale, come il Pakistan e l’India, che necessitano di quantità di energia sempre screscenti.
Pochi se ne sono accorti, ad esempio, ma proprio nel giorno in cui esplose la crisi dei soldati israeliani sequestrati dai libanesi, qualche mese fa, veniva inaugurata – nel totale silenzio mediatico - la cosiddetta BTC, ovvero la “pipeline” Baku-Tblisi-Ceyhan, ... ... che porta gas e petrolio dall’Azerbaijan fino alle coste della Turchia, passando per la Georgia.
Da qui il combustibile potrà essere facilmente trasferito in Israele, che a sua volta lo imbarcherà per l’Oriente dal proprio porto sul Mar Rosso, nella punta Sud del paese. In questo modo, delle preziose risorse energetiche ricavate nella zona del Mar Caspio potranno comunque arrivare in India e Pakistan, che distano relativamente poco dalla sorgente, ma solo dopo aver fatto un lunghissimo giro, che certamente non contribuirà a renderne il prezzo più abbordabile.
La riprova dell’importanza di queste nuove strategie, è la nuova “crisi annunciata” ieri da Pakistan e India, che vedono la imminente inaugurazione della pipeline Iran-Pakistan-India minacciata dalla aperta opposizione USA, che ieri ha dichiarato di “non poter permettere che questa avvenga, poichè l’Iran userebbe i guadagni per implementare la propria corsa all’atomica”.
Giustificazione che sfiora il ridicolo, ovviamente, ma che la dice lunga sui veri interessi che sono in gioco in Asia Centrale da ormai decine di anni.
E noi come dei fessi tutti a credere che 19 islamici abbiano distrutto le Torri Gemelle.
Massimo Mazzucco