L'UOMO IN DODICESIMI
Esiste un personaggio - un signore in carne ed ossa - che io rispetto profondamente, perchè condivide con me degli ideali che sono superiori ad ogni barriera di qualunque tipo. Come ho detto, è un un signore con tanto di nome e cognome, anche se incarna un archetipo ben più ampio di quanto si possa immaginare.
Lui, l'essere umano in questione, da qualche tempo sta fingendo (con sè stesso, più che altro, per scaramanzia) di prendere sottogamba un'iniziativa che ritiene invece assolutamente seria ed importante. Fondamentale, direi, per lui prima ancora che per il mondo.
E' l'idea, utopica ma non irrealizzabile (e qui sta l'inghippo), di un giornale collettivo. Un quotidiano, stampato su carta, che raccolga… …autori che viaggiano su sentieri completamente diversi, ma che abbiano in comune la caratteristica che una volta si dava per scontata nel giornalista, e che oggi invece sembra esser diventata più rara delle mosche bianche: il dovere di informare, nel rispetto della Verità. Sembra niente, detto così.
Lasciamo perdere ora i dettagli, contano poco. Chi lo dirigerà, quanto costerà stamparlo, chi lo comprerà, sono tutti problemi riconosciuti tali - nessuno è bambino - ma di fronte alla forza dirompente dell'ideale questi appaiono come moscerini sulla pelle dell'elefante.
Vediamo nel concreto cosa dice l'amico, ad altri amici come lui.
"Immagino un giornale di 36/48 pagine che abbia un bel formato: come era un tempo il Corsera o come è (ancora oggi) il New York Times. Una bella carta "legnosa" (quella che scrocchia quando la pieghi)".
Curioso come il primo aspetto che viene descritto di questo giornale ancora non nato sia quello fisico. Esclusivamente fisico. L'Uomo in Dodicesimi ha descritto prima di tutto il supporto. Vuoto, bianco, astratto. Ideale, appunto. E quando vi sia infine da "sporcarlo", che lo si faccia il meno possibile:
"Immagino un bel giornale in bianco e nero. Senza il deturpante colore che storpia molti quotidiani europei rendendoli simili nella forma (e spesso nei contenuti) ai depliants pubblicitari che riempiono le nostre cassette della posta."
Ma siamo sempre alla forma. E' solo al terzo paragrafo di questo sogno ad occhi aperti - è in realtà un sogno collettivo: l'Uomo sogna per sè, ma sogna anche per tanti come lui - che si presenta il problema dei contenuti.
"Penso a un giornale che non si pensi di sinistra solo perchè chi ci scrive è di sinistra: un giornale ha un'anima, respira, è capace di ribellarsi perfino a chi lo scrive."
Nei sogni, tutto è possibile. E' per quello che sono affascinanti.
"Penso al mio essere di sinistra costretto a fare i conti tutti i giorni con la resistenza di essere un reporter 'di una parte' senza essere 'di parte'."
Qui il subconscio ha iniziato a mandare messaggi talmente forti, che un senso di autoassoluzione anticipata sembra già pervadere una direzione che (possibilmente gli verrà offerta, ma che) ancora non gli è stata assegnata. In realtà siamo ormai tutti "direttori" dentro, e questo, se non valutato correttamente, può risultare un problema insormontabile. Può essere invece un enorme vantaggio, se sfruttato adeguatamente.
"Penso a un giornale che recuperi un pò di sano giornalismo investigativo, che oltre a porre domande sia capace anche di dare un pò di risposte. Che guardi in faccia, a occhi ben aperti, la realtà. Che non facia sconti a nessuno, e che faccia le pulci a tutti (proprio a tutti...) quelli che si 'sentono qualcuno'."
Qui la regressione è giunta al suo Alfa: siamo tornati al momento magico in cui fu presa la drastica decisione senza ritorno: sì, io sarò Giornalista. Sarò il cavaliere del popolo, nel nome del quale impersonerò la Giustizia e la Rettitudine, attraverso la mia penna schiava solo della Verità.
"Che giri il collo anche verso l'Africa e l'America Latina oltre che tenere lo sguardo fisso sulla Casa Bianca, su Downing Street o Palazzo Chigi. Che si sporchi le mani dentro la povertà, la malattia e il disagio di milioni di cittadini dell'Unione Europea."
Poter esorcizzare i nostri sensi di colpa occidentali in maniera asettica - lasciando che sia il giornale a farlo per noi - è l'autoinganno supremo. Che a sporcarsi le mani sia lui, ma che quando io lo tengo in mano scrocchi e profumi d'inchiostro e di tipografia. (*)
"Penso a un giornale che sia capace di ridicolizzare i "grandi temi dell'attualità", ma che sia capace di essere serio e autorevole (e ficcanaso) sulla libertà di stampa, sulle libertà individuali e sui diritti civili. Spesso limitati, se non peggio negati, proprio in quei paesi dove meno te lo aspetteresti. Sapevate per esempio che è la Danimarca (la patria del burro!) uno dei paesi dove è più limitata la libertà di stampa?"
No, io non lo sapevo. (Evidentemente qui da noi è ancora più limitata.)
"Penso a un giornale che non scriva di 'pace tra israeliani e palestinesi'. Ma che scriva che non potrà mai esserci Pace lì dove c'è un'occupazione militare da parte di un esercito straniero...che non potranno mai esserci elezioni libere nel'Iraq occupato. Penso a un giornale che si ponga dalla parte della Pace, certo, ma che sappia riconoscere quando è giusto che un popolo si ribelli ai suoi aguzzini o agli occupanti. Qualsiasi popolo, contro qualsiasi aguzzino o occupante."
L'Uomo in Dodicesimi sta avvicinandosi al momento del risveglio: non cerca più giustificazioni per sè, nel profondo delle proprie contraddizioni, ma quelle per gli altri, più superficiali e solo apparentemente più difficili da sostenere. Come fare ad urlare ai quattro venti - si domanda in realtà il Nostro - che è ingiusto, profondamente, infinitamente, schifosamente ingiusto che un popolo occupi di prepotenza la terra di un altro popolo, senza apparire per forza filopalestinese nel senso di "terrorista"?
"Ma penso anche a un giornale 'leggero', con pezzi e articoli 'brevi' e leggibili da tutti. Pieno di schede e piccoli box di approfondimento di facile consultazione."
L'Uomo in Dodicesimi comincia ad acquistare coscienza, e si immagina in qualche modo al cospetto dell'Editore, che gli mostra il borsellino vuoto. Non vorremo mica autolimitare le tirature con un linguaggio d'elite, per caso?
"Penso a un giornale che riesca a parlare a quel 30% di cittadini italiani che non va più a votare e che se ne fotte se l'Ulivo di ieri si chiama oggi 'Gad' o 'Fed'. E che se ne fotte ancor di più del nome che porterà alle elezioni. Che ride a crepapelle sul fatto che Mastella abbia deciso di 'correre da solo' verso le Regionali."
Qui c' è una breve ricaduta nel sonno profondo - molto spesso i sogni, prima del risveglio, si fanno incubi - in cui popolo e soggetto sognante si confondono, con il primo che se ne fotte di tutto e manco va più a votare ma ha il tempo di accorgersi che Mastella corre da solo alle elezioni.
"Penso a un giornale che non si occupi ossessivamente di Berlusconi solo per leggersi in ciò che scrive autocompiacendosi di essere 'contro Berlusconi', leggendo se stesso."
Altro rigurgito autoassolutivo, in prossimità del risveglio imminente. Perchè non riesco a non voler fare sempre e soltanto articoli contro Berlusconi?
"Penso che questa classe dirigente sia la peggiore in assoluto dal dopo guerra ad oggi nel nostro paese. E non sento proprio il bisogno di continuare a scriverlo solo per rileggere quello che ho scritto. Ed essere tutto soddisfatto di 'quello che scrive il gornale'."
Questo passaggio tradisce nuovamente una frattura fra le intenzioni conscie (fare un giornale non di parte) e i desideri inconsci (sputare in faccia a questa banda di delinquenti travestiti da politici che si è appropriata della nostra Nazione).
"Penso a un giornale che sappia dimostrare (o provare a dimostrare...) che le elezioni si possono anche perdere, ma con dignità. E che con più dignità ancora si possa esercitare l'opposizione. Fuori e dentro il Parlamento. Oltre che a 'Porta a Porta'".
Perdere? Opposizione? Perchè, chi le avrebbe perse, scusate, e chi le ha vinte? Anche se lui non se n'è accorto, infatti, il primo articolo di sinistra dell'uomo di sinistra che mai potrà scrivere se non da sinistra, è già iniziato.
La Pagina Bianca ha avuto il suo Battesimo dell'Inchiostro. Ora bianca già non è più.
Ma va benissimo anche così. Anzi.
Massimo Mazzucco
* La critica, in questo caso in particolare, come quella di fondo in generale, vale anche per me, sia chiaro.
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