di Rascalcitizen
Poco tempo fa su "Il Foglio" di Ferrara è stato pubblicato uno sconcertante intervento di Adriano Sofri.
Nel mezzo delle più disparate considerazioni riguardanti gli anni '70, la strategia della tensione, l'uso della violenza nello scontro politico, ecc., l'ex leader di Lotta Continua, parlando dello stato, confessa candidamente che "Una volta uno dei suoi più alti esponenti venne a propormi un assassinio da eseguire in combutta, noi e i suoi affari riservati".
Dopo alcuni giorni, sempre su "Il Foglio", Sofri approfondisce la questione e "vuota il sacco": nel 1974 il funzionario dell'Ufficio Affari Riservati del ministero dell'interno, Federico Umberto D'Amato, si reca a casa del massimo dirigente di una importante organizzazione dell'estrema sinistra italiana per proporgli di eliminare fisicamente l'intero gruppo dirigente dei Nuclei Armati Proletari, organizzazione terroristica di cui facevano parte numerosi ex-militanti di Lotta Continua.
D'Amato spiega a Sofri che ciò si potrebbe realizzare con una "mutua collaborazione e la sicurezza dell'impunità". Ma questi rifiuta l'indecente proposta e lo invita ad andarsene.
Prima di qualsiasi considerazione su queste gravissime affermazioni, rinfreschiamoci la memoria ... ... circa i due protagonisti principali di questa vicenda.
Il suddetto Federico Umberto D'Amato, deceduto nel 1996, dirigeva il famigerato Ufficio Affari Riservati del ministero dell'interno. D'Amato, ferreo anticomunista, iniziò la sua carriera in polizia pochi giorni dopo la caduta del regime fascista.
Con l'arrivo degli alleati collaborò con l'ufficio di controspionaggio dell'OSS, diretto dal famoso James Angleton. Le sue amicizie con gli americani, ma anche con poliziotti che avevano aderito alla Repubblica di Salò (alcuni dei quali entreranno a far parte del suo ufficio) contribuirono a radicalizzare il suo solido imprinting filo-atlantico e controrivoluzionario.
L'ufficio da lui diretto ha gestito la parte iniziale della strategia della tensione. A tale proposito l'ex-capo di stato maggiore della difesa, generale Giuseppe Aloia, esprime una interessante opinione: "L'attentato di Piazza Fontana è stato in qualche modo organizzato dall'Ufficio Affari Riservati del ministero dell'interno: Il Sid si adoperò per coprire tutto" (pag.121-122 di "Sovranità limitata" A.e G. Cipriani,1991 Edizioni Associate Roma).
Quell'ufficio si occupava di operazioni sporche, depistaggi, di infiltrazioni nella sinistra estrema e non, e collaborava con la destra, con cui aveva rapporti privilegiati.
Noto era il rapporto di collaborazione tra D'Amato e lo stragista nero, nonchè picchiatore, Stefano Delle Chiaie, braccio destro di Junio Valerio Borghese e dirigente di Avanguardia Nazionale, successivamente rifugiatosi in America Latina dove ha continuato a svolgere i suoi servigi in favore della reazione e dell'anticomunismo.
La struttura retta da D'Amato fu sciolta nel 1974, due giorni dopo la strage di Brescia, ma il nostro volenteroso serv...itore dello stato continuò a svolgere il suo lavoro in maniera più riservata di quanto abbia mai fatto precedentemente.
Iscritto alla P2, strettamente legato alla CIA, divenne membro del comitato di crisi parallelo costituito presso il ministero della marina militare nei giorni del sequestro Moro, insieme a Licio Gelli e Steve Pieczenik, braccio destro di Kissinger.
Continuò a mettere a disposizione degli apparati statali la sua enorme esperienza, diventando nei fatti il consigliere del ministro dell'interno Cossiga nei giorni dell'emergenza Moro. I segreti di D'Amato sparirono insieme a lui nel 1996.
Sofri, l'altro protagonista di questa vicenda, è stato il principale dirigente della più famosa organizzazione della estrema sinistra italiana, Lotta Continua, nata nel 1969, che pubblicava l'omonimo quotidiano.
Un'organizzazione tipicamente estremista che contava alcune migliaia di militanti, molti dei quali si distinsero in una efficace opera di controinformazione sulla strategia della tensione e sulle stragi di stato che iniziarono con quella di Piazza Fontana.
Lotta Continua fu anche l'organizzazione che lanciò una campagna per far luce sull'uccisione di Pinelli, l'anarchico deceduto in "misteriose" circostanze negli uffici della squadra politica della questura milanese di via Fatebenefratelli.
Pinelli, accusato ingiustamente della strage del 12 dicembre 1969, precipitò dal quarto piano di quegli uffici e per quella terribile morte le istituzioni statali coniarono il geniale quanto improbabile termine di "malore attivo".
Secondo questa tesi Pinelli cadde dalla finestra in seguito ad una sorta di collasso, che, spostando violentemente il baricentro del corpo, lo fece piombare nel vuoto...
Il commissario Calabresi, funzionario presente all'interrogatorio di Pinelli e collaboratore del dottor Allegra (dirigente dell'Ufficio Politico della questura di Milano iscritto alla P2 e amico di D'Amato) fu indicato nella campagna politica di Lotta Continua come principale responsabile della morte di Pinelli.
Sul quotidiano furono pubblicati molti articoli contro di lui, nonchè vignette. Una di queste ritraeva Calabresi mentre istruiva una bambina che era intenta a decapitare bambole con una A cerchiata sul petto tramite una mini-ghigliottina.
Ma una brutta mattina del 17 maggio 1972, Calabresi fu assassinato sotto casa a Milano.
Da subito le indagini si indirizzarono a sinistra e in particolare verso Lotta Continua.
La conseguente repressione fu facilitata dalla allucinante e demenziale posizione politica assunta da Lotta Continua stessa: "L'omicidio politico non è certo l'arma decisiva per l'emancipazione delle masse.....così come l'azione armata clandestina non è certo la forma decisiva della lotta di classe nella fase che attraversiamo. Ma queste considerazioni non possono assolutamente indurci a deplorare l'uccisione di Calabresi, un atto in cui gli sfruttati riconoscono la propria volontà di giustizia" (Lotta Continua, 18 maggio 1972).
Unica organizzazione a sostenere queste tesi nell'ambito della sinistra rivoluzionaria, Lotta Continua attraverserà non pochi guai giudiziari, e al suo interno, giustamente, si levarono molte voci dissenzienti.
Nel 1976 l'organizzazione, in seguito all'esplodere di contraddizioni che qui sarebbe lungo analizzare, si dissolse dal punto di vista organizzativo, continuando a mantenere in vita il giornale ancora per qualche anno.
Sofri intraprese la "carriera" di intellettuale e opinion maker, molto apprezzato, da buon ex-rivoluzionario, nei salotti buoni della borghesia e dagli ambienti vicini a Craxi.
Ma nel 1988, un pentito, Leonardo Marino ex militante di Lotta Continua, si autoaccusò dell'omicidio Calabresi, accusando anche Bompressi e Pietrostefani, due dirigenti di Lotta Continua, oltre che lo stesso Sofri.
Dopo alcuni anni ed alterne vicende gli stessi furono condannati sulla base di prove ed indizi insufficienti ed in buona parte inesistenti.
Oggi, di fronte a quello che Sofri racconta, non c'è da meravigliarsi del fatto che lo stato e i suoi apparati facciano frequentemente uso dell'omicidio politico.
Notiamo anzi come la definizione "strage di stato" oggi non sia più appannaggio dell'estrema sinistra o dell'anarchismo, ma sia entrata anche nel linguaggio comune di magistrati o di esponenti politici riformisti e moderati.
Un magistrato anni fa affermò che non esistono servizi segreti "deviati" o "paralleli". Esistono servizi segreti, e basta. Svolgono il loro lavoro e la loro funzione istituzionale, al servizio naturalmente di chi le istituzioni le controlla.
Quello che è meno scontato, ed è tanto grave da lasciare indignati, è l'atteggiamento di Sofri decisamente ambiguo, omissivo e complice dei peggiori veleni statali, che , con molta nonchalance, ci dice di aver ricevuto nel suo appartamento il capo di una struttura statale dedita alle attività sopra descritte, e all'epoca di quell'incontro, ancora impegnata nei depistaggi sulle vere responsabilità della strage di Piazza Fontana.
D'Amato gli propone la realizzazione di una "mazzetta di omicidi" e Sofri cosa fa? Lo invita ad andarsene, e custodisce gelosamente per sè e pochi intimi questo vero e proprio segreto di stato...per oltre trent'anni.
E' questo il rispetto che il "compagno" Sofri nutre verso i militanti di Lotta Continua caduti in quegli anni, e verso tutti coloro che, per responsabiltà dirette o indirette dell'Ufficio Affari Riservati di D'Amato, hanno perso la vita o hanno vissuto delle tragedie umane in quanto familiari delle vittime di stragi di stato?
Perchè Sofri non ha denunciato pubblicamente e immediatamente questo tentativo da parte degli apparati statali di intraprendere “relazioni pericolose” con la sua organizzazione?
Lotta Continua era solita fare campagne politiche su tutto. Famosa fu quella sul "fanfascismo" e sul MSI fuorilegge, ed altre ancora. Perchè, con un quotidiano a disposizione e con un patrimonio umano fatto di migliaia di militanti in buona fede, non ha iniziato una campagna di denuncia di massa per smascherare il carattere violento di una organizzazione che dovrebbe essere al servizio di uno stato democratico?
Invece la relazione pericolosa è esistita realmente, e lo stesso Sofri ammette: "Misi a parte dell'episodio poche persone" tra questi Enrico Deaglio, oggi direttore del settimanale “Diario”.
Inizialmente Deaglio aveva detto «mai sentito parlare di quell'episodio», ma dopo la seconda uscita di Sofri sul Foglio ha corretto vistosamente la mira: «Ne ho riparlato poco fa con Adriano e credo di ricordare qualcosa, vagamente. Mi raccontò della visita di D'Amato e mi disse di averlo messo alla porta. Il resto l'ho letto sul Foglio».
Si, proprio lui, il fiero difensore di Popular Mechanics e demolitore (poco convincente per la verità) delle tesi alternative alla versione ufficiale sull'11/9. Che ironia! L'anticomplottista direttore del "Diario" era fra i pochi a essere informato dell'incontro cospiratorio Sofri/D'Amato, finalizzato ad un possibile complotto di stato insieme alla più importante organizzazione dell'estrema sinistra italiana.
Quel che racconta Sofri è di una gravità inaudita, e ci dà la misura della specularità tra apparati statali e organizzazioni presuntamente rivoluzionarie come Lotta Continua.
La questione riassume e contiene emblematicamente tutte le negatività e i difetti della sinistra italiana, la cui onda lunga ha conseguenze fino ai nostri giorni.
Coltivare l'illusione che il sistema possa essere sconfitto investendo le proprie energie esclusivamente sul terreno politico, contrapponendosi sterilmente e politicamente agli aspetti più odiosi dell'oppressione statale, salvo poi credere che la stessa macchina statale possa essere strumento di un potere "proletario" alternativo a quello borghese; lottare permanentemente "contro" e mai "per"; farsi portatori della logica della "presa del potere" a tutti i costi, senza interrogarsi su quale possa essere una reale strada per la liberazione e per l'autoemancipazione degli oppressi.
Assumere l'ottica del fine che giustifica i mezzi, senza curarsi affatto dell'indispensabilità dell'armonia tra mezzi e fini per chi si batte per l'emancipazione della gente, conduce inevitabilmente ad assomigliare pericolosamente al nemico che si dice di voler combattere.
Questi criteri e questi metodi riproducono con forme diverse il potere che si dice di voler scalzare. Criteri che portarono, per esempio, l'organizzazione a concepire la questione dell'antifascismo unicamente sul terreno militare e dello scontro fisico: Lotta Continua partecipò alla campagna elettorale del 1972 con la parola d'ordine "i fascisti non devono parlare", che comportava l'attacco e l'impedimento fisico dei comizi del MSI.
Nell'aprile del 1972, infatti, il convegno di Rimini di Lotta Continua aveva deciso una sorta di centralizzazione politico-militare dell'organizzazione che si concretizzava in un rafforzamento dei servizi d'ordine, approfondendo così una delirante concezione tutta militare dello scontro politico, speculare al sistema, e che ben poco ha a che vedere con l'emancipazione delle masse.
Addirittura lo stesso servizio d'ordine di Lotta Continua fu usato per "regolare" i conti con le femministe di Lotta Continua stessa, che chiedevano più spazio e maggiore rispetto per le tematiche di genere.
Questa logica tutta politica condusse Lotta Continua a partecipare allle elezioni del 1976 con risultati catastrofici. Come se al socialismo si potesse arrivare per via parlamentare, o fosse possibile fare la rivoluzione nelle cabine elettorali.
Le relazioni pericolose Sofri/D'Amato vanno inquadrate in questo ambito di potere che, come tutti i poteri, è caratterizzato dal marchio di fabbrica del segreto e dalla menzogna, da atteggiamenti cospiratori sistemici non detti e non denunciati, anzi assunti come propri.
La liberazione e l'emancipazione non possono poggiarsi sugli strumenti della politica e del sistema, proprio perchè creati dal potere e con cui il potere stesso ha più dimestichezza.
Una dimestichezza talmente grande da far sentire il massimo dirigente di una delicata struttura del Viminale per niente a disagio nel proporre degli omicidi politici ad un leader presuntamente rivoluzionario in quel lontano, ma, allo stesso tempo, ancora troppo pericolosamente vicino 1974.
Rascalcitizen
Dello stesso autore vedi anche:
”Sotto il cielo di Napoli”