Da una parte i politici lamentano uno “scollamento” sempre crescente fra cittadino e istituzioni, dall’altra gli uomini della sinistra si affannano attorno al nuovo nome - Veltroni – come se fosse giunto il salvatore da una lontana galassia di esseri superiori.
Dimostrando, in questo modo, di non aver capito assolutamente nulla del malcontento popolare, nè della situazione in generale.
Quando un sistema chiuso si trova in difficoltà con l’esterno, non può illudersi di risolvere la situazione lavorando al proprio interno. La cosa dovrebbe essere evidente per chiunque, e invece Bertinotti ci fa sapere, riferendosi al nuovo PD, che “l’incarico di Veltroni è quello di definire il suo partito”. E da Bucarest Veltroni annuncia: “Cercherò di fornire una 'visione' su ciò che deve essere il Paese. Un tema che mi appassiona da anni".
Peccato che poco prima avesse detto “Non mi pare sia tempo di sogni, non sono sufficienti, bisogna puntare a delle risposte”. Dovremmo quindi aspettarci da Veltroni una “visione” che non sia però un sogno, ma una risposta.
Ovvero, parole.
Le solite parole vuote, rimesse eternamente in circolo come un ventilatore che muova stancamente l’aria viziata in un ambiente chiuso: per chi entra da fuori, i miasmi sono sempre gli stessi.
Abbiamo una intera popolazione che ormai, dopo l’uno-due Berlusconi-Prodi, in cui non è cambiato assolutamente nulla, ha finalmente mangiato la foglia, e loro si preoccupano di “ridefinire il partito”.
L’unica fortuna che hanno i politici oggi ... ... è che la gente ancora non si è accorta della cosa più importante: senza il voto del cittadino, Veltroni non è nessuno. Non esiste. Prodi, Berlusconi, Mastella, Rutelli, Follini, Di Pietro, sono solo delle sequenza casuali di lettere dell’alfabeto, ed “esistono”, a livello politico, solo perchè qualcuno li ha votati.
Ma sono in realtà anime vuote, manichini senza voce e senza forza, che diventano vivi solo nel momento in cui le schede elettorali iniziano a cascare nelle urne.
Solo con “un voto più di Rutelli”, D’Alema può dire di essere qualcuno. Altrimenti non esiste. E se ambedue restassero a zero, nel mondo reale non esisterebbe nessuno dei due.
Li creiamo noi, e nemmeno ce ne accorgiamo.
Senza volerlo, mossi da un’abitudine ormai centenaria, gli italiani vanno “automaticamente” alle urne, perchè chiamati a scegliere i loro preferiti fra una gamma di candidati. Solo nel momento in cui il cittadino capirà che può ribaltare in qualunque momento questo meccanismo – che può essere lui a stilare le sue “liste”, fatte di richieste precise e non di “nomi” qualunque, e che devono poi essere quei nomi ad adeguarsi alle sue richieste, se vogliono davvero governare, si accorgeranno di essere stati seduti per anni su una poltrona inesistente, illusoria, fatta della stessa materia sottile con cui fino ad oggi si è coltivato nel popolo un’illusione di democrazia totalmente distorta e artificiale.
Massimo Mazzucco