LA SETTIMANA DELLA TIGRE FEROCE. Un ennesimo esempio di distorsione del messaggio, a livello subliminale.
di Massimo Mazzucco
11.10.03 - La tigre è un animale feroce, la tigre è cattiva, la tigre mangia gli uomini. Questo lo sanno anche i bambini. E nessuno lo ha dubitato, quando la settimana scorsa il popolarissimo Roy Horn (foto), del noto duo di Las Vegas "Siegfried and Roy", è stato azzannato in diretta sul palcoscenico del Mirage, in una scena che il pubblico ha creduto parte dello spettacolo finchè non ha visto il sangue schizzare dall'aorta tranciata dello showman inanimato. Mentre a New York, due giorni fa, un tizio si è presentato all'ospedale, per farsi medicare delle ferite che ha dichiarato essere da pittbull, mentre si è poi appurato che gliele avesse inferte la tigre di due anni che si stava tranquillamente allevando... nel salotto di casa sua (foto sotto). Questi due episodi hanno subito generato una serie di servizi, in TV e sui giornali USA, tutti basati sullo scontatissimo tema del temibile animale predatore, della bestialità fuori controllo, della natura imprevedibile ed assassina. Ovvero, a livello subliminale, dell'impossibilità di convivenza pacifica tra uomo=civiltà=occidente e animale=tribalità=terzo mondo.
Siegfried e Roy sono la celeberrima coppia di illusionisti che... ...da più di vent'anni mette in scena lo spettacolo più noto di Las Vegas, con le rarissime tigri bianche del Bengala che attraggono famiglie da ogni parte d'America.
La ricchezza e la notorietà (lo spettacolo ha incassato ad oggi circa 44 milioni di dollari) sono servite a Roy anche a propagandare nel mondo il problema delle specie in estinzione (si calcola non siano più di 5000 le tigri che oggi sopravvivono, alla stato selvaggio, in tutto il mondo). Quello in cui però Roy sembra aver fallito, è nel cambiare la mentalità popolare che vuole appunto questi animali come feroci nemici dell'uomo, e che quindi ti porta a leggere lo spettacolo - sempre a livello subliminale - come una vittoria della civiltà sulla forza bruta. Ovvero, come una conferma della capacità di dominio - guarda caso, l'uomo si chiama proprio "domatore" - dell'occidente sul mondo "animalesco ed inferiore". (La corrida, da questo punto di vista, non è che la versione estrema dello stesso concetto. L'imperialismo abita nel nostro subconscio, in forme primitive come questa, già da tempi immemorabili).
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Ma se solo si ha la pazienza di ascoltare il "vedovo" Siegfried (Roy se la caverà, ma difficilmente tornerà sul palcoscenico, e lo spettacolo è stato cancellato a tempo indeterminato), la cui versione pochissimi hanno riportato, si scopre una ben diversa spiegazione dei fatti: Roy, che stava esibendosi con la tigre preferita in un numero acrobatico, è inciampato ed è andato a sbattere malamente contro delle attrezzature in palcoscenico, restando per un attimo stordito. Imprudenti o male istruiti, alcun assistenti di scena si sono precipitati su di lui per soccorrerlo, ma si sono dimenticati di spiegare alla tigre che non volevano affatto aggredirlo. E così lei, per difendere il suo padrone, è accorsa e glielo ha... tolto premurosamente di mano, esattamente come farebbe ogni felino col suo cucciolo: lo ha preso per il collo e lo ha trascinato lontano dal pericolo. Peccato che Roy non avesse il pelo e la pelle abbondanti che hanno i cuccioli sul coppino, e nel percorso ci abbia lasciato trachea, mandibola e quasi tutta l'aorta.
Ma una tigre che voglia uccidere si comporta in maniera completamente diversa: va diretta alla gola della vittima, con due strapazzi le spezza l'osso del collo, poi ne stritola la testa fra le mandibole come se fosse una scatola di fette biscottate.
Questo sul palco non è avvenuto, ma la stampa nel suo insieme si è completamente dimenticata di accorgersene. Si è preferito rifugiarsi nello stereotipo, con l'istinto brutale che esplode inatteso, e quel lato oscuro dell'animale che a noi piace tanto illuderci di aver sopraffatto.
Altrimenti, si sarebbe trattato di ammettere - sempre a livello subliminale - che la colpa della tragedia è da imputare all'impreparazione e all'irruenza dell'uomo bianco superiore, ed all'ignoranza profonda che gli deriva dalla sua totale mancanza di rispetto per la natura.
E ciò non si può fare: avanti di quel passo, ci toccherebbe rivedere presto l'intera storia dell'occidente.
Massimo Mazzucco
Un consiglio non richiesto, a chi non è mai stato a Las Vegas. Se proprio non siete di strada, non fate sforzi particolari per arrivarci, o se non altro preparatevi ad un'eventuale delusione: Las Vegas, in realtà, non esiste. E' solo un concetto, cristallizzato nell'immaginario popolare, che riesce a tradurre una fila di alberghi ben illuminati nella sintesi del "Divertimento Assoluto". Ma all'alba, quando le luci si spengono e si solleva la polvere del deserto, sono solo dei giganti di cartapesta sospesi nel nulla più terrificante.