ARNOLD HA VINTO. O MEGLIO, DAVIS HA PERSO. Ma una consolazione forse c'è.
di Massimo Mazzucco
8.10.03 - In Italia sono le 9 del mattino, in California è mezzanotte (di mercoledì), e l'ultimo seggio ha chiuso soltanto quattro ore fa, ma gli exit poll hanno già dato il verdetto irreversibile: circa il 55% dei votanti ha detto no al goverantore Davis, circa il 70% di questi ha poi scelto Schwartznegger come suo sostituto (si votava su due schede diverse, la prima "si o no a Davis", la seconda "chi vuoi, nel caso lui perda?"). Sull'esito del secondo voto non c'erano dubbi, Arnold era di gran lunga in vantaggio sui due rimpiazzi alternativi, il democratico Bustamente, attualmente già vice-governatore della California, e il repubblicano di destra McClintock, che era rimasto in gara più che altro per orgoglio di categoria.
E Davis avrebbe potuto anche sopravvivere al primo voto, se solo negli ultimi giorni non avesse commesso - lui che è in politica da quando è nato - un errore da principiante: proprio mentre il Los Angeles Times tirava fuori una numero sempre crescente di donne che testimoniavano di essere state molestate da Arnold (e i numeri di Arnold cominciavano a traballare), Davis non trovava di meglio che... ...cavalcare personalmente lo "sdegno", attaccando direttamente Arnold nei sui discorsi, con frasi del tipo: "Volete un governatore che passi il tempo a palpare il culo a ogni donna che incontra, o uno del quale al massimo si può dire che è decisamemte poco sexy?" In realtà quindi, DOPPIA zappa sui piedi, e pure con rinculo del manico sulle gengive: per i repubblicani infatti è diventato un gioco da ragazzi capovolgere la frittata, e insinuare che era chiaramente un'operazione di bassa propaganda programmata da Davis, tre giorni prima del voto. Risultato: più donne hanno votato per Arnold che per Bustamante e McClintock messi insieme.
"Cold Fish", lo definiscono pubblicamente i giornali. E' questa probabilmente la caratteristica di fondo che è costata a Davis la partita: per restare in sella, bastava mobilitare seriamente l'elettorato democratico, che in California è tradizionalmente più numeroso di quello repubblicano, e il problema del sostituto non si sarebbe mai nemmeno posto. Invece Davis ha talmente saputo scaldare la sua base elettorale, che mentre i repubblicani disimbalsamavono pure il nonno dalla soffitta, per trascinarlo a votare, i supporter di Davis pensavano meglio di stare a casa, e godersi in TV la sconfitta del loro salmone surgelato.
"Così impara", è stato infatti, chiaramemte, il senso del non-voto democratico, che è quello che in realtà ha segnato la fine di Davis. Da lì ad acchiappare la poltrona vacante, per Arnold è stato sufficiente essere più alto e più bello di McClintock, meno grasso e sudaticcio di Bustamante, e più famoso di tutti gli altri messi insieme.
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La consolazione, per chi come me teneva comunque per Davis (tra ladri professionisti e Robin Hood dilettanti, sempre meglio i primi), è che non necessariamente questa vittoria si rivelerà la chiave di volta repubblicana per rieleggere Bush nel 2004. Certo, il governatore amico, in campagna elettorale, ti aiuta sempre in mille modi: si presenta con te ad ogni discorso, ti fa avere le accoglienze migliori, e mentre tu riesci a parlare magari ad uno stadio stracolmo prima della partita, l'altro è li che arringa le automobili vuote nel parcheggio retrostante.
Ma tutto questo, di per sè, non dovrebbe comunque bastare a far cambiare idea ad uno stato, la California, che ormai da tempo mostra segni di insofferenza sempre più vistosi per le scorribande di Bush e compagni nella capitale. Al massimo, un rigurgito repubblicano obbligherà il candidato democratico a spendervi più tempo - e più soldi - per mantere comunque un buon margine di sicurezza.
Ma il problema è un altro: Arnold ha vinto, ma saprà governare? In fondo, anche Cicciolina in parlamento c'era entrata, ma poi per fortuna nessuno le ha affidato la preparazione di un qualche disegno-legge. E se cominciasse a fare pasticci, dove andranno a nascondersi tutti quelli che oggi si rallegrano per il ritorno di un repubblicano alla guida dello stato più popoloso d'America?
C'è infine - soprattutto - un errore madornale, strategico, che sta venendo compiuto proprio in queste ore dai repubblicani festanti: sull'onda dirompente dell'entusiasmo, stanno tutti sciaquandosi la bocca con frasi del tipo: "Quando si prende in mano uno stato (da un governatore repubblicano, Perry, che ha preceduto Davis) con un surplus economico di 9 miliardi di dollari, e lo si trascina in un baratro di 38 miliardi di deficit, si può solo appellarsi ad un miracolo per non venire disarcionati."
A che cosa di appelleranno, loro, quando al candidato democratico per la presidenza verrà in mente che il surplus lasciato da Clinton era di 300 miliardi di dollari, e che ora il deficit federale si aggira sui 450, e da qui alle elezioni promette solo di aumentare ogni giorno di più?
Massimo Mazzucco
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