Nel silenzio più scandaloso (complice? criminale?) dei media occidentali, ha visto la luce poco tempo fa un documento ufficiale del Pentagono, in cui si enunciano principi e procedure da seguire in un'eventuale guerra - unilaterale, si suppone - basata sulle cosiddette armi mini-atomiche.
Questo ha provocato l'allarmata reazione di un gruppo di scienziati americani, che hanno scritto una lettera aperta a Bush, mettendolo in guardia dal rischio di un aumento della radioattività nell'atmosfera, come inevitabile conseguenza dell'utilizzo di quel tipo di armi. Bush, ovviamente, non si è nemmeno degnato di rispondere.
A loro volta, un gruppo di scienziati francesi ha scritto una lettera simile al Presidente Chirac, chiedendogli di prendere una chiara posizione in merito.
Per tutta risposta Chirac ha fatto un discorso, qualche giorno fa, ... ... nel quale ha detto apertamente che la Francia non esiterebbe ad usare armi atomiche, in caso di un attacco da parte di "stati che fomentano il terrorismo". Senza fare nomi, l'allusione all'Iran è stata più che trasparente.
La nuova partita che si va a giocare attorno all'Iran è complessa e difficile da interpretare, e non è improbabile che si tratti solo di "dichiarazioni-spauracchio", intese a mostrare il muscolo prima di sedersi ad un tavolo di trattativa. Il problema è che toccherà all'America di Bush decidere fino a che punto "tutte le altre opzioni saranno state esplorate", prima di prendere in considerazione l'uso delle mini-atomiche.
E come sappiamo, l'uomo non offre certo grosse garanzie nel saper resistere alle pesanti pressioni, che di certo staranno arrivando, da parte del famoso "industrial and military complex", per "sperimentare" almeno una di quelle preziose noccioline.
Nè sicuramente faranno da freno in questo i sionisti di Tel Aviv e Washington, che sono ampiamente sospettati di essere alla radice stessa dell'escalation internazionale contro l'Iran.
Massimo Mazzucco
Quella che segue è la lettera degli scienziati francesi a Chirac, nella traduzione di Stefano Serafini, che ringraziamo anche per la segnalazione.
Lettera aperta al Presidente della Repubblica Francese
Gli autori della petizione riportata qui sotto sono degli scienziati francesi. Essa rappresenta le loro vedute personali, e non quelle di una istituzione o di una organizzazione particolare. Si ispira a un testo di Kim Griest e Jorge Hirsch (vedasi la
petizione aperta alla firma di tutti).
E’ nostra intenzione indirizzare questa lettera al Presidente della Repubblica, Sig. Jacques Chirac, e di inviarne copia alla Sig.ra Alliot-Marie, ministro della Difesa, ai parlamentari e ai senatori, ai media, alle organizzazioni professionali rappresentative del mondo scientifico, all’Accademia delle Scienze e a quella delle Teconologie.
Se approvate la nostra iniziativa, e se siete uno scienziato francese, vi saremo grati della vostra firma in calce a questo messaggio; grazie inoltre a tutti coloro che lo diffonderanno il più largamente possibile.
Daniel Iagolnitzer, André Landesman, Christophe Soulé
3 novembre 2005
Signor Presidente della Repubblica,
Ci rivolgiamo a Lei a seguito delle notizie relative alla nuova dottrina nucleare in preparazione negli Stati Uniti. Il documento ufficiale
“Doctrine for Joint Nuclear Operations”, Dottrina delle operazioni nucleari interforze, del marzo 2005, prevede che gli Stati Uniti potranno d’ora innanzi ricorrere ad attacchi nucleari preventivi (“pre-emptive strikes”) per diversi motivi, fra i quali i seguenti (op.cit., III-1-d):
* Per ottenere la rapida conclusione favorevole di una guerra;
* Per permettere il successo di operazioni americani o multinazionali;
* Per dimostrare la capacità e la determinazione degli USA ad utilizzare le armi nucleari, col fine di dissuadere gli avversari dal fare ricorso ad armi di distruzione di massa (nucleari, chimiche, o biologiche);
* Contro tutti gli avversari che abbiano intenzione di utilizzare armi di distruzione di massa contro gli USA, truppe multinazionali, o forze alleate degli Stati Uniti.
In quanto scienziati ci sentiamo chiamati in causa dalla questione delle armi nucleari. E proviamo una grande inquietudine per questa nuova dottrina che, se vedrà la luce, aumenterà considerevolmente le situazioni nelle quali gli USA si sentiranno autorizzati all’uso di armi nucleari.
Noi le domandiamo di:
- Convincere, attraverso tutti i mezzi diplomatici a sua disposizione, le autorità degli Stati Uniti a rinunciare a questa nuova dottrina;
- Confermare pubblicamente che la Francia non utilizzerà le sue armi atomiche contro un avversario non nucleare, e che essa intende conformarsi a tutti gli impegni presi con la firma del trattato di non proliferazione;
Questa nuova dottrina nucleare americana pare ignorare il fatto che le armi nucleari si situano su di una scala radicalmente differente da quella delle altre armi di distruzione di massa (chimiche e biologiche) e delle armi convenzionali. Inoltre, prevedere il loro utilizzo preventivo contro avversari non nucleari, siano essi Stati o gruppi organizzati, rappresenta l’imbocco di una strada pericolosa.
Cancellare la distinzione netta che ad oggi esiste fra armi nucleari e non nucleari, vuol dire aumentare i rischi di una proliferazione delle armi nucleari. Un principio fondamentale del trattato di non proliferazione nucleare è che in cambio della rinuncia a questo tipo di armi da parte degli altri stati, le potenze nucleari, fra le quali la Francia, si impegnano “a perseguire in buona fede negoziati su misure efficaci relative alla cessazione della corsa agli armamenti nucleari entro una data prossima e al disarmo nucleare, e su un trattato di disarmo generale e completo, sotto un controllo internazionale stretto ed efficace” (Articolo VI).
Noi temiamo che il fallimento dell’ultima conferenza esaminatrice di tale trattato nel maggio 2005, ed i progetti attuali degli USA, conducano, al contrario, ad accelerare la proliferazione, e al disastro planetario.
Certi che lei vorrà reagire rapidamente e favorevolmente alla nostra richiesta, e adoperarsi in modo da evitare una tale evoluzione, la preghiamo di accettare, Signor Presidente della Repubblica, l’espressione dei nostri sentimenti rispettosi,
[seguono fime].
(traduzione dal francese di Stefano Serafini)