Questa è una piccola storia, accaduta ad uno di noi. Come sempre, il nome non ci interessa, sono i fatti che meritano di essere conosciuti, perchè rivelano un tipo di atteggiamento – purtroppo molto diffuso fra chi dispone di una certa autorità – che porta ad esprimere giudizi importanti in modo affrettato e superficiale, incuranti delle conseguenze che ne possano derivare.
L’utente in questione l’anno scorso aveva 15 anni, e frequentava la prima liceo scientifico.
Assiduo frequentatore di luogocomune, nonostante la giovane età, aveva già da tempo affrontato e digerito la questione dell’11 settembre, di cui conosceva bene tutti gli aspetti principali.
Quando la sua scuola indisse, nel maggio scorso, un concorso per quattro borse di studio da 250 euro ciascuna, non gli sembrò vero di poter unire l'utile al dilettevole, presentando una tesi sull’11 settembre - argomento che riteneva di grande importanza - riuscendo magari anche a pagarsi gli studi per l'anno seguente. I temi proposti infatti erano:
- Raccolta di relazioni di laboratorio effettuate durante l'anno
- Presentazione di un progetto di meccanica
- Poesie o brani musicali creati dagli studenti
- Saggi critici o brevi.
Approfittando della grande latitudine offerta dal quarto tema, il nostro amico si mise di buona lena, e cominciò ad elaborare una argomentata sintesi sui fatti dell'11 settembre.
Qualche giorno prima della scadenza, consegnò una tesina di circa 15 pagine, intitolata: "11 settembre 2001. Come tante piccole bugie formano un'unica verità. Falsa."
Dopo circa una settimana di trepida attesa, venne però a sapere che il suo lavoro non compariva fra i quattro premiati, e ci rimase abbastanza male nel vedere che i vincitori avevano presentato lavori relativamente modesti rispetto al suo.
Pur accettando in qualche modo la sconfitta, gli restava la curiosità di sapere per quale preciso motivo il suo lavoro non fosse stato premiato, ... .. e così alla prima occasione si rivolse alla sua professoressa, che aveva fatto parte della giuria, per avere chiarimenti sui motivi delle loro scelte.
Mentre si aspettava una risposta di tipo “politico”, che in qualche modo rivelasse il desiderio di non propagandare certe ipotesi “pericolose”, rimase stupito nel sentirsi dire che "quel lavoro era tutto un copia e incolla”, e che “dentro non c'era niente di tuo".
Stupefatto e umiliato insieme, il ragazzo sul momento non seppe cosa rispondere. Col passare del tempo però la sensazione di essere stato accusato di una profonda disonestà, come quella del plagio letterario, lo portò a contattare il sottoscritto, e a raccontargli per filo e per segno quanto accaduto. Naturalmente, sosteneva di non aver copiato nulla, e che il testo fosse interamente suo.
Dopo aver letto la sua tesi, mi resi conto di quello che era probabilmente successo: il primo paragrafo, infatti, conteneva la trascrizione letterale dell’introduzione del film “Inganno Globale” ("La mattina dell'11 settembre 2001, diciannove terroristi armati di tagliacarte dirottano quattro aerei commerciali .... ecc. ecc..), sulla quale lo studente aveva costruito un'analisi dei fatti assolutamente indipendente e originale. Si era però dimenticato di mettere le virgolette al testo citato, e questo mi portò a concludere che i giurati avessero fatto una rapida ricerca su Google, inserendo proprio una stringa dal primo paragrafo, e “scoprendo” che naturalmente apparteneva ad un testo già esistente.
A quel punto i giurati non avevano pensato di verificare anche altri paragrafi, e avevano concluso che "tutto il lavoro fosse un copia-incolla”.
(Non è difficile immaginare la scena in cui i giurati, dopo aver letto il temino sugli esperimenti dell’uovo nel bicchiere, oppure la poesia sulle nebbie di Lambrate, si trovano improvvisamente fra le mani un lavoro di 15 pagine che ti spiega perchè le Torri Gemelle non sono cadute da sole. Avranno detto: “Da dove esce questa roba? Fammi un pò vedere in Internet …").
Mi misi quindi alla ricerca della professoressa, per verificare se le cose fossero effettivamente andate così, e dopo svariati tentativi riuscii ad avere con lei un appuntamento telefonico. La conversazione si svolse più o meno in questo modo:
- Buongiorno, mi chiamo Massimo Mazzucco, sono il responsabile di un sito che si occupa di 11 settembre, oltre che l'autore di un film sullo stesso argomento. Mi risulta che un vostro studente abbia presentato una tesi su questo argomento, e volevo semplicemente conoscere i motivi che avevano portato ad escluderlo dai lavori premiati.
La risposta fu secca, il tono decisamente scostante:
- C'era una regolare giuria, che ha scelto secondo criteri di cui non deve rispondere a nessuno. Ma poi lei chi è, scusi?
- Infatti, come le ho detto non sono nemmeno un parente del ragazzo. E comunque non mi sarei mai permesso di mettere in discussione i criteri della giuria. Ero solo curioso di conoscerli, se possibile, poichè considero l’11 settembre un argomento molto importante, e mi interessa tutto quello che in qualche modo lo riguarda.
Il tono divenne improvvisamente rilassato, quasi confidenziale.
- Guardi - disse la Prof. – mi dispiace dirglielo, ma in realtà il ragazzo ha copiato per intero il lavoro da Internet, e questo naturalmente lo ha escluso da qualunque premio.
- Capisco - dissi io - A me però, se permette, la cosa non risulta. Ritengo infatti di conoscere abbastanza bene la materia, e dopo aver letto il suo lavoro, non ho trovato nulla di copiato. Gli argomenti sono simili per tutti, ovviamente, ma la scrittura è originale da cima a fondo, eccetto per il paragrafo iniziale, che è l’introduzione del mio film “Inganno Globale”.
A quel punto ci fu un silenzio prolungato dall’altra parte del filo.
- Non sarà per caso - suggerii io - che la giuria abbia verificato solo il primo paragrafo, che purtroppo il ragazzo si è dimenticato di virgolettare, e da questo abbia dedotto che tutto il lavoro era copiato?
- Guardi, questo non saprei dirglielo – rispose con tono evasivo - non sono stata io a fare la ricerca. Mi è stato riferito che il lavoro era copiato, e quindi abbiamo escluso il ragazzo.
- Beh - dissi io - se lei si fida di me, le garantisco che il lavoro è assolutamente originale, a parte il paragrafo iniziale, come le ho detto.
- In ogni caso - cercò di svincolarsi la Prof. - ormai le cose sono andate così. Ci sarà sicuramente un altro concorso, l’anno prossimo, e il ragazzo potrà rifarsi.
- Ne sono sicuro – dissi io – Però mi permetta ancora una cosa, poi non la disturbo più. A lei sembra giusto che un ragazzo debba vivere con il peso di una accusa così grave, quando l’unica sua colpa è stata di non aver messo le virgolette a un paragrafo?
- Beh, insomma, certe cose i ragazzi dovrebbero saperle. Non è un errore da poco, dopotutto.
- Certo – risposi io – Ma nemmeno leggere un solo paragrafo su quindici pagine, per poi decidere che l'autore abbia copiato tutto, mi sembra un errore da poco.
- Comunque, signor Marzocco – disse la Prof., che a quel punto non vedeva l’ora di liberarsi – vedremo in qualche modo di arrangiare la cosa. Buonasera e grazie.
Venni a sapere in seguito che la professoressa, incontrando il ragazzo nei corridoi, si era in qualche modo scusata con lui per il “giudizio affrettato”, riabilitando di fatto la sua credibilità personale.
Ci si domanda a questo punto quanti casi possano succedere, nelle scuole come nella vita, in cui un giudizio affrettato - da parte di chi ha l’autorità per esprimerlo, ma sottovaluta le responsabilità nel farlo - rischi di seppellire una giusta causa, o di promuovere un’idea sbagliata, che riguardi l’11 settembre come qualunque altra cosa.
A sua volta, viene da chiedersi cosa potrebbe succedere se ciascun individuo che rimane vittima di un caso simile, invece di accettarne supinamente le conseguenze, provasse con tutte le sue forze a far valere fino in fondo i propri diritti di cittadino e di essere umano.
Certo la vita, che già non è semplice per nessuno, in questo modo diventerebbe un inferno, e non si possono passare le giornate a fare i donchisciotte delle cause altrui.
Teniamo però presente che permettere a un’idea sbagliata di sopravvivere può rappresentare un crimine ancora più grave dell’omicidio, poichè da quell’idea possono nascere migliaia di cadaveri in una volta sola.
Non fu il fuoco a bruciare migliaia di innocenti nel medioevo, fu l’idea che fossero “eretici” a permettere di farlo.
Non furono i fucili dei conquistadores ad uccidere milioni di aborigeni americani, fu l’idea che fossero dei “selvaggi” a permettere di farlo.
Non sono state le bombe ad uccidere un milione di iracheni, è l’idea che gli islamici siano tutti "terroristi" a permettere di farlo.
Combatti quelle idee, e avrai vinto la battaglia dell’umanità. Permetti a quelle idee di sopravvivere, e sarai anche tu fra i responsabili della sua sconfitta.
Massimo Mazzucco
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