(CORREZIONE / nuovo articolo all'interno)
Se c'è una cosa da cui urge liberarsi in Italia, prima ancora dei ministri ladroni, è quel pensiero snobistico e finto-femminista di certe donne di partito, che sono state proprio quelle che hanno affossato il vero femminismo degli anni '70, togliendolo dalle strade e dai comitati di quartiere per inquadrarlo in legioni di donnine tanto "arrabbiate" ideologicamente quanto ordinate ed innocue all'atto pratico.
Sull'
ANSA di oggi leggiamo: "Dopo la censura in Spagna anche l'Italia si scaglia contro l'ultima pubblicità di Dolce e Gabbana, dove un uomo a torso nudo tiene inchiodata una donna a terra per i polsi, mentre lei cerca di divincolarsi sotto lo sguardo impassibile di altri uomini. I politici italiani sono indignati e chiedono l'eliminazione dello spot. Il ministro dei Diritti e delle pari opportunità, Barbara Pollastrini, ha chiesto l'intervento del Giurì sulla campagna che viola gli articoli 9 e 10 del codice dell'autodisciplina pubblicitaria."
Mamma mia, che disastro. Cominciamo dall'ANSA: a parte il "torso" nudo, che nell'uomo ritratto arriva fino alle caviglie, vediamo che l'articolo trasforma serenamente una donna distesa su un letto ... ... ricoperto da un prezioso lenzuolo di seta in una donna "inchiodata a terra", come se fosse il selciato di un oscuro vicolo di periferia. Che poi costei "cerchi di divincolarsi" mentre tiene le gambe allargate in quel modo è perlomeno da dubitare. Ma trasformare addirittura l'archetipo del marito guardone nello "sgardo impassibile di altri uomini" è decisamente da espulsione. I "politici indignati" poi, pagherei di tasca mia per vederli.
Ma l'ANSA, lo sappiamo, è un'agenzia di stampa, e da sempre si limita a riportare i fatti senza distorcerli o interpretarli.
Veniamo invece al succo della questione. Sempre dall'ANSA leggiamo: "Mi sono rivolta al Giurì - spiega il ministro - per chiedere un intervento pronto e immediato a tutela del rispetto della dignità della donna."
E' evidente che la signora ha un'idea un pò particolare della "dignità della donna", visto che la ritiene violata dall'immagine di Dolce & Gabbana. Forse non si è accorta che accanto a lei, nuda sul letto, c'è un'altra donna, che evidentemente non è riuscita a scappare in tempo dalle grinfie del molestatore ossigenato, e ora osserva rassegnata la fine che la attende.
Se davvero il nostro Ministro vuole svolgere il compito che le è stato affidato, forse potrebbe fare un giretto sui viali notturni delle nostre metropoli, dove troverà ad ogni angolo di strada ragazzine minorenni importate dal Terzo Mondo con l'inganno e mantenute in letterale stato di schiavitù con la complicità delle varie questure locali.
Se proprio vogliamo parlare di "dignità della donna".
Più patetica ancora la risposta degli stilisti, Dolce e Gabbana, che si appellano addirittura all' "arte", per difendere la loro palese intenzione di fare un pò di baccano per vendere un paio di vestitini in più. E lo hanno fatto con una campagna pubblicitaria che è tanto provocatoria quanto è stata ridicola la reazione del Ministro che speravano di irritare.
Ma non è finita: sull'onda della sua indignazione (sempre ANSA), "Pollastrini ha ricordato che il suo ministero ha proposto al Parlamento un ddl contro la violenza in famiglia, di genere e per la tutela delle vittime, per il quale è già partita una campagna di sensibilizzazione e prevenzione e la costruzione di un Osservatorio."
Un "osservatorio" di che cosa, signora Ministro? Di guardoni?
Massimo Mazzucco
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CORREZIONE / nuovo articolo
Vengo a sapere ora che la foto che compare nell'articolo, e che io ho preso dallo stesso articolo dell'ANSA che ho citato, non è quella incriminata. Io vivo all'estero, dove quella pubblicità non esiste, e come altri milioni di italiani che leggono l'ANSA da lontano, via Internet, non avevo alcun modo di saperlo.
Mi pareva talmente ovvio che la foto dovesse essere quella, che ho pensato fosse l'articolista ad essersi bevuto per sbaglio un bicchiere di candeggina.
La foto di cui si parla invece è questa:
A questo punto il discorso cambia completamente. Proviamo infatti a farla davvero, questa lettura dell'immagine, perchè a me la foto sembra paradossalmente più raffinata dal punto di vista del linguaggio, e molto meno offensiva dal punto di vista del contenuto.
LINGUAGGIO:
La differenza fondamentale sta nel fatto che la foto è fatta in studio, cioè in un ambiente astratto, e vuole quindi simboleggiare il gesto, invece di mostrarlo. Ne ricerca l'essenza, cioè, a discapito del reale. La donna infatti non ha l'uomo "fra le gambe", ma accanto a lei, e veste un costume da bagno, mentre lui porta i pantaloni. Il "punctum" (il centro dell'attenzione, secondo Roland Bartes) diventano quindi i polsi tenuti fermi, e non l'apparato genitale.
L'altra foto invece simula un gesto reale in un ambiente reale: sia lei che lui sono nudi su un letto, e lui non sta certo cercando il portafoglio fra le gambe di lei. É quindi semplice pornografia - nel senso letterale della parola - perquanto di buon livello.
CONTENUTO:
Il senso dell'immagine non è affatto chiaro e univoco come lo si vorrebbe, ed è certo molto più ambiguo rispetto alla foto sul letto. Essendo una immagine stilizzata, cioè simbolica, sta solo RAPPRESENTANDO l'atto di violenza, non lo sta MOSTRANDO.
Non fa quindi appello alle parti basse dello spettatore, ma al suo cervello.
In altre parole, l'immagine ci sta solo DICENDO che viviamo in una società maschilista, in cui la donna è ritenuta un oggetto da "possedere", non ci sta MOSTRANDO come ciò avviene. Esclude quindi a priori una identificazione di tipo morboso, e può benissimo essere letta come una denuncia sociale: le stesse espressioni dei quattro uomini, fra l'annoiato e lo schifato, non la fanno certo sembrare un'incitazione a delinquere, e io di "eccitamento da branco" nei loro volti leggo ben poco. (Casomai vi leggo gelosia, ma quello è un altro discorso, di tipo "trasversale").
Quando Toscani fotografava i morti di mafia (campagna Benetton, fine anni '80), non stava necessariamente incitando la gente a imbracciare una lupara, ma denunciava una realtà ancora più pesante di quella della violenza sulle donne.
Quando ritraeva dei condannati a morte, non stava necessariamente pronunciandosi a favore della pena capitale, ma si domandava se per caso il condannato non fosse anche vittima, oltre che assassino.
E quando fotografava un prete e una suora che si baciano, non incitava necessariamente le monache a trasformare i loro conventi in un festino per seminaristi frustrati, ma denunciava un divieto antistorico e ingiustificato all'interno della chiesa cattolica.
In conclusione: il discorso dell'immagine e della sua funzione nel sociale è complesso e delicato, e voler vedere un solo aspetto - quello più appariscente - in una foto come quella di Dolce e Gabbana indica solo un atteggiamento forzato e velleitario.
La nostra "è" una società violenta, da qui non si scappa. Ma non prendiamocela con chi - al di là dei suoi intenti personali - la rappresenta. Non è lì che sta il problema. Altrimenti dovremmo scandalizzarci ogni volta che in televisione vediamo una persona che ne uccide un altra. Perchè questo non accade?
Massimo Mazzucco
VEDI ANCHE:
"Donna, e se il nemico portasse la gonna"?
(Questo è l'articolo con cui il sito ha aperto, l'8 marzo 2003).
Il 7 Marzo non è il giorno della donna. Il 9 Marzo nemmeno. Nè lo sono il 12 Aprile, il 3 di Settembre o il 30 di Dicembre. L' 8 Marzo sì, l'8 Marzo è il giorno della donna. E questo già è un grosso problema. Il fatto che serva una giornata particolare per festeggiare - o commemorare - qualunque cosa, indica chiaramente che quella cosa è così particolare da meritarselo. Nel nostro calendario infatti non c'è il "giorno del dentista", nè il "giorno del metalmeccanico", (
cont.)