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I RUOLI CAPOVOLTI
05.09.04 - E' davvero curioso osservare, nelle fotografie diffuse nelle ultime ore, come il terrorista sia a volto scoperto, mentre le forze dell'ordine rimangono rigorosamente incappucciate. E' anche curioso osservare l’espressione del terrorista, che appare più che altro terrorizzato lui stesso. A cose fatte, la presunta operazione indipendentista cecena mostra ancora meglio la sua grossolana mancanza di logica di fondo: abbiamo saputo infatti che armi e bombe erano state addirittura piazzate nella scuola con comodo anticipo, segno di una organizzazione cinica, astuta e meticolosa insieme. Che però si è completamente dimenticata del suo piano di battaglia, una volta che era riuscita ad attrarre su di se l’attenzione del mondo.
Non dovevano uccidere un bambino ogni ora, sotto gli occhi straziati dei genitori e quelli gelidi delle telecamere? Cosa è successo? Perchè non hanno potuto… … mettere in atto il loro piano? Come si può passare da un nettissimo vantaggio di due mosse col bianco (la presa della scuola è stata una folgorazione assoluta, che avrebbe colto chiunque di sorpresa), a difendersi a denti stretti arroccati in difesa? Perchè, nel bel mezzo delle trattative, quando ancora nessuno si era sbilanciato in un senso o nell’altro – e quindi il vantaggio era ancora tutto dalla loro parte - far esplodere quelle bombe nella palestra? Era davvero la strategia migliore per la causa cecena? Perchè invece non mettere in ginocchio il tanto odiato Putin, gettando dalla finestra, al rallentatore, un solo bambino ogni mezz’ora, per costringerlo così ad entrare con le teste di cuoio, e a prendersi lui la responsabilità del massacro finale?
E’ perchè infine il terrorista arrestato, e spupazzato davanti alle telecamere come un trofeo di guerra (nella logica macabro-criminale di Putin), non trova di meglio da dire, in quegli unici istanti che gli rimangono per far sapere al mondo cosa pensa, che lui non era venuto lì per ammazzare bambini, e che anzi ha tanta paura di morire?
In questo caso viene in mente proprio il più noto “patsy” della storia, il capro espiatorio per eccellenza: Lee Harvey Oswald. In quegli unici istanti in cui abbiamo sentito la sua voce – quando veniva trasportato in cella la prima sera, dopo il famoso interrogatorio nell’ufficio dello sceriffo di Dallas - rivolse un sguardo rapido alle cineprese e disse “Io con c’entro niente, la polizia mi ha picchiato, ho diritto ad un avvocato”. Come sarebbe? Ammazzi un presidente, e poi ti stupisci perchè ti picchiano? Io mi sarei aspettato piuttosto un grintoso “Ho finalmente fatto fuori quel bastardo comunista figlio di mignotta che ha tradito la patria vendendosi a Castro ecc. ecc.” Tanto, mica sperava più di salvarsi la pelle, a quel punto, no? Ed infatti, la prossima cosa che avremmo udito dalla sua bocca è l’urlo che lancia, il giorno dopo, mentre Ruby gli pianta tre pallottole nello stomaco.
“Don’t you get it? – aveva chiesto Oswald ai poliziotti che lo avevano arrestato nel teatro, e che in macchina lo stavano portando alla centrale – I’m the patsy. I’m only the stupid fucking patsy.” (Non lo capite? Io sono solo lo stupido capro espiatorio del cazzo).
Tutte le domande che abbiamo appena posto sul blitz nella scuola russa sono destinate ormai a rimanere senza risposta, perchè certo nessuno si preoccuperà più, a questo punto, di chiarirci le ragioni di scelte così poco intelligenti da parte dei ribelli ceceni. Le stesse domande, però, troverebbero tutte un’immediata risposta valida, se solo si invertissero i ruoli, e si mettesse a Putin, appunto, ìl cappuccio del terrorista.
Massimo Mazzucco
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