TRE UOMINI E UN PIANETA
07.09.04 - Ci sono cose che ti colpiscono da piccolo, e che, per quanto banali possano essere, ti rimangono impresse per il resto della tua esistenza. Io ne vorrei ricordare due, che mi sono rimaste impresse in maniera particolare nella primavera del 2001. In quel periodo eravamo tutti piccoli, da un punto di vista geopolitico, poichè non avevamo ancora perso l’innocenza che ci sarebbe stata strappata con le stragi dell’11 Settembre.
Ricordo chiaramente la faccia di Bush, in TV, quando raccontò al mondo, di ritorno da una strana improvvisata che fece a Sharon in Febbraio, che loro due “erano in ottimi termini”. E ricordo di aver pensato che fosse un illuso, di fronte al passato burrascoso che aveva segnato fino a quel momento i rapporti fra la destra evangelista e la lobby ebraica americana. La seconda volta fu quando Bush rientrò dalla sua visita a Putin, un paio di mesi dopo, e disse, più o meno con lo stesso tono, che “loro erano diventati ottimi amici”. Lì ricordo di aver pensato quanto fosse stupido il vaccaro, che si era fatto sicuramente infinocchiare... ... dalla stagionata volpe del KGB sulle testate nucleari da distruggere (motivo stesso di quell’incontro).
E invece il fesso ero io, in ambedue i casi, e con tanto di interessi. I tre “amici”, oggi, comandano effettivamente il mondo, dopo esserselo spartito in maniera educata e silenziosa all’ombra dell’11 Settembre. Un pò come fecero Kruschev e Kennedy in seguito alla crisi dei missili, ma con la differenza che là si era trattato di una spartizione strettamente fisica, che riguardava il controllo di precise zone della terra (il 45° parallelo, lungo il quale in Corea sono ancora schierati 20.000 uomini in stato di tregua, è lì a ricordarcelo), mentre qui si tratta di un controllo psicologico, nel quale ciascuno si guarda bene dall’interferire con i progetti altrui, mentre si sfruttano a vicenda le onde emotive generate a turno in casa propria.
Ed è proprio questa caratteristica “senza confini” delle ondate emotive, che ha permesso a molti altri di approfittare dei riverberi degli episodi più clamorosi - dall’undici settembre stesso, all’escalation in Palestina, fino al recente massacro di bambini nella scuola russa - per portare avanti la propria agenda personale.
In Europa si sono distinti per questo atteggiamento da parassita del terrore soprattutto Aznar e Berlusconi, con la differenza che il primo ha voluto entrare in gioco direttamente al livello degli americani - e alla fine, non essendo abbastanza importante per meritarlo, ci ha lasciato le penne - mentre Berlusconi ha avuto la saggia intuizione di ridurre il tutto ad una dimensione più casalinga, in cui il grattacielo Pirelli stava alle torri di New York come le bombe-carta pre-elettorali stavano all’attentato di Oklahoma City.
Nella miglior tradizione italica, il nostro premier è riuscito così a provincializzare - per nostra fortuna - persino il terrorismo.
Ora la situazione è davvero lugubre, poichè l’America ha mostrato, con gli ultimi sondaggi che danno Bush in netto vantaggio su Kerry, di non aver fatto in tempo a maturare a sufficienza, in questi tre anni, per liberarsi dal giogo di paura che le è stato imposto in quel fatidico 11 settembre, e rischia quindi di regalare agli attuali padroni del pianeta altri quattro anni di pirateria legalizzata. (Esattamente come Bush ha fatto da ombrello protettivo prima a Sharon e poi a Putin, si suppone che un’inversione di marcia nella linea di Washintgon invertirebbe anche, o se non altro rallenterebbe, questa folle corsa al disordine mondiale organizzato. O almeno lo si spera).
L’unica cosa davvero terrificante, in tutto questo, è che i cittadini americani non si rendono minimamente conto di questa responsabilità, e voteranno – quei pochi che voteranno – pensando esclusivamente a cosa viene direttamente in tasca di ciascuno. Mentre noi italiani, grazie alla particolare servilità mostrata da Berlusconi nei confronti di Bush, saremo costretti a subire la loro scelta inconsulta, in qualunque direzione vada. Essere schiavi va ancora bene, esserlo di un popolo di adolescenti confusi ed irresponsabili, per colpa di una politica irresponsabile ma tutt’altro che confusa, magari un pò meno.
Massimo Mazzucco