Di Ashoka
Nell'editoriale(1) del Corriere della Sera, del 13 agosto, Angelo Panebianco sostiene l'idea che, per fronteggiare la “minaccia terroristica jihadista”, il “nemico, vero ed assoluto, che ti ucciderà se non riuscirai a neutralizzarlo”, sia necessario un compromesso tra stato di diritto e sicurezza nazionale.
“Quando è in gioco la sopravvivenza della comunità,” spiega Panebianco, “deve essere ammessa l'esistenza di una «zona grigia», a cavallo tra legalità ed illegalità, dove gli operatori della sicurezza possano agire per sventare le minacce più gravi”. Infatti, sempre per Panebianco, “questo compromesso è l'unica cosa che, in condizioni di emergenza, possa salvare lo stato di diritto e la stessa democrazia”.
Per chi condivide il pensiero di Panebianco, e di molti altri, sarebbe quindi necessario accettare misure di intelligence e di controllo straordinarie... ...per permettere ad i nostri servizi di combattere efficacemente il terrorismo e salvarci quindi la pelle.
In poche parole si tratta di sacrificare alcune nostre libertà personali in cambio di sicurezza.
Sono certo che alla domanda “Rinunceresti alla tua privacy ed a parte della tua libertà per permettere ai servizi di provvedere alla tua sicurezza ed a quella dei tuoi cari?”, molti risponderebbero di sì e lo capisco: sono terrorizzati.
Aerei, treni, metropolitane: nulla è più sicuro.. I governi aumentano le misure di controllo e di intelligence ma non riescono a fermare le trame criminali, sempre più fantasiose, dei terroristi o, quando ci riescono, ciò è dovuto all'uso illegale di tortura e detenzione.
Questo è l'unico metodo efficace, ci viene detto, per contrastare i terroristi ed anzi servirebbero nuove e più restrittive misure per fronteggiare le pericolose minacce che incombono sul nostro futuro.
Quali misure? E quale efficacia hanno nel combattere eventuali terroristi? Ecco alcuni esempi.
A) Controllo massivo delle comunicazioni
Il piano della NSA, approvato da Bush, per effettuare il controllo massivo di tutte le comunicazioni (telefonate, email, etc.) dei cittadini americani sarebbe necessario per individuare, precocemente, le nuove cellule terroristiche in modo da bloccarle prima che possano entrare in azione.
Immaginiamo che lo scopo della NSA sia proprio quello e che il programma di screening sia un gioiello della tecnologia: riesce, infatti, nel 99% dei casi, ad individuare un terrorista esaminando la sua posta elettronica ed ascoltando le sue telefonate. Su cento terroristi, uno riuscirà a non farsi individuare (tasso di falso negativo) e rimarrà libero mentre gli altri 99 verranno prontamente arrestati grazie al nuovo sistema. Ipotizziamo ancora che su 10000 cittadini innocenti ascoltati dalla NSA, in media uno venga fermato perché scambiato per un terrorista. Anche questa è una assunzione molto favorevole; a quanti di noi capita, per telefono, di pronunciare frasi o parole che, al di fuori del contesto, potrebbero essere interpretate come
sospette?
Sembrerebbe un sistema molto efficace ed utile, a prima vista, ma se ci ragioniamo un attimo vedremo come la sua utilità è soltanto apparente. Negli Stati Uniti ci sono 300 milioni di persone ed una stima del numero di “terroristi” che vi risiedono potrebbe essere di circa un migliaio. Facciamo funzionare il sistema di intercettazione al massimo della sua efficienza ed osserviamo i risultati.
Dei 1000 terroristi ne vengono arrestati 990, mentre 10 rimangono in liberta (falsi negativi: 1%), mentre dei 300 milioni di innocenti cittadini americani ne vengono arrestati 30000 come sospetti terroristi (tasso di errore 0,01%). Ecco che, dei 30990 arrestati, ben 30000 sono innocenti (circa il 97%); questo con il sistema che lavora al meglio e con tassi di individuazione altissimi.
Quanto è pericoloso, ed inutile, un sistema del genere? Tantissimo.
Ne vale la pena per combattere il terrorismo? Abbiamo visto di No.
Quale potrebbe essere un uso alternativo, più efficace di questo strumento? Monitorare, ad esempio, chi non approva i provvedimenti del governo (2)
B) Controllo casuale dei passeggeri in partenza attraverso un “test della verità” (3)
In un checkpoint della sicurezza aeroportuale a Knoxville, Tenn., quest'estate, è in corso il test di un sistema, “Cogito”, sviluppato da una società israeliana, la Suspect Detection System Ltd, il cui direttore generale è Shabtai Shoval. Ecco come funziona.
Un passeggero entra in uno stanzino, fa scorrere il passaporto nella macchina e poi risponde ad una ventina di domande, nella lingua scelta, riguardo luoghi ed attributi personali come età, nazionalità, etc. Il tutto richiede circa cinque minuti, dopo i quali il passeggero è libero di andare oppure viene interrogato ulteriormente da un agente addetto alla sicurezza.
Durante il test, il sistema ha scovato l'85% degli attori che avevano il ruolo di terroristi mentre ha identificato l'8% dei viaggiatori innocenti come minacce potenziali. L'obiettivo è, secondo Shoval, di scovare almeno il 90% dei potenziali terroristi e di fermare non più del 4% degli innocenti passeggeri.
Anche questo sistema utilizza il medesimo meccanismo del precedente e ne condivide i difetti. Avendo poi dei tassi di identificazione e di errore molto meno efficienti di quelli ipotizzati in precedenza, questo sistema non può che fallire in modo molto più massiccio del precedente, identificando come possibili terroristi migliaia di innocenti viaggiatori.
Quanti di questi potrebbero fare
la fine di Menezes?
C) L'aereo “non dirottabile” (4)
Il progetto costa 35,8 milioni di euro è stato lanciato nel febbraio 2004. Tra i partecipanti ci sono Airbus, Eads e Bae Systems, Thales e Siemens. Al suo sviluppo ha contribuito anche la Commissione europea con uno stanziamento di 19,5 milioni di euro. Secondo la Omer Laviv, società israeliana che fa parte della cordata scientifica, il sistema potrebbe essere immesso sul mercato entro il 2012.
Si tratta di una serie di innovazioni tecnologiche di altissimo livello. Primo elemento: un sistema chip capace di contare i passeggeri e associar loro il bagaglio, facilitando quindi i compiti di controllo degli steward. A seguire: macchine fotografiche digitali piazzate sia al check-in che all'ingresso dell'aereo capaci di verificare l'identità della persona che sale a bordo, un "naso elettronico" per rilevare automaticamente eventuali esplosivi prima dell'imbarco, un Otds (Onboard Threat Detection System) per registrare informazioni video e audio all'interno della fusoliera e rilevare qualsiasi comportamento anomalo, un sistema Tarms (Threat Assessment and Response Management System) per assemblare le informazioni e trasferirle direttamente alla centrale operativa.
[..]
Restano i problemi di ordine etico. Forse non tutti i passeggeri gradiranno d'essere osservati da una serie di sensori per tutta la durata del loro volo, compreso il tempo speso all'interno del gabinetto. "E' un problema superabile", ha chiarito il responsabile del progetto. "I passeggeri saranno pronti cedere un po' di privacy un livello di sicurezza più alto. Non sarà un occhio che spia, ma un grande fratello che segue e protegge".
Per la cronaca, Omer Laviv non è il nome di una società, ma il nome proprio del Chief Operating Officer di una società, la Athena GS3 (5), che conta un
consiglio di amministrazione dal passato curioso....
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Questi sono soltanto alcuni esempi delle misure di sicurezza a cui ci dovremmo sottoporre secondo il pensiero di quelli come Panebianco. Secondo lui dovremmo rinunciare allo stato di diritto ed essere grati quando un attentato viene sventato “grazie alla confessione, estorta dai servizi segreti anglo-americani tramite tortura, di un jahadista coinvolto nel complotto, magari anche arrestato (sequestrato) illegalmente.”
Come abbiamo visto, però, gli strumenti di intelligence tanto auspicati da queste persone, sono, anche ipotizzando la buona fede nell'applicarli, totalmente fallimentari, individuando migliaia di innocenti cittadini come potenziali terroristi.
Quanti innocenti (6) sono stati catturati e torturati sino ad ora in nome dell'11 Settembre? Quanti potrebbero essere se queste misure di sicurezza venissero implementate?
Panebianco scrive: “Chi se la sentirebbe in Occidente di condannare quei torturatori? La risposta è: un gran numero di persone. In Italia più che altrove.”
Spero che queste persone siano tante e che aumentino di giorno in giorno, perché non è assolutamente vero che “quando arrivano le bombe, quando le strade si tingono di sangue, o ci affida a quel tacito compromesso oppure si deve scontare l'inevitabile reazione che porterà, prima o poi, dritto filato verso soluzioni autoritarie”, ma è esattamente l'opposto.
Negli anni '70 l'avevano chiamata “Strategia della tensione”
Come diceva Benjamin Franklin, “Chi rinuncia alle libertà essenziali per un briciolo di sicurezza temporanea, non merita né l'una né l'altra”, non dimentichiamolo mai.
Ashoka
(1)Angelo Panebianco,
Editoriale del Corriere della Sera 13 Agosto, 2006
(2)Floyd Rudmin,
The politics of paranoia and intimidation, 26 Maggio, 2006
(3)Jonathan Karp e Laura Meckler,
Which travelers have hostile intent?, 14 Agosto, 2006
(4)Repubblica,
L'aereo non dirottabile, Agosto, 2006.
(5)
Athena GS3 leadership
(6)Tom Hays,
9/11 Detainee Released After Nearly Five Years , 13 Agosto, 2006