Sfila in Italia qualche centinaio di migliaia di persone, sfila in America un milione e rotti di persone. Vista la differenza numerica di popolazione, circa 50 milioni contro 250, come proporzione più o meno ci siamo. Ma questo è l'unico fattore che accomuna le due importanti giornate di protesta, che hanno avuto luogo nel Vecchio e nel Nuovo Continente, nella giornata di ieri 1° Maggio.
La prima differenza di fondo è che in America questa data, normalmente, non celebra nulla di particolare: per gli americani infatti il "Labor Day", che equivale alla nostra Festa del Lavoro, cade nella prima settimana di Settembre. Ieri si manifestava invece, in 140 città americane, contro la recente proposta di legge repubblicana sull'immigrazione, fortemente dibattuta in tutta la nazione, e attualmente in stallo fra Camera e Senato a Washington.
Contestata da una parte degli stessi repubblicani, ma a tutti i costi voluta da Bush e company, questa legge presenta un rischio di deportazione immediata ... ... per gli oltre 11 milioni di persone che si verrebbero a trovare illegalmente negli Stati Uniti al momento della sua approvazione. (Vi sono due modi di immigrare illegalmente in America. Il primo, è quello di andarci con un visto turistico, dimenticandosi poi di ripartire prima della sua scadenza. Il secondo, ovviamente, è quello di scavare un tunnel attaverso il confine, nascondersi nel sottofondo di un camion di agrumi, oppure infilarsi in un container in arrivo da qualche nazione lontana). Ma una volta dentro sei dentro, e finchè non cerchi di uscire, in un modo o nell'altro sopravvivi.
La stragrande maggioranza di illegali, negli USA, viene dai paesi sudamericani, Messico soprattutto. Ed è proprio lungo quel confine, che tocca California, Arizona, New Mexico e Texas, che la nuova legge propone di costruire un muro ininterrotto, invalicabile, guardato a vista giorno e notte da sentinelle - militari e civili, laggiù la differenza è ancora poca - armate di sigaro, ray-ban e fucili a pompa.
Proprio come nei film.
Ma anche, senza bisogno di andare così lontano, come nella Palestina di oggi. Ma ciò che in casa d'altri è perfettamente accettabile, diventa spesso in casa propria fonte di "orrore e di scandalo inaccettabile". E così piovono a Washington le proteste "politically correct", e la nazione si confronta ancora una volta sul tavolo degli ideali.
Che poi sotto ci sia la solita ipocrisia di sempre, dove l'immigrato dà fastidio perchè "stona col paesaggio", ma spesso viene pure comodo, perchè ti ridipinge la casa a costo zero, è cosa nota. Ma intanto si muovono, discutono, fanno e disfano, e con ogni probabilità ormai la legge non vedrà mai la luce del giorno.
Per che cosa si è manifestato in Italia, invece, più o meno lo sappiamo tutti. O meglio, crediamo di saperlo, poichè andando a leggere meglio le cronache, ci si accorge di un paradosso sconcertante: mentre in America si è sfilato per qualcosa di concreto - no a questa precisa legge, per questo, questo e quest'altro motivo - in Italia abbiamo sfilato, in realtà, "per delle parole".
Leggiamo qui e là sull'ANSA: "La prima cosa che chiederemo al nuovo governo è intanto di fare qualcosa", dice un segretario sindacale da Locri.
"Abbiamo bisogno - gli fa eco un altro - di un buon governo della politica economica e sociale di questo Paese".
"Chiediamo al nuovo governo un impegno per il sud, un new deal - reclama un terzo - Scelte forti a partire dalla fiscalità di vantaggio".
"La nostra politica - sostengono i sindacati - è quella della concertazione, oggi ancora più necessaria per unire il Paese e dare una svolta positiva ai grandi problemi dell'economia e della società italiana. "
Fare qualcosa? Buon governo della politica economica e sociale? Svolta positiva ai grandi problemi dell'economia e della società? Ma che cosa vogliono dire, queste parole? Fiscalità di vantaggio? Concertazione? Che cosa significano, in termini concreti? Come si traducono, all'atto pratico, tutte queste belle parole, nel momento di rientrare al lavoro e rimboccarsi tutti le maniche per questa nostra benedetta nazione?
"Meglio davanti alle acciaierie di Terni che in Piazza San Giovanni - ha detto il Ministro Alemanno, parlando della manifestazione di ieri - La scelta dell'Ugl di celebrare qui la festa dei lavoratori è veramente indovinata e di certo più importante di quella in Piazza San Giovanni".
E come no, vuoi mettere? La potenza simbolica delle Acciaierie di Terni, al confronto di una misera Piazza S. Giovanni?
Anche da Torino, dove sfilava in trionfo il nuovo Bertinotti formato esportazione, ci comunicano la "piena soddisfazione per la straordinaria partecipazione alla festa del primo maggio, che ha portato in piazza oltre 100 mila persone". Secondo i sindacati, "da anni non si ricordava a Torino una manifestazione come quella di oggi, che è riuscita nonostante una circoscritta contestazione iniziale al ministro Rocco Buttiglione".
Ecco, questo sì che è importante, che sia riuscita nonostante la cosa di Buttiglione!
Parole vuote, presenzialismo da discoteca, protagonismi da avanspettacolo, il tutto in un minestrone di ovvietà autoreferenziali che nulla hanno a che vedere con il mondo reale in cui viviamo oggi.
Ieri in America ha parlato una voce sola, e sicuramente qualche cosa, riguardo a ciò che si è detto, succederà. Ieri in Italia hanno parlato tutti, mille voci che venivano da ogni direzione e si scontravano a vicenda, prima di perdersi nel nulla. E in Italia, riguardo a ciò che si è detto, non succederà assolutamente nulla.
Certo, l'America non ha ideologia, ha solo esigenze, sia personali (molte) che collettive (sempre di meno), e naturalmente paga questo suo eccessivo pragmatismo con una carenza di cultura e di profondità che solo gli europei sanno apprezzare fino in fondo.
Ma se l'Europa in generale, e l'Italia in particolare, credono di poter continuare a sopravvivere di sola cultura, di sola ideologia, di sole "parole", senza mai passare effettivamente all'atto pratico, sono destinati inevitabilmente ad essere ingurgitati - ed espulsi - dalla poderosa macchina americana, che nonostante tutto è in netta ripresa, nell'arco di pochissimi anni.
E siccome loro prima ti prendono per il portafoglio, e poi ti svuotano pure il cervello, è solo rinforzando il primo (garantendoci un minimo di indipendenza economica e politica) che possiamo sperare di salvaguardare quel poco che ci rimane del secondo.
Massimo Mazzucco