di Marco Cedolin
Molte volte si viene colti dalla tentazione di fingere che tutto quello che ci risulta sgradevole semplicemente non esista.
Ci sono stati comunisti che hanno trascorso decenni della loro vita leggendo solamente l'Unità, prendendo visione di una realtà irreale ma a loro gradita e ritenendo che tutti gli altri giornali fossero mendaci in quanto di realtà ne raccontavano altre che a loro non piacevano. Così hanno fatto fascisti leggendo solo il Secolo d'Italia, leghisti leggendo solo La Padania ecc.
In Valle di Susa la reazione dei cittadini di fronte a giornali e TV che raccontavano di accordi fra i sindaci ed il governo e vaticinavano di un nuovo TAV che stava per “partire” con la benedizione più o meno entusiasta delle amministrazioni locali, è stata una reazione di chiusura. La maggior parte dei Valsusini ha continuato a difendere con ostinazione la “buona fede” dei propri sindaci, attaccati dall’operato dei giornalisti che miravano a screditarli, fino ad arrivare al punto di affermare che qualunque fonte d’informazione stesse mentendo mentre avrebbero contato solo le parole che sarebbero uscite dalla bocca dei propri sindaci.
Quando quasi una settimana dopo il tavolo romano del 13 giugno i sindaci (o meglio il Presidente della Comunità Montana Bassa Valle di Susa Antonio Ferrentino, proclamatosi unico amministratore deputato a parlare in vece di tutti gli altri) hanno finalmente parlato di fronte a 3000 persone riunite in assemblea popolare, ... ... quelle parole non sono state convincenti. Troppi tentennamenti, troppo pressappochismo, troppi imbarazzi e nessuna presa di posizione contro il TAV. Quando in quella stessa Assemblea i cittadini hanno domandato nuove delibere comunali di contrarietà ad ogni progetto TAV, Antonio Ferrentino ha risposto che “ci sarebbero voluti tempi lunghi”. Quando i cittadini hanno chiesto di smentire le parole dei giornalisti ed il comunicato ufficiale del governo, Antonio Ferrentino ha chiuso la serata augurando a tutti la Buonanotte.
A distanza di qualche settimana, dopo la cacofonia mediatica e il criptico ermetismo degli amministratori locali, credo si possa tentare di carpire almeno qualche briciola di verità, ma se si vuole avere un minimo di obiettività e rincorrere almeno un poco la realtà oggettiva occorre partire dal presupposto che non si può nascondere la testa sotto la sabbia, ed è bene usare gli occhi e le orecchie anche quando quello che si vede e si sente non risulta piacevole ed in sintonia con le nostre aspirazioni.
Innanzitutto occorre sottolineare come nessun giornale possa aspirare a rappresentare il "verbo" o ergersi ad enunciatore della verità. Tutti i giornali "lavorano" su una serie di fatti oggettivi e ne danno una lettura soggettiva, talvolta di parte, talvolta strumentale, talvolta sensazionalistica, distorcendo e stravolgendo in parte i fatti che comunque nella stragrande maggioranza dei casi rimangono la base sulla quale il giornalista edifica la sua "costruzione". Se è profondamente sbagliato guardare ai giornali senza spirito critico ed assorbire acriticamente tutto ciò che si legge, lo è altrettanto fingere che le notizie riportate sui giornali semplicemente non esistano qualora non ci aggradino.
Gli amministratori della Valle di Susa e Ferrentino sono stati (sia pur con varie sfumature) parte della lotta NO TAV per un lungo periodo a cavallo dell'inverno caldo 2005 ed hanno contribuito nell'ambito del loro ruolo a far si che si riuscisse a vincere una battaglia difficilissima. Perchè una battaglia in realtà è stata vinta e l’hanno vinta tutti insieme l'8 dicembre quando cittadini ed amministratori sono riusciti senza usare la violenza a cacciare poliziotti, ruspe e cantieri fuori dalla Valle che era stata militarizzata.
I fattori che contribuirono a determinare questa sinergia furono molti, alcuni legati alla situazione politica, altri alle persone, altri ancora ad un determinato momento storico, ma si può affermare senza dubbio che si trattò di un sodalizio vincente.
Ciascuno dei valsusini vorrebbe che questa comunione d'intenti e condivisione di lotta potesse essere perpetuata all'infinito e continuare a rivelarsi una "carta vincente" ma non sempre basta volere qualcosa perché questo avvenga ed ostinarsi ad insistere anche di fronte all’evidenza dei fatti rischia di rivelarsi a lungo andare un atteggiamento autolesionista.
L’evidenza dei fatti dimostra in maniera incontrovertibile come le condizioni dell'inverno 2005 oggi non ci siano più e la realtà si manifesti molto lontana da quella di allora.
Oggi esiste un governo "amico" al quale molti amministratori sono chiamati a rispondere in maniera diversa rispetto al 2005. Il "caso" Val di Susa è andato molto al di là di quanto chiunque potesse immaginare, fino al punto di fare "scuola" in Italia contribuendo a creare decine di lotte paritetiche dal Nord al Sud dell'Italia, lotte che stanno seriamente mettendo in difficoltà tanto la classe politica quanto la consorteria del cemento e del tondino, lotte che i partiti intendono assolutamente sopire essendo diventato per loro impossibile governarle politicamente con l’ausilio della cosiddetta sinistra radicale che ha ormai perso gran parte del proprio credito presso le popolazioni.
Esistono per gli amministratori locali nuove priorità, nuove opportunità e di conseguenza nuove posizioni.
Personalmente non penso che Ferrentino e gli altri amministrazioni abbiano tradito o stiano per tradire la lotta NO TAV. Semplicemente sono dei politici e si comportano in funzione della realtà politica, cogliendo le migliori opportunità ed agendo di conseguenza.
Nell'inverno 2005 le migliori opportunità erano osteggiare il TAV, disquisire di democrazia partecipata e magari perfino di decrescita, mostrare con orgoglio i presidi e manifestarsi innovativi rispetto al resto della classe politica italiana che risultava ingessata e totalmente inadeguata ad interpretare il disagio dei cittadini.
Oggi non è più così, la democrazia partecipata se applicata risulta scomoda per qualunque amministratore, poiché diminuisce il suo potere. Il Movimento NO TAV era un’opportunità da corteggiare e vezzeggiare quando dava lustro e offriva visibilità mediatica, ma a lungo andare per un politico conviverci diventa scomodo, troppe spiegazioni da dare, troppe pretese, troppa voglia di costruire qualcosa di diverso.
La decrescita è bella qualora si tratti di riempirsi la bocca ed accumulare popolarità, ma quando invece occorre applicarla le cose cambiano, soprattutto se in fondo in fondo si è continuato a pensare che il partito ed il PIL vengano prima di tutto.
Opporsi al TAV fra i cittadini che lo chiedevano fermamente, dinanzi a un governo "nemico" che mandava i poliziotti a bastonare era l'unica reazione sensata, oltretutto politicamente pregnante, ma oggi che è arrivato un governo "amico" ed il TAV lo vogliono fare con la vaselina e le pacche sulle spalle, perseverare nell'opposizione sarebbe politicamente disdicevole e per nulla sensato.
Oggi non è più così, Ferrentino e gli amministratori non hanno venduto i cittadini che lottano contro il TAV ma mentre nel 2005 il Movimento NO TAV era per loro un'opportunità ed un valore aggiunto oggi non lo è più. Oggi quegli stessi cittadini rappresentano un problema, o meglio ancora "il problema".
Perché nella democrazia partecipata hanno creduto veramente e pretendono di contare qualcosa, perché nella decrescita hanno creduto veramente e non vogliono diventare un corridoio (5) di transito e soprattutto perché continuano a dire NO TAV anche oggi che sarebbe opportuno e politicamente corretto che non lo facessero.
Le loro priorità oggi sono cambiate e consistono nel preservare la salute del governo "amico" e decidere in quale buco infilarsi all'interno di quel "cantiere" che sta diventando il centrosinistra. I NO TAV non hanno nulla a che fare con queste cose, anzi sono un ostacolo e la loro vicinanza viene vissuta come stiamo vedendo chiaramente tutti i giorni quasi con fastidio.
Per vedere queste cose non occorre leggere i giornali, basta guardarsi intorno e prestare attenzione ai fatti oggettivi.
Guardare gli amministratori che sono andati a Roma il 13 giugno e non hanno ritenuto giusto, dopo tutti gli sforzi che migliaia di persone hanno fatto per anni, dire semplicemente NO al TAV, perché altrimenti c’era il rischio che cadesse il Governo.
Guardare gli amministratori che prendono le decisioni dentro alle Conferenze dei Sindaci rigorosamente a porte chiuse anziché nei consigli comunali.
Guardare gli amministratori che pochi giorni fa sono ritornati a Roma per la presentazione dei "quaderni" dell’Osservatorio Virano, mai mostrati e condivisi con la popolazione, e quando Enrico Letta ha chiesto loro se intendessero fare delle domande sono rimasti in silenzio come delle statue di sale, lasciando che gli unici a porgere qualche domanda al governo fossero i giornalisti.
Guardare l'ostilità con cui gli amministratori hanno reagito di fronte alla richiesta dei Comitati di esprimere delle semplici delibere di contrarietà al TAV, fino al punto di boicottare i Consigli Comunali che si apprestano a deliberare, facendo mancare il numero legale.
Guardare la maniera in cui vengono boicottate, perfino nel comune “simbolo” di Venaus quelle serate d’informazione che nel 2005 rappresentavano il fiore all’occhiello per tutte le amministrazioni valsusine.
Non occorre leggere i giornali per comprendere che gli amministratori hanno cessato già da un po’ di tempo di dire NO TAV e guardano con fastidio a chiunque continui ad opporsi in maniera intransigente all'Alta Velocità, guardano con fastidio alle bandiere, ai Comitati, ai cittadini che esprimono il proprio pensiero, ai presidi, alle serate d'informazione.
Gli amministratori sono dei politici e la maggior parte di loro appartiene o è apparentata con i partiti che stanno cementificando l'Italia e cospargendola d'inceneritori, partiti che giustificano qualunque devastazione con il paradigma della crescita e dello sviluppo, partiti che tagliano i fondi per le pensioni e li destinano ad acquistare cacciabombardieri, partiti che anziché la ricerca medica finanziano le missioni di guerra. Probabilmente i NO TAV valsusini, avendo avuto i sindaci al proprio fianco davanti alle barricate durante l’inverno 2005, hanno finito per mitizzarne la figura, fino a sperare che anche il loro impegno contro il TAV potesse rimanere costante nel tempo. In realtà il NO al TAV dei cittadini della Valsusa è oggi più forte che mai, perché loro combattono la truffa dell’alta velocità per difendere il proprio futuro e quello dei propri figli, mentre la maggior parte degli amministratori si sono ormai defilati in quanto appartengono ai partiti e vedono nella truffa del TAV l'opportunità di guadagni e prebende.
Tutti coloro che in Valle di Susa e a Torino lottano contro il TAV stanno ormai raccogliendo queste briciole di verità ed iniziando a trovare da soli quelle risposte che Antonio Ferrentino si è rifiutato di dare durante l’affollata assemblea popolare di Bussoleno. Lo stanno facendo senza isterismi di sorta, senza processi e soprattutto senza quella violenza che non ha mai fatto parte del bagaglio del Movimento NO TAV.
Da queste risposte la lotta contro il TAV uscirà probabilmente orfana di Antonio Ferrentino, che ormai solamente i giornali si ostinano a definire leader di coloro che non ne condividono più né le scelte né le posizioni, e di molti amministratori che come lui hanno scelto di stemperare il proprio NO all’alta velocità.
Non si tratta di un dramma e neppure di un successo del Governo Prodi o di Mario Virano che sembra ormai convinto di avere trovato la strada decisiva per arrivare alla costruzione dell’opera.
I NO TAV della Val di Susa hanno già dimostrato nel 2005 di saper reagire alle difficoltà trovando proprio in esse nuova forza e nuove motivazioni e degli amministratori sfiduciati dalla popolazione rappresentano delle tigri di carta che non saranno in grado d’incidere sulla situazione. Mario Virano ha fatto senza dubbio un ottimo lavoro addomesticando gli amministratori ma fino ad oggi non è riuscito a convincere un solo cittadino valsusino riguardo alla bontà del TAV ed è proprio con i cittadini che suo malgrado dovrà confrontarsi se intende costruire l’opera, perché gli amministratori cambiano ad ogni legislatura, mentre la popolazione è sempre la stessa, non ha bisogno di essere votata per rimanere in carica e continua a dire No al TAV a prescindere da quale possa essere il tracciato e da dove venga ubicato il tunnel di base.
Marco Cedolin