L'ex Ministro degli Esteri di Clinton, Madeleine Albright, ha dato poche ore fa sulla CNN una sonora lezione di geografia all'attuale Ministro degli Esteri di Bush, Condolezza Rice.
Ci si domanda infatti, su alcuni media americani, quale sia l'esatto motivo per cui la signora Rice si tenga palesemente alla larga dal Libano, mentre ad esempio il suo corrispettivo francese, de Villepin, è già in loco da due giorni, nel tentativo di imbastire una mediazione diplomatica ai massimi livelli internazionali, che pare essere l'unica via di uscita rimasta allo stallo militare fra Hezbollah e Israele.
Il fatto stesso che, dalla lontana Pietroburgo, Blair si sia ritrovato accanto a Kofi Annan, nel tentare una prima proposta di cessate-il-fuoco, la dice lunga sull'anomalo comportamento del Segretario di Stato americano in questa crisi tutt'altro che imprevedibile.
Al timido suggerimento dell'intervistatore CNN che "forse è ancora troppo presto perchè la Rice possa guidare una trattativa … … diplomatica in Libano", la Albright ha risposto secca che "non c'è solo il Libano. Ci sono paesi come la Giordania, e soprattutto l'Arabia Saudita, che non solo hanno già riconosciuto Israele, ma che in queste ore hanno espresso un chiara condanna per le azioni dei guerriglieri libanesi", e quindi sarebbe il momento giusto - ha continuato la Albright - per rafforzare una coalizione di forze di orientamento "pan-arabo" (leggi: moderata), che metta definitivamente in minoranza quella di tendenze "pan-islamiche" (leggi: radicale) a cui fanno capo Siria e Iran.
Ma proprio qui sta il cuore della faccenda. Nelle stesse ora infatti arriva da Washington un messaggio non ufficiale, ma tutt'altro che ambiguo: all'amministrazione Bush - dice John King, il "senior correspondent" dalla Casa Bianca per la CNN - farebbe comodo prendere tempo, invece di chiedere subito un cessate il fuoco [che evidentemente Israele sarebbe tenuto ad osservare, ndr], per dare a Israele la possibilità di completare la distruzione delle "infrastrutture terroristiche" nella fascia sud del Libano che confina con il loro paese. "Sotto sotto gli dicono di cercare di non fare troppe vittime civili - ha riferito King - ma non vogliono impedirgli ufficialmente di portare avanti l'azione militare che hanno intrapreso".
Bush cioè appoggia apertamente la strategia di Israele, che ha mostrato sin dall'inizio di non avere nessun interesse ad una soluzione diplomatica, mentre vuole chiaramente esasperare il conflitto con Siria e Iran fino ad un punto di non ritorno.
Ecco quindi sotto gli occhi di tutti le due diverse scuole di pensiero: quella della vecchia amministrazione Clinton, totalmente imperniata sulla forza della diplomazia internazionale, e quella dell'amministrazione Bush, che sembra invece temerla come la peste, unendo così nella scelta della forza bruta il peggio dell'attuale sionismo e della scuola neocons americana.
Sarà forse solo un caso, ma vale qui la pena di ricordare che l'operazione 11 settembre fu soprannominata in codice - da coloro che nella realtà la prepararono e poi perpetrarono - "the big marriage", il grande matrimonio.
E' sicuramente un matrimonio del quale ben pochi oggi desiderano conoscere gli eventuali figli.
Massimo Mazzucco