di Aldo Giannuli
Vecchia conoscenza per chiunque si occupi di eversione nera, Massimo Carminati: dalle imprese dei Nar a quelle della Banda della Magliana, così nei casi degli omicidi Pecorelli, Fausto e Iaio, Pugliese, nel depistaggio per la strage di Bologna, nella rapina alla Chase Manhattan Bank dell’Eur, nella “strana” vicenda del deposito d’armi presso la sede di via Liszt del Ministero della Sanità, il suo nome torna sempre.
Spesso è stato imputato, ma alla fine se l’è sempre cavata e con assoluzioni con formula piena (Pecorelli, depistaggi Bologna, Fausto e Iaio). Per altri casi (ad esempio il furto al caveau della Banca di Roma, nel Palazzo di Giustizia di Piazzale Clodio, a Roma) e per uno degli scandali del calcio scommesse è ancora indagato.
L’unica condanna seria (10 anni) se la beccò nel secondo grado del processo alla Banda della Magliana iniziato nel 1995. Nella maggior parte del tempo è stato sempre libero ed instancabile… Oggi lo rivediamo ancora al centro di uno dei grandi scandali capitolini: tutto in regola. Sarà, ma ho il dubbio che anche questa volta riuscirà a passare indenne. Staremo a vedere.
Certo che uno come lui ha sempre avuto le spalle coperte; lo si trova nelle vicende più scabrose, ... ... ma sempre al centro di un triangolo “d’oro”: grande malavita (Magliana), vertici finanziari (Mokbel, Telecom, Finmeccanica…), servizi segreti. D’altro canto, cosa sarebbe stata la stessa Banda della Magliana senza quel fitto intreccio di rapporti con i servizi segreti, come la vicenda del deposito di via Liszt dimostrò già trenta anni fa?
Ed in particolare, colpisce la presenza del suo nome in due casi (peraltro terminati con la sua piena assoluzione) come la morte di Fausto Tinelli e Iaio Iannucci ed il depistaggio per la strage di Bologna. Nel primo caso si intravede l’ombra di Adalberto Titta (del
Noto servizio), nel secondo quella di Francesco pazienza, del Supersismi (che fu, in qualche modo, la prosecuzione del Noto servizio). Lo stesso Noto servizio di cui parlò per ben tre volte Mino Pecorelli, prima di essere assassinato. Ed anche in quel caso una sentenza assolse Carminati.
Così come colpisce un colpo come quello alla Banca di Roma, all’interno del Palazzaccio, cioè della sede della Corte di Cassazione. Pare che sia un ambiente in cui i rapinatori si muovano a loro pieno agio.
Oggi piovono questi arresti che fanno capire diverse cose:
a- che la Banda della Magliana, dilaniata dai conflitti interni a cavallo fra gli ottanta e i novanta, non è mai scomparsa del tutto ed anzi si è ripresa con forze fresche;
b- che l’intreccio politica criminalità a Roma è più rigoglioso che mai e l’unica novità è che adesso si tratta di rapporti bi-partisan (d’altro canto occorre pure adattarsi ai tempi che cambiano, vi pare?)
c- che, più che mai, sono vivi i tentacoli che legano gli ambienti neri alla malavita ed entrambi ad ambienti finanziari di tutto rispetto;
d- che c’è un penetrante odore di loggia in tutte queste vicende: pochissimo di provato, ma tanti, tanti fili indiziari;
e- che non si tratta di una banda di delinquenti più o meno ampia e ramificata, ma di un vero e proprio sistema di potere di cui intravediamo solo una parte delle fondamenta;
f- che mani molto lunghe vagano ai quattro angoli di Roma: piazzale Clodio, Forte Braschi, via Golametto, e così via.
Sessanta anni fa, l’Espresso, nel suo storico numero 1, titolò: “Capitale corrotta, nazione infetta”. Un titolo più attuale che mai. Forse questa volta ci si deciderà a scavare a fondo in quel letamaio che copre la città di Roma sin da allora, molto dipenderà dall’attenzione che avranno i media: se tutto non si fermerà alla solita settimana di titoloni e paginate, per poi cadere subito dopo nel dimenticatoio, ma proseguirà con costanza, può darsi che tutti, opinione pubblica ed istituzioni, prenderemo coscienza delle dimensioni di questo bubbone. E forse anche il Parlamento potrebbe fare una cosa utile in questo senso, ad esempio una Commissione di Inchiesta (anche monocamerale) sugli intrecci fra politica, affari, intelligence e malavita nella Capitale.
Non si tratta del solo Carminati, per quanto si tratti di un nome di peso. Molti altri nomi attendono di venire alla ribalta.
Aldo Giannuli
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