I recenti casi di cronaca, legati ai vaccini trivalenti stagionali, fanno emergere l’esigenza di una riflessione che sia esclusivamente basata sui dati di fatto.
Come ogni autunno, anche quest’anno è partita la campagna di sensibilizzazione della popolazione al fine di convincerla della necessità di una copertura vaccinale più ampia possibile.
La campagna si basa fondamentalmente sul proposito di impressionare i cittadini con cifre epidemiologiche di grande impatto: 8.000 decessi all’anno, nella sola Italia, per complicanze legate all’influenza.
Gli stessi dati terrorizzanti sono stati riproposti negli ultimi giorni tanto dalle società scientifiche (esempio
QUI) che dai mass media (esempio
QUI).
Questa cifra è ubiquitaria nei siti ed è estrapolata da una pagina web di EpiCentro, il portale dell’epidemiologia della sanità pubblica curato dall’Istituto Superiore della Sanità (
QUI). Il dato però non è referenziato bibliograficamente.
Anche il Ministero della Salute , tramite le raccomandazioni emanate per la stagione in corso (
QUI) dice:
”Le epidemie influenzali annuali sono associate a elevata morbosità e mortalità. Il Centro Europeo per il controllo delle Malattie (ECDC) stima che in media circa 40.000 persone muoiano prematuramente ogni anno a causa dell’influenza nell'UE. Il 90% dei decessi si verifica in soggetti di età superiore ai 65 anni, specialmente tra quelli con condizioni cliniche croniche di base”. Anche questa affermazione non trova riscontro in un preciso riferimento bibliografico.
Ma prendiamo l’affermazione per veritiera e facciamo due conti. [...] Se la popolazione UE è formata da circa 500 milioni di abitanti (
QUI) e quella italiana da quasi 60 milioni, facendo una semplice proporzione vediamo che le morti influenza-correlate (stimate) da addebitare al nostro paese sarebbero circa 4.800.
Già la differenza fra le stime empiriche dei due organismi statali è sorprendente.
Se però andiamo a confrontare queste stime con quello che succede realmente sul territorio, le sorprese non sono finite.
EpiCentro si premura di pubblicare, durante tutta la stagione influenzale, un bollettino periodico che rende conto dei casi di influenza segnalando quelli gravi e i decessi riferibili all’influenza stessa.
Se andiamo a leggere l’ultimo numero della scorsa stagione influenzale, pubblicato il 7 maggio 2014 (
QUI), troviamo i dati reali: a fronte di 4.542.000 casi confermati di influenza ci sono stati 93 casi gravi di cui solamente 16 casi di decesso. Dei 16 pazienti deceduti, 14 presentavano condizioni di rischio pre-esistenti (9 di età > 65 anni e 5 di età <64 anni, di cui una puerpera di 28 anni). In 2 casi non erano presenti o non erano note condizioni di rischio (un ragazzo di 13 ed un soggetto di 59 anni).
Quindi nella
real life ci sono stati solo 16 decessi (vs gli 8000 paventati) di cui 14 occorsi in pazienti già a rischio per patologie concomitanti e solamente due di cui non si conosceva un eventuale fattore di rischio (ma che non viene per questo escluso). Nessun decesso fra i bambini sotto i 13 anni.
Si potrà obiettare che non tutte le regioni italiane contribuiscono al progetto di EpiCentro. Se però andiamo a fare il calcolo della popolazione italiana rappresentata dalle regioni partecipanti, scopriamo che su circa 59 milioni e 700 mila abitanti italiani ne vengono monitorati più di 52 milioni. Se volessimo correggere il dato con la solita proporzione, le morti diventerebbero 18 (e non certo 8000).
Questi dati reali si scontrano con quello che sta diventando l’atteggiamento delle istituzioni sanitarie e di molti medici nei confronti della vaccinazione antinfluenzale. In nome di una strage che non ha alcuna conferma nella realtà si cerca di imporre la vaccinazione stagionale come unica strategia di salvezza.
Un caso eclatante è quello rappresentato da alcuni medici pediatri. Il Ministero della Salute dice chiaramente sul suo sito (
QUI, al punto 24) che
“non si ritiene necessario promuovere programmi di offerta attiva gratuita del vaccino influenzale stagionale ai bambini che non presentino fattori individuali di rischio. Un bambino in buone condizioni di salute è in grado di reagire autonomamente o con il semplice supporto di terapie sintomatiche nei confronti del virus influenzale.”
Pur non essendoci controindicazioni alla vaccinazione in bambini sani di almeno sei mesi di età, l’immunizzazione è raccomandata e gratuita solo per i bambini appartenenti alle categorie a rischio, come descritto nel dettaglio sempre al punto 24 di cui sopra.
Se un genitore vuole vaccinare un bambino sano lo può fare pagando, però, sia il vaccino che la prestazione del personale sanitario. Ma è così che succede?
Alcuni fatti accaduti in Toscana stanno mettendo in evidenza qualcosa di diverso. Alcuni pediatri sono stati recentemente indagati per motivi che non c’entrano con i vaccini antinfluenzali, ma durante le perquisizioni a carico dei loro studi, sono state scoperte enormi quantità di vaccini destinate ai bambini loro assistiti (
QUI). Dalle dichiarazioni dei pediatri stessi si capisce inequivocabilmente la volontà di procedere ad una vaccinazione di massa a carico dei contribuenti (
QUI e
QUI) nonostante il Ministero abbia dato delle direttive opposte in tal senso.
Le direttive sono state in pieno recepite dalla Regione Toscana (
QUIQUI) ma non da alcune Aziende Sanitarie Locali. Basta leggere ad esempio ciò che è stato scritto sui siti delle ASL di Pisa e Livorno (
QUI e
QUI) dove si ammette candidamente che i vaccini sono distribuiti ai pediatri e ai medici di base per la
vaccinazione gratuita di bambini sopra i sei mesi e categorie a rischio.
Quindi, vaccini per tutti i bambini sopra i sei mesi. Quindi, tutti a carico della comunità.
Cui prodest?
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