CHI E’ CECENO ALZI LA MANO
Nonostante tutto sembri indicarlo, io non riesco a convincermi. Non riesco a credere che dei veri “terroristi”, persino nella storica definizione delle Nazioni Unite che autorizzava Arafat ed “ogni popolo che viva sotto la dominazione straniera a combatterla con qualunque arma abbia a disposizione”, abbiano scelto di ricattare l’oppressore prendendo in ostaggio una scuola piena di bambini.
Per quanto i “ceceni” siano lì da vedere, l’equazione non regge. Prima di tutto, sarebbe una scelta politicamente suicida, poichè non c’è un solo essere pensante al mondo che possa illudersi ... ... che Putin ceda in una qualunque misura al ricatto. (Anzi, lui sembra quasi attingere sangue fresco, da situazioni come questa). E all’indomani di una probabile strage, anche solo parziale, di bambini, nessuno al mondo conserverebbe più un solo grammo di simpatia per la già poco popolare causa cecena.
Mentre nella stessa ipotesi, tanto malaugurata quanto probabile, la prevedibile ondata di sdegno regalerebbe finalmente a Putin la possibilità di schiaccare la ribellione esattamente come Sharon sta facendo con i palestinesi: con mano libera, in tempi e modi suoi, e senza più dover rispondere di nulla a nessuno.
In questa equazione non va dimenticato inoltre lo strano episodio dei due Tupolev caduti giovedì scorso. Quattro giorni prima delle elezioni – esattamente come col treno delle Cecenia, l’inverno scorso – qualcuno decide che è il momento ideale per “risvegliare” i votanti più assopiti, e butta giù addirittura due aerei contemporaneamente. Col passare delle ore si lasciano poi filtrare informazioni chiaramente preconfezionate: prima l’impossibilità statistica di due incidenti contemporanei, poi la voce che uno dei due equipaggi abbia attivato l’allarme dirottamento, poi le tracce di esplosivo rinvenute fra i rottami, ed infine - pigra e tardiva come vuole ormai la moda – la rivendicazione di un gruppo islamico dal lontano sapore “turco”, proprio per non avere il coraggio di pronunciare direttamente la parola “ceceni”.
Sarà per questo, sarà per altri motivi, ma questo mini-11 Settembre in versione proletaria non viene affatto come previsto, poichè nessuna ondata di sdegno si scatena contro i ribelli ceceni, nè in Russia nè altrove, e quindi non si può etichettare la (scontata) vittoria elettorale del candidato di Mosca come “una chiara presa di posizione contro il terrorismo.” (Non dimentichiamo inoltre due cose: che la sera stessa dei Tupolev, i capi della resistenza cecena hanno fatto sapere di non aver nulla a che fare con gli incidenti, e che l’idea di cinque terroristi su ciascun aereo, che in ambedue i casi lo dirottano per poi farsi saltare senza nemmeno far sapere al mondo cosa volevano, è perlomeno da rivedere).
Ma ecco che solo due giorni dopo saltano fuori i 17 di Ossezia, i quali tengono il mondo col fiato in sospeso per la sorte dei bambini. Ora, sempre per non mancare di rispetto alla Logica, se questi sono davvero quello che ci si dice, e cioè degli indipendentisti, perchè non hanno anticipato il colpaccio di una sola settimana, ad esempio? Il risultato elettorale in Cecenia era scontato fin dall’inizio, poichè anche se fosse andata solo una mucca a votare, il candidato di Mosca avrebbe preso il novanta per cento delle preferenze. E quindi perchè non richiamare l’attenzione del mondo sulle elezioni truccate di Putin, e chiedere, ad esempio, gli osservatori internazionali di Jimmy Carter, come ha appena fatto Chavez in Venezuela?
Certo, nessuno obbliga il ribelle ceceno a ragionare con i nostri parametri, ed è quindi assolutamente plausibile che si tratti di gente che ha semplicemente perso ogni speranza, e ha scelto un “muoia Sansone con tutti i Filistei” come epilogo alla propria avventura. E’ altrettanto vero, però, che non ci vuole molto – e noi italiani questo dovremmo saperlo – ad infiltrare un qualunque gruppo o movimento di quel tipo, isolandone poi alcuni elementi che riesci a manovrare a tuo piacimento. Quanto ci vuole, dopotutto, a convincere un gruppo di disperati, tanto furibondi quanto ignoranti (non certo per colpa loro), che questa è la mossa giusta che porterà con certezza alla liberazione della tua terra?
Ovvero: quanto ci vuole ad infiltrare un qualunque gruppuscolo palestinese – ogni agente del Mossad che si rispetti è perfettamente bilingue, sia foneticamente che culturalmente – per convincere al momento giusto il disperato di turno che è venuta l’ora di incontrarsi con Allah, e che per arrivarci devi prendere un autobus pieno di ebrei nel centro di Beersheba?
Il sospetto si fa, in realtà, sempre più pesante: non sarà che alla fine, in tutto il mondo, i forti che opprimono i deboli sono poi gli stessi che li aizzano contro sè stessi, sfruttando la loro rabbia, naturale ed inevitabile, per avere la scusa per schiacciarli ancora di più sotto il loro tallone?
In questo momento, a ben guardare, sono tre nel mondo le vicende di terrorismo all’attenzione dei media: il massacro di Beersheba, i nepalesi uccisi a Baghdad, e gli ostaggi di Ossezia. Riguardano cioè direttamente Russi, Israeliani, ed Americani, ovvero CIA, Mossad e KGB. Sarà solo un caso?
Massimo Mazzucco
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