Viene quasi la nausea, a cercare ancora una volta di affrontare l'ennesimo attentato in Medio Oriente, invece di accettare a scatola chiusa la classica spiegazione del "gruppo di militanti islamici". Ma bisogna farlo.
Anche perchè è ancora fresca di stampa la notizia della dissociazione ideologica, da parte del parlamento europeo, dall'automatismo mentale terrorismo=islam, dove abbondavano le affermazioni in cui si sottolinea che per natura l'Islam è contrario a questo tipo di violenza. Come già sottolineato da altri, "terrorismo islamico" è un vero e proprio ossimoro.
Che poi fra le migliaia di arabi disperati si riescano a trovare ogni volta quattro ragazzotti disposti a tutto, è un'altro discorso. Ma se si cercano i veri mandanti, bisogna sempre attenersi alla sacra regola del
cui prodest, che non ha mai fallito una sola volta … … dal lontanissimo giorno in cui fu formulata, ancora al tempo dell'Impero Romano.
E anche in questo caso la regola indica come gli attentati di ieri a Dahab fossero del tutto contrari ad ogni interesse arabo/palestinese, specialmente nel momento in cui Hamas sta tentando l'impossibile per far accettare al mondo la propria dirigenza fresca di elezione.
Non a caso, il governo palestinese ha fatto immediatamente sapere che "condanna duramente questo atto criminale, il quale infanga la nostra religione, mette in crisi la sicurezza nazionale palestinese, ed agisce contro gli interessi degli arabi". ("strongly condemns this criminal act which flouts our religion, shakes Palestinian national security and works against Arab interests". Fonte
BBC).
Veniamo inoltre da una dichiarazione registrata dello stesso bin Laden, che risale solo all'altro ieri, in cui il "capo" di Al-Queda avrebbe offerto all'Occidente "sionista-americano" una nuova tregua. Non si sa bene perchè, nè in cambio di cosa, ma gli stessi "analisti" della CIA ci hanno detto che la voce dello sceicco è quella autentica, e quindi ci dobbiamo fidare. D'altronde, se non la sanno riconoscere loro….
A parte le facili battute, è evidente che l'Egitto di Mubarak sta giocando un ruolo importante nella determinazione dei nuovi equilibri che si sono venuti a creare nella zona, dopo le elezioni "sorprendentemente" vinte da Hamas, pochi mesi fa.
Al proposito, vale la pena di ricordare che a Hamas fu permesso di partecipare alle elezioni, nonostante un accordo preciso fra palestinesi e israeliani, risalente addirittura ai trattati di Oslo, stabilisse che nessun partito che sposi la lotta armata possa mai prendere parte ad una elezione in territorio palestinese. E' stata casomai questa "distrazione" - lei sì, davvero sorprendente - a gettare le premesse per l'impossibilità di dialogo che si registra oggi fra i due fronti.
E proprio a causa di questa impossibilità, due settimane fa gli abitanti di Gaza si sono visti chiudere i rubinetti dell'approvigionamento di cibo, che regolarmente arrivava da fuori, e sono stati costretti ad intaccare le loro riserve d'emergenza, che andranno presto ad esaurirsi.
Dicesi prendere per la gola, appunto.
In tutto questo evidentemente Mubarak si mostra indeciso, e forse qualcuno ha voluto aiutarlo in qualche modo a prendere finalmente una posizione più consona alle alleanze che stringe (leggi: di cui ha bisogno) con gli attuali padroni del mondo.
Colpire l'Egitto nel turismo significa colpirlo al cuore economicamente. Dopo gli attentati dell'anno scorso di Sharm-el-Sheik, e prima ancora con quelli di Luxor e di Taba, le cancellazioni di massa avevano fatto sentire il loro peso sull'economia nazionale, e il numero di 5 milioni annui di visitatori si era progressivamente ridotto, fino a dimezzarsi. E soltanto ora, dopo fatiche immani, quest'industria assolutamente vitale per il paese stava ricominciando a funzionare normalmente.
E' solo un'ipotesi, naturalmente, e il "forse" rimane d'obbligo, ma è anche l'unica a cui si riesce a pensare, in questo momento, per poter soddisfare la famosa ed esigentissima regola di cui sopra.
Massimo Mazzucco