Dal passato una lezione di Craxi per i politici di oggi
Ricorre oggi il nono anniversario della morte di Bettino Craxi, il leader del partito socialista che passò in pochi mesi dalla posizione di primo ministro a quella di latitante e ricercato, dopo essere fuggito all'estero per evitare le conseguenze penali della famosa inchiesta di Tangentopoli.
Il tempo trascorso non è sufficiente per mettere gli eventi di quel periodo in una giusta prospettiva storica, visto che fra l'altro uno dei protagonisti della vicenda – un giudice che allora sosteneva di non essere minimamente interessato alla politica - oggi si trova addirittura a lottare per la leadership di tutta la sinistra.
Curiosamente, quindi, l’uomo che guidò la crociata contro la corruzione dei partiti, si trova oggi ad occupare i vertici di un mondo politico in cui la corruzione nel frattempo è triplicata.
Oggi per poter comparire in una qualunque lista elettorale bisogna omaggiare di almeno 50.000 euro ... ... il tuo “partito di riferimento”. Ma i giudici di oggi evidentemente non se ne accorgono.
Nel frattempo la storia – che mai come in questo caso fu scritta dai vincitori – ha decretato che il vero e unico ladrone d’Italia sia stato Craxi, mentre gli altri erano solo dei ragazzini che al massimo rubavano un pò di cioccolata.
In realtà, solo un bambino può credere che un magistrato qualunque si alzi un bel mattino e faccia piazza pulita del partito che in quel momento sta al governo, solo “perchè non hanno registrato con cura tutte le fatture”.
Come già detto, però, bisognerà attendere ancora, prima di avere tutti gli elementi con cui giudicare in modo distaccato quel periodo della storia italiana.
Nel frattempo, possiamo rammentare un episodio molto particolare nella storia di Craxi, avvenuto nell’autunno del 1985, che riguarda avvenimenti tornati oggi di grande attualità: la questione palestinese.
Fu proprio sotto il suo governo, infatti, che avvenne il sequestro della nave da crociera Achille Lauro - ufficialmente territorio italiano - che avrebbe portato alla nota crisi di Sigonella.
Furono ore di telefonate febbrili fra Craxi, Arafat, gli israeliani, gli americani e gli egiziani, che si conclusero con la restituzione della nave, ma solo dopo che ebbe perso la vita il passeggero americano Leon Klinghoffer.
Arafat aveva negato fin dall’inizio che i dirottatori appartenessero all’OLP, e aveva mandato proprio uno dei suoi uomini, Abu Abbas, per condurre le trattative. Ma quando Abbas, a cose fatte, si imbarcò dall’Egitto per tornare a Tunisi (sede in quel tempo dell’OLP), il suo aereo fu dirottato dai caccia americani ed obbligato ad atterrare nella loro base di Sigonella.
Convinti di potersi portare via Abbas come una valigia vuota, gli americani trovarono il deciso rifiuto di Craxi, che fece circondare la base dai nostri militari per impedirlo. Poichè la base era su territorio italiano, infatti, l’unico modo per avere Abbas sarebbe stata una regolare richiesta di estradizione.
Il presidente Reagan arrivò a telefonare personalmente a Craxi, chiedendogli il rilascio, ma il nostro capo del governo rifiutò. Si arrivò a rischiare lo scontro armato, poi gli americani cedettero.
I contraccolpi di questa crisi arrivarono fino in Parlamento, dove Craxi mostrò di conoscere molto meglio di tutti gli altri la situazione reale delle cose, e confermò il pieno diritto dei palestinesi “di difendere la propria terra con qualunque mezzo a disposizione”, come sancito dalle stesse Nazioni Unite.
Ma soprattutto, a differenza dei vermicelli che strisciano oggi in parlamento, Craxi mostrò di non avere alcun timore nel dire queste cose apertamente.
Roba da farci quasi rimpiangere il più grande ladrone della storia d’Italia.
Massimo Mazzucco