Egregio Sig. Teodori, dopo lo scontro radiofonico di questa mattina sono certo che ci leggerà, e quindi ne approfitto per concludere qui il discorso che lei non ha voluto affrontare durante la diretta.
Ma non giudicherò i contenuti del suo intervento, anche perchè non hanno fatto che ricalcare quelli da lei già espressi in precedenza, che a mia volta ho già commentato esaurientemente. La guerra è guerra, erano 20.000 tagliatori di teste, il fosforo serve a illuminare, se poi cade non è colpa mia, eccetera eccetera. E per fortuna che lei insegna storia, mi dicono, e pure americana per giunta.
Mi viene in mente, chissà perchè, quel proverbio arabo che dice: "Onesto è colui che cambia la sua opinione per adeguarla alla realtà, disonesto è colui che cambia la realtà per adeguarla alla sua opinione".
Dedicherei invece due parole in più alla forma, che altri definirebbero tattica, con cui lei ha affrontato, ... ... e convenientemente invalidato, quello che avrebbe anche potuto essere un discorso costruttivo. Di fronte ad una domanda tanto brutale (lo riconosco) quanto impegnativa (lo riconosca), che io le ho fatto in apertura, dopo aver vistosamente esitato, lei ha scelto di fare una associazione del tutto gratuita, grossolana, logicamente fallace, oltre che offensiva, pur di evitare di rispondere. Se la mia domanda fosse stata a sua volta illogica, ingiustificata, o comunque forzata in qualunque maniera, potrei anche concederle il sospetto - che in ogni caso le chiederei di argomentare pubblicamente - di un qualsivolglia riferimento alle lettere di minaccia che lei avrebbe ricevuto. Ma la domanda era perfettamente coerente - se non ovvia, oserei dire - all'interno delle affermazioni da lei fatte, e quindi la scappatoia da lei adottata ha mostrato in pieno la sua natura poco elegante.
Anzi, il quesito che io le ho presentato è talmente un classico, che gli americani negli anni '60 ci costruirono su un intero film. Il comandante di un sottomarino americano ha nel suo mirino una nave civile giapponese che trasporta in segreto dei potenti armamenti. Ma su quella nave viaggiano anche, mi sembra, proprio sua moglie e sua figlia. Cosa fa? Spara, o non spara? (Che dice, un caso di contaminazione via email, anche allora?)
In ogni caso, se permette, io ho altri modi di combattere per le mie idee, e non ho nessun bisogno di avventurarmi sui confini dell'illegalità per farlo. Mi posso permettere di starne comodamente alla larga, e il fatto che lei alla fine non abbia voluto rispondermi lo conferma in pieno.
Mi permetta comunque un consiglio personale: io in un caso del genere, prima do comunque la risposta dovuta, zittisco per bene l'avversario, e poi casomai avanzo - se lo ritengo davvero utile - eventuali insinuazioni. In quel modo mi metto al riparo dal sospetto di aver battuto in ritirata, accuso chi devo accusare, ma mi porto anche a casa la partita. Sa com'è, già che uno esce di casa...).
Un secondo consiglio, nel caso voglia continuare a sospettare della mia complicità nelle presunte lettere, è quello di rivolgersi alle autorità competenti. Non è affatto difficile, con giusta causa, risalire al mittente di un qualunque messaggio elettronico, nè ricostruire le catene che lo abbiano eventualmente generato, tramite analisi degli IP, dei Service Provider coinvolti, dei percorsi di routing eccetera eccetera. (Gli unici che non si riescono mai a trovare, in questi casi, sono proprio i "terroristi islamici tagliatori di teste", ma il comune cittadino non scampa. Curioso, questo fatto, non trova?)
Ciò detto, mi sembra di aver detto tutto. Il grosso del lavoro lo ha fatto lei, rendendomi il compito molto più facile del previsto, e di questo la ringrazio di cuore.
In fondo, magari senza saperlo, anche lei è un'anima buona.
Massimo Mazzucco
P.S. Risentendo la trasmissione, che può trovare
QUI, mi sono reso conto meglio di quanto fosse risibile la sua "exit strategy": minacciare di bruciarle moglie e figlia, e chiederle se lei avrebbe il coraggio di farlo, fanno in realtà riferimento a due sentimenti completamente opposti. Ma questo lei lo sa meglio di me.
Piuttosto, mi domando, essendo stato inondato di minacce e di insulti - come lei sostiene - non la sfiora per caso il dubbio di averne sparata qualcuna più grossa del solito? No, eh? Proprio nessuna speranza?