Le Miserie del Marxismo

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5 Anni 8 Mesi fa - 5 Anni 5 Mesi fa #21970 da Floh
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Le Miserie del Marxismo


Nel presente articolo si tenterà di delineare i punti critici più evidenti e socialmente esiziali della dottrina filosofico-politica marxista e di capire di conseguenza quali siano i presupposti su cui si dovrebbero diversamente erigere nuove teorie politiche autenticamente filo-sociali.

Il marxismo necessita di essere ribaltato, poiché se è vero che Marx altro non è stato che un agentur della massoneria, allora le finalità da lui perseguite non possono che essere antisociali, e la storia ce ne ha dato la prova empirica. Moses Kiessel Marx Mordechai Levi (vero nome di Karl Marx 1) ebreo di nascita e di ceto elevato, è stato formalmente iniziato alla massoneria presso la loggia Apollo di Colonia 2 e per conto di tale associazione segreta ha creato una dottrina che potesse incatenare i popoli privandoli della possibilità di distinguere il bene dal male e di agire in nome di una giustizia oggettiva, una dottrina che li avrebbe privati degli strumenti concettuali necessari a riformare secondo giustizia la società in cui vivono.

Le poesie giovanili di Marx sono di importante lettura, in quanto ci forniscono uno spaccato della concezione del reale dalla quale è scaturita la sua dottrina filosofico-politica satanica; ne pubblicherò di seguito due particolarmente significative:

Prima poesia:
Sorgono i vapori infernali e mi riempiono il cervello
Sin che impazzisco e mi si cambia il cuore.
Vedi tu questa spada?
Me l'ha venduta il prìncipe delle tenebre.
Per me batte l'ore e dà i segni.
Sempre più audacemente suono la danza della morte. 3

Seconda poesia:
Su in alto costruirò il mio trono,
Fredda e tremenda sarà la sua vetta.
Terrore superstizioso ne sarà il baluardo,
Suo ministro, l'angoscia più nera.
Chi lo guarderà con occhio sano
Distoglierà pallido e muto come morto lo sguardo,
Afferrato da forza di morte cieca e tremante.
Possa la buona sorte scavargli la tomba. 3


Si tratta con tutta evidenza di opere scritte da una persona che crede nel bene e nel male e che, posta di conseguenza di fronte alla necessità di scegliere tra l’uno e l’altro, ha scelto di aprire se stessa alle pulsioni demoniache.
Ci si potrebbe domandare perché una persona con tali convinzioni abbia propagandato il materialismo nichilista anziché un satanismo convinto. La risposta è semplice, si è trattata della via più efficace per plasmare comunque una società diabolica nella quale la compassione e la giustizia non trovino alcun posto. Non sarebbe stato altrettanto efficace nell’ottenere gli stessi risultati se avesse affermato pubblicamente nei suoi scritti filosofico-politici quello in cui realmente credeva, ossia che il bene e il male sono reali ma che è più opportuno tra i due scegliere il secondo anziché il primo; ma le sue poesie lo tradiscono e sono lì a testimoniare le sue reali convinzioni esistenziali. Occorre che il mondo apra al più presto gli occhi e smetta di farsi ammagliare dal canto delle sirene che con la loro propaganda spacciata per scienza stanno portando il mondo verso un tetro baratro.

Critica del tesi marxiste

Esporrò dunque di seguito una sintetica analisi dei punti critici della dottrina marxista:


- Materialismo atrascendentale

La filosofia del materialismo dialettico marxista, in guerra con le concezioni trascendenti dell'esistenza, priva l’Uomo della possibilità di dare un senso superiore alla sua vita; gli esseri viventi non vengono distinti dai meri oggetti se non perché avrebbero unicamente la possibilità di accorgersi di quanto gli stia capitando, ma non avrebbero la possibilità di operare scelte autonome, il loro agire sarebbe determinato in base unicamente alle leggi della fisica e alle reazioni chimiche, allo stesso modo in cui si determinano i movimenti degli oggetti inanimati. L'uomo avrebbe dunque solo l'illusione di essere padrone delle sue scelte, ma ogni sua azione non sarebbe altro che il frutto dell'ineludibile necessità materiale. Marx sostiene dunque che gli esseri viventi non abbiano la possibilità di scegliere tra delle alternative disponibili e, in tal modo, rifiutare che essi non siano semplice oggetto passivo degli eventi, ma soggetti in grado governali (secondo le varie possibilità materiali che gli si presentano nelle condizioni di tempo e di luogo - all’interno delle quali sono da ricomprendersi le conoscenze e capacità tecniche dell’essere vivente di riferimento) secondo la propria volontà; ma ciò oltre a costituire un’affermazione che appartiene all’ambito della filosofia e non alla scienza (d’altronde è lo stesso Marx a qualificare come scientifica la sua opera, anche in particolare contrapposizione con quella di coloro che l’hanno preceduto, per cui è corretto esigere, dal suo complesso teorico, coerenza con tale affermazione) costituisce un’asserzione contraria all’esperienza diretta di ogni uomo (e qui non siamo, ribadisco, nel campo della scienza, ma in quello più ampio della filosofia). Il marxismo tende dunque ad omologare esseri viventi ed oggetti, sostenendo che i primi dispongono di una volontà propria tale e quale che i secondi (l’unica differenza che permarrebbe tra di essi starebbe dunque nel fatto che i primi fanno esperienza delle cose, si trovano a percepirle, ad avvertire dolore e piacere, caldo e freddo). Gli esseri viventi capiscono cosa succede attorno a loro, sono coscienti, gioiscono e si rattristano, ma in tutto ciò non possono prendere decisioni, esse sono, per Marx, una mera illusione - il loro futuro è già scritto come in un copione cinematografico e non potranno nulla per cambiarlo, solo sono destinati a farne esperienza.
La costruzione filosofica marxista non è altro che un attacco al senso cognitivo e al senso del trascendente che appartiene ad ogni uomo, non è altro che un tassello del piano delle associazioni satanico-massoniche per modellare secondo i loro fini una società in cui le masse perdano cognizione morale della realtà del bene e del male.

- Rapporto tra struttura e sovrastruttura

Nella teoria marxista le idee di cui dispongono le persone, e dunque anche i loro ideali politici e le norme giuridiche vigenti, altro non sono che il prodotto inevitabile del sistema economico vigente.
È evidente che tale concezione del rapporto tra valori, diritto e sistema economico è funzionale al mantenimento dello status quo, poiché in primo luogo tende a convincere le persone che non si possa concepire ex ante norme di legge realmente rivoluzionarie e filo-sociali, dato che in un determinato sistema economico - secondo la dottrina marxista - le uniche concepibili non sarebbero altro che quelle compatibili con i rapporti economici vigenti.
La dottrina marxista evita dunque, coerentemente con quanto appena detto, di concepire ora un sistema di modifiche giuridiche che sia la base per future e conseguenti modifiche fenomeniche della struttura sociale, rinviando il tutto ad una concezione delle stesse in un'ipotetica fase post-rivoluzionaria. Ma è evidente che una rivoluzione deve essere il frutto di un insieme di teorizzazioni politico-giuridiche che non possono che funzionare da motore stesso del movimento rivoluzionario, che non possono che essere il propulsore - in quanto considerate adeguate già in teoria e nel momento in cui si avvertono le criticità del sistema vigente - delle dinamiche rivoluzionarie e degli effetti che il sommovimento riformatore intende realizzare. È la concezione attuale di un immaginario post-rivoluzionario che le associazioni satanico-massoniche intendono sterilizzare mediante la teoria marxista del rapporto tra struttura e sovrastruttura.
La base da cui partire, per un movimento politico che abbia l'intento di modificare in meglio la società in cui vive, non può dunque che essere un ribaltamento della concezione marxiana in questione: sono gli ideali e i valori e la loro trasposizione giuridica a determinare i rapporti socio-economici, non il contrario.

- Determinismo rivoluzionario in chiave marxista

La rivoluzione, per Marx, sarà inevitabile in quanto le criticità del nostro sistema non gli permetteranno di durare in eterno; e quali saranno gli sbocchi inevitabili del crollo del nostro sistema? Sarà ovviamente la costituzione di una società marxista. Ebbene, Marx si lascia andare ad una previsione che lui ammanta di un fondamento scientifico, che non fa altro che funzionare da previsione autorealizzantesi, e ciò per il semplice fatto che il suo pensiero politico ha svolto un ruolo egemonico e monopolistico all'interno del movimentismo critico nei confronti dell'attuale e in tal modo sembra aver convinto che non possano esistere altre concezioni rivoluzionarie che possano essere già in teoria più promettenti di quelle propagandate da lui e dalle associazioni satanico-massoniche.
Un movimento politico filo-sociale non può che rigettare la concezione deterministica rivoluzionaria in questione. Il nostro sistema socio-politico non è inevitabile che prima o poi crolli e tanto meno è inevitabile che se ciò dovesse mai avvenire questo debba essere sostituito da uno marxista. La rivoluzione filo-sociale in realtà potrà avvenire solo se:

1) un numero sufficiente di persone si coalizzerà e stenderà preventivamente un programma di riforme giuridiche filo-sociali che già in teoria possano migliorare la società, renderla giusta.

2) questo programma riuscirà ad essere portato a conoscenza dei popoli.

- Marginalizzazione della redistribuzione di fronte alla rivoluzione della produzione

Per Marx l'attuale distribuzione delle enormi ricchezze di cui dispone il mondo non è un problema sul quale agire in modo diretto (anzi, per Marx non è nemmeno un problema in sé). Secondo la dottrina marxista è il metodo di produzione vigente ad essere un problema, e non perché dia luogo ad una idealmente cattiva distribuzione della ricchezza così prodotta, ma semplicemente perché esso è considerato da Marx antieconomico. Ecco dunque che per Marx la soluzione è quella di governare centralmente la produzione in modo da razionalizzarla al fine di generare una ricchezza complessivamente prodotta ancora maggiore. Come verranno poi redistribuite le ricchezze in tal modo prodotte non è per lui un problema, si confida nella buona volontà di chi avrà le redini del potere e si sbandiera la fumosa massima “da ognuno secondo le sue capacità, a ognuno secondo i suoi bisogni” 4 che a nulla aiuta a stabilire norme giuridiche che già ex ante garantiscano equità nella distribuzione della ricchezza prodotta. Non è un sussulto di giustizia a muovere Marx, bensì la volontà di accentrare sempre più il potere nelle mani di una burocrazia statale che garantisca semi-continuità nello status quo tramite la distribuzione iniqua della ricchezza.
Stella polare di un movimento politico filo-sociale deve essere la redistribuzione della ricchezza in modo diretto, mediante norme giuridiche che realizzino la redistribuzione della proprietà privata. Solo un illusionista come Marx può aver fatto credere che la redistribuzione non fosse una priorità rivoluzionaria e non potesse essere ottenuta tramite misure che direttamente modifichino ciò che stabilisce l'allocazione della ricchezza tra i cittadini, ossia il complesso delle norme giuridiche che determinano i diritti di godimento delle persone sui beni disponibili.

- Conflitto tra classi

Marx pone in conflitto interno ed esterno perenne le comunità politiche. Con riguardo al conflitto interno, in particolare, presuppone che, non essendo i valori morali qualcosa di oggettivo, le persone nelle loro rivendicazioni politiche non possano mai prescindere da pretendere benefici per se stessi tramite rivendicazioni utili al loro proprio nucleo sociale. Tale concezione della dottrina marxista è fuorviante. Posto che chiunque, anche un imprenditore, un alto funzionario o un nobile può essere cosciente (checché ne pensi Marx) che i valori non sono qualcosa di relativo e illusorio, chiunque, a prescindere dalla propria posizione sociale può concepire una società più giusta e lottare per essa, allora il castello di carte avaloriale di Marx crolla rovinosamente su se stesso trascinando con sé tutte le velleità conservatrici, totalitarie ed anti-sociali delle organizzazioni satanico-massoniche.
In fin dei conti è sempre una cosa che sta alla base della dottrina marxista, il non riconoscere ai valori una natura trascendentale, ma questa non è scienza, come invece sostiene lui, bensì è dottrina filosofica satanica, e il popolo non si lascerà ingannare in eterno, a breve avrà un sussulto di dignità e quel giorno la storia prenderà finalmente una nuova direzione.

Il fondamento trascendente dei valori

Abbiamo parlato del fatto che uno degli obiettivi di Marx è quello di far credere che i valori siano il prodotto della struttura economica della società e non abbiano dunque un fondamento oggettivo.
Proporrò di seguito un ragionamento teso a confutare la sua tesi nichilizzante che possa costituire la base filosofica sulla quale costruire un movimento politico filo-sociale. Ciò nella convinzione che senza una profonda un'ispirazione di giustizia che riconosca ai valori un aspetto oggettivo non sia possibile concepire e costruire una società a misura d'uomo.

Tesi filosofica:

La realtà in cui siamo immersi è composta da un ambiente nel quale si succedono eventi (elemento materiale) e da dei significati (elemento ideale) che è imprescindibile attribuire ad essi. Non è possibile concepire una realtà priva dell’elemento ideale, in quanto la significatività è intrinsecamente legata alla possibilità di agire. Se ogni mutamento della realtà non suscitasse in noi alcun significato non potremmo distinguerci, in quanto esseri viventi, dalle pietre e l’ambiente dinamico in cui ci troviamo non avrebbe nessuno che potrebbe fare esperienza di esso stesso (e sarebbe quindi inutile).
Per cui, ricapitolando: ideale e materiale sono componenti indefettibili del reale.
Ciò detto, è palesemente inadeguata (si potrebbe dire: parziale) l’ipotesi esistenziale di coloro che non riconoscono al complesso dei significati che fanno parte inscindibile della nostra realtà un valore in qualche modo eterno, un loro porsi come elementi primi aventi un valore assoluto, un loro porsi quali princìpi superiori che non sono il frutto della mera costruzione umana, che non sono semplici creazioni umane, ma che bensì sono princìpi superiori ai quali l’essere vivente non fa altro che accedere nel corso della sua esperienza di vita.
In particolare, gli elementi ideali che compongono la nostra realtà quali: l’attrazione e la repulsione, l’amore e l’odio, e più in generale il senso di giustizia, non possono non essere tenuti in considerazione quando proviamo a formulare risposte circa il senso della nostra esistenza.
Il fatto che i significati siano elementi fondanti della realtà fa sì che anche la realtà nel suo complesso (e di conseguenza anche la nostra vita) non possa che assumere un significato complessivo ben preciso; per converso, possiamo quindi affermare che l’esistenza non può essere considerata priva di un significato ultimo, non può essere priva di un senso complessivo ricollegabile ai valori.
Il senso complessivo dell’esistenza è palesemente legato all’esperienza di significati che ci troviamo a compiere e l’uomo non può che trovare tale senso complessivo da solo, mediante l’analisi della propria esperienza di vita, mediante l’analisi dei significati che attribuisce agli eventi che si trova a vivere.

Nella nostra realtà, il soggetto si distingue dall’oggetto per due ragioni fondamentali: fa esperienza di significati, in tal modo accedendo all’elemento ideale, ed in base ad essi rivolge il suo agire verso un determinato fine. Nell’agire in un determinato modo può perseguire il Bene oppure il male. Non v’è azione per cui, nel piccolo o nel grande, non si finisca col realizzare nella pratica l’uno oppure l’altro. In un’ottica significativa esistenziale il libero arbitrio costituisce il perno principale che disvela la natura preminente di ciascun essere vivente, la quale può essere rivolta al perseguimento del Bene oppure al perseguimento del male.
Ciò che ci distingue da una macchina, da un computer, è la nostra facoltà di riconoscere autonomamente - non in base ad una programmazione - il Bene e il male in una determinata azione e di soffrire qualora, in un attimo di ravvedimento, rammentassimo di aver perseguito il secondo.


Conclusioni

Sta a chi a cuore la giustizia costruire un nuovo movimento politico filo-sociale, non potrebbe essere altrimenti. La propaganda massonica di Marx deve essere relegata nel posto che merita, i libri di storia, a memento dell'influsso nefasto che ha avuto sulle possibilità realmente riformatrici che si sono sprecate passato.

Concluderò con un ultimo ribaltamento della teoria marxista:

Uomini giusti di tutti i popoli unitevi!



Note:

1- Franco Rositi, Sociologia, EGEA spa 2015 §.1.6

2 - "Hiram" (n. 5, 1990, p. 114), organo ufficiale del Grande Oriente d'Italia

3 - www.centrosangiorgio.com/occultismo/arti...olto_karl_marx.htm#6

4 - K. Marx- F. Engels, Opere scelte, Editori Riuniti, Roma, 1962, pag. 962

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Ultima Modifica 5 Anni 5 Mesi fa da Floh.

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5 Anni 8 Mesi fa #21976 da Nomit
Risposta da Nomit al topic Le Miserie del Marxismo

Secondo la dottrina marxista è il metodo di produzione vigente ad essere un problema, e non perché dia luogo ad una idealmente cattiva distribuzione della ricchezza così prodotta, ma semplicemente perché esso è considerato da Marx antieconomico. Ecco dunque che per Marx la soluzione è quella di governare centralmente la produzione in modo da razionalizzarla al fine di generare una ricchezza complessivamente prodotta ancora maggiore. Come verranno poi redistribuite le ricchezze in tal modo prodotte non è per lui un problema

Non è un sussulto di giustizia a muovere Marx, bensì la volontà di accentrare sempre più il potere nelle mani di una burocrazia statale che garantisca semi-continuità nello status quo tramite la distribuzione iniqua della ricchezza.


"mentre la divisione del lavoro aumenta la forza produttiva del lavoro, la ricchezza e il raffinamento della società, impoverisce l'operaio sino a ridurlo ad una macchina. Mentre il lavoro provoca l'accumulazione dei capitali e con esso il benessere crescente della società, rende l'operaio sempre più dipendente dal capitalista, lo espone ad una concorrenze maggiore, lo spinge nella caccia senza quartiere della superproduzione a cui segue un rilassamento altrettanto grande".

"Certamente il lavoro produce per i ricchi cose meravigliose; ma per gli operai produce soltanto privazioni. Produce palazzi ma per l'operaio spelonche. Produce bellezza ma per l'operaio deformità. Sostituisce il lavoro con macchine, ma ricaccia una parte degli operai in un lavoro barbarico e trasforma l'altra parte in macchine. Produce cose dello spirito, ma per l'operaio idiotaggine e cretinismo".

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5 Anni 8 Mesi fa - 5 Anni 8 Mesi fa #21983 da Floh
Risposta da Floh al topic Le Miserie del Marxismo
@ Nomit

Marx non può che appellarsi ai lavoratori nei suoi scritti. Ma cosa propone loro come soluzione per le loro sofferenze? Nulla di risolutivo.

Io parto dal presupposto che sarebbe sufficiente redistribuire per legge la ricchezza esistente (il sistema produttivo si modificherebbe di conseguenza in base alla modifica della domanda economica che ne deriverebbe).
Lui sostiene che la ricchezza complessivamente prodotta - prima che i poveri possano beneficiare della stessa - debba aumentare a dismisura (lui rimanda così, infatti, la riscossa patrimoniale dei poveri ad un periodo indeterminato del futuro). Evidentemente sostiene questo perché non vuole che cessi mai di esistere una casta di privilegiati. Se invece un movimento politico rivendicasse ed attuasse direttamente una radicale redistribuzione del patrimonio esistente non ci sarebbe la possibilità che una casta di privilegiati continui ad esistere. Marx rimanda la redistribuzione nel tempo perché non vuole che nulla venga redistribuito. Non sembra difficile da capire, il problema è che la propaganda ha dipinto falsamente Marx come l'amico dei poveri e degli sfruttati. Come primo passo occorre liberarsi da questa plateale menzogna, altrimenti non potremo andare da nessuna parte e resteremo sempre ingannati dai suoi dogmi demoniaci.

PS:

Puoi citare le fonti del testo di Marx che hai postato?

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Ultima Modifica 5 Anni 8 Mesi fa da Floh.

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5 Anni 8 Mesi fa #21993 da Nomit
Risposta da Nomit al topic Le Miserie del Marxismo

PS:

Puoi citare le fonti del testo di Marx che hai postato?

Manoscritti economico-filosofici del 1844, ma le trovi facilmente in rete, la seconda frase me la ricordavo dalla scuola.

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4 Anni 10 Mesi fa - 4 Anni 10 Mesi fa #31704 da dubbioso
Risposta da dubbioso al topic Le Miserie del Marxismo

Floh ha scritto: @ Nomit
la propaganda ha dipinto falsamente Marx come l'amico dei poveri e degli sfruttati. Come primo passo occorre liberarsi da questa plateale menzogna, altrimenti non potremo andare da nessuna parte e resteremo sempre ingannati dai suoi dogmi demoniaci.


chiedo scusa a tutti se riporto in su questo vecchio topic, ma ho letto cose che non si possono sentire :)
compresa l'equazione marx = famiglia 'ebrea' = massone..
i dogmi demoniaci li lascio ai deliri del prete della chiesetta qua vicino, nessuno si senta offeso..

non è stata la 'propaganda' (ma forse c'è un po di Propaganda2 e di Gladio tra le ispirazioni di quanto ho letto sopra) a farlo 'amico dei poveri e degli sfruttati' come dici tu, ma lo studio e la visione sul campo (sua e soprattutto di engels) delle miserabili e indicibili condizioni di vita dei lavoratori di londra a seguito della rivoluzione industriale.
vorrei citare pezzi del Manifesto del Partito Comunista (scritto da loro, ndr) ma non vorrei passare da demoniaco :D
anzi, si potrebbe dire che, essendo nato da famiglia molto ma molto agiata, è molto più francescano marx di qualsiasi altro prete o sacerdote o papa che si possa citare, dall'inizio a bergoglio, altro che dogmi demoniaci.
vorrei ricordare infatti che è morto esiliato dal potere e in povertà assoluta.


Dichiaro che tutto quanto ho scritto sopra è una metafora
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4 Anni 10 Mesi fa #31705 da TdC Ghost
Risposta da TdC Ghost al topic Le Miserie del Marxismo
Il comunismo - conosciuto anche in precedenza come bolscevismo, - non è nient'altro che una truffa, un sistema con cui stabilire il controllo ebraico su nazioni gentili che non erano compatibili con le finalità della finanza ebraica internazionale. La cosiddetta rivoluzione Russa nel 1917 non fu Russa, ma un colpo di stato organizzato e messo in atto da parte degli ebrei. Il primo tentativo di un colpo di stato comunista in Russia, nel 1905, fu anche un prodotto di agitatori ebrei. Questi sono fatti storici innegabili e non propaganda come questi bugiardi giudei vogliono farci credere.



Gli ebrei con il loro controllo sulla stampa, Hollywood, le università, le case produttrici ecc., hanno sdrammatizzato e cancellato ogni traccia non solo sulle atrocità commesse dai comunisti ma anche riguardo al ruolo predominante avuto. Una congiura del silenzio per quanto riguarda i crimini mostruosi del comunismo continua anche oggi, mentre veniamo bombardati da ogni direzione con propaganda sionista, in particolar modo con la storia ridicola e senza senso di un "olocausto di sei milioni di ebrei".



Bugiardi e criminali travestiti da giornalisti, professori, storici, cercano addirittura di glorificare i comunisti e assassini di massa Marxisti. Questa banda di truffatori non solo non oserebbero mai criticare qualsiasi cosa che abbia a che fare con il comunismo, ma descrivono addirittura il comunismo come un sincero esperimento che ha portato il maggior numero di vantaggi, per quello che riguarda la vita sociale.



A quei tempi gli ebrei addirittura si vantavano del fatto che la rivoluzione fu un loro piano. Erano i finanzieri, i rivoluzionari e specialmente la orda di assassini di massa della Cheka, la polizia segreta sovietica precursore del KGB responsabile per lo sterminio di decine di milioni di russi e altri est-europei.



Oggi gli ebrei negano il tutto: chi noi?? Gli ebrei non hanno mai avuto a che fare con la rivoluzione e chi lo afferma è semplicemente un antisemita. Pure gli ebrei coinvolti direttamente nei massacri di non ebrei cristiani, oggi negano ogni coinvolgimento. Addirittura a conoscenza del fatto che l'antisemitismo diventò un crimine capitale punito con la morte a partire dal 1917, gli ebrei sostengono che venivano perseguitati.



Anche sapendo che le chiese cristiane venivano bruciate mentre le sinagoghe venivano lasciate intatte, gli ebrei negano il fatto che in realtà venivano protetti dal regime. Pure a conoscenza dei fatti che monaci, preti e suore cristiani vennero torturati, assassinati in massa e mandati al lavoro forzato per pulire le strade, mentre gli ebrei e i rabbini vivevano nel benessere, gli ebrei ancora insistono sul fatto di essere stati a loro volta vittime del bolscevismo.



Questa è la strategia adottata dagli ebrei durante i secoli e millenni in cui si fingono le vittime per evitare di venire puniti per gl'orrendi crimini commessi.



Gli ebrei in Russia avevano nutrito enorme odio per gli Zar russi, in primo luogo perché erano cristiani e in secondo luogo perché gli Zar tenevano giustamente gli ebrei emarginati e sotto controllo. Per gli ebrei era possibile risiedere solo in alcune aree (la cosiddetta "ebreo pallido") e venivano ricacciati ogni qualvolta avessero tentato di sconfinare.



Per queste ragioni, come anche per altre, estremisti ebraici in Russia e Europa dell'est si mobilitarono in brigate terroriste con lo scopo di deporre e assassinare gli Czars. Nel 1881, Zar Alexander II fu assassinato da ebrei. L'erede al trono era lo Zar Nicola II, il prossimo obiettivo dell'ebraismo.



Le prime sommosse ispirate al comunismo talmudico nelle Russia cristiana, avvennero nel 1905, guidate dai giudei e massoni Leon Deutsch, Vladimir Lenin, Leiba Bronstein (Leon Trotsky) e il mentore e guida di Trotsky, Israel Helphand (Alexander Parvus) - il multimilionario finanziere e consigliere del giovane turco (l'ebreo che fece scoppiare la rivoluzione nel impero ottomano nel 1908 per facilitare i piani ambiziosi del sionismo internazionale). Parvus fece milioni di profitti derivanti dalla vendita di armi e prodotti alimentari per l'esercito turco, il quale - sotto il comando del cripto-ebreo "Giovani Turchi" - effettuò il massacro degli armeni del 1915, in cui morirono 1,5 milioni di cristiani. (See: Bjerknes, Christopher Jon. The Jewish Genocide of Armenian Christians, 2006)



Gli ebrei rivendicano con vanità ed arroganza la responsabilità del fallito colpo di stato del 1905. Per esempio nel Maccabean of London, si legge un articolo intitolato Una rivoluzione ebraica nel Novembre del 1905:



"La rivoluzione in Russia è una rivoluzione ebraica, una crisi nella storia ebraica. È una rivoluzione ebraica perché la Russia è la patria di circa la meta della popolazione ebraica mondiale e un rovesciamento del suo governo dispotico deve avere un'influenza molto importante sul destino dei milioni che vivono lì, come anche delle diverse migliaia che sono recentemente emigrati in altri paesi. Ma la rivoluzione in Russia è una rivoluzione ebraica anche perché gli ebrei sono i rivoluzionari più attivi nell'impero dello Zar "(citato in:. L. Fry, Waters che scorre verso est:. Della guerra contro la Regalità di Cristo TBR Books, Washington, DC, (2000), pag. 40.)



Le imprese bolsceviche - come quelle dei sionisti - sono state sovvenzionate da ricchi ebrei usurai. In preparazione alla rivoluzione del 1905, i banchieri ebrei finanziarono e pianificarono una guerra tra la Russia e il Giappone. Stavano da tempo conducendo una guerra economica contro la Russia sabotando e indebolendo la capacità della Russia di garantire prestiti agli occidentali e finanziando in ogni occasione i nemici della Russia. Ciò fu fatto in uno sforzo dannoso per indebolire la Russia economicamente e fisicamente, rendendola così matura per la rivoluzione, la sovversione comunista ebraica e il saccheggio di tutti i beni. Il prominente banchiere ebreo e "filantropo", Jacob Henry Schiff - emissario della Rothschild in America, che ha guidato la centrale elettrica Kuhn, Loeb & Co. E la banca di New York - finanziò lo sforzo bellico giapponese contro la Russia offrendo loro un prestito di 200 milioni di dollari americani.(See also: "Genocidal Jewish Supremacist Jacob H. Schiff" & "Jewish Bankers Again Target Russia for Revolution" for a plethora of sources documenting Schiff's schemes against Russia)



Il Jewish Communal Register of New York City del 1917-1918 scrive su Jacop Schiff: "L'impresa di Kuhn, Loeb & Co. fece grandi prestiti ai giapponesi dal 1904-1905, rendendo così possibile la vittoria giapponese sulla Russia. Il signor Schiff ha sempre usato la sua ricchezza e la sua influenza nel migliore interesse del suo popolo. Ha finanziato i nemici della Russia autocratica e ha usato la sua influenza finanziaria per escludere la Russia dal mercato monetario degli Stati Uniti ".



Non solo il furioso russofobo Jacob Schiff finanzia i nemici della Russia e attacchi esterni, ma finanzia pure la distribuzione di propaganda rivoluzionaria per i prigionieri di guerra russi detenuti in campi di prigionia giapponesi durante la guerra Giapponese-Russo del 1904-1905. Jacob Schiff sperava che questa propaganda avrebbe avvelenato la mente dei soldati e che li avrebbe messi contro lo Zar al loro ritorno in Russia, alla fine della conflitto. Così avrebbero commesso ammutinamento e avrebbero aiutato ad instaurare una dittatura ebraica comunista.



Anche se con il tentativo di rivoluzione del 1905 non riuscirono a far crollare il governo zarista russo, gli ebrei marxisti avevano causato una enorme carneficina. IL bagno di sangue causato degli ebrei fu notato anche da William Eleroy Curtis, in un discorso pronunciato alla National Geographic Society del 14 Dic 1906:



"LA VENDETTA DEGLI EBREI

Forse queste riforme sono la causa dell'attuale tranquillità, perché i capi rivoluzionari quasi tutti appartengono alla razza ebraica e l'agenzia rivoluzionaria più efficace è il Bund ebraico, che ha sede a Bialystok, proprio dove avvenne il massacro lo scorso giugno. Il governo Russo ha sofferto e subito più danni da questa razza, che tutti gli altri elementi combinati assieme. Ogni volta che viene commesso un atto disperato ed estremista, vi è sempre dietro un ebreo e si può anche dire che non esista un solo membro di questo gruppo che sia leale all'Impero.



Il grande sciopero che ha paralizzato l'Impero e costretto lo Zar a concedere una costituzione e un parlamento, fu organizzato e gestito da un ebreo di nome Krustaleff, un giovane di soli 30 anni di età presidente del consiglio degli operai. Fu condannato al carcere a vita ma non scontò più di due o tre settimane, tempo che li bastò per organizzare uno sciopero dei dipendenti della prigione.



Maxim, che organizzò e condusse la rivoluzione nelle province baltiche, era di origine ebraica. Lo scorso autunno venne a reclutare e a cercare fondi per la sua compagna rivoluzionaria, ma di lui si perse ogni traccia.



Gerschunin, uno dei il leader terroristi più intraprendenti, che fu condannato al carcere a vita da scontare nelle miniere d'argento sulla frontiera della Mongolia, evase senza lasciare tracce e si suppone si trovi al momento a San Francisco. Gerschunin è di origine ebraiche ed ha solo 27 anni. Potrei stare qui ad elencarne un centinaio di questi leader rivoluzionari, che la maggior parte di loro, se non tutti, risulterebbero di origine ebraica. Ovunque si legge di un assassino o di un attentato dinamitardo, risalta che quasi tutti questi crimini sono da attribuire ad ebrei. L'episodio più clamoroso e drammatico verificatosi dopo l'ammutinamento è quello del 27 ottobre, quando, nel pieno centro di San Pietroburgo all'ingresso della Cattedrale di Kazan, quattro ebrei rapinano un carro porta valori e rubano 270'000 dollari. Riusciranno a far sparire il malloppo tramite una complice che poi sparì ma i rapinatori vennero arrestati e puniti in modo esemplare.



L'8 novembre un paio di rivoluzionari ebrei rapinarono un altro portavalori vicino Ragow, in Polonia, scomparendo senza lasciare traccia. Il bottino ammontava questa volta a 850 mila dollari. Quasi ogni atto di questo genere è di stampo ebraico, come i massacri che hanno sconvolto l'universo e che si sono verificati così frequentemente che ai giudei venne dato il nome 'pogrom'. Le autorità esasperate dovettero organizzare delle rappresaglie per via dei gravi crimini commessi da rivoluzionari ebraici. (W. E. Curtis, "The Revolution in Russia", The National Geographic Magazine, Volume 18, Number 5, (May, 1907), pp. 302-316, at 313-314.)





L'autore Juri Lina, a pagina 141 di "Under the sign of the Scorpion", descrive i terribili atti terroristici perpetrati dagli ebrei Marxisti: "Secondo il direttore di regia Stanislav Govorukhin, 20000 mila persone furono uccise o gravemente ferite come risultato di atti terroristici dal 1905 al 1906. Novoye Vremya fece ammontare le vittime a 50000 nel marzo del 1911." Sia Parvus che Trotsky capiranno presto che tutti questi attacchi terroristici sporadici non erano abbastanza per portare avanti il colpo di stato ad ottobre ( Quando tutti gli scioperi e gli atti terroristici vennero organizzati ), ma a dicembre e in gennaio, quando l'ultimo e disperato tentativo di fare cadere il governo zarista, fu intrapreso. Lenin, che si tenne informato sugli eventi in Russia dal suo luogo di esilio, venne alla stessa conclusione. L'omicidio di massa era l'unico modo per ottenere una vittoria. I "rivoluzionari" sognarono allora di una guerra civile."



I giudei massonici andarono in furia vedendo che i loro piani per spodestare lo Zar e instaurare una dittatura ebraica comunista andarono in fumo, ma il loro desiderio di omicidi di massa continuò. Infatti incominciarono a pianificare un altra rivoluzione che risultò con lo scoppio della rivoluzione bolscevica del 1917.



Questi ebrei marxisti sono così ipocriti che predicano contro il capitalismo durante il giorno, per poi alla sera intrattenersi con i più grossi capitalisti e banchieri d'Europa. Banchieri che hanno finanziato le loro attività terroristiche fin dall'inizio. Questo stratagemma ebraico non potrebbe essere più evidente. Ad esempio, l'ebreo marxista rivoluzionario, Leon Trotsky, socializzò, giocò a scacchi e fece amicizia con l'ebreo sionista e banchiere, il barone Rothschild, a Vienna.(Nedava, Joseph. "Trotsky and the Jews", Jewish Publication Society of America, (1972), p. 36)



Nel 1916, l'ebreo Trotsky fu convocato negli Stati Uniti dal super capitalista e banchiere ebreo, Jacob Schiff, per reclutare e addestrare ebrei residenti nella Lower East Side di New York da usare come terroristi marxisti in Russia nel colpo di stato bolscevico del 1917.



Il 27 marzo del 1917, Trotsky e altri 300 comunisti ben addestrati della Lower East Side di Manhattan, salirono a bordo del piroscafo norvegese "Kristianiafjord" per un viaggio che li portò a San Pietroburgo, in Russia. Prima di partire, Jacob Schiff diede a Trotsky e alla sua banda di cospiratori cabalisti, 20 milioni dollari. Allo stesso tempo, Lenin e i suoi compagni ebrei - con la complicità del governo tedesco - a bordo di un treno privato che li portò dalla Scandinavia a San pietro Burgo, sedevano su dieci milioni di dollari in oro forniti dal più ricco banchiere ebreo tedesco, Max Warburg. ( Il quale fratello Paul fu il capo fondatore della Federal Reserve System, la banca centrale americana controllata dai Rothschild ).



Henry Wickham Steed, il capo redattore del Times, riconobbe che questo aiuto finanziario andò ben al di là del regime di Kerensky, affermando che: "I principali promotori e finanzieri della rivoluzione bolscevica erano Jacob Schiff, Warburg e altri finanziatori internazionali che speravano così di fare avanzare il bolscevismo in modo da sfruttare la Russia e il popolo Russo a vantaggio degli ebrei e di ebrei tedeschi."(Steed, Henry Wickham. Through thirty years, 1892-1922: a personal narrative, Volume 2. Doubleday, Page & Company, 1924. p. 302)



Dal "Czarism and Revolution," Omni Publications, Hawthorne, California, (1962), pp. 231-232, apprendiamo che enormi somme di denaro proveniente da fonti ebraiche finirono col finanziare la causa bolscevica: "In un estratto da un rapporto segreto, datato New York 15 Febbraio 1916 (quoted from Boris Brazol, "The World At the Crossroads", 1921, Boston, Small, Maynard and Co., Publ, p. 19), si legge come il Partito rivoluzionario russo in America ha deciso una politica aperta di azione. Sommosse e disordini potrebbero scoppiare ad ogni momento. Il primo incontro segreto che segna l'inizio di questo nuovo periodo di violenza e terrore avvenne nell'east side, la sera del 14 febbraio e vi parteciparono 62 delegati. 50 tra i delegati erano veterani del colpo di stato del 1905, mentre i restanti 12 erano membri reclutati di recente. La maggior parte di loro erano ebrei "intellettuali", alcuni tra di loro erano rivoluzionari professionisti. I principali temi e argomenti di questo incontro segreto erano il discutere sulle opportunità e i benefici che una rivoluzione su grande scala in Russia, avrebbero portato, e del fatto che il tempo era propizio per tale piano.



Come riportato in precedenza il partito aveva appena ricevuto dalla Russia informazioni segrete per preparare i preliminari necessari per una rivolta. L'unica questione ancora da chiarire all'incontro fu quella di una possibile carenza di fondi, tuttavia, nel caso che il problema fosse sorto, diversi membri dissero che non c'era motivo di preoccuparsi per il semplice fatto che in caso di bisogno si sarebbero trovati subito altri fondi, per es da simpatizzanti come Jacob Shiff. Il nome di Jacob Schiff venne ripetutamente menzionato come possibile finanziatore."



In un articolo pubblicato a Rostov il 23 settembre 1919, del "To Moscow", troviamo ulteriori conferme sul fatto che Jacob Schiff fu uno dei principali finanziatori della rivoluzione bolscevica del 1917. Le informazioni trovate in questo documento sono basate su degli scritti dell'alto commissario francese in Washington.



L'originalità di tale documento non può essere messa in questione dato che la fonte citata arrivava dal governo francese ed era ufficiale. Le informazioni vennero anche citate da Gen. Nechvolodov, nel suo libro menzionato in precedenza (pagina 97-104). Nechvolodov afferma che il documento venne redatto da parte di organizzazioni governative americane e fornito all'alto commissariato francese.



Ecco alcune citazioni: "Nel febbraio del 1916 si venne a conoscenza del fatto che una rivoluzione venne fomentata in Russia e che le seguenti multinazionali e i seguenti individui erano coinvolti per portare avanti questi piani distruttivi.



Jacob Schiff;

Kuhn, Loeb & Co. (Directors: Jacob Schiff, Felix Warburg, Otto Kahn, Mortimer Schiff, Jerome H. Hanauer);

Guggenheim;

Max Breitung.

Da queste informazioni risulta che la rivoluzione bolscevica, scoppiata un anno dopo la pubblicazione, fu finanziata, pianificata e messa in atto da gruppi di interesse ebraici. Nel aprile del 1917, Jacob Schiff dichiarò pubblicamente che fu solo grazie al suo supporto finanziario che la rivoluzione poté avere luogo. In primavera dello stesso anno, Schiff iniziò a supportare Trotsky il quale ricevette anche un contributo da parte del "Foreward", una pubblicazione ebraica di New York.



Trotsky e co. vennero anche supportati da Max Warburg e Olaf Aschberg della Nye Bank di Stoccolma, come anche da un altra organizzazione ebraica, la Rhine-Westphalian Syndicate e da Jivotovsky, un potente ebreo la quale figlia finì per sposare Trotsky. Delle relazioni vennero dunque create tra ebrei ultra capitalisti e quelli che si fingevano essere dalla parte del proletariato, i comunisti.bolc.jpg



Un ulteriore conferma ci arriva da una lista dei nomi tra i primi soviet, lista che rende evidente il loro coinvolgimento. Il documento, dopo aver messo in evidenza i legami che collegano Kuhn, Loeb & Co. e altri istituti finanziari ebraici, diffonde il parere che il movimento bolscevico sotto alcuni punti di vista, fa parte di un disegno più grande, di un piano ebraico generale e che come si è visto, alcune case bancarie ebree, furono interessate nel promuovere la rivoluzione bolscevica. Jacob Schiff si vantò addirittura del fatto che solo grazie agli ebrei fu possibile portare avanti la rivoluzione Russa (ebraica) con successo. Juri Lina ha scritto in modo simile sul fatto che investitori ebraici in America e in Europa dell'ovest, finanziarono il bolscevismo: "Furono soprattutto Jacob e Mortimer Schiff, Felix Warburg, Otto H. Kahn, Max Warburg, Jerome J. Hanauer, Alfred Milner e la famiglia Guggenheim produttori di rame, che finanziarono i bolscevichi, secondo lo storico ebreo David Shub.



Un documento (861.00/5339) negli archivi del Dipartimento di Stato americano lo conferma. Altri due nomi sono menzionati in questo documento: Max Breitung e Isaac Seligman. Tutte quelle persone erano ebrei e membri di logge "massoniche". Secondo lo stesso documento i piani per deporre lo Zar vennero formulati nel febbraio del 1916. Vi sono sempre alcune persone che si arricchiscono con le guerre e le rivoluzioni. E dobbiamo sempre tener conto di ciò quando cerchiamo di capire la storia.



Il banchiere sionista e massone Max Warburg ebbe un ruolo importante nel finanziamento della propaganda comunista in Russia. Egli fece in modo che l'industriale Hugo Stinnes accettasse di finanziare con due milioni di rubli le attività editoriali dei bolscevichi nel 12 agosto 1916. (Zeman, "la Germania e la rivoluzione in Russia, 1915-1918. Documenti dagli archivi del ministero degli Esteri tedesco", Londra, 1958, pag. 92). Così ci sono i documenti esistenti che dimostrano che Max Warburg e altri super-capitalisti ebrei supportarono e finanziarono il comunismo. Queste dichiarazioni non possono essere messe in discussione o negate, come alcuni truffatori hanno cercato di sostenere. "(Sotto il segno dello Scorpione, p. 180)



Chiaramente i banchieri ebraici ricevettero un enorme ricompensa, oltre anche a altri motivi, per gli investimenti fatti. Gli ebrei bolscevichi si impossessarono del potere e le ricchezze della Russia, e trasferirono tutto l'oro e le ricchezze ai Kuhn, Loeb & Co. negli stati uniti, o nelle banche di Warburg in Germania come anche in innumerevoli conti privati situati all'estero: "Il banchiere Jacob Schiff diede a Leon Trotsky 20 milioni di dollari per organizzare un colpo di stato da parte dei bolscevichi. Un investimento che risultò molto redditizio. Secondo lo storico Gary Allen 600 milioni di rubli in oro furono trasferiti negli Stati Uniti d'America tra il 1918 e il 1922. Nel solo primo semestre del 1921, secondo il New York Times del 23 agosto 1921, la casa bancaria di Kuhn, Loeb & Co. realizzò, anche grazie alle ricchezze rubate dai bolscevichi, un utile di 102 290 000 dollari in ricchezza. Una somma immensa per i tempi visto che per calcolare il valore attuale di quella somma si dovrebbe moltiplicare tale somma per cento. Lo storico russo Dmitri Volkogonov rivelò dopo aver trovato informazioni negli archivi del Partito comunista, che già solo le riserve private della moglie dello Zar, ammontavano a 475 milioni di rubli in oro, senza contare i 7 milioni per i gioielli della corona". (Dagens Nyheter, 31 agosto 1992.)



Il reparto finanziario bolscevico Goskhran confiscò tutto. Alcuni giornalisti svedesi (tra cui Staffan Skott) hanno, in accordo con il mito prevalente, cercato di spiegare che la maggior parte di questa ricchezza fu consegnata ai partiti comunisti di altri paesi, mentre milioni di russi morirono di fame. Questo non è del tutto esatto. Secondo lo storico Igor Bunich, Lenin e Trotsky si presero cura di questo denaro personalmente. L'oro, nel frattempo, era stato contrabbandato fuori della Russia e depositato in conti bancari personali in tutto il mondo. (30 tonnellate di oro all'anno sono stati prodotti in epoca zarista in Russia.) "(Sotto il segno dello Scorpione, p. 237)



Subito dopo l'arrivo in Russia degli ebrei, il banditismo e i massacri cominciarono scatenando una crociata feroce e provocando spargimenti di sangue mai visti nella storia. Il fermento rivoluzionario del 1917 - guidato dai cripto-giudei Vladimir Ulianov (alias Lenin), Leiba Bronstein (alias Leon Trotsky), Jacob Sverdlov, Moisei Uritsky, Lev Rosenfeld (alias Kamenev), Grigory Radomylsky (alias Zinoviev), Lazar Moiseyevich Kaganovich, Karl Sobelsohn (alias Radek), Israel Helphand (alias Alexander Parvus), Rosalina Zalkind, Aaron Kuhn (alias Bela Kun), e mille altri bolscevichi ebrei - diffuse morte e distruzione in tutta la Russia e trasformò la Russia una nazione al servizio del male, il loro quartier generale. Quando i bolscevichi di Lenin effettuarono un colpo di Stato con successo nel mese di ottobre del 1917, i russi diventarono degli agnelli sacrificali da mandare al macello dai loro macellai ebrei, che governavano in Russia con un pugno di ferro.



Uno dei primi atti di brutalità che pose le basi per i seguenti 70 anni di spargimenti di sangue e di massacri, la fame, la povertà e la morte, fu l'assassinio a sangue freddo della famiglia imperiale russa, i Romanov - lo Zar Nicola II, sua moglie, figlie e figlio - da uno squadrone della morte composto da ebrei bolscevichi e briganti. Su ordini di Jacob Schiff, i Romanov furono fucilati e poi finiti a colpi di baionetta nella Ipatiev House di Ekaterinburg, dove avevano cercato rifugio dal complotto omicida degli ebrei: Jacob Sverdlov ( primo presidente dell'unione Sovietica ), Yankel Yurovsky (generale della Checka e fanatico talmudista), Goloshchekin, Safarov, Voikov e Syromolotov. Altri membri della famiglia imperiale che avrebbero potuto succedere al trono furono assassinati la notte successiva.



Il nuovo ordine mondiale ebraico (The Jew World Order)

Nel libro, The Last Days of the Romanovs (p. 393), Robert Wilton, un reporter del London Times situato in Russia per 17 anni, riassume la "Rivoluzione Russa" con le seguenti parole: "L'intera vicenda del bolscevismo in Russia ha lo stampo indelebile di un invasione straniera (aliena). A partire dall'assassinio dello Zar, deliberatamente pianificato dal Ebreo Sverdlov e messo in atto dagli ebrei Goloshekin, Syromolotov, Safarov, Voikov e Yurvsky. Fu appunto un atto, non del popolo russo, ma di invasore straniero ostile.



Il dominio degli ebrei in Russia venne supportato anche da alcuni russi : il " borghese" Ulyanov alias Lenin, il "nobile" Chicherin o il "dissidente" Bonch-Bruevich. Sono tutti semplici schermi o manichini dietro i quali li Sverdlovs e i mille e uno ebrei di Sovepedia, continuano la loro opera di distruzione e sterminio; aver distrutto e saccheggiato la Russia appellandosi all'ignoranza della gente comune, dei lavoratori, usandoli, questi creduloni, per instaurare la peggiore tirannia che il mondo abbia mai visto.



I sovietici hanno consacrato tre eroi a cui monumenti sono stati eretti: a Karl Marx , a Giuda Iscariota e a Leo Tolstoi , i tre nomi che sono associati con la Rivoluzione, l'apostasia e l'anarchismo; due di loro ebrei".



L'invasione da parte di stranieri come espressa da Robert Wilton, fu senza dubbio di stampo ebraico e talmudico. L'autore anti-sionista Douglas Reed espone indizi che indicano gli interessi etnici e le motivazioni dagli assassini giudei della famiglia Romanov: "La ragione principale per raccontare nei dettagli il massacro dei Romanoff, è quella di rivelare gli indizi e le prove riguardo alla paternità di questo crimine, che sono stati lasciati dagli assassini nella stanza in cui avvenne il massacro. Uno dei sicari infatti, presumibilmente il loro capo, lasciò dei messaggi osceni e beffardi in ebraico, ungherese e tedesco sul muro. Tra i messaggi vi erano messaggi che alludevano alla legge talmudica e della Thora, offrendo degli esempi per i posteri sul come queste leggi, come anche le vendette sui non-ebrei, debbano venire effettuate, proprio come concepita dai Leviti. Le scritte in tedesco erano citazioni del poeta ebreo Heinrich Heine riguardo alla morte di Baldassarre, il regnante immaginario il cui omicidio viene riportato in Daniele come punizione di Dio per avere recato affronto a Giuda: Belsazar ward aber in selbiger Nacht Von selbigen Knechten umgebracht.



L'autore, in modo ironico e beffardo, usò e adattò queste linee al massacro appena compiuto: Belsatsar ward in selbiger Nacht Von seinen Knechten umgebracht.



Mai nella storia sono stati lasciati indizi più chiari sull'identità di un assassino sul luogo di un crimine . "(The Controversy of Zion, p. 195)



Come giustamente ha osservato Douglas Reed, le scritte beffarde lasciate sul muro della casa Ipatiev dove furono massacrati i Romanov, erano citazioni di un poeta ebreo-tedesco Heinrich Heine, in cui si allude alla morte di un sovrano gentile (Baldassarre, abilmente farro Belsatsar) nel noto racconto dell'Antico Testamento, in cui vide la scritta sul muro che gli preannunciava la sua distruzione (Daniele 5), e fu poi ucciso come punizione per i suoi "reati" contro la sanguinaria divinità ebraica'. Il messaggio era ovviamente che un altro re Gentile, lo Zar, era stato ucciso come un atto di vendetta ebraica. (See also: Waters Flowing Eastward, Chapter: "The Writing on the Wall", for the cabalistic significance of these inscriptions)



È interessante notare che la ricchezza della famiglia Rothschild - a cui può venire accreditato il merito per la presa di potere da parte dei comunisti in Russia - è ritenuta da alcuni ebrei di essere anche di grande rilevanza per lo svolgimento di un altro scopo, uno scopo più alto... per vendicare i torti fatti ad Israele." Di grande rilevanza per scoprire la vera natura di questa vicenda sono i fatti che il poeta Heinrich Heine era un amico di Karl Marx e che una volta fece un osservazione del genere: la maggior parte dei gentili non hanno idea degli intrighi e le ambizioni di noi ebrei, ma se ne accorgeranno una volta diventati nostri schiavi! Heine affermò, "Le gesta e i crimini commessi dagli ebrei sono poco noti all'opinione pubblica come anche i fatti concernenti la nostra vera natura. Alcuni pensano di riconoscere gli ebrei dal loro aspetto, dalle loro barbe - ma questo è tutto ciò che si sapeva di loro. Dai tempi del Medioevo fino ad arrivare all'epoca moderna, la storia degli ebrei rimane un mistero costante. Questo mistero sarà risolto, forse, e tutto sarà rivelato nel giorno in cui il profeta l'avrà predetto: Quando vi sarà solo un pastore ed un solo gregge e quando i giusti che hanno sofferto per la salvezza del genere umano, riceveranno il riconoscimento e la gloria."(Prawer, Siegbert Salomon. Heine's Jewish Comedy: A Study of His Portraits of Jews and Judaism. Oxford: Clarendon, 1983. p. 622)



L'ebraicità del comunismo/bolscevismo ed del regime sovietico è stata attestata non solo dal popolo russo, ma anche da americani, inglesi, e altri funzionari e commissioni governativi, giornalisti coraggiosi che hanno assistito al colpo di stato bolscevico di persona nel 1917, e anche da alcuni ebrei stessi.



Rabbi Stephen S. Wise, ai suoi tempi uno dei più importanti rabbini al mondo dichiarò: Alcuni lo chiamano Marxismo, io lo chiamo semplicemente giudaismo! (The American Bulletin, Rabbi S. Wise, May 5, 1935)



Nel Jewish Chronicle di Londra del 4 aprile 1914, i giudei si vantato che il bolscevismo è ebraismo, affermando: "C'è molto di più dietro al bolscevismo stesso e il fatto che così tanti ebrei siano bolscevichi, e cioè che il bolscevismo è simile in alcuni punti e in armonia con l'ideologia del giudaismo.



Nell'edizione 10 del 1920 del American Hebrew Magazine, gli ebrei si vantano con presunzione e cito: "La rivoluzione bolscevica in Russia è stata il prodotto di menti ebraiche, motivata dalla insoddisfazione ebraica e di pianificazione ebraica, il cui obiettivo era quello di creare un nuovo ordine mondiale ebraico. Piano che è stato eseguito in modo eccellente in Russia, grazie anche alle menti ebraiche ed a causa del grosso senso di insoddisfazione tra gli ebrei. Sia la pianificazione che l'esecuzione fisica di questi piani, sono stati messi in atto da ebrei, così da permettere la realizzazione a livello anche globale."



IL 12 Aprile del 1919, il giornale comunista (Kharkov) pubblica un articolo di M.Kohan intitolato, Il servizio e i benefici dati alle classi lavoratrici (The Jews' Services to the Working Class). Eccone una citazione: "Si può affermare senza esagerazione che la grande rivoluzione socialista di ottobre è stata portata avanti da ebrei... la stella rossa a cinque punte, che era conosciuta come un simbolo ebraico in tempi antichi, viene adottata come simbolo del proletariato russo... I commissari ebrei leader dei comitati e delle [consiglio-Kahal] organizzazioni sovietiche, conducono il proletariato russo alla vittoria... Potrebbero le masse oppresse di operai e contadini russi liberarsi dal giogo della borghesia da soli? No, erano gli ebrei fin dall'inizio che mostrarono al proletariato russo la via per l'internazionalismo e che fino ad oggi regnano in Russia. Il proletariato può sentirsi al sicuro nelle mani degli ebrei. Possiamo stare tranquilli mentre il compagno Trotsky comanda l'Armata Rossa". (quoted in "Under the Sign of the Scorpion", p. 133) L'articolo del Jewish Encyclopedia del 1905 sul "socialismo", ci dice: "Mentre in Germania il socialismo ha attirato alcuni ebrei, in Russia è diventato un movimento di massa tra gli ebrei."



Nel 1906, il New York Times scrisse su un convegno di ebrei anti-russi e comunisti a Berlino, in Germania. Il Dr. Paul Nathan, un noto pubblicista ebreo, chiese la distruzione della Russia: "Dr. Nathan lesse alla riunione una circolare (del governo zarista russo) indirizzata alla guarnigione (Russa) di Odessa, invitando i soldati a "ribellarsi e a schiacciare i traditori che stanno complottando per rovesciare il santo governo dello Zar e sostituirlo con un impero ebraico". Ha concluso con un appello ai poteri finanziari ebraici del mondo per fare in modo di frenare e sabotare la carriera della Russia come mutuatario. I finanzieri del mondo dovrebbero porre fine alla Russia, non solo per ragioni umanitarie, ma per ragioni pratiche. Il fallimento della Russia è un dato di fatto, ha aggiunto."



L'articolo di The Encyclopedia Judaica sul comunismo conferma molte delle affermazioni fatte dai cosiddetti antisemiti che da tempo sostengono che il comunismo è un prodotto ebraico spinto da motivazioni ebraiche. E confessa: "Il movimento e l'ideologia comunista hanno giocato un ruolo importante nella vita ebraica, in particolare negli anni 1920, 1930, e durante e dopo la seconda guerra mondiale. Gli ebrei hanno svolto un ruolo importante nelle prime fasi del bolscevismo e del regime sovietico. In alcuni paesi gli ebrei sono diventati l'elemento di primo piano nei partiti comunisti, sia legali che illegali e in alcuni casi sono stati anche istruiti dall'internazionale comunista di cambiare il loro nome ebreo e farsi passare come non ebrei, al fine di non confermare propaganda di destra che presentava il comunismo come un'ideologia straniera e una cospirazione ebraica. La fazione bolscevica aveva come membri un alta percentuale di ebrei, soprattutto nel campo dell'organizzazione e della propaganda... Membri come Maxim Litvinov ( Wallach ) , M. Liadov ( Mandel'stam ) , Grigory Sklovskij , A. soltz , S. Guzev ( Drabkin ) , Grigory Zinoviev ( Radomyslsky ) , Lev Kamenev ( Rosenfeld ) , Rozaliya Zemliachka ( Zalkind ) , Helena Rosmirovich , Yemeli Yaroslavsky ( Gubelman ) , Serafimer Gopner , G. Sokolnikov , I. Platnitsky , Jacob Sverdlov , M. Vladimirov , P . Zalutsky , A. Lozovsky , Y. Yaklovlev ( Epstein ) , Lazar Kaganovich , D. Shvartzman , Simon Dimanstein ... Trotsky [ Bronstein ] , M. Uritsky , M. Volodarsky , J. Sleklov , Adolf Joffee , David Riazanov ( Goldenbach ) , Yuri Larin e Karl Radek ( Sobelsohn ) . "(see this facsimile of the Encyclopedia Judaica's article)



Ted Pike, nel suo articolo "Attivisti ebrei crearono il comunismo" (Jewish Activists Created Communism), fornisce il seguente commento relativo l'articolo rivelatore dell'Encyclopedia Judaica sugli ebrei e il comunismo: "E continua ammettendo che la controffensiva antisemita delle armate russe bianche nel 1918, spinse la maggior parte dei giovani ebrei russi nelle file del regime bolscevico. "Questo significa che la maggior parte di tutti i giovani ebrei sovietici erano comunisti. Gli ebrei, si dice, videro nel bolscevismo una grande opportunità, visto che occupavano molte posizioni chiave in tutti i rami del partito e della macchina statale, presso le sedi centrali e locali del potere."(p. 791)



La percentuale sproporzionatamente elevata di ebrei nella gerarchia del partito comunista è ammessa anche nell'articolo di Encyclopedia Judaica: "Durante la rivoluzione gli ebrei svolsero un ruolo predominante fra gli organi del partito. Il Politburo eletto il 23 ottobre 1917 contava tra i suoi membri quattro ebrei. Il Comitato militare rivoluzionario, nominato per preparare il colpo di stato, fu guidato da Trotsky e due membri su 5 erano ebrei. Nei primi anni del regime sovietico gli ebrei erano in molti posti di comando nella macchina del governo e di partito ... "(pag. 797, 98)



L'Enciclopedia Judaica va avanti per chiarire inavvertitamente perché i russi furono così coinvolti in attività "anti-semitiche". Quando il popolo russo eroicamente tentò di riconquistare la propria libertà dai comunisti, il Judaica dice che "masse ebraiche compatte nelle aree interessate furono utilizzate in risposta e a favore del regime centralista." (P. 798)

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In altre parole, "la maggior parte dei giovani ebrei" in ogni paesino a ridosso della Russia, divennero le "masse ebraiche compatte" il cui compito era quello di imporre con la forza e mantenere la schiavitù comunista sui popoli amanti della libertà. Gli ebrei e la popolazione russa furono coinvolti in una lotta mortale per la sopravvivenza e il futuro della Russia. C'è da meravigliarsi che i russi bianchi scoppiarono in rabbia fino al punto di volere liquidare i loro oppressori? Chi non avrebbe fatto lo stesso?"



In "The Jewish Experience" (1996, p. 364), l'autore ebreo Norman Cantor ammette liberamente e si vanta orgogliosamente della casta ebraica all'interno della gerarchia bolscevica in Russia, affermando: "La rivoluzione bolscevica e quello che successe in seguito, rappresentano, da un nostro punto di vista, la vendetta ebraica... Durante il periodo di massimo splendore della guerra fredda, pubblicisti ebrei americani hanno investito molto tempo a negare che - come affermarono gli "antisemiti" nel 1930 - gli ebrei svolsero un ruolo importante e sproporzionato nella fondazione dell'Unione Sovietica e il comunismo mondiale. La verità è che fino ai primi anni del 1950, gli ebrei svolsero un ruolo predominante e non c'è nulla di cui vergognarsi. Verranno i tempi in cui gli ebrei impareranno ad apprezzare e ad essere fieri dei comunisti ebrei in Unione Sovietica e altrove. Era una sorta di rappresaglia contro i nostri nemici".



L'autore Edward Schoonmaker, nel suo articolo in "Democrazia e dominio del mondo" (. 1939, pag 211), dà un ulteriore conferma a Norman Cantor affermando che le sinagoghe ebraiche furono lasciate intatte dai bolscevichi, mentre le chiese cristiane furono tutte rase al suolo: "Quindici anni dopo che la rivoluzione bolscevica fu scatenata, per avanzare la realizzazione del programma marxista, l'editore del American Hebrew potrebbe scrivere:" In base a tali informazioni lo scrittore potrebbe assicurare i lettori del fatto che mentre in Russia fino ad alcune settimane fa non una singola sinagoga ebraica è stata abbattuta, mentre centinaia, forse migliaia, delle chiese greco-cattoliche sono state rase al suolo... "(American Hebrew, 18 novembre 1932, pag. 12.) I rinnegati ebrei che portavano avanti una rivoluzione che aveva come scopo quello di distruggere le religioni, l'oppio dei popoli, si erano "sbadatamente" dimenticati della propria religione e risparmiato le sinagoghe della Russia?!"



Un altro scrittore ebreo, Sever Plocker, contribuisce a rendere credenti molte delle affermazioni dei cosiddetti "antisemiti" sugli ebrei e il comunismo, in un articolo pubblicato sul YnetNews.com dal titolo, "Gli ebrei di Stalin". Egli giustamente ci ha ricordato che "alcuni dei più grandi assassini di massa dei tempi moderni furono ebrei."



Ija Ehrenburg assassino di massa comunista ebreo

Rapporti dei servizi segreti britannici e americani ci rivelano fatti riguardo all'ebraicità del bolscevismo e del nuovo regime sovietico, descrivendo la dirigenza bolscevica come al 90 per cento costituita da ebrei. Robert Wilton, il corrispondente già citato del London Times, di assegnazione in Russia durante la rivoluzione comunista del 1917, ha illustrato la composizione etnica dello Stato bolscevico come tale: "Secondo i dati forniti dalla stampa sovietica, di 556 importanti funzionari dello Stato bolscevico, vi sono stati nel 1918-1919: 17 russi, due ucraini, 11 armeni, 35 Lettoni, 15 tedeschi, 1 ungherese, 10 georgiani, due polacchi , 2 finlandesi, 1 Karaim e ben 457 ebrei. Col passare dei decenni - dopo l'anno fatidico del 1917 - Khazars giudaizzati avevano totale potere sulla terra occupata, la Russia, completamente nelle loro mani. Fino a quel tempo fecero in modo di creare una burocrazia fatta su misura per i loro desideri".



In un rapporto delle forze americane in spedizione in Siberia del 1 marzo 1919, compilato dal capitano Montgomery Schyler - che parla di eventi successivi al crollo del primo governo provvisorio - si legge: "Le nostre speranze svanirono venendo a conoscenza del graduale accumulo di potere tra gli elementi più irresponsabili e socialisti della popolazione, guidati dagli ebrei e altre razze anti-russe. Un documento realizzato nel mese di aprile del 1918 da Robert Wilton, il corrispondente del Times di Londra in Russia, dimostra che in quel momento vi erano 384 "commissari", tra cui 2 negri, 13 russi, 15 cinesi, 22 armeni e più di 300 ebrei. Di quest'ultimo numero, 264 erano ebrei esiliati e poi tornati in Russia dagli Stati Uniti dopo la caduta del governo imperiale."



Schyler descrive francamente il movimento bolscevico come "guidato e controllato da ebrei russi fin dall'inizio". Il Reverendo George E. Simons, il sovrintendente della Chiesa metodista episcopale a Pietrogrado nel periodo dal 1907 al 1918, fu testimone oculare della rivoluzione bolscevica. Egli ha testimoniato davanti al Senato degli Stati Uniti e ha dichiarato che la maggior parte dei leader bolscevichi erano ebrei del Lower East Side di New York City: "Tra 388 membri del nuovo governo russo, solo 16 erano di origine russa. Uno tra loro era un nero americano. Tutto il resto, i restanti 371 membri, erano ebrei. Di questi 371 dirigenti bolscevichi ebrei, 265 erano americani del Lower East Side di New York City.

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