IPERBOREI, THULE e ATLANTIDE secondo le fonti greco-romane

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1 Anno 1 Mese fa #54687 da Nomit
Le regioni polari sono state soggette per secoli a periodi caldi e freddi. Per esempio la Groenlandia vichinga.
Quando si raffreddano vengono sommerse dall'acqua (sotto forma di neve) e questo può aver originato la leggende della terra "affondata nel mare" oltre che del diluvio. Il mare intorno diventa gelido e pieno di iceberg, quindi non più navigabile per le imbarcazioni antiche.

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1 Anno 1 Mese fa #54688 da Mark28
Senza dubbio. Comunque Atlantide aveva un clima caldo, c'erano gli elefanti.

"L'inesperienza e la totale ignoranza degli ascoltatori costituiscono un'ampia risorsa per chi intenda parlare di quelle cose sulle quali chi ascolta si trova in siffatta condizione" ~Platone, Crizia 107b

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1 Anno 1 Mese fa #54689 da Mark28





"L'inesperienza e la totale ignoranza degli ascoltatori costituiscono un'ampia risorsa per chi intenda parlare di quelle cose sulle quali chi ascolta si trova in siffatta condizione" ~Platone, Crizia 107b

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1 Anno 1 Mese fa #54707 da Mark28


Se le informazioni riportate da Randall Carlson in questi video sono vere allora è fatta, è dimostrato che queste montagne sottomarine lungo la dorsale medio-atlantica erano sopra il livello del mare 12000 anni fa e sono sprofondate. Ci sono varie prove, resti organici che sono stati datati al radiocarbonio, ci sono coralli morti che non sopravvivono a quelle profondità e quindi dimostrano che una volta si trovavano più in alto e poi sono sprofondati...
Le Azzorre sono la punta di questa enorme montagna sottomarina, che sta proprio all'incrocio di 3 placche tettoniche, sulla dorsale medio-atlantica.
Se c'è una parte del mondo dove una grossa isola poteva emergere e poi sprofondare è proprio qui, non da altre parti. Non nel Pacifico dove qualcuno vorrebbe porre Mu/Lemuria e altre cose inventate, ma qui, lungo la dorsale medio-atlantica

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1 Anno 1 Mese fa #54708 da Mark28
Secondo voi questi passaggi si riferiscono all'Atlantide di Platone?
Eliano e Plinio il Vecchio (I-II sec d.C.) menzionano un'Atlantide dandoci anche informazioni in più:

Eliano, Sulla natura degli animali, 15. 2
"Coloro che vivono sulle rive di Okeanos raccontano una storia di come gli antichi re di Atlantide, nati dal seme di Poseidone, indossavano sulla loro testa le fasce del Pesce-ariete maschio, come emblema della loro autorità, mentre le loro mogli, le regine, indossavano i riccioli delle femmine come prova della loro".

Così, mentre Eliano sta parlando di questo fantomatico Pesce-ariete, butta lì questa chicca su Atlantide, che sembra proprio l'Atlantide di Platone, si parla di re discendenti di Poseidone.
Questo Pesce-ariete è descritto come un grosso animale marino che si poteva vedere ad esempio nello stretto tra Sardegna e Corsica. Si nutriva di carcasse ma a volte attaccava anche le persone, ed era in grado di smuovere una massa d'acqua tale da generare onde che potevano anche far rovesciare delle barche.
Gli esemplari maschi avevano una fascia bianca attorno alla fronte, mentre le femmine avevano dei riccioli sul collo.
E i popoli che vivevano sulla costa dell'Okeanos (probabilmente si riferisce alla costa Atlantica del Nord-Africa, ma potrebbe anche riferirsi alla penisola Iberica) avevano ancora viva la memoria di Atlantide, e dei Re Atlantidei si vestivano in modo da ricordare questa creatura marina.
Re o personaggi altolocati che si vestivano a mò di pesce a me ricordano molto per esempio Oannes, un altro personaggi vestito da pesce che era un portatore di civiltà, in Mesopotamia, arrivato dal mare. Molti ricercatori alternativi sospettano che Oannes fosse un sopravvissuto di qualche civiltà antediluviana, e che il suo vestito da pesce potesse essere magari una tuta o qualcosa del genere.

Plinio il Vecchio invece menziona un'isola di nome Atlantide al largo dell'Africa, ma non sembra la stessa Atlantide di Platone, sembra una banale isola come le altre, che esisteva ancora al suo tempo.

Plinio il Vecchio, Storia naturale 6. 199
"Si dice che ci sia un'altra isola al largo del Monte Atlante [africano] [nell'Atlantico], a sua volta chiamata anch'essa Atlantide, da cui un viaggio di due giorni lungo la costa raggiunge il distretto del deserto nel quartiere degli Etiopi occidentali [cioè neri africani], il capo sopra menzionato come il "Corno d'Occidente", il punto in cui la costa inizia a curvarsi verso ovest in direzione dell'Atlantico."

"L'inesperienza e la totale ignoranza degli ascoltatori costituiscono un'ampia risorsa per chi intenda parlare di quelle cose sulle quali chi ascolta si trova in siffatta condizione" ~Platone, Crizia 107b

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1 Anno 1 Mese fa #54727 da Mark28
Ellanico di Lesbo, V° secolo a.C. e quindi di poco precedente a Platone.
Ci sono rimasti pochi frammenti delle sue opere, tra cui uno era intitolato "Atlantias". C'è anche una riga che fa riferimento al mito di Lycus, figlio di Poseidone e Celeno/Kelaino (mito conosciuto anche tramite altre fonti) che fu posto da suo padre nelle Isole dei Beati e reso immortale.

Queste Isole dei Beati erano proprio poste nell'Atlantico dagli autori antichi, forse erano le Canarie, forse le Azzorre, forse addirittura i Caraibi.
Ne possiamo dedurre che facessero parte del territorio di Poseidone, il quale come tutti i Theoi e i Re che si rispettano dava territori ai suoi figli affinché li governassero.
Queste isole effettivamente dovevano aver fatto parte dell'impero di Atlantide, e anche dopo la fine di Atlantide evidentemente i figli di Poseidone venivano ancora messi a governare queste isole.

Questa secondo me è una conferma indiretta del mito di Atlantide, l'impero di Poseidone esistito una volta nell'Atlantico.

"L'inesperienza e la totale ignoranza degli ascoltatori costituiscono un'ampia risorsa per chi intenda parlare di quelle cose sulle quali chi ascolta si trova in siffatta condizione" ~Platone, Crizia 107b

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1 Anno 4 Settimane fa #54730 da Mark28
Ma gli antichi credevano alla storia di Atlantide? Se veramente Platone si fosse inventato tutto come espediente narrativo, come sostengono i grecisti accademici che dicono "ma è ovvio che Platone si è inventato tutto" (e in futuro vedremo quali sono le loro argomentazioni) allora gli autori antichi e in particolare gli allievi di Platone lo avrebbero capito subito no?
Avrebbero capito l'espediente narrativo, non avrebbero mai creduto all'esistenza di Atlantide.

Vediamo cosa scrivevano gli Antichi su Atlantide:

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Proclo

1 - Proclo, nel suo commento al Timeo, cita l'opinione di Crantore, il primo interprete di Platone, secondo cui la storia di Atlantide era vera.
Non solo lui ma molti altri credevano che fosse un fatto storico, tanto che accusavano Platone di aver copiato la Politeia dagli Egizi e di aver usato questo fatto storico della guerra tra Atlantici e Ateniesi per dimostrare che veramente un tempo gli Ateniesi vivevano secondo quella costituzione perfetta.
Platone stesso dice nei dialoghi che "fa finta" che gli Ateniesi antediluviani del racconto corrispondano agli abitanti della sua Politeia, e quindi da lì immagina come potevano vivere. Quindi quella parte relativa agli Ateniesi potrebbe anche essere un'invenzione.

Crantore aggiunge che i particolari narrati da Platone sono veri e confermati dai profeti degli Egizi che riferiscono come questa storia si potesse ancora trovare scritta su colonne in Egitto!

Di queste colonne si è parlato molto, si sono tirate in ballo addirittura le Colonne Seriadiche menzionate da Manetone che sarebbero state erette da Thoth prima del diluvio, oppure le colonne di Enoch, ma che non c'entrano niente.
Piuttosto si potrebbe parlare più seriamente dei testi di Edfu e dell'isola di fuoco (o isola della fiamma) degli dèi Egizi. Questo potrebbe essere il collegamento che cercavamo con la religione Egizia. Diciamo che anche se non c'è un riscontro diretto e inequivocabile di Atlantide in Egitto, almeno è compatibile con la loro mitologia.

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2 - Altri ancora dicevano che questa narrazione è "una favola e un resoconto fittizio di cose che non hanno mai avuto un'esistenza, ma che portano con sé un'indicazione di nature che sono perpetue o sono generate nel mondo", ma Proclo ricorda loro come Platone abbia sempre affermato la veridicità del racconto: "la narrazione è sorprendente all'estremo, ma è vera sotto ogni aspetto", e se è vera sotto ogni aspetto non può esserlo solo in parte o nell'apparenza o solo nel suo significato simbolico.

3 - Una terza tesi, quella della maggior parte dei Neoplatonici, prevede che non abbia grande importanza se i fatti storici si siano svolti esattamente in questo modo, dal momento che si dovrebbero intendere tutti questi avvenimenti narrati come immagini delle opposizioni che preesistono ed esistono nel cosmo, poiché “la Contesa è padre di tutte le cose” come dice Eraclito.
All'interno di questa posizione, vi sono delle differenze:
Il 'valoroso Amelio', fra gli altri, era convinto che la guerra si riferisse all’opposizione fra le stelle fisse (Atene) ed i pianeti (Atlantide) e che Atene vincesse “a causa dell’unica rivoluzione del cosmo”.

La tesi di Origene era che lo scontro fosse da riferire a “certi Daimones”, alcuni migliori ed in numero minore contro altri peggiori e in numero maggiore, i primi vincitori ed i secondi perdenti.

Numenio invece affermava che la lotta indicasse una sorta di disputa fra le anime più nobili ed appartenenti ad Atena e quelle legate al mondo della genesis ed appartenenti al Dio che vi presiede, ossia Poseidone.

Esisteva effettivamente una tradizione Greca che vedeva Atena e Poseidone contendersi il favore degli Ateniesi, che alla fine scelsero appunto Atena.

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Porfirio vi vedeva infine una lotta fra le anime ed i Daimones hylici/materiali (nocivi per le anime, che ‘fanno guerra’ a queste ultime quando esse discendono nel divenire); così tutti i miti relativi ad Osiride e Seth, oppure a Dioniso ed ai Titani, Platone, a causa della sua eusebeia, li ha tramandati simbolicamente attraverso la guerra narrata nell'Atlantide, così afferma Porfirio – il quale sostiene che, prima della discesa nel divenire, abbia luogo una lotta fra le anime e quei Daimones materiali, che egli situa appunto ad occidente (come Atlantide posta nell’Oceano occidentale), seguendo la Teologia Egizia che assegna all’occidente i Demoni nocivi.

4 - Tutte queste posizioni sono state rigettate da Giamblico e da Siriano: da un lato, si deve accettare il fatto che si tratti di una storia vera e realmente accaduta, dall’altro si deve procedere come nell’analisi dei dialoghi, seguendo le analogie e cercando di svelare il corretto significato dei simboli presenti nel “racconto vero”.

Siriano, il neoplatonista e un tempo capo dell'Accademia di Platone ad Atene, considerava Atlantide un fatto storico. Ha scritto un commento al Timeo ora perduto ma le sue opinioni sono state registrate da Proclo.

5 - Aristotele (circa 384-322 a.C.) allievo di Platone, viene costantemente citato in relazione alle sue presunte critiche alla storia di Atlantide. Avrebbe scritto "Platone ha inventato l'isola di Atlantide e l'ha anche fatta affondare", peccato che questa affermazione non fu fatta fino al periodo dell'illuminismo, ecco un'altro dei tanti danni fatti dall'illuminismo.
La disinformazione di Delambre: Nel 1816, il matematico e astronomo francese Jean-Baptiste Joseph Delambre interpretò erroneamente un commento su Strabone di Isaac Casaubon del 1587, portando alla diffusa accettazione dello scetticismo di Aristotele nei confronti di Atlantide. Questo malinteso fu perpetuato fino alla fine del 21esimo secolo.
Thorwald C. Franke nella sua vasta ricerca, Franke (2012), ha esaminato oltre 100 opere dall'antichità al 21° secolo, compresa la letteratura di Aristotele. Non trovò alcuna giustificazione per l'affermazione secondo cui Aristotele respinse l'Atlantide di Platone come un'invenzione. Invece, Franke suggerisce che il silenzio di Aristotele sulla questione implica una mancanza di commenti, piuttosto che uno scetticismo.

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Delambre

6 - Teofrasto di Lesbo (circa 372-287 a.C.) fu uno studente di Aristotele e suo successore al Lyceum. Teofrasto è citato frequentemente per aver fatto riferimento a "colonie di Atlantide nel mare", e anche Filone di Alessandria conferma che Teofrasto credeva alla storia di Atlantide.

7 - La parodia di Atlantide di nome Meropide, riportata da Teopompo di Chio, spesso viene citata per le sue somiglianze con la storia di Atlantide. Ma è appunto una parodia, lo si capisce dalle molte esagerazioni e dettagli assurdi della storia.
Non è però detta l'ultima parola, c'è un dettaglio interessante che non tutti sanno, questa storia della Meropide viene fatta derivare da una recita teatrale scritta da Thespis, un contemporaneo di Solone! Quindi se questo fosse confermato, allora la storia di Atlantide non sarebbe un'invenzione di Platone ma proverrebbe veramente da Solone.

8 - Poseidonius, maestro di Cicerone, scrisse: "Leggenda vuole che oltre le Pietre di Ercole ci fosse un tempo un'area enorme chiamata Poseidonis o Atlanta".

9 - Diodoro Siculo cercò di razionalizzare la storia di Atlantide ambientandola sui monti dell'Atlante in Nord Africa, mettendo assieme vari miti Greci come il mito delle Amazzoni, di Perseo ecc. Il risultato è una storia inventata completamente diversa da quella di Platone. Magari ne parleremo in futuro ma secondo me è tempo perso, però sicuramente questa storia piacerà molto alla storia ufficiale perché è più accettabile.

10 - Marcellus (circa 100 a.C.) avrebbe affermato che i sopravvissuti di Atlantide migrarono nell'Europa occidentale.

11 - Timagenes avrebbe detto la stessa cosa, citando i Druidi della Gallia come fonte. Avrebbe classificato gli abitanti della Gallia in diversi gruppi, uno dei quali avrebbe affermato di provenire da un'isola remota.

Ho messo il condizionale perché non sono riuscito a verificare queste due storie, e quei pochi siti che ne parlano già loro mettono in dubbio queste affermazioni.
Poi un'isola poteva anche essere l'Irlanda o la Gran Bretagna, c'erano popoli che andavano avanti e indietro per le Gallie...

12 - Statius Sebosus, geografo Greco del I secolo a.C., dice che Atlantide era situata a 40 giorni di navigazione dalle isole Gorgadi alle Esperidi [quindi comunque nel centro dell'Atlantico].

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13 - Filone di Alessandria accettava l'esistenza di Atlantide.

14 - Strabone, il famoso geografo e storico Greco, scrisse in pieno accordo con le affermazioni di Platone che la storia di Atlantide era vera e non una finzione.

15 - Plutarco, racconta il viaggio di Solone in Egitto, è lui ad attribuire il nome di "Sonkis" (Sonchis) al sacerdote Egizio con cui Solone parlò. Sembra che ritenesse vera la storia di Atlantide e descrive cose molto simili anche ne Il volto della Luna, per esempio ci conferma che una volta le persone navigavano fino al continente che sta dall'altra parte dell'Atlantico.

16 - Claudio Eliano, di cui abbiamo già parlato l'altra volta, fa riferimento ad Atlantide e dice che gli abitanti della costa dell'Okeanos ancora ricordavano come si vestivano i Re e le Regine di Atlantide.

17 - Ammiano Marcellino (330-395 d.C.) il famoso storico Greco, accettava anch'egli la storia di Atlantide come un fatto reale.
Vari ricercatori alternativi poi affermano che secondo Ammiano Marcellino la storia di Atlantide era comunemente accettata anche dall'intelligentsia culturale di Alessandria. Tuttavia questa citazione di Ammiano Marcellino non si trova.
Si trova però una sua descrizione di un tipo di terremoti molto forti che possono inghiottire grandi pezzi di terra all'improvviso, come sarebbe avvenuto ad una grande isola nell'Atlantico.

18 - Vari autori cristiani tra cui Tertulliano e Arnobio accettavano l'esistenza di Atlantide, talvolta collegandola alla storia del diluvio di Noè.

Questo è quello che fanno molti anche oggi, dimenticandosi che le date non coincidono. Inoltre il diluvio di Noè ha una buona probabilità di essere stato un diluvio locale, provocato dagli Elohim che hanno aperto le cataratte di una diga, e poi è stato sincretizzato col vero diluvio universale dalla casta sacerdotale.

Ma ancora più importante, cosa che faccio notare sempre a tutti, se facciamo l'errore di ridurre tutti i diluvi a uno solo, siamo quelli che i sacerdoti Egizi incontrati da Solone definivano "bambini", perché non capiamo che i diluvi furono molti, e oltre ai diluvi ci furono molte altre catastrofi.
Ci sono popoli che si considerano "il popolo eletto", "il popolo più antico del mondo", ma che credono che il mondo abbia meno di 6000 anni e che ci sia stato un solo diluvio.
Invece ci sono altri popoli con ben altre conoscenze che vanno indietro di centinaia di migliaia di anni, e parlano di più ere e più diluvi: Egizi, Sumeri, Indiani, anche i Greci che parlano di più ere.

Quindi, in conclusione, possiamo dire che buona parte degli autori antichi, soprattutto storici e geografi di rilievo, accettavano la storia di Atlantide come FATTO STORICO, addirittura talvolta aggiungevano particolari in più e conferme indipendenti, che è un po' quello che cerchiamo di fare anche noi.
Poi c'era un gran numeri di filosofi Neoplatonici a cui non interessava stabilire se la storia fosse vera o meno, perché evidentemente non avevano prove né in un senso né in un altro, il che ci dimostra che non era per niente ovvio che la storia di Atlantide fosse inventata, ma poteva essere vera, semplicemente a questi filosofi interessava di più l'allegoria e il simbolismo.
E infine gli ultimi, che non credevano alla storia di Atlantide, erano pochi e spesso in contrasto fra loro. Non hanno prove per dire che Atlantide è un'invenzione, e ignorano le prove a favore della sua esistenza. Addirittura come abbiamo visto piegano i testi antichi per far loro dire quello che non dicono, attribuiscono citazioni false ad Aristotele, sono accecati dalla loro ideologia...

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1 Anno 3 Settimane fa - 1 Anno 3 Settimane fa #54737 da Mark28

"...perché di fronte alla foce che voi Greci chiamate, come dite, 'le colonne d'Eracle', giaceva un'isola che era più grande della Libia e dell'Asia messe insieme"

Un'isola che era più grande della Libia e dell'Asia messe insieme, questa frase ha lasciato perplessi tutti i lettori del Timeo e del Crizia per 2400 anni.
Ci si chiede come sia possibile che Atlantide fosse più grande della Libia (Africa) e dell'Asia messe insieme, alcuni rispondono che non può essere, non esiste abbastanza spazio nell'Atlantico, tanto meno nel Mediterraneo, per contenere una massa di terra così grande.
Questo è usato da molti come "prova" che questa storia è inventata, ma è ridicolo, vuol dire che queste persone si sono fermate alla superficie del testo e non hanno indagato a fondo per niente.
Spesso questi detrattori di Atlantide non sanno neanche cosa intendevano gli antichi greci per Libia e Asia.

Alcuni hanno provato a identificare Atlantide con le Americhe anche per questo motivo, perché la dimensione delle Americhe giustificherebbe questa descrizione.

Però qualcosa non torna, Atlantide viene sempre chiamata nesos, (isola) perché non viene mai chiamata continente? Perché questa grande isola non si classifica come continente visto le sue presunte dimensioni abnormi?

Altri sono più o meno d'accordo nel dire che questa è un'esagerazione, ques'isola era grande ma non così tanto, Platone ne avrebbe esagerato le dimensioni per un motivo o per l'altro, oppure non Platone ma chi ha tramandato il mito, come con il telefono senza fili, col passare del tempo i dettagli vengono distorti, ingigantiti.

Oppure non c'è nessuna esagerazione, gli antichi non conoscevano ancora le vere dimensioni di Asia e Africa, e ritenevano che quest'isola fosse più grande anche se non lo era, secondo questa ipotesi.
Molti antichi sottostimavano le reali dimensioni dell'Asia e dell'Africa, si dice che alcuni geografi antichi credessero che dalla cima dei monti dell'Hindu-Kush si potesse vedere la Grecia a occidente e l'oceano a oriente.
Erodoto credeva che la Sardegna fosse più grande della Sicilia, in realtà la Sicilia è l'isola più grande del Mediterraneo in termini di area (25708 km2 contro 24090 km2), tuttavia la lunghezza costiera della Sardegna è molto maggiore della Sicilia (1843 km contro 1115 km) e in genere gli antichi misuravano le dimensioni proprio in termini di lunghezza costiera, anche Platone quando ci parla della pianura centrale di Atlantide ci dice quanto erano lunghe la base e l'altezza, come se fosse un rettangolo perfetto.
Quindi forse Erodoto non aveva sbagliato, e quindi questo metodo di misurazione della costa deve essere tenuto in considerazione.
Siccome i popoli antichi abitavano soprattutto lungo la costa, e l'entroterra interessava loro molto meno, specie se montuoso, è naturale che anche per Atlantide avessero misurato soprattutto la lunghezza complessiva delle coste e le dimensioni della pianura centrale, ovvero le regioni più abitabili!

Già questo modo di misurare le dimensioni ci porta a risultati più realistici, ecco una possibile interpretazione:
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Non conosciamo la reale forma di Atlantide, io ipotizzo che gran parte di questa dorsale medio-atlantica fosse sopra il livello del mare e fosse appunto Atlantide, ma da quando è sprofondata è possibile che la sua forma sia cambiata molto rispetto a quando era in superficie. Comunque se ipotizziamo più o meno queste dimensioni, come fanno altri ricercatori online, e misuriamo la lunghezza della costa con Google Maps, guarda caso è più lunga della costa Mediterranea di Africa e Asia minore. Quindi Platone potrebbe aver detto il vero, senza nemmeno esagerare.

Poi può anche essere che "più grande della Libia e dell'Asia messe assieme" sia da intendere in senso figurato, certamente. Spesso nelle traduzioni si trova "più grande per estensione della Libia e dell'Asia messe assieme" o "più grande per dimensione", come se volessero proprio suggerire che il senso non è figurato ma che letteralmente Atlantide era più estesa di Libia e Asia. Ma in Greco questo non c'è:

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C'è scritto solo μείζων, meizon, comparativo di megas, cioè grande, e sul dizionario online si possono trovare anche altri significati di "grande" oltre a quello della dimensione, anche grande in senso figurato, come Megas Alexandros, Alessandro il Grande:

www.perseus.tufts.edu/hopper/morph?l=mei...n=mei%2Fzwn0&prior=* )asi/as&d=Perseus:text:1999.01.0179:text=Tim.:section=24e&i=1#lexicon

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Intanto vediamo che meizon compariva spesso in testi antichi di natura filosofica per indicare non solo la grandezza fisica ma anche l'importanza, la forza, la fama, e altre caratteristiche figurate.
Invece per indicare la grandezza fisica era generalmente usato μειζονώτερος, meizonoteros, o anche megaloteros, che comunque non vuol dire solo più grande ma anche più alto, più lungo, più vecchio...

Ora mi correggeranno i Grecisti ma io ne deduco che è possibile che questa grandezza di Atlantide si riferisse sia alle sue dimensioni (specialmente la lunghezza costiera, che abbiamo visto può combaciare), sia alla sua grandezza in senso figurato, alla sua importanza e fama e splendore.

Quest'isola che abbiamo trovato, lungo la dorsale medio-atlantica, non smette mai di stupirci. Ancora una volta rispetta perfettamente la descrizione di Platone, è incredibile. Invece se Atlantide si trovasse nel Mediterraneo saremmo costretti a dire che Platone intendesse la grandezza solo in senso figurato, e questo potrebbe non essere vero. 

"L'inesperienza e la totale ignoranza degli ascoltatori costituiscono un'ampia risorsa per chi intenda parlare di quelle cose sulle quali chi ascolta si trova in siffatta condizione" ~Platone, Crizia 107b
Ultima Modifica 1 Anno 3 Settimane fa da Mark28.

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1 Anno 3 Settimane fa - 1 Anno 3 Settimane fa #54747 da Mark28
@Nomit Un passaggio de "Il volto che compare sulla sfera della Luna" di Plutarco forse potrebbe fare al caso tuo. Si descrivono una serie di isole che si incontrano viaggiando a nord-ovest dalla Britannia sino ad arrivare al continente opposto, che circonda l'Atlantico. Parlando di questo continente si dice:

"...vi si giunge navigando a remi con una traversata resa lenta dal fango scaricato dai fiumi. Questi sgorgano dalla massa continentale e con le loro alluvioni riempiono a tal punto il mare di terriccio da aver fatto credere che fosse ghiacciato."

Però consiglio di leggere il passaggio completo per capire bene di cosa si parla.

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"L'inesperienza e la totale ignoranza degli ascoltatori costituiscono un'ampia risorsa per chi intenda parlare di quelle cose sulle quali chi ascolta si trova in siffatta condizione" ~Platone, Crizia 107b
Ultima Modifica 1 Anno 3 Settimane fa da Mark28.

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1 Anno 3 Settimane fa - 1 Anno 3 Settimane fa #54751 da Mark28
"26. Stavo finendo di parlare quando Silla mi interruppe: « Fermati, Lampria, e sbarra la porta della tua eloquenza. Senza avvedertene rischi di far arenare il mito e di sconvolgere il mio dramma, che ha un altro scenario e diverso sfondo. Io ne sono solo l'attore, ma ricorderò anzitutto che il suo autore cominciò per noi, se possibile, con una citazione da Omero:

lungi nel mare giace un'isola, Ogigia,

a cinque giorni di navigazione dalla Britannia in direzione occidente. Più in là si trovano altre isole, equidistanti tra loro e da questa, di fatto in linea col tramonto estivo. In una di queste secondo il racconto degli indigeni si trova Crono imprigionato da Zeus e accanto a lui risiede l'antico Briareo, guardiano delle isole e del mare chiamato cronio. Il grande continente che circonda l'oceano dista da Ogigia qualcosa come 5.000 stadi, un po' meno dalle altre isole; vi si giunge navigando a remi con una traversata resa lenta dal fango scaricato dai fiumi. Questi sgorgano dalla massa continentale e con le loro alluvioni riempiono a tal punto il mare di terriccio da aver fatto credere che fosse ghiacciato. La costa del continente è abitata da Greci lungo le rive di un golfo che è grande almeno quanto la Meotide e sbocca in mare aperto pressappoco alla stessa latitudine dello sbocco del Caspio. Essi considerano e chiamano se stessi "continentali" mentre danno agli abitanti di queste nostre terre, circondate completamente dal mare, il nome di "isolani". Sono convinti che con il popolo di Crono si mescolarono in prosieguo i compagni di Eracle: rimasti indietro, questi riaccesero per così dire a forte e vigorosa fiamma la scintilla greca, che si andava ormai spegnendo sopraffatta dalla lingua, dai costumi e dal modo di vita dei barbari; ecco dunque la ragione per cui Eracle vi gode degli onori supremi, seguito appena da Crono. « Quando ogni trent'anni entra nella costellazione del Toro l'astro di Crono, che noi chiamiamo Fenonte e loro a quanto mi disse Nitturo, essi preparano con largo anticipo un sacrificio e una missione sul mare. Estraggono a sorte un congruo numero di messi e li inviano con molte navi, cariche di abbondante servitù e delle provviste che sono necessarie per affrontare a remi una simile traversata e per sopravvivere a lungo in terra straniera. Una volta salpati i messi vanno incontro, com'è naturale, a destini diversi. Quanti scampano al mare approdano anzitutto alle isole esterne, abitate da Greci, e lì hanno modo di osservare il sole su un arco di trenta giorni scomparire alla vista per meno di un'ora notte, anche se con tenebra breve, mentre un crepuscolo balugina a occidente. Sostano novanta giorni, fatti oggetto di onori e attenzioni, considerati e trattati come santi; poi i venti li tragittano alla meta. Nessun altro se non loro e quelli che vi furono mandati prima di loro abita il luogo. Quanti in comunità servirono il dio per tre decadi hanno bensì il diritto di rimpatriare, ma la maggior parte senz'altro preferisce insediarsi lì — chi spinto dall'abitudine, chi perché senza difficoltà e sforzo vi si può trovare abbondanza d'ogni cosa e vi si può trascorrere la vita tra sacrifici e feste o intenti in perenni conversazioni alla ricerca del sapere: meravigliose sono infatti la natura dell'isola e la dolcezza del suo clima. La divinità stessa ne trattiene alcuni che già meditano di partire; e non solo si manifesta a loro come ad intimi amici in sogno o con presagi: molti anche realmente si imbattono nell'apparizione o nella voce di demoni. Crono dorme rinchiuso in una caverna profonda dentro una roccia color dell'oro. Il sonno è il carcere escogitato da Zeus per lui, e mentre uccelli scendono in volo sulla cima della roccia per recargli ambrosia, l'isola intera è pervasa da un profumo che si spande di lì come da una fonte. I demoni assistono e servono Crono dopo essergli stati compagni nel tempo in cui fu re degli dèi e degli uomini. Dotati di virtù profetiche, essi traggono da se stessi innumerevoli vaticini; ma quelli più gravi e sulle questioni più gravi scendono ad annunciarli come sogni di Crono: poiché ciò che Zeus premedita Crono vede in sogno, e le passioni titaniche e i moti dell'anima si manifestano in lui come una tesa rigidezza prima che il sonno gli restituisca il riposo e finché il suo carattere regale e divino non riemerga puro e incorrotto. «Qui dunque lo straniero giunse, come egli stesso raccontava. Servì il dio ed ebbe modo di impadronirsi dell'astronomia facendo i progressi tipici di chi pratica la geometria, mentre acquisì il resto della filosofia approfondendo lo studio della natura. Preso da uno struggente desiderio di vedere coi propri occhi la Grande Isola (questo è a quanto pare il nome che danno alla nostra parte del mondo), quando alla scadenza dei trent'anni giunsero dalla sua terra d'origine i successori egli salutò gli amici e salpò: portava con sé un bagaglio modesto ma un abbondante viatico contenuto in coppe d'oro. Ebbe avventure e conobbe uomini d'ogni genere, studiò testi sacri e si fece iniziare a tutti i misteri. Ma un solo giorno non basterebbe a riferire i ricordi che egli molto fedelmente e in dettaglio ci narrò: vi prego quindi di accontentarvi della parte attinente alla nostra discussione odierna. Soggiornò assai a lungo a Cartagine, dato che nel nostro paese Crono gode di un culto speciale, ed anche ritrovò alcune pergamene sacre trafugate segretamente dalla prima città al momento della sua caduta e rimaste a lungo sepolte nel terreno all'insaputa di tutti. Mi ripeteva che tra gli dèi visibili occorre venerare soprattutto la luna: me lo raccomandava caldamente perché essa, attigua ai prati di Ade, è signora della vita e della morte."

È incredibile quanto questa descrizione geografica sia precisa, corrisponde abbastanza alla realtà da suggerire che ancora una volta ci sia un fondo di verità nel mito.

"L'inesperienza e la totale ignoranza degli ascoltatori costituiscono un'ampia risorsa per chi intenda parlare di quelle cose sulle quali chi ascolta si trova in siffatta condizione" ~Platone, Crizia 107b
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1 Anno 1 Settimana fa - 1 Anno 1 Settimana fa #54795 da Mark28
Ieri sera avevo scritto un altro post ma mi sono accorto che era sbagliato quindi l'ho cancellato. Pensavo di aver fatto un passo avanti e invece no.
Eh niente ogni tanto si sbaglia, l'importante è ammetterlo

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1 Anno 1 Settimana fa #54797 da robyale
Ma qual era il problema?
A me sembrava che le cose coincidessero, e che tenendo conto delle dimensioni tra quelle descritte da Platone e paragonandole con la superficie della Germania, filasse abbastanza.

Comunque in ogni caso ti ringrazio comunque perché davvero lo ho trovato molto bello.

La Giustizia esiste . . . quindi Repetita Iuvant!

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1 Anno 1 Settimana fa #54799 da Mark28
@robyale Avevo sbagliato sia i calcoli sia a leggere, mi sembrava che quella fosse la dimensione dell'intera isola di Atlantide e invece era solo della pianura.
Era tardi ieri sera, ero un po' stanco, in più avevo usato ChatGPT per fare i conti e aveva pure sbagliato...
Rifacendo i conti viene fuori la stessa area della pianura, quindi non erano le dimensioni dell'intera isola.

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5 Mesi 2 Settimane fa - 5 Mesi 1 Settimana fa #62416 da Mark28
Dopo l'inabissamento di Atlantide, Platone ci dice che quel tratto di mare è diventato impraticabile a causa del fango che si è creato. Alcune traduzioni parlano proprio di una secca o un banco di terra.
Da come lo descrive Platone sembra che questa situazione fosse rimasta la stessa anche nella sua epoca, quasi 10000 anni dopo. Come è possibile questo?

Nei post precedenti abbiamo visto come anche Plutarco descrivesse qualcosa di simile nel Nord Atlantico.

È importante ricordare che però né Platone né Plutarco hanno mai visitato questi luoghi, parlano per sentito dire.

Nel caso di quello che racconta Platone è stato ipotizzato un riferimento al Mar dei Sargassi, che prende il nome dal Sargassum, un tipo di alga che effettivamente riempie alcuni tratti di mare, ma non è fango...

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it.wikipedia.org/wiki/Sargassum

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Anche l'ubicazione tornerebbe, si trova proprio tra l'America e le Azzorre.

In alternativa possiamo dire semplicemente che il fango c'era, è rimasto nella memoria di chi ha raccontato la storia di Atlantide, e poi col tempo si è diradato.

Alcuni però hanno voluto interpretare questa frase come a dire che il mare di Atlantide è oggi prosciugato, il che fa comodo a chi crede alla teoria della struttura Richat per esempio, ignorando tutto il resto della storia che rende impossibile questa identificazione di Atlantide con la struttura Richat.
Non serve che faccia un lungo post per spiegarlo vero? Ci arriviamo tutti da soli, una volta letto il Timeo e il Crizia, che Atlantide non poteva trovarsi in Mauritania nel luogo della struttura Richat...

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4 Mesi 3 Settimane fa #63567 da Mark28
Chiarimenti sui diluvi.

Oggi vedo che molti accostano il diluvio di Atlantide a quello di Noè, e magari tutti i miti del diluvio del mondo in uno solo, in data 10mila a.C. cioè la fine dell'ultima era glaciale. Questa è l'idea generale veicolata per esempio da Graham Hancock, che parla di una civiltà globale distrutta da questo diluvio, provocato a sua volta da un meteorite (Younger Dryas impact theory) eccetera

I problemi qui sono tanti: per cominciare, a quelli che uniscono tutti i diluvi in uno solo risponderei con le parole dei sacerdoti egizi incontrati da Solone:

"Dunque queste vostre genealogie che hai ora esposto, Solone, sono poco diverse dalle favole dei bambini,
perché in primo luogo voi ricordate un solo diluvio della terra, mentre in precedenza ve ne furono molti"

E in realtà i Greci sapevano che c'erano stati diversi diluvi, più avanti infatti Platone scrive di un diluvio che ha eroso parte dell'acropoli di Atene e lo definisce "il terzo diluvio prima di quello di Deucalione".
Nella mitologia greca troviamo anche il diluvio di Ogigo, il diluvio di Dardano, il diluvio di Licaone, e forse altri.
Alcuni di questi potrebbero essere lo stesso diluvio.

Poi comunque i greci, essendo indoeuropei, avevano anche il concetto di diversi cicli o età dell'uomo (età dell'oro, dell'argento, ecc.), spesso terminate con un cataclisma o un reset per opera degli dèi.

Però sicuramente è vero che i Greci in confronto agli Egizi erano come bambini e ricordavano solo un paio di millenni di storia mitizzata, mentre gli Egizi andavano indietro di decine di migliaia di anni, e i Sumeri di centinaia di migliaia di anni.

Il diluvio di Deucalione veniva posto dagli antichi attorno al 1530-1450 a.C e Dardano è vissuto dopo Deucalione.
Ogigo è vissuto prima ma non al tempo di Atlantide, per il suo diluvio si sono proposte date che vanno dal 2204 a.C. al 1796 a.C.

Altro problema, il diluvio che distrusse Atlantide non è detto che c'entri con un impatto cometario. Sì Platone include nel racconto la storia di Fetonte, che spiega essere un'allegoria della caduta di una cometa/meteorite, ma non è specificato che il diluvio di Atlantide è avvenuto per questo motivo...
Ah e ovviamente Atlantide non era una civiltà globale, non è necessario un cataclisma globale per la sua distruzione.

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4 Mesi 2 Settimane fa #63581 da Volano49
Già già i diluvi e i miti paralleli...E poi dicono che i diluvi non sono pesanti...Un disester, tut i galen insema ai pulester...ED ECCO, disse colui il quale (Genesi6-17) "io farò venire sopra la Terra il diluvio delle acque, per far perire di sotto il cielo ogni carne in cui è alito di vita, e tutto ciò che in terra morirà". Se non si fosse capito sono parole di quel sant'uomo di YHWH in veste di castigamatti.

Un cataclisma che non viene descritto solo nel primo libro della Bibbia, perché il numero dei popoli che lo conservano nelle loro tradizioni supera i 60. Popoli del tutto diversi tra loro e sparsi su tutta la Terra, dalla Grecia all'Oceania, dall'Asia elle Americhe. La domanda che sempre frulla in capa è sempre la stessa: c'è qualcosa di vero? Molto probabilmente SI!

Pur con variazioni più o meno spiccate, questi miti si riconducono e rientrano in uno schema generale, ovvero: si trova una o più divinità in collera con le popolazioni che si sono macchiate di colpe imperdonabili con le conseguenti decisioni atte alla loro distruzione mediante un'alluvione su scala mondiale, venendo preservato solo un uomo considerato esente da tale punizione, ed al quale viene affidato il compito di ripopolare la Terra, diventando così, di fatto, il capostipite di una nuova generazione. Le tavolette d'argilla che confermano il fatto non mancano...
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4 Mesi 2 Settimane fa #63586 da Mark28
650 miti del diluvio, ma come dicevo prima non sono tutti lo stesso evento.

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4 Mesi 2 Settimane fa #63587 da Volano49
Mark: -"650 miti del diluvio, ma come dicevo prima non sono tutti lo stesso evento"-.

Certo che no, anche "solo" una sessantina dello stesso tenore devono necessariamente far pensare.
Ciao Mark. Quello del Diluvio è un mito che rincorre molti altri miti, fino a tirare in ballo Zeus. Per Noè fu abbastanza semplice ripopolare la Mesopotamia, dal momento che con sé aveva figlie, figli, generi e nuore.

Più difficile risulta il ripopolamento per l'epopea diluviana greca. Dicevo di Zeus, il dio greco che, sulla falsariga di YHWH, volle punire l'arroganza del genere umano, ma al posto di Noè, nel mito greco troviamo due anziani coniugi, Deucalione e Pirra, la cui arca approdò sul monte Parnaso. Pretendere che fossero loro a ricreare una nuova razza era un po' troppo e quindi, giustamente, chiesero consiglio agli dei. Questi risposero che sarebbero stati in grado di farlo "gettandosi alle spalle le ossa della propria madre". Responso alquanto sibillino, ma che i due vegliardi interpretarono giustamente: la "madre" non poteva che essere la "madre Terra", le cui ossa erano rappresentate dalle pietre. Così da quelle che Deucalione si gettò alle spalle sorsero gli uomini, mentre da quelle di Pirra, le donne-

Sul grande diluvio molto interessanti sono anche le traversie dei cinesi Yu e Manu.
Un saluto

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4 Mesi 2 Settimane fa - 4 Mesi 2 Settimane fa #63596 da Mark28
Potrebbe essere un'allegoria, il mondo che rinasce dalle "ossa" di quello che c'era prima. E spesso cosa è rimasto sono proprio le pietre, strutture megalitiche enigmatiche...
E gli uomini e le donne che rinascono dalla pietra, dall'età della pietra...
Chi lo sa.

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Ultima Modifica 4 Mesi 2 Settimane fa da Mark28.

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4 Mesi 2 Settimane fa #63597 da Volano49
Ciao Mark
Più che una allegoria il diluvio viene sempre e comunque descritto come una vera e propria alluvione, Questo in ogni continente, di qua e al di là degli oceani. I Noè, gli Utanapshtim & C. abbondano nei luoghi più disparati e tutti menzionano una punizione inflitta da dio (o dagli dei) agli uomini. Ne fa specie pure Tula, città del dio Serpente Piumato, che i Toltechi annoverano nella loro mitologia con un diluvio universale, come del resto i Tahitiani che rimproverano il loro dio Ta'aroa, essere supremo e creatore, di aver provocato l'inondazione del mondo, dalla quale si salvò (siamo alle solite…) solo una coppia di sposi.
E non finisce qui...

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4 Mesi 2 Settimane fa #63599 da Mark28
Intendevo la storia delle pietre lanciate da Deucalione e Pirra che diventano persone. Sono letteralmente i sopravvissuti del diluvio che lasciano delle pietre per i posteri...
I diluvi sono veri.

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4 Mesi 2 Settimane fa - 4 Mesi 2 Settimane fa #63601 da Mark28
Trovato forse il nome Egizio di Atlantide?!



Video interessante che parla dei testi di Edfu, ora abbiamo una nuova traduzione in inglese fatta come si deve, e già solo per questo il video merita di essere condiviso.
Questo dottore e accademico, Manu Seyfzadeh, va contro il sistema, dice che i testi di Edfu dimostrano che la storia di Atlantide deriva dall'Egitto. La stessa struttura dei dialoghi platonici di Timeo e Crizia ricorderete la struttura dei testi di Edfu e altri testi Egizi, inoltre la creazione dell'universo per opera del logos sarebbe ancora una volta non tutta farina del sacco di Platone ma degli Egizi.

Ma la teoria di Manu Seyfzadeh più incredibile è l'equivalente Egizio del termine "Atlantide", o meglio le parole Egizie che sarebbero alla base del termine "Atlantide": WDJA NT (che si legge UDJA NT e i greci avrebbero traslitterato in "Utlant" da cui "Atlantis").

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Spiega Manu Seyfzadeh: l'intuizione venne leggendo la lista reale di Manetone, in cui si menziona un re di nome "Tlas", che è una traslitterazione greca di "Wdjns" (Uadjanes), siccome i greci non avevano il fonema "dj" lo sostituivano con "tl".
E così Manu Seyfzadeh ha pensato: se vogliamo trovare Atlantide nei testi Egizi dobbiamo cercare una parola che inizia con "wdj", non "atl".
Inoltre la desinenza "-nt" nelle parole greche (come ATLANT) indicherebbe spesso un'origine non-greca della parola, quindi Manu Seyfzadeh si è messo a cercare una parola egizia simile a "wdjnt", e ovviamente doveva trovarsi nel contesto giusto, non in una ricetta o un testo amministrativo, e alla fine lo ha trovato proprio nei testi di Edfu nel contesto dell'isola di Ra, la città primordiale degli dèi, proprio quello che cercavamo!
La frase recita "msyt nt wdja swt" che lui traduce in "flood-born pristine sites", cioè in italiano: "luoghi originari (o perfetti/immacolati) nati dal diluvio".
(in realtà ho controllato la traduzione e la parola diluvio non c'è in queste 4 parole, forse è stata omessa. La traduzione delle 4 parole è solo "nascita di uno dei luoghi puri" o "genealogia/provenienza di chi è del luogo puro". Comunque sì nei testi di Edfu si parla di quest'isola pura da cui migrarono in Egitto degli dèi o meglio i sopravvissuti al cataclisma che fanno ripartire la civiltà.
È curioso che anche il termine azteco "Aztlan" significa "luogo puro". Anche il titano Atlante è associato alla purezza, come la parola inglese "pristine" cioè puro nel senso di originale e incontaminato, sorregge la sfera celeste rappresentando il confine puro del cosmo, l'ordine primordiale immacolato... È anche ciò che connette cielo e terra, quindi il regno di Atlante è il luogo ideale di incontro da dèi e terrestri. E qui iniziamo a capire il profondo simbolismo che c'è dietro a questa storia che collega il mito Egizio e quello Greco).

Secondo questa teoria quindi il nome Atlantide deriverebbe da termini egizi generici, non dal nome del dio Atlante.
Leggendo Platone io mi ero fatto un'idea diversa, Platone dice che Solone udì i nomi Egizi e li sostituì nel racconto con nomi equivalenti Greci, del tipo Ptah -> Poseidone.
A loro volta gli Egizi avevano fatto lo stesso, avevano ereditato questa storia da qualcun'altro e adattato i nomi nella loro lingua.
Quindi secondo me ci doveva essere un'equivalente di Atlante nella storia egizia da cui la città è l'isola prende il nome, "Atlantide" quindi doveva essere un termine puramente greco derivato da Atlante, e invece secondo Manu Seyfzadeh è un'adattamento greco di una traslitterazione di termini egizi. Quindi secondo questa teoria non è neanche necessario che nella storia originale ci fosse Atlante... I greci potevano aver introdotto Atlante nella storia per spiegare il nome di Atlantide, il contrario di quanto si è sempre pensato.
Ciò però contraddice quello che scrive Platone, quindi non so quanto fidarmi di questa teoria di Manu Seyfzadeh.
C'è poi anche il caso del mito di Dilmun e dei suo paralleli con la storia di Atlantide (magari ne parleremo meglio un'altra volta), in cui ci sono proprio tutti gli dèi equivalenti, incluso l'equivalente di Atlante.

Il video poi si sofferma molto a parlare di Edgar Cayce e altre cose che mi fanno storcere il naso, ma come dicono questi due ricercatori nel video bisogna tenere la mente aperta, bisogna bilanciare il nostro istinto materialista riduzionista con la creatività, il problema è che secondo me quando si parla di Edgar Cayce si viaggia troppo con la fantasia.

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4 Mesi 2 Settimane fa #63604 da Volano49
Si tende sempre ad esagerare, è nella natura umana. Non dimentico mai quando qualcuno, tanto tempo fa, con dovizia di dati, riuscì a far credere che una cabina telefonica aveva le stesse realtà di un'astronave...Che abbia frequentato gli stessi corsi serali di Biglino?..."giocare" sulle innumerevoli varietà dei termini che riguardano Atlantide è fin troppo facile.
Credo che Atlantide resterà sempre un mito, un enigma archeologico, a volte associato al Diluvio Universale.

Quindi mi trovo abbastanza in linea con coloro che fanno notare che il registro dei fatti umani fu dapprima affidato alla memoria e alla tradizione orale appresso alla scrittura. Ciò lascia chiaramente intendere che certe testimonianze tardive che ci giungono dal passato, sono da prendere col beneficio d'inventario, e che in realtà offrono quel tipo di prova che...non prova nulla, immersa com'è nel nebuloso ordine dei: "si diceva un tempo…".

Certo, qualcuno storce il naso, e se questo viene applicato a Platone gli appare dissacrante, ma è doveroso fare attenzione ai due Dialoghi, il "Timeo" e il "Crizia", scritti in tarda età, che non risolvono, se non in maniera vaga ed imprecisa, l'enigma atlantideo, attardandosi il "Crizia" in più minute descrizioni, mentre il "Timeo" vi si riferisce solo in vaghi incisi.

Platone resta un grande, certo, ma...Lo abbiamo già detto anche qui caro Marco, che tutto fa parte di una narrazione che appoggia su - arcane documentazioni segrete - che i sacerdoti egizi NON hanno lasciato vedere al relatore e che, proprio per questo, procede solo per tracce orali. Le fondamenta sono queste (purtroppo), di conseguenza si può dubitare di quanto e come si sia esercitata la fantasia personale e la sua istintualità (a Platone non mancava…) . Caratteristica di ogni narratore e dei greci in particolare (pensa a Pausania e alle sue mirabolanti "Periegesi in Ellade".
Un saluto
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4 Mesi 2 Settimane fa #63626 da Mark28
L'esagerazione e la propaganda ci sono sempre, anche nei libri di storia che si scrivono adesso. Non vuol dire che la storia sottostante sia inventata. Un ucronia su Napoleone o sui Nazisti che conquistano il mondo intero contiene elementi di fantasia, vuol forse dire che allora Napoleone e i Nazisti non siano mai esistiti?

Gli elementi che danno veridicità al racconto secondo me sono almeno 4:

1) La data degli eventi descritti, 9000 anni prima di Solone (ovvero circa 9600 a.C.), è subito dopo la fine dell'ultima era glaciale, in concomitanza con i cataclismi che si verificarono. Se c'è un periodo nella storia in cui una grande isola come Atlantide poteva andare sommersa è proprio quello. Come faceva Platone a saperlo? Non può aver tirato a indovinare.
Poi per secoli gli europei hanno creduto che il mondo avesse 5000 anni massimo, sulla base della Bibbia. Gli antichi che parlavano di date più antiche (come Platone e gli Egizi) erano liquidati come pagani superstiziosi. Finché la scienza ufficiale ha scoperto che la Terra è ben più antica, e che città come Atlantide potevano veramente esistere, sono state trovate infatti diverse città in medio oriente con mura circolari e torri di pietra come le descrive Platone (Jericho, Tell Qaramel...) anche più antiche del 9600 a.C.

2) Si parla di un continente oltre l'Atlantico, conosciuto e frequentato nei tempi antichi ma oramai dimenticato al tempo della Grecia classica. Questo continente oggi lo conosciamo bene, è l'America.
Ancora una volta dobbiamo pensare che Platone abbia tirato a indovinare e abbia avuto fortuna... Oppure possiamo leggere altri testi antichi e vedere che molti autori parlano di queste terre oltre l'Atlantico, tra cui Platone e Plutarco. Dovevano essere quindi dei veri ricordi di un tempo in cui si navigava oltre l'Atlantico.

3) Si parla dei meteoriti, o corpi celesti che escono dalla loro traiettoria e si scontrano con la terra causando conflagrazioni, come li descrivono i dialoghi platonici.
Anche qui, fino al '700 chi parlava di asteroidi era ridicolizzato perché "le pietre non cadono dal cielo", finché ci siamo presi qualche sassolino in testa e abbiamo scoperto che gli asteroidi esistono davvero, e ora guardiamo al cielo impauriti sperando che non ci colpisca un grosso asteroide e non ci rimandi nell'età della pietra, esattamente come gli antichi.
Ancora una volta il progresso della scienza ufficiale finisce per dare più ragione a Platone, non meno.

4) Anche l'Atlantico, per le sue dimensioni, è descritto come un vero mare in confronto invece al Mediterraneo che è come "un porto dallo stretto imbocco". Questo testimonia una visione globale del pianeta, totalmente diverso dalla concezione greca del mondo di allora. Mi ricordo quando ero alle elementari, avevano una cartina dell'Italia sempre appesa al muro e ci eravamo abituati a vederla in tutta la sua grandezza. Il nostro bel paese, con tutte le città che il mondo ci invidia, con tutta la biodiversità e chi più ne ha più ne metta. Poi un giorno la maestra mette una cartina del mondo intero, e l'Italia non si vedeva più. Mi ricordo la reazione di una mia compagna di classe che disse "ma dov'è l'Italia? Ma è così piccola?"
Così dovevano aver reagito i sacerdoti Egizi udendo i racconti dal mondo antediluviano. E quello che dicono i sacerdoti a Solone sembra proprio una reazione autentica di chi, abituato alle dimensioni del mediterraneo, vide le dimensioni dell'Atlantico per la prima volta.
Anche qui, Platone non poteva conoscere le dimensioni dell'Atlantico, gli antichi Greci lo vedevano come un fiume o un mare che circondava il mondo conosciuto, ma non così grande. Quindi ancora una volta Platone o ha tirato a indovinare oppure queste storie sono vere.

Se queste storie sono vere e provengono da un'antica civiltà avanzata, dobbiamo chiederci chi fosse questa civiltà, se non Atlantide.
Al massimo posso accettare l'idea che Platone abbia composto la storia di Atlantide da vari miti, o magari questo lo fecero gli Egizi.
Sicuramente ci sono esagerazioni, come quando si dice che Atlantide aveva 1 milione di navi, suona molto come quando Erodoto dice che alle Termopili c'erano 1 milione e 800 mila Persiani, mentre in realtà ce n'erano forse da 70 mila a 300 mila.
Ma la storia di Atlantide deve avere una qualche base concreta, non c'è alcun dubbio secondo me. Si tratta solo di leggere con attenzione e capire come poteva essere veramente.

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4 Mesi 2 Settimane fa #63630 da Volano49
Le tue varie argomentazioni sono indubbiamente intriganti, l'importante in questi casi è non farsi contagiare da deduzioni che, per dar loro un senso, dovrebbero spostare tonnellate di polvere accumulatesi nei millenni. Credo che anche a te non sia sfuggito l'intento principale dei vari autori (mai rapportabili in fede testimoniale) che sembra sia stato quello di tramandare ai posteri memoria di una terra e di un popolo eccezionalmente dotati ed efficienti, nella panoramica dell'esistere antico, se propria vogliamo assentire sulla collocazione e la presenza storica di Atlantide, surrogata come tu dicevi, da altre e diverse testimonianze, permane più di un dubbio sulle dimensioni e le qualità delle sue conoscenze e dei suoi sviluppi artistici e tecnologici.

Mettiamola per certa questa terra dunque, realmente esistita, con i suoi abitanti e la sua evoluzione, e collochiamola dove la descrive Platone, ma andrebbe spogliata di quel clima di stupefacente magnificenza del quale il "Grecismo" narrativo l'aveva rivestita. Provo a spiegarmi meglio. Certo la mia può apparire una diffidenza, ma è indubbio che anche solo leggendo Pausania questa si rinforza, si possono pure elencare le opere di Erodoto, di Plinio e di molti altri che, immancabilmente troviamo un clima di esuberanza narrativa.

D'altronde mica si inventa nulla, bisogna tener conto di tutta l'opera di Platone, nei trentasei titoli che la compongono, ci è pervenuta nelle 9 tetralogie trascritte dal grammatico Trasillo nel 1° secolo dopo Cristo (ben 400 anni dopo Platone), che alcuni "Dialoghi" sono considerati apocrifi e che delle "Lettere" SOLO la VII e l'VIII sono accettate come originali. Non ti sarà sfuggito che "Timeo" e "Crizia" sono gli ultimi due dei "Dialoghi" scritti da Platone prima delle "Leggi" (ultima delle sue opere) e che quindi appartengono alla produzione senile del filosofo di Atene. Credo sia anche opportuno tener presente che nella sua trascrizione, il già citato Trasillo si sia lasciato tentare dall'ambizione di "aggiornare" qua e là l'opera, in modo di accostarla di più alle mode culturali del suo tempo. Detto ciò, non sto negando, non essendone in grado, l'eventuale esistenza e la successiva scomparsa di un continente o di una grande isola che fosse, appunto perché (e tu le citi) esistono diverse tradizioni in proposito.
Un saluto

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