ZIVAGO TRADITO: STORIA DELLE TRADUZIONI MANOMESSE DEL ROMANZO DI PASTERNAK
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da francobis
ZIVAGO TRADITO: STORIA DELLE TRADUZIONI MANOMESSE DEL ROMANZO DI PASTERNAK è stato creato da francobis
Il dottor Zivago rappresenta per me qualcosa di speciale, direi per 3 ragioni, per questo alcuni anni fa ho scoperto che le traduzioni in italiano hanno una storia pressoché sconosciuta e che a quanto pare (citazione Zveteremich) "tradivano di continuo e grottescamente deformavano lo stile espressivo dell’originale, spesso giungendo perfino ad alterare il pensiero di Pasternak nelle sue frequenti digressioni filosofiche, e addirittura travisavano immagini, linguaggio e concetti della vita russa".
Metto di seguito il testo (mi pare, ma non ne sono certo, non sia reperibile nel web) di Giuseppe Iannello che ne parla.
GIUSEPPE IANNELLO (Messina) ‘ZIVAGO TRADITO’:STORIA DELLE TRADUZIONI MANOMESSE DEL ROMANZO DI PASTERNAK IN ITALIA
Questo mio intervento trae origine da due momenti vissuti come lettore e come‘curioso’ delle opere di Zveteremich. Il primo risale a molti anni fa quando lessi perla prima volta la noticina posta alla fine dell’accuratissima bibliografia di DinaRinaldi Zveteremich, inserita negli Scritti di letteratura e cultura russa di Pietro A.Zveteremich pubblicati nel 1996 da Herder editore. Essa si riferisce all’ultima operaedita di Zveteremich, la nuova traduzione de Il Dottor Živago per la collana “IMeridiani” di Arnoldo Mondadori; ecco cosa dice:
La traduzione de Il Dottor Živago contenuta in questa edizione Mondadoriana noncorrisponde che in parte a quella completamente riveduta da Zveteremich. Dopo la sua morte,la traduzione subì un rimaneggiamento redazionale che alterò e modificò arbitrariamente inpiù punti il testo rivisto dal traduttore.
Il secondo momento invece ha luogo nel novembre scorso (2007) nella libreriaFeltrinelli di Palermo, quando mi trovo tra le mani l’edizione a tiratura limitata de IlDottor Živago data alle stampe in occasione del 50° del romanzo. Aprofrettolosamente il libro per cercare il nome del traduttore: non è quello diZveteremich. La sensazione è di trovarsi davanti al triste epilogo di una storia iniziatamezzo secolo prima. Altro che anniversario. Quella sera stessa chiamo EricaZveteremich per saperne qualcosa di più, ma la storia assume dei caratteri ancora piùtragici: lei non ne sa nulla, da Feltrinelli non c’era stato nessun tentativo di contatto,come se la figura di Zveteremich fosse stata rimossa dalla storia dello Živago; infattianche per le celebrazioni del 50° svoltesi a Milano e in altre città d’Italia, nessuno siera preoccupato di riandare a sentire gli Zveteremich, nessuno invito era stato fattoalla famiglia e nessuno invito a questa università di Messina, che però le sue colpe cel’ha: è riuscita infatti a tener ben nascosto l’eredità dello slavista per ben 15 anni.Basta, mi dico quella sera. Bisogna tirar fuori la storia delle traduzionimanomesse. Parlo di traduzioni al plurale perché gli interventi di rimaneggiamentoredazionali riguardano anche le edizioni del ’57 e quella del ’62. Mi butto nellalettura della corrispondenza intercorsa tra Zveteremich e i suoi editori e in quella postmortem, tra la moglie Dina Rinaldi e i rappresentanti della Mondadori. C’èparticolarmente una lunga lettera1 del 20 settembre 1991 di Zveteremich a LucianoDe Maria, allora responsabile della collana “I Meridiani”, che ripercorre le vicendedelle traduzioni, almeno fino al quel momento. Il 1991 appunto. Cosa raccontaZveteremich a De Maria?Zveteremich è un po’ contrariato dalla proposta poco chiara che gli era giunta daMondadori – di «rivedere il Dottor Živago e darne un testo definitivo» - e dai tempidi realizzazione che gli erano stati prospettati. Zveteremich non ha nessunaintenzione di fare un lavoro raffazzonato e d’altro canto prova una sorta di obbligomorale verso se stesso e verso Pasternak, per cui ci tiene a che il lavoro di revisionesia affidato a lui, ma anche che venga posto nelle condizioni migliori possibili perfarlo.Zveteremich – come afferma nella lettera – preferisce svolgere il suo lavoro direvisione principalmente sull’edizione del ’57 che gli appare «la più aderenteall’originale russo». Ma ecco la scoperta:
Mi sono accorto con orrore che il primo revisore Niccolò Gallo (concordato con la Feltrinelli,perché considerato – e allora da me creduto – sommo giudice delle letteratura italianacontemporanea, critico finissimo e gran conoscitore della lingua italiana) in realtà avevaoperato sulla mia traduzione pesanti cambiamenti che tradivano di continuo e grottescamentedeformavano lo stile espressivo dell’originale, spesso giungendo perfino ad alterare ilpensiero di Pasternak nelle sue frequenti digressioni filosofiche, e addirittura travisavanoimmagini, linguaggio e concetti della vita russa, evidentemente estranei e incomprensibili perun letterato educato nella toscanità, di esso prigioniero e assolutamente ignaro della cultura edella lingua russa(Gli editori credono che stimati letterati possano correggere opere straniere tradotte, di cuicostoro non conoscono la lingua originale né il mondo, la cultura che le hanno espresse:credono che siano come una macchina, un orologio o che si vuole, che si possano copiare orifare). […]Mi riesce ancora oggi difficile pensare che sia stato soltanto N. Gallo a provocare quei guasti,forse altri sono intervenuti in Redazione. Dopo la consegna nell’agosto ’57 io non seppi piùnulla della vicenda della mia traduzione, non mi si mandarono neppure le bozze, nonostante lemie richieste che conservo tutte documentate dalla corrispondenza.
Zveteremich ritiene in ogni caso questa versione edita del ’57 più attendibilerispetto a quella del ’62, che poi era quella che era e che è rimasta in circolazione finoad oggi. Anche dei retroscena di quest’ultima Zveteremich scrive a De Maria e parla di
arbitraria revisione, affidata, a mia insaputa, a due persone di cui l’una (M. Socrate) nonsapeva il russo e l’altra (M. Olsoufieva) non sapeva l’italiano, [revisione che] altera e tradisceil dettato pasternakiano e, per di più, è piena di lacune, errori e imprecisioni (accludofotocopie delle prime pagine a riprova, se bastano). Ottenni allora di rivederlo ancora io, manaturalmente per la solita fretta dell’editore (che mi mandò all’ultimo momento le bozze)potei in quel caso fare un intervento parziale.
Zveteremich desidera operare una rilettura totale dello Živago, riga per riga, maper questo occorre più tempo ed un compenso più degno rispetto a quello propostogli.Altrimenti – sostiene lo slavista – ci si accontenti di quello che sinora si è fatto o sipassi la palla ad un altro, con tutti i rischi del caso. De Maria risponde il 30 disettembre, e dà piena fiducia allo slavista, dicendo tra l’altro:
E’ inutile dire che trovo necessario che compaia nel Meridiano Pasternak una traduzione delDŽ rivista oggi2 dal suo primo storico traduttore. E’ una cosa alla quale tengo moltissimo ealla quale anche Strada tiene in modo particolare.
Zveteremich accetta i nuovi termini della commissione contenuti nella lettera esoprattutto incassa la solidarietà e il sostegno che, come affermerà mesi più tardi, glisaranno fondamentali per portare a compimento l’impresa della revisione totale.Zveteremich conclude il suo impegno nel mese di febbraio del ’92 e scrive ilconsuntivo di quei mesi di durissimo lavoro:
ho finalmente terminato l’altro giorno l’improba impresa della totale revisione de Il DottorŽivago. La revisione vera e propria era conclusa, come speravo e avevamo pattuito, già primadella fine di gennaio. Ma avevo dodici cartelle di appunti di casi dubbi e ciò mi ha tolto piùtempo del previsto per risolverli.Adesso abbiamo un testo filologicamente accertato al meglio. Stilisticamente? Di questacomponente, parimenti essenziale, ho tenuto naturalmente gran conto nella rilettura. […] Peril testo che ti consegno puoi essere assolutamente tranquillo. Se poi ci sono questioni di gusto,di diversa concezione della scrittura, ciò è sempre possibile, opinabile e contestabile.Qui tuttavia affermo che abbiamo la traduzione più sicura del DŽ, credo anche la più bellacome resa italiana dell’originale russo per aderenza di stile e correttezza […].Che cosa ti devo dire, senza tediarti, che è stato un lavoro massacrante, ab imis; e, se tale, losospettavo già nell’estate scorsa, tanto da gettarmi nello sconcerto, ancora più grave si èrivelato. Ma mi ha pure dato soddisfazione: lo confesso. Sono felice d’averlo portato atermine: come un parto. Questo Pasternak m’inseguirà per tutta la vita![…] Sì ho fatto tutto questo per “onor del nome”, ma ti assicuro che il tuo atteggiamentoverso di me, così da amico e collega di fatica, mi ha forse più di quanto sopra indotto a talefatica. Ero pronto a mandare tutto al diavolo senza le tue parole […].
Il lavoro dello slavista era stato veramente complesso. La nuova versione delloŽivago infatti teneva conto di almeno 5 testi: 3 originali russi (l’ed. Feltrinelli del ’57,quella della rivista «Novy Mir» del 1988 e quella edita a Mosca nel 1989 dall’ed.Knižnaja palata) e 2 italiani (Feltrinelli ’57 e Feltrinelli ’62). Per questo Zveteremichci tiene a sottolineare nella stessa lettera che nella nuova edizione si scriva, indicandol’autore della traduzione:
Nuova traduzione completamente riveduta da Pietro A. Zveteremich.
De Maria risponde il 19 marzo complimentandosi e dicendosi d’accordo per lanuova dicitura che dovrà comparire nella nuova edizione e ripete:
Nuova traduzione completamente riveduta da Pietro A. Zveteremich
Sembra tutto chiaro e compiuto. Mondadori riceve da Zveteremich la revisionecompletata dello Živago e allo slavista vengono date delle assicurazioni scritte sulriconoscimento del lavoro da lui svolto.Il volume de “I Meridiani”, che contiene anche il resto della prosapasternakiana, verrà pubblicato tuttavia soltanto nel 1994, nel frattempo Zveteremichpassa ad altra vita. Ed ecco cosa leggiamo invece nel controfrontespizio de Il DottorŽivago inserito nel libro:
Traduzione dal russo di Pietro Zvetermich. Edizione riveduta da Mario Socrate, MariaOlsoufieva e – sulla base del testo russo stabilito in B. Pasternak, Sobranie so inenij č , Moskva1990 – da Pietro Zveteremich.
Un vero e proprio pasticcio che confonde passato e presente (per due terzi infattiriprende la dizione dell’edizione del ’62). Che ritira fuori autori che erano statipesantemente stigmatizzati da Zveteremich e che niente avevano avuto a che farenell’ultima opera di revisione. Ma l’aspetto sostanzialmente più grave è che il testonon è quello consegnato da Zveteremich, aspetto che viene riassunto nella noticinadella Rinaldi citata all’inizio.Non entrerò nel merito dell’affermazione della Rinaldi. Ma essa è statasupportata alcuni anni dopo da un lavoro di tesi di un’allieva del prof. G. Ghiniall’Università di Urbino, Dania Stefanoni. L’autrice in essa afferma:
In realtà l’edizione Mondadori cambiò in buona parte il grande lavoro di Zveteremich.L’edizione Mondadori tende sostanzialmente a ricalcare l’edizione del 1962, quella stessacioè che Zveteremich considerava la meno fedele all’originale russo.3
Il lavoro della Stefanoni si limita ad una piccola, se pur significativa, parte delromanzo. So che anche in questa università di Messina ci si è accinti al lavoro diconfronto tra quanto consegnato da Zveteremich e quanto invece è stato pubblicato.Quindi saranno i risultati di questi lavori strettamente filologici che ci diranno se inquesti cinquant’anni abbiamo letto delle versioni semplicemente ritoccate osignificativamente manomesse, cioè dei falsi. Sarebbe paradossale se si giungesse atale conclusione: i nostri revisori si rivelerebbero più capaci di quelli sovietici, chefallirono nel loro tentativo di manipolazione del romanzo.Ma a prescindere dalla natura strettamente filologica della vicenda, c’è dachiedersi quali siano le reali motivazioni che spingano un editore a tentare il rilanciodi un libro con una nuova traduzione. Perfezionare un lavoro già svolto? Adeguare lalingua dell’opera a quella dei lettori contemporanei o che altro?Vediamo cosa ci dicono in tal senso i risvolti di copertina delle edizioni del ’62e quella del 2007, leggendoli li troveremo straordinariamente simili:
A quasi sei anni dalla sua pubblicazione [...] l’editore si è sentito in obbligo di far sottoporrela traduzione ad un’attenta revisione, come suol farsi per le opere entrate nel novero deiclassici della letteratura mondiale.Da quella prima edizione sono oggi passati cinquant’anni; come per tutti i grandi classici, si èritenuto doveroso offrire una nuova traduzione […].
Che significa tutto ciò?L’unico criterio sembrerebbe quello della temporalità, che nell’edizione del ‘62suona perfino ridicolo. Anche volendo accettare il criterio discutibilissimodell’adattamento alla lingua del lettore, di rendere cioè il libro più fruibile alle masse,la lingua di una comunità non può subire modifiche profonde nello spazio di sei anni.Ma a leggere bene i risvolti – e nell’edizione del 2007 la nota del nuovotraduttore4 – non c’è in essi nessuna traccia del proposito di adattare la lingua a quelladei lettori contemporanei, si afferma semplicemente che il nuovo prodotto seguequello precedente. Il che dovrebbe essere garanzia non si capisce di cosa.Le operazioni editoriali di Feltrinelli e di Mondadori su Il Dottor Živago hannomolto da farsi perdonare. Mondadori ha promesso per iscritto agli eredi Zveteremichdi cambiare almeno l’orribile dizione del controfrontespizio del “meridiano”. Cosamai fatta e che comunque non basterebbe. Živago ha diritto ad essere restituito allettore italiano nella sua integrità stilistica e di significato. ProbabilmenteZveteremich nell’ultimo lavoro di revisione ci era andato molto vicino. I censoridell’industria editoriale ci hanno impedito di apprezzarne i risultati.
1 Note e bibliografia Questa lettera e tutte quelle citate nell’intervento fanno parte dell’Archivio privato degli eredi Zveteremich. Esse sonoanche parte integrante della tesi di laurea “Il Dottor Živago e le sue traduzioni italiane” di Stefanoni Dania, LiberaUniversità di Urbino, a.a. 1999-2000. Parti rilevanti delle lettere in oggetto sono state pubblicate su internet nell’ambitodell’articolo “Živago tradito. Storia di una traduzione saccheggiata” di Iannello Giuseppe all’indirizzo:http://www.russianecho.net/contributi/speciali/zveteremich/zivago_1.asp
2 La sottolineatura riproduce l’originale. Parimenti tutte le altre che seguono.
3 Autore, op. cit., p. 44.
4 Il traduttore di quest’ultima edizione è di Serena Prina.
Metto di seguito il testo (mi pare, ma non ne sono certo, non sia reperibile nel web) di Giuseppe Iannello che ne parla.
GIUSEPPE IANNELLO (Messina) ‘ZIVAGO TRADITO’:STORIA DELLE TRADUZIONI MANOMESSE DEL ROMANZO DI PASTERNAK IN ITALIA
Questo mio intervento trae origine da due momenti vissuti come lettore e come‘curioso’ delle opere di Zveteremich. Il primo risale a molti anni fa quando lessi perla prima volta la noticina posta alla fine dell’accuratissima bibliografia di DinaRinaldi Zveteremich, inserita negli Scritti di letteratura e cultura russa di Pietro A.Zveteremich pubblicati nel 1996 da Herder editore. Essa si riferisce all’ultima operaedita di Zveteremich, la nuova traduzione de Il Dottor Živago per la collana “IMeridiani” di Arnoldo Mondadori; ecco cosa dice:
La traduzione de Il Dottor Živago contenuta in questa edizione Mondadoriana noncorrisponde che in parte a quella completamente riveduta da Zveteremich. Dopo la sua morte,la traduzione subì un rimaneggiamento redazionale che alterò e modificò arbitrariamente inpiù punti il testo rivisto dal traduttore.
Il secondo momento invece ha luogo nel novembre scorso (2007) nella libreriaFeltrinelli di Palermo, quando mi trovo tra le mani l’edizione a tiratura limitata de IlDottor Živago data alle stampe in occasione del 50° del romanzo. Aprofrettolosamente il libro per cercare il nome del traduttore: non è quello diZveteremich. La sensazione è di trovarsi davanti al triste epilogo di una storia iniziatamezzo secolo prima. Altro che anniversario. Quella sera stessa chiamo EricaZveteremich per saperne qualcosa di più, ma la storia assume dei caratteri ancora piùtragici: lei non ne sa nulla, da Feltrinelli non c’era stato nessun tentativo di contatto,come se la figura di Zveteremich fosse stata rimossa dalla storia dello Živago; infattianche per le celebrazioni del 50° svoltesi a Milano e in altre città d’Italia, nessuno siera preoccupato di riandare a sentire gli Zveteremich, nessuno invito era stato fattoalla famiglia e nessuno invito a questa università di Messina, che però le sue colpe cel’ha: è riuscita infatti a tener ben nascosto l’eredità dello slavista per ben 15 anni.Basta, mi dico quella sera. Bisogna tirar fuori la storia delle traduzionimanomesse. Parlo di traduzioni al plurale perché gli interventi di rimaneggiamentoredazionali riguardano anche le edizioni del ’57 e quella del ’62. Mi butto nellalettura della corrispondenza intercorsa tra Zveteremich e i suoi editori e in quella postmortem, tra la moglie Dina Rinaldi e i rappresentanti della Mondadori. C’èparticolarmente una lunga lettera1 del 20 settembre 1991 di Zveteremich a LucianoDe Maria, allora responsabile della collana “I Meridiani”, che ripercorre le vicendedelle traduzioni, almeno fino al quel momento. Il 1991 appunto. Cosa raccontaZveteremich a De Maria?Zveteremich è un po’ contrariato dalla proposta poco chiara che gli era giunta daMondadori – di «rivedere il Dottor Živago e darne un testo definitivo» - e dai tempidi realizzazione che gli erano stati prospettati. Zveteremich non ha nessunaintenzione di fare un lavoro raffazzonato e d’altro canto prova una sorta di obbligomorale verso se stesso e verso Pasternak, per cui ci tiene a che il lavoro di revisionesia affidato a lui, ma anche che venga posto nelle condizioni migliori possibili perfarlo.Zveteremich – come afferma nella lettera – preferisce svolgere il suo lavoro direvisione principalmente sull’edizione del ’57 che gli appare «la più aderenteall’originale russo». Ma ecco la scoperta:
Mi sono accorto con orrore che il primo revisore Niccolò Gallo (concordato con la Feltrinelli,perché considerato – e allora da me creduto – sommo giudice delle letteratura italianacontemporanea, critico finissimo e gran conoscitore della lingua italiana) in realtà avevaoperato sulla mia traduzione pesanti cambiamenti che tradivano di continuo e grottescamentedeformavano lo stile espressivo dell’originale, spesso giungendo perfino ad alterare ilpensiero di Pasternak nelle sue frequenti digressioni filosofiche, e addirittura travisavanoimmagini, linguaggio e concetti della vita russa, evidentemente estranei e incomprensibili perun letterato educato nella toscanità, di esso prigioniero e assolutamente ignaro della cultura edella lingua russa(Gli editori credono che stimati letterati possano correggere opere straniere tradotte, di cuicostoro non conoscono la lingua originale né il mondo, la cultura che le hanno espresse:credono che siano come una macchina, un orologio o che si vuole, che si possano copiare orifare). […]Mi riesce ancora oggi difficile pensare che sia stato soltanto N. Gallo a provocare quei guasti,forse altri sono intervenuti in Redazione. Dopo la consegna nell’agosto ’57 io non seppi piùnulla della vicenda della mia traduzione, non mi si mandarono neppure le bozze, nonostante lemie richieste che conservo tutte documentate dalla corrispondenza.
Zveteremich ritiene in ogni caso questa versione edita del ’57 più attendibilerispetto a quella del ’62, che poi era quella che era e che è rimasta in circolazione finoad oggi. Anche dei retroscena di quest’ultima Zveteremich scrive a De Maria e parla di
arbitraria revisione, affidata, a mia insaputa, a due persone di cui l’una (M. Socrate) nonsapeva il russo e l’altra (M. Olsoufieva) non sapeva l’italiano, [revisione che] altera e tradisceil dettato pasternakiano e, per di più, è piena di lacune, errori e imprecisioni (accludofotocopie delle prime pagine a riprova, se bastano). Ottenni allora di rivederlo ancora io, manaturalmente per la solita fretta dell’editore (che mi mandò all’ultimo momento le bozze)potei in quel caso fare un intervento parziale.
Zveteremich desidera operare una rilettura totale dello Živago, riga per riga, maper questo occorre più tempo ed un compenso più degno rispetto a quello propostogli.Altrimenti – sostiene lo slavista – ci si accontenti di quello che sinora si è fatto o sipassi la palla ad un altro, con tutti i rischi del caso. De Maria risponde il 30 disettembre, e dà piena fiducia allo slavista, dicendo tra l’altro:
E’ inutile dire che trovo necessario che compaia nel Meridiano Pasternak una traduzione delDŽ rivista oggi2 dal suo primo storico traduttore. E’ una cosa alla quale tengo moltissimo ealla quale anche Strada tiene in modo particolare.
Zveteremich accetta i nuovi termini della commissione contenuti nella lettera esoprattutto incassa la solidarietà e il sostegno che, come affermerà mesi più tardi, glisaranno fondamentali per portare a compimento l’impresa della revisione totale.Zveteremich conclude il suo impegno nel mese di febbraio del ’92 e scrive ilconsuntivo di quei mesi di durissimo lavoro:
ho finalmente terminato l’altro giorno l’improba impresa della totale revisione de Il DottorŽivago. La revisione vera e propria era conclusa, come speravo e avevamo pattuito, già primadella fine di gennaio. Ma avevo dodici cartelle di appunti di casi dubbi e ciò mi ha tolto piùtempo del previsto per risolverli.Adesso abbiamo un testo filologicamente accertato al meglio. Stilisticamente? Di questacomponente, parimenti essenziale, ho tenuto naturalmente gran conto nella rilettura. […] Peril testo che ti consegno puoi essere assolutamente tranquillo. Se poi ci sono questioni di gusto,di diversa concezione della scrittura, ciò è sempre possibile, opinabile e contestabile.Qui tuttavia affermo che abbiamo la traduzione più sicura del DŽ, credo anche la più bellacome resa italiana dell’originale russo per aderenza di stile e correttezza […].Che cosa ti devo dire, senza tediarti, che è stato un lavoro massacrante, ab imis; e, se tale, losospettavo già nell’estate scorsa, tanto da gettarmi nello sconcerto, ancora più grave si èrivelato. Ma mi ha pure dato soddisfazione: lo confesso. Sono felice d’averlo portato atermine: come un parto. Questo Pasternak m’inseguirà per tutta la vita![…] Sì ho fatto tutto questo per “onor del nome”, ma ti assicuro che il tuo atteggiamentoverso di me, così da amico e collega di fatica, mi ha forse più di quanto sopra indotto a talefatica. Ero pronto a mandare tutto al diavolo senza le tue parole […].
Il lavoro dello slavista era stato veramente complesso. La nuova versione delloŽivago infatti teneva conto di almeno 5 testi: 3 originali russi (l’ed. Feltrinelli del ’57,quella della rivista «Novy Mir» del 1988 e quella edita a Mosca nel 1989 dall’ed.Knižnaja palata) e 2 italiani (Feltrinelli ’57 e Feltrinelli ’62). Per questo Zveteremichci tiene a sottolineare nella stessa lettera che nella nuova edizione si scriva, indicandol’autore della traduzione:
Nuova traduzione completamente riveduta da Pietro A. Zveteremich.
De Maria risponde il 19 marzo complimentandosi e dicendosi d’accordo per lanuova dicitura che dovrà comparire nella nuova edizione e ripete:
Nuova traduzione completamente riveduta da Pietro A. Zveteremich
Sembra tutto chiaro e compiuto. Mondadori riceve da Zveteremich la revisionecompletata dello Živago e allo slavista vengono date delle assicurazioni scritte sulriconoscimento del lavoro da lui svolto.Il volume de “I Meridiani”, che contiene anche il resto della prosapasternakiana, verrà pubblicato tuttavia soltanto nel 1994, nel frattempo Zveteremichpassa ad altra vita. Ed ecco cosa leggiamo invece nel controfrontespizio de Il DottorŽivago inserito nel libro:
Traduzione dal russo di Pietro Zvetermich. Edizione riveduta da Mario Socrate, MariaOlsoufieva e – sulla base del testo russo stabilito in B. Pasternak, Sobranie so inenij č , Moskva1990 – da Pietro Zveteremich.
Un vero e proprio pasticcio che confonde passato e presente (per due terzi infattiriprende la dizione dell’edizione del ’62). Che ritira fuori autori che erano statipesantemente stigmatizzati da Zveteremich e che niente avevano avuto a che farenell’ultima opera di revisione. Ma l’aspetto sostanzialmente più grave è che il testonon è quello consegnato da Zveteremich, aspetto che viene riassunto nella noticinadella Rinaldi citata all’inizio.Non entrerò nel merito dell’affermazione della Rinaldi. Ma essa è statasupportata alcuni anni dopo da un lavoro di tesi di un’allieva del prof. G. Ghiniall’Università di Urbino, Dania Stefanoni. L’autrice in essa afferma:
In realtà l’edizione Mondadori cambiò in buona parte il grande lavoro di Zveteremich.L’edizione Mondadori tende sostanzialmente a ricalcare l’edizione del 1962, quella stessacioè che Zveteremich considerava la meno fedele all’originale russo.3
Il lavoro della Stefanoni si limita ad una piccola, se pur significativa, parte delromanzo. So che anche in questa università di Messina ci si è accinti al lavoro diconfronto tra quanto consegnato da Zveteremich e quanto invece è stato pubblicato.Quindi saranno i risultati di questi lavori strettamente filologici che ci diranno se inquesti cinquant’anni abbiamo letto delle versioni semplicemente ritoccate osignificativamente manomesse, cioè dei falsi. Sarebbe paradossale se si giungesse atale conclusione: i nostri revisori si rivelerebbero più capaci di quelli sovietici, chefallirono nel loro tentativo di manipolazione del romanzo.Ma a prescindere dalla natura strettamente filologica della vicenda, c’è dachiedersi quali siano le reali motivazioni che spingano un editore a tentare il rilanciodi un libro con una nuova traduzione. Perfezionare un lavoro già svolto? Adeguare lalingua dell’opera a quella dei lettori contemporanei o che altro?Vediamo cosa ci dicono in tal senso i risvolti di copertina delle edizioni del ’62e quella del 2007, leggendoli li troveremo straordinariamente simili:
A quasi sei anni dalla sua pubblicazione [...] l’editore si è sentito in obbligo di far sottoporrela traduzione ad un’attenta revisione, come suol farsi per le opere entrate nel novero deiclassici della letteratura mondiale.Da quella prima edizione sono oggi passati cinquant’anni; come per tutti i grandi classici, si èritenuto doveroso offrire una nuova traduzione […].
Che significa tutto ciò?L’unico criterio sembrerebbe quello della temporalità, che nell’edizione del ‘62suona perfino ridicolo. Anche volendo accettare il criterio discutibilissimodell’adattamento alla lingua del lettore, di rendere cioè il libro più fruibile alle masse,la lingua di una comunità non può subire modifiche profonde nello spazio di sei anni.Ma a leggere bene i risvolti – e nell’edizione del 2007 la nota del nuovotraduttore4 – non c’è in essi nessuna traccia del proposito di adattare la lingua a quelladei lettori contemporanei, si afferma semplicemente che il nuovo prodotto seguequello precedente. Il che dovrebbe essere garanzia non si capisce di cosa.Le operazioni editoriali di Feltrinelli e di Mondadori su Il Dottor Živago hannomolto da farsi perdonare. Mondadori ha promesso per iscritto agli eredi Zveteremichdi cambiare almeno l’orribile dizione del controfrontespizio del “meridiano”. Cosamai fatta e che comunque non basterebbe. Živago ha diritto ad essere restituito allettore italiano nella sua integrità stilistica e di significato. ProbabilmenteZveteremich nell’ultimo lavoro di revisione ci era andato molto vicino. I censoridell’industria editoriale ci hanno impedito di apprezzarne i risultati.
1 Note e bibliografia Questa lettera e tutte quelle citate nell’intervento fanno parte dell’Archivio privato degli eredi Zveteremich. Esse sonoanche parte integrante della tesi di laurea “Il Dottor Živago e le sue traduzioni italiane” di Stefanoni Dania, LiberaUniversità di Urbino, a.a. 1999-2000. Parti rilevanti delle lettere in oggetto sono state pubblicate su internet nell’ambitodell’articolo “Živago tradito. Storia di una traduzione saccheggiata” di Iannello Giuseppe all’indirizzo:http://www.russianecho.net/contributi/speciali/zveteremich/zivago_1.asp
2 La sottolineatura riproduce l’originale. Parimenti tutte le altre che seguono.
3 Autore, op. cit., p. 44.
4 Il traduttore di quest’ultima edizione è di Serena Prina.
Ultima Modifica 3 Anni 1 Mese fa da francobis.
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