di Luca Galassi
Non sono un giornalista, né un critico musicale, tanto meno uno scrittore. Però ho voluto prendere questa opportunità per dare la possibilità a tutti quelli che non lo conoscono, di scoprire un importante jazzista afro-americano che ha letteralmente rivoluzionato il jazz.
Sto parlando di John Coltrane. Oggi sono 50 anni esatti che ci ha lasciato. Mezzo secolo senza uno dei tre più grandi innovatori della musica mondiale di tutti i tempi. Gli altri 2 sono Charlie Parker e Miles Davis.
Non a caso ogni uomo un’epoca ed uno strumento diverso, quindi uno stile diverso, un modo di sentire e di riversare la vita nel proprio strumento in maniera unica ed inimitabile, anche se poi molti di quelli che sono venuti dopo si sono ispirati al loro stile.
Non voglio annoiare con la sua biografia, dove è nato, dove è cresciuto, con chi ha suonato ecc.. per queste cose basta andare in rete e sfogliare le migliaia di pagine che ci sono. Mi piace però ricordare in questo giorno alcuni dei numerosi dischi da lui registrati che presi cronologicamente, danno il senso del percorso intrapreso da questo artista, che dal grande calderone dell’hard bop negro della meta dei ’50 seppe arrivare alle vette più alte dell’improvvisazione free, quasi a volte basata su un solo accordo o neanche quello.
Passando inizialmente da ottimi dischi come Blue Train, Soultrane, si ritrova a militare nel primo quintetto storico di Miles Davis, che gli forma le ossa, gli dà consapevolezza delle sue potenzialità, e voglia di sperimentare nuovi accordi. Di quel quintetto sono ottimi i quattro dischi della Prestige (Steamin’; Workin’; Relaxin; Cookin’), Milestone, e il capolavoro di Miles Davis “Kind of Blue” con il quale Coltrane ha potuto sperimentare, fino a farla propria, la tecnica dell’improvvisazione modale.. tanto che mentre se ne usciva dalla band dava alle stampe il suo primo disco maturo frutto del cambiamento e della ricerca che da li in poi avrebbe fatto parte della sua vita:“Giant Steps”. Un disco a senso unico. Lo accendi e lui ti sbatte sulla poltrona. Ti lascia senza fiato per la scarica di note che incastra magicamente in quei tempi velocissimi. Il titolo parla chiaro: Passi da Gigante!!
Da qui il dado è tratto. L’anno dopo se ne esce con un altro colpo da maestro che porta il nome di My Favorite Things, (bellissima anche la versione dal vivo),dove la title track è suonata con un sassofono soprano. Le sonorità cambiano, si sente l’oriente sia nel profumo del suono che nella sequenza delle note. Da un semplice valzer scritto da Richard Rodgers, Coltrane tira fuori un nuovo modo di suonare, riscopre uno strumento che nel jazz era caduto nel dimenticatoio e lo porta ai massimi livelli! La stessa cosa capita a dischi come Olé Coltrane, Africa/Brass con la bellissima Greensleeves, dove gli si affianca il polistrumentista Eric Dolphy.
Passano gli anni e tra i vari Impression, Crescent, tour europei e live at Birdland ed un disco chiamato Ascension - nel quale sembra di ascoltare un rito esoterico musicale incentrato sulla negritudine e sull’estetica Free jazz - si arriva nel 1964 al suo capolavoro massimo: A Love Supreme! Un omaggio a Dio, alla spiritualità, alla profondità dell’essere umano, al sapere, all’essenza. Un disco che vuole mostrare alla gente il divino usando la musica, che trascende gli schemi per arrivare col suono all’anima delle persone. Per noi musicisti un punto fermo. Il disco Jazz che dentro contiene l’universo.
Da qui in poi sarà un crescendo di pura improvvisazione e ricerca continua, con gruppi che lui allargherà con ben 2 batterie e 2 contrabbassi, ed un misticismo oramai colonna portante delle sue composizioni.
Tra il 1965 ed il 1967 registra e dà alle stampe tra i vari album anche Om, Meditation, Sun Ship, Kulu Se Mama e postumi, pubblicati dalla seconda moglie Alice, Expression (dove suona il flauto traverso accompagnato all’ottavino da Pharoah Sanders) e Interstellar Space.
Nella sua lunghissima carriera ha collaborato con parecchi musicisti tra i quali Thelonious Monk, Duke Ellington, Eric Dolphy, Pharoah Sanders, Milt Jackson, Wes Montgomery, Archie Shepp, Ornette Coleman.
Oggi è morto John Coltrane, il 17 luglio del 1967. Oggi è vivo John Coltrane, il 17 luglio del 2017.
Ho scritto questo articolo umilmente, con la speranza che possa aver incuriosito chi non è proprio avvezzo alla musica, specie il jazz. L’ho scritto anche per tutti coloro che invece amano il jazz e che proprio non possono farne a meno come me.
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Ps. Per ogni disco citato nell’articolo, ho deciso di mettere come ascolto solo un pezzo, a mio avviso significativo, dell’album in questione. Ovviamente trovate su y.t. l’album completo, basta digitare “full album”.
Ps. Per lo scritto invece vi consiglio questi libri:
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Jazz di Arrigo Polillo
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Blue Trane la vita e la musica di J.C. di Lewis Porter
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Miles. L’autobiografia con Quincy Troupe
mi ha fatto cambiare idea.
Il jazz è una musica difficile, va ascoltata fisicamente in un club, con atmosfera particolare, ma Miles Davis ha fatto il miracolo.
Il loro passaggio ha condizionato non solo il jazz ma la musica tutta e ancora adesso, anche se molti non se ne rendono nemmeno conto, ascoltiamo le loro idee nella musica contemporanea.
Coltrane ha saputo condensare in un suono inconfondibile tutte le influenze dei grandi sassofonisti che lo hanno preceduto, creando uno stile con il quale dopo di lui, chiunque si sia avvicinato allo strumento ha dovuto fare i conti.
Il suo disco più bello?
Coltrane Sound con la fantasmagorica Equinox. (era un grande appassionato di astronomia, per questo molti dischi e brani hanno riferimenti a pianeti e fasi solari)
Io per anni ho equivocato e ascoltandola mi sono immaginato dei cavalli (equinox, no?) al galoppo
Coltrane insieme a Brubeck è uno di quelli che consiglio sempre a chi mi chiede da dove iniziare col Jazz, per qualche ragione lui arriva più facilmente di altri alle orecchie non abituate al genere.
Comunque non è il Jazz a essere difficile, è il nostro orecchio a essere condizionato (preparato appositamente a ricevere fuffa pensando sia musica).
www.youtube.com/watch?v=5m2HN2y0yV8
Grazie, non saprei come aggiungere altro.
Buon Ascolto.
De gustibus non disputandum est... comunque il jazz non è musica: è rumore! "
....hai ragione! per chi non riesce a comprenderlo è solo rumore. come quando ascolti una lingua diversa dalla tua e molto lontana dall'idioma di base: senti solo suoni!!!
con un pò di pazienza e dedizione, quel rumore diverrà Magia!
Buona fortuna!!!
Posso arrivare a comprendere l'intrusione di qualche strumento tipicamente jazz in capolavori canori come questo:
www.youtube.com/watch?v=qfodIWqR0II
ma non allarghiamoci.
In ogni caso, il discorso della "lingua diversa" incompresa è pericoloso, perché porta ad accettare come "arte" di tutto e di più: è un'altra forma di "politically correct" che vuole obbligare al maledetto "meltin' pot" culturale, e che in realtà persegue la distruzione delle (sacrosante e indispensabili) differenze, della storia e delle tradizioni dei popoli, alla stessa stregua degli sfaceli (scientemente) operati dalle attuali ONG portatrici di "risorse" sui lidi del belpaese...
Per quanto mi riguarda, non ho nulla da spartire con una musica (il jazz) che non "sento" come "mia", che appartiene a mondi da me lontanissimi e che desidero rimangano sideralmente distanti dal mio orecchio. Non soffrirò. Amen.
leggo di qualcuno che schifa il jazz e poi posta jan garbarek......
(che senza i "precedenti schifati" non si sa che musica avrebbe mai suonato......)
Garbarek, con moderazione, era perfettamente integrato nel contesto di una composizione polifonica di musica sacra del '500, autonoma anche senza il sax del norvegese: togli la polifonia e quello che rimane è una sub-culturale incomprensibile sequela di inutili perepè, parapà, piripì...
Per tutti quelli che jazz sì, jazz no, etc. c'è una vita sola e non vorrei sprecarne troppa in inutili polemiche, ma se di qualcosa vi sfugge il bandolo, magari potete anche evitare di tuonare giudizi, per una volta....
dovessi trovare un nome per questa musica direi teoclasta! il canto gregoriano è più volte soffocato dagli assoli di sax (assoli jazz, notare l'ironia) che ci si chiede se il coro non avesse di meglio da fare... evidentemente no..
con simpatia eh, Teoclasto
Eh sì: anche il tuo, come il mio, è un caso incurabile di mal latino: il "de gustibus"; non v'è alcun rimedio, ognuno si tenga la propria malattia e non scassi le orecchie altrui (come purtroppo troppi sogliono fare, soprattutto in giovane età, pensando che agli altri gliene freghi qualcosa dei loro gusti musicali). Invece che abbattere i muri -anche in senso lato-, bisognerebbe erigere pareti fonoisolanti: che ognuno se ne stesse a casa propria, soprattutto in senso lato!
Con buona pace di tutti, e una prece!
@#16 Shavo
Non è gregoriano!
Come ho già scritto, questa -a volte effettivamente esagerata e molesta!- "intrusione" del sax di Garbarek 'ci sta', ad indicare che il buon Dio della Musica ha dispensato qualche briciola anche ai jazzisti mendìchi (anche loro ammessi alla mensa del Signore, ma ben lontani e che non scassassero la minchia!); ma senza la splendida polifonia degli Hilliard Ensemble i "perepè, parapà, piripì (e pure poropò)" di Garbarek, autentici ragli d'asino che neanche salgono al cielo, sarebbero stati vani!
Hai commentato un articolo sul Jazz per il solo gusto di farci sapere che a te non piace... o sbaglio?
Insomma un po' una mezza trollata...
Effettivamente, hai ragione.
Vi lascio nel "vostro" mondo jazz, senza rimpianti:
www.youtube.com/watch?v=KBt_mtaU6rs
Ma di saper riconoscere la genialità nella musica, al di là delle etichette.
E i grandi geni musicali della storia, non sono più di una decina, e sono trasversali ai generi e ai contesti storici.
Per esempio, c'è molto jazz in Bach, ma c'è anche molta musica classica in Parker e Ellington.
Certo che se arriva qualcuno e dice che le scale in bemolle diminuita di Coltrane sono perepè piropò getto la spugna e mi dedico ad altro.....
ognuno ascolti ciò che lo aggrada, senza dover pontificare sui gusti altrui. io personalmente non sono il sostenitore di un genere rispetto ad un altro. semplicemente ascolto quella che per me è buona musica.
quanto al resto basterebbe essere coerenti con le immagini delle icone che si scelgono: a buon intenditor poche parole!
vi saluto con la versione umbra del latino "de gustibus non disputandum est": Li gusti so gusti disse lu gattu leccannuse lu culu!
in effetti sei perfettamente coerente con l'icona del tuo profilo: il nulla.
Li pecuri!
www.youtube.com/watch?v=8GOCgzCzwoo
Fai tanto il filosofo e l'erudito, citi i latini e poi etichetti il jazz come rumore..mah...lasci il tempo che trovi..
Il mio intervento iniziale, volutamente provocatorio, aveva l'originario intento di innescare una discussione sul vero problema di questa povera Italia, povera anche nella musica.
Riposto per l'ennesima volta la profetica e lapidaria dichiarazione di Montanelli sull'argomento:
www.youtube.com/watch?v=KBt_mtaU6rs
Come bene ebbe a dire il buon vecchio, citando a propria volta Ugo Ojetti "... l'Italia è un paese di contemporanei, senza antenati né posteri perché senza memoria!"
Ecco perché siamo i primi a non ricordare ed apprezzare il nostro patrimonio artistico e culturale, e assorbiamo dal mondo le peggiori fetecchie.
Nei conservatori calano rovinosamente le iscrizioni ai corsi "tradizionali", mentre crescono quelle ai corsi di jazz, ultimo rifugio degli artisti (falliti) senza né arte né parte.
Cosa abbia a che fare il jazz con la nostra storia e cultura è un mistero, ma per gli italioti "fa figo", perché pensano di darsi un tono "in", alla "tu vuo fa' l'americano" in versione Radio3: "ahhh, il jazz, vengo...".
Se penso che la polifonia rinascimentale è negletta nel belpaese, mentre è coltivata in paesi con minor storia e tradizione del nostro, e qui invece facciamo nascere (e prosperare) i cori gospel!!!
Jesus, Glory, Hallelujah!
Ma con gli italioni non c'è speranza, oramai è battaglia persa: Mnemosine qui è morta; non è un caso che abbiano iniziato gli esperimenti sul bestiame da vaccinare (ed ammalare) proprio in questo paese...
A fronte di un Bollani, purtroppo ci sono pure emuli... bollini, e anche se il detto odiava la musica classica e segretamante studiava jazz, i "fondamentali" sono stati conseguiti alla vecchia maniera, e non credo questo sia stato indifferente nella sua preparazione.
Io preferisco questo:
www.youtube.com/watch?v=Ah392lnFHxM
comunque sia, riposto una piccola guida sull' "arte giusta", con tanto di "limiti" alla critica, alle avanguardie e alle "variazioni" eterodosse!
www.youtube.com/watch?v=6XryV_NYtjs
Ma sai fare altro oltre che fare citazioni insultando quelli che non capisci? Chi ti credi di essere? Hai qualcosa di originale che non sia stato detto o pensato da altri? Prova a fare tu quello che fa bollani...poi ne riparliamo
Effettivamente è vero: non sono originale e insulto chi non capisce; quanto all'Innominato, modestamente lo faccio già: una volta al giorno; a volte anche due...
Sinceramente nonostante l'elevata statura del soggetto preferisco Benedetti Michelangeli.
Musicalmente parlando comunque un Bill Evans o un Oscar Peterson qualunque sia come estro che come tecnica non avevano nulla da invidiare a costui.
Se poi parliamo di genio assoluto Ellington se li mette tutti nel taschino.
Non vorrei che tutto questo livore dipendesse soltanto da nostalgie autarchico ventennali.
Sarebbe tragicomico e sintomatico di qualche patolologia mal (mai) curata.
posso essere d'accordo con teoclasto su alcuni punti (italiani senza memoria, un appiattimento culturale generalizzato etc). non discuto il suo modo di illustrare il suo pensiero (eccessivamente borioso e manicheo per i miei gusti....che può dare spunto a supporre di eventuali nostalgie autarchiche). detto ciò mi permetto di far notare al buon teoclasto che forse è meglio parlare di un argomento quando lo si conosce bene. Mi spiego meglio: nel jazz (come per altri generi ed altre forme artistiche) c'è una parte immediata e superficiale che è l'ascolto, ed una più profonda data dall'armonia. se non si dispone degli strumenti per affrontare la seconda anche la prima può essere compromessa, sopratutto in alcune versioni del jazz postume allo swing ed al bebop, quando i musicisti iniziarono a sperimentare altre forme armoniche. non mi dilungo e spero di essere stato chiaro. concludo dicendo che nella pittura è possibile avere la stessa reazione di teoclasto di fronte al cubismo, ad esempio. un occhio ignorante potrebbe non capire, oppure potrebbe apprezzare lo stesso le sensazioni che quell'immagine gli suscita.
quindi caro teoclasto se non ti piacciono i perepepè ascoltati pure la musica gregoriana e fatti due palle a mongolfiera. noi amanti del jazz non verremo a disturbarti, ma almeno non insultarci solo perchè a te non piace. e se vuoi far partire una discussione sulla musica cerca di esprimere un pò meglio quali sono i tuoi veri obiettivi, altrimenti non ci fai certo una bella figura...
scusami se mi permetto ma bollani proprio no! è un pianista mediocre (tra il 5 e il 6). certo sempre meglio di allevi che è davvero vergognoso. Sarà un caso che quando entrambi hanno chiesto un Fazioli per i propri concerti, il maestro Fazioli si è rifiutato!
www.youtube.com/watch?v=-TzNYJxIjfg
i musicisti dell'orchestra non mi sembra abbiamo uno sguardo schifato, o no? (www.youtube.com/watch?v=g9MmmVDFJzY)
allora anche chi ama la classica può apprezzare altro.
Mah, potrei risponderti, risentito, che un orecchio altrettanto ignorante dell'occhio incapace di decodificare l'arte cubista non distingue (malgrado lo abbia sottolineato due volte nei miei post di replica) il gregoriano (che personalmente non amo e che mi fa venire le palle a mongolfiera, appunto) dalla polifonia dell'ars nova e successiva (che invece amo).
Ma non voglio continuare con la provocazione.
Ripartiamo da zero: personalmente, come ho scritto, un tentativo di avvicinarmi al jazz l'ho fatto, ma mi rendevo conto che mi forzavo ad ascoltare sonorità che non facevano per me.
Sui gusti musicali ed il perché certa musica "entri" ed altra no, sarebbe interessante aprire una discussione, perché l'argomento è affascinante e credo vada ben oltre la mera "comprensione" di un certo tipo di arte.
Ritornando ad "Officium" (Hilliard Ensemble+Jan Garbarek -1994), debbo confessare che, al di fuori dalla provocazione, ritengo questo inusuale abbinamento veramente riuscito, e pure quello del sequel "Officium Novum" (2010), che estende il panorama -temporale e culturale- rispetto alla polifonia di Morales del '500. (e ho tralasciato "Mnemosyne"...)
Di Garbarek, non si può certo negare anche la bellezza di brani come questo:
www.youtube.com/watch?v=0DkNh5Zqz0U
Composizioni come quest'ultima mi piacciono al primo ascolto, probabilmente perché le sonorità sono altre rispetto a quelle "originarie" del jazz.
Ti ringrazio per i link: devo ammettere che Camilo è bravo, e su Petrucciani non discuto, ma non sono ancora le "mie" sonorità.
Forse un giorno cambierò gusti musicali, come già feci molti anni fa, approdando ad artisti e tecniche (in primis, Bach & contrappunto) che un tempo mi lasciavano indifferente, quando addirittura non mi infastidivano!
Vista l'età, dubito; comunque, non mettiamo limiti alla divina improvvidenza; nel frattempo, resto nel mio mondo!
certo, e pure ben felice che non ci siano anche quelli come te! parapà, perepè!