di Bycho
Un po' di storia
La nascita dell'igienismo naturale moderno viene comunemente collocata nella prima metà del 1800, negli Stati Uniti d'America. I precursori di tale filosofia sono identificati principalmente in uomini quali Sylvester Graham, Russell Thacher Trall e Isaac Jennings.
Quest'ultimo in particolare, per lungo tempo ha curato i propri pazienti con la medicina convenzionale. Verificandone l'assoluta inconsistenza ha poi ottenuto risultati inaspettatamente positivi optando per la somministrazione di cure placebo a base di acqua e pillole di pane, dapprima su lievi patologie, in seguito su casi più complessi.
Approda infine alla "non cura" come miglior metodo di ripristino dello stato di salute e attribuisce il termine di "Ortopatia" al concetto di guarigione per mezzo della cosiddetta malattia. Vedremo poi cosa intendesse con tale termine.
Da Jennings saltiamo alla prima metà del secolo scorso, dove il concetto di Tossiemia elaborato da John Henry Tilden pone quelle che si possono a tutt'oggi considerare le basi teoriche del sistema Igienista.
Arrivando ai giorni nostri, il caposcuola contemporaneo porta il nome di Herbert Shelton, il quale ha realizzato una monumentale opera di recupero, sintesi e rielaborazione del lavoro fatto dai suoi predecessori.
Sicuramente ci sono nomi altisonanti che ometto di aggiungere. Di fatto, al di là dell'ufficiale esistenza circa il movimento che unisce questo eroico manipolo di esseri umani, c'è da dire che gli stessi protagonisti sono ben consapevoli di non essersi inventati nulla di nuovo.
Nei secoli precedenti abbiamo testimonianze eclatanti, su tutti spicca forse Ippocrate, impropriamente considerato il padre della moderna medicina. Prima di lui Pitagora, ancor più indietro passiamo per gli egizi, fino a giungere alle culture orientali e perderci nella notte dei tempi.
La vera conoscenza, per quanto attiene l'uomo, non mi pare abbia mai avuto una data d'inizio.
Vis medicatrix naturae
Ma cosa intende promuovere la filosofia igienista?
Sostanzialmente, la millenaria esperienza igienista sostiene che la scelta consapevole di un determinato stile di vita ci consente di costruire la nostra salute, e che l'uomo che vive nell'osservanza e nella ricerca della comprensione circa le leggi di natura può ristabilire il proprio equilibrio in qualunque momento, facendo ricorso unicamente alle meravigliose risorse autoguaritive delle quali è in possesso.
Il concetto di Ortopatia introdotto da Jennings non contempla l'attribuzione morale di male/bene riferiti allo stato di "malattia" e quello di "salute". Entrambe sono intese come manifestazione e strumento della nostra individualità. Entrambe sono funzionali e sottendono possibilità inesplorate nei confronti di ciò che siamo.
Il processo di malattia non va quindi ostacolato attraverso la ricerca della soppressione dei sintomi, bensì, va assecondato verso il naturale rientro nelle condizioni di equilibrio.
Per fare questo, è nostra responsabilità cercare di comprendere quali cause possano aver agevolato una manifestazione sintomatologica, senza dimenticare mai che i sintomi sono essi stessi la dichiarazione programmatica di una guarigione in corso.
Se è vero, come è vero, che la vita non funziona a caso, diventa facile e interessante comprendere come ad ogni decorso patologico corrisponda un preciso protocollo di reazione a livello organico. La trappola nella quale, a mio avviso, non si dovrebbe cadere, risiede nell'illusione di aver trovato la causa di manifestazione di un sintomo senza di fatto esserne andati davvero a monte.
Herbert Shelton diceva che quando una persona è ammalata non devrebbe fare niente, ma questo niente dovrebbe saperlo fare molto, ma molto bene.
Se osservassimo quanto accade in natura, vedremmo, per esempio, che quando un animale non sta bene, nella maggiorparte dei casi, recupera la salute riposando e digiunando. Solo sul digiuno come strumento di guarigione potremmo dedicare un capitolo a parte. Senza parlare dei numerosi rimedi offerti da pratiche naturopatiche di varia estrazione.
Gli strumenti che utilizziamo per costruire la nostra salute sono gli stessi che andrebbero utilizzati per accompagnare la mancanza di quest'ultima.
Le uniche cure mediche per le quali non possiamo fare a meno della chirurgia specialistica e del supporto farmacologico, sono quelle legate ai casi limite del pronto soccorso.
La curomania che affligge la scienza medica odierna è una patologia che pone le sue radici dentro la mancanza di responsabilità nei confronti di noi stessi.
Essa è il frutto deforme che da troppo tempo occulta in noi l'urlo lacerante in cerca della bocca disposta ad esplodere le parole : "IO SONO VIVO".
Non è di altro che si parla qui, se non di voglia di vivere. Ma dato che per molti di noi aver voglia di vivere ha un significato assolutamente relativo e del tutto aleatorio, la scienza igienista ci soccorre suggerendo i dettami che segue il prode, aspirante essere umano, nell'intento di voler imparare, se non altro, a non volersi troppo male.
Precetti igienisti o semplice buon senso?
Se, come insegnava Tilden, l'innesco di un qualsivoglia squilibrio parte da un deficit di natura energetica, dovremmo cercare di comprendere come ridurre al minimo il rischio di vituperare tale nostra, sottile realtà fenomenica.
Un ottimo punto di partenza potrebbe essere quello di "costruirsi l'esigenza" di rivedere tutte quelle che riteniamo essere le nostre credenze e le nostre certezze, in ogni ambito del vivere quotidiano.
Nel riguardare le nostre abitudini di vita dovremmo tenere in seria considerazione l'aspetto legato alla nutrizione primaria. Il buon senso, ancor prima di un'igienista, ci consiglierebbe di documentarci su quale sia il cibo d'elezione per l'uomo, nell'intento di riavvicinarcene consapevolmente il più possibile.
Se tale argomento viene affrontato scientificamente, ancor prima che sotto la lente d'ingrandimento degli altri non meno urgenti aspetti, attraverso lo studio della fisiologia umana e dell'anatomia comparata, dovrebbe essere abbastanza facile non avere dubbi a riguardo.
Non dobbiamo dimenticare che l'aspetto legato al come mangiare potrebbe rivelarsi anche più importante rispetto a quello inerente il cosa mangiare.
Le forze presenti in natura operano in noi come un vero e proprio laboratorio alchemico, pertanto sarebbe magnifico se oltre a porci il problema della qualità dell'aria che respiriamo ci soffermassimo anche su come respiriamo. L'aria, l'esposizione al sole, il contatto con la terra e le relazioni che stabiliamo con l'acqua, dovrebbero per noi essere molto più importanti di quanto vengono attualmente considerate. Il rapporto che abbiamo con la natura determina la costruzione della nostra salute, pone le basi per un'esistenza felice e ci dona rimedi salvifici nel caso in cui dovessimo temporaneamente smarrirci.
Va da sé che quanto più ci allontaniamo da una condizione di idillio spostandoci in direzione di un esistenza artificiale, spesa a combattere per disunirci, tanto più non dovremmo sorprenderci delle soluzioni che la vita stessa ci proporrà senza operare sconti.
Dovremmo riconoscere quando siamo stanchi e dare importanza al ruolo del riposo, altresì, è fondamentale comprendere che il corpo è uno strumento che agisce fuori e dentro di sé. Tenerlo troppo fermo non è un opzione salutare. Muoverci meccanicamente, perché qualcuno ci ha detto che fa bene farlo, non solo non rappresenta la scelta migliore, ma potrebbe essere controproducente. Impegnarsi al fine di comprendere in quali e quanti modi il nostro corpo può operare nello spazio, oltre che essere saggio può risultare straordinariamente interessante.
In conclusione
Per ovvi motivi legati alla vastità di tematiche qui solo accennate, questo mio intervento, guidato dalla volontà di provare a comunicare con tutti voi, non può che avere un carattere puramente introduttivo. Potremmo sviscerare in qualunque momento i singoli aspetti, con la premessa che questi vengano contemplati senza perdere l'indirizzo di una visione olistica. Se non interviene l'intento di voler rivoluzionare il modo in cui pensiamo, ogni proposito di approfondimento risulterebbe sterile e fuorviante.
Inutile dire che, se ci concediamo la possibilità, il coraggio e la volontà di addentrarci personalmente ed intimamente nell'approccio alla vita qui timidamente proposto, si restringerebbero tragicamente le possibilità che, in maniera ridondantemente umiliante, continuiamo ad offrire a noi stessi nell'atto di sabotare senza soluzione di continuità ogni ipotetica velleità di autodeterminazione.
Devo dire che da quando ho migliorato la mia dieta, introducendo frutta e verdura freschi e quando possibile biologici, mi sento decisamente meglio nel corpo e nella psiche.
Bell'articolo. Peccato che molti diano all'alimentazione un'importanza marginale.
Siamo quello che mangiamo, e come lo mangiamo.
ancora verissimo ma.... tutto sta a capire queste leggi, mica cazzi facili.
basta sempre?
ancora verissimo , il sintomo è la conseguenza di qualcosa, su quella va agito non tanto sul sintomo per guarire.
francamente mi sembra una puttanata immensa per il semplice fatto che se fosse sempre cosi guariremmo tutti, mentre non è cosi purtroppo.
alle volte i sintomi si aggravano sempre di piu cambiando e susseguendosi tanto da portare fino alla morte altro che guarigione.
dichiarazione molto suggestiva che somiglia all'idea di hamer, tuttavia andatelo a raccontare a chi sta male e non guarisce.
certo come no viviamo cibandoci di bacche e frutta rincorrendoci per l'eden innamorati del nostro prossimo ... ma va va. caliamoci un attimo su questa terra , quella vera e non il paradiso terrestre.
puttanate, gli animali campano molto poco rispetto all'uomo e non fanno un cazzo perche non sanno fare un cazzo, purtroppo per loro.
mi direte che l'uomo pensa di fare bene e invece fa male , ma questo è un altra cosa.
qui si apre la voragine. cibo di elezione per l'uomo .... chi può dirlo? riavvicinarci ? qui da una parte si da per scontato che esista il concetto di cibo ideale , che l'uomo si sia evoluto come piu o meno dice darwin ma poi si nega tutto dicendo che bisogna riavvicinarci a una alimentazione primordiale , perche mai? se veramente siamo evoluti dalle scimmie che mangiavano solo frutta oggi non siamo piu scimmie quindi pensare di nutrirci come delle scimmie nell'ottica dell'evoluzionismo è insensato. che facciamo ci evolviamo da scimmie ma mangiamo sempre le stesse cose? è un idea insensata.
se accettiamo invece il creazionismo (ivi compreso quello alieno) cadiamo in un baratro ancora piu profondo impantanandoci in diete basate sulla morale e la tradizione ancora piu insensate nell'ottica di un uomo moderno.
tra l'altro le recenti ricerche sul microbiota suggeriscono che la dieta non può proprio essere uguale per tutti ma geograficamente tipizzata con prodotti locali perche i microorganismi sono locali e visto che il microbiota di un abitante del burchina faso è profondamente differente dal mio perche mai dovrei mangiare le stesse cose? è pura insensatezza.
la dieta varia geograficamente , a seconda dell'età , delle condizioni di salute , dei momenti dell'anno , probabilmente dalle condizioni emotive e di chissà cos'altro. dare da mangiare la stessa cosa a tutti , dappertutto , senza distinguo alcuno tranne forse per la quantità è un ignobile fesseria.
ALIMENTARCI meccanicamente, perché qualcuno ci ha detto (E NON NOI) che fa bene CERTE COSE E ALTRE NO, non solo non rappresenta la scelta migliore, ma potrebbe essere controproducente
Comunque fa bene ricordare che ci sono altri punti di vista. Chissà che ribadendo il concetto piano piano non si smuova qualcosa.
tra l'altro le recenti ricerche sul microbiota suggeriscono che la dieta non può proprio essere uguale per tutti ma geograficamente tipizzata con prodotti locali perche i microorganismi sono locali e visto che il microbiota di un abitante del burchina faso è profondamente differente dal mio perche mai dovrei mangiare le stesse cose? è pura insensatezza.
la dieta varia geograficamente , a seconda dell'età , delle condizioni di salute , dei momenti dell'anno , probabilmente dalle condizioni emotive e di chissà cos'altro. dare da mangiare la stessa cosa a tutti , dappertutto , senza distinguo alcuno tranne forse per la quantità è un ignobile fesseria.
Sono completamente d'accordo. Lo stesso vale per quanto riguarda tradizioni sociali, organizzazione sociale, tradizioni religiose (vedi carne di maiale per islam ad esempio). Non voglio essere puntato come razzista od intollerante ma: se abitiamo in posti diversi nel mondo con caratteristiche ben precise somatiche e biologiche ci sarà un perchè! Moglie e buoi dei paesi tuoi. (qui potrebe aprirsi un dibattito sul perchè queste masse si spostano lontano dalla loro terra di origine. Se potessero stare bene a casa propria penso siano i primi a NON volersene andare. Ma se continuiamo a tirar bombe e distruggere il loro abitat...)
In una società di cacciatori raccoglitori è vegetale. La raccolta è un'attività maggiormente economica rispetto alla caccia.
In una società pastorale è di tipo caseario, seguito da quello animale.
In una società agricola, è vegetale, con predominanza per i cerreali.
In una di cacciatori-raccoglitori, dove si pratica l'orticultura, invece predominano gli ortaggi in determinati periodi dell'anno.
In una società capitalista la situazione è ingarbugliata.
Il cibo è prima di tutto forma merce. Quando si entra in un supermercato sembra di entrare in un'urna elettorale. Eh si. La cara democrazia piccolo borghese.
Più che di uomini, si dovrebbe parlare di merci che acquistano altre merci. Non si può più neanche parlare di cittadini, perché la fase del protocapitalismo è terminata da un bel pezzo.
Con tutta quelle varietà di cereali, legumi, ortaggi e frutta, che quelle merci che deambulano hanno ha disposizione, non si capisce perché si ostinino a consumarsi quelle 5 o 6 varietà di animali.
L'intestino, questo sconosciuto.
Esatto!
Io da quando 10 anni fa ho cominciato ad eliminare tutte le cose diverse da frutta e verdura ho visto il mio stato di salute salire a livelli mai visti neppure in gioventu', e ho visto sparire disturbi piccoli e meno piccoli, alcuni persistenti da decenni.
Purtroppo oggigiorno il piu' grosso problema e' l'inquinamento e la distruzione dell'ecosistema da parte della (bastarda) razza umana.
In un futuro molto prossimo sara' impossibile mangiare qualcosa di incontaminato, e l'estinzione di massa comincera'.
Inoltre per esperienza posso dire che il digiuno, praticato in modo saggio e consapevole, e' veramente una cosa meravigliosa: la sensazione e' che possa guarire qualsiasi malattia che possa colpirci.
Forse se lo studiassimo un po':
1) capiremmo che la natura non fa sbagli e non crea sfigati;
2) Che quelli che noi consideriamo sintomi di malattia, e combattiamo, non sono altro che segnali che il nostro corpo(la natura ci dà, e dovremmo magari ascoltarli;
3) Che la malattia non è un nemico esterno, con una sua fisionomia, una sua personalità, un suo carattere, una sua volont, ma semplicemente un processo sensato, biologico, speciale;
4) Che gli animali, diversamente da come dice Fetochip, non è vero che non capiscono un cazzo, ma anzi vivono in armonia e secondo natura molto più di noi, e magari hanno anche qualcosa da insegnarci;
5) certo che si può morire; se la recidiva di conflitto non viene capita, e picchiamo sempre nello stesso punto (perchè non abbiamo capito niente, e perseveriamo nello stesso errore e recidiviamo nello stesso conflitto) alla fine uno ci può anche lasciare le penne. E anche questo è naturale sensato e biologico.
ecc. ecc.
...e la noia sta nel giustificare che a volte questa frase è bibbia e altre, per nulla...L'errore sta a voler crear riferimenti statici, chissà, forse perché è faticoso vivere ascoltando...piuttosto che sulla base di uno stupido "manuale" che dovrebbe valer per tutti come regola del buon senso...peccato che il buonsenso non ha la sua forza nell'abbindolare regole per pacar animi sordi...
Anteater
.... ma una semplice costruzione della frase tipo:
"soggetto" + "predicato" + "complemento"
sembrava brutta?
magari uno ha fatto altri studi , o non è semplicemente d'accordo.
questa presunzione che se si studia si arrivano alle stesse conclusioni è appunto presunzione.
1) chi lo dice ? hamer ? te ? in ogni caso cosa vorrebbe dire sul pratico?
2) d'accordissimo
3) idea di hamer , molto suggestiva ma in ultima analisi inutile. come dovremmo usare questa informazione se continuiamo a stare male?
4) sicuramente possiamo imparare da loro ma un cane o un gatto vivono molto di piu se sono con degli umani che li curano, come mai?
5) ed ecco tutta la fuffa di hamer : se non guarisci è colpa tua. è naturale e sensato che poi muoio ? mavafff...
in quest'ultimo punto c' è a mio avviso il discrimine tra hamer e la medicina. hamer non è una "nuova medicina" non è affatto una "medicina" anzi
potrebbe essere vista come una filosofia. io la posso anche condividere ma non chiamiamo medicina per favore. una medicina che ti dice che devi
capire la tua malattia e se non lo fai è colpa tua ed è giusto che schiatti. è una filosofia , magari anche condivisibile ma non ha nulla di medicina.
ma scusa rispondimi in un ottica di evoluzionismo che senso ha tornare alle origini ?
e poi sicuramente incrociandosi i vari raccoglitori , pastori, cacciatori ,ecc assumono anche nella dieta "ideale" caratteristiche differenti,
quindi ancora una volta che senso ha parlare di dieta ideale per tutti ?
nemmeno il più reazionario dei medici ufficialisti paragona più il corpo umano a una macchina.
è un parallelo/idea cosi bislacca che non vale nemmeno la pena argomentare quanto sia assolutamente fuori dalla realtà.
Non lo dico solo io
www.google.it/.../
La vera evoluzione comprende tutti gli esseri di tutti i regni. Da questo punto di vista è stata completata da un bel pezzo.
La carrellata di esempi che ho riportato, invece, è ciò che l'evoluzionismo ottocentesco ha definito progresso.
La questione è molto ingarbugliata. Alla fine dei conti, tornare alle origini, ha senso soltanto in termini spirituali. Ha senso soltanto se si "vuole uscire dai giochi", oppure porre termine ai giochi. Non ci sono qui mezze misure. O fuori, o dentro.
Poi, parlare di dieta ideale ha poco senso. Qui ti do ragione.
Quello che accade nella realtà, è la scelta per elezione dei cibi. Li selezioniamo in base a questioni adattative, sia di natura fisica, che psico-sociale. A volte consapevolmente, a volte inconsapevolmente. In base alle circostanze, oppure seguendo dei protocolli.
Eppure, il sistema digerente, dalla bocca all'ano, da delle indicazioni su una presunta dieta ideale.
L'articolo è rivolto a chiunque, ma non è per tutti.
Il motivo per il quale affermo che non è per tutti, lo spiego nel testo dello stesso articolo, con buona pace di tutti i lettori.
L'articolo parla della filosofia igienista, non confiniamolo al discorso alimentazione perchè sarebbe davvero un'opportunità sprecata, a mio parere.
Tuttavia, questa mia considerazione ha carattere biunivoco, poichè se l'approccio è olistico, come auspico nella trattazione del testo, porta necessariamente a diradare i dubbi su come sarebbe opportuno alimentarci. A tal proposito ho suggerito i parametri scientifici che dovrebbero essere considerati per verificare la bontà di quanto dico.
Se poi vogliamo continuare a fare le pulci ai pidocchi che presumibilmente vivono su Alfa Centauri, allora possiamo tirare dentro le diete ipercolesterolemiche e iperproteiche, piuttosto che non quelle del pastore o del pescatore, quelle che tengono conto del microidiota, del gruppo sanguigno, della zona, del quartiere, del pianerottolo e via dicendo. Fate vobis.
Qui si vuole fare accenno ad un radicale cambiamento di paradigma!
Si intende mettere in discussione tutto il modello di vita che ci è stato servito sul piatto da quando siamo nati.
Si intende indagare profondamente dentro noi stessi e chiederci cosa siamo e cosa ci stiamo a fare qui.
Capisco che per qualcuno può sembrare una menata fumosa e priva di costrutto.
Per costoro ci saranno sempre le infinite discussioni sul pseudo studio scientifico dell'ultim'ora, piuttosto che non sul virus killer, la bistecca biologica, il clistere al caffè, la cartilagine di squalo, l'integratore dei miracoli e qualunque giustificazione serva a non porci di fronte alla nudità di tutte le nostre mancanze.
Personalmente, la questione è dannatamente pragmatica, poichè vissuta come intima ed irrinunciabile esigenza da parte del sottoscritto.
In tal senso, e se sussistono le prerogative menzionate a fine articolo, diventa allora sensato considerare l'approfondimento dei singoli strumenti cui il pensiero igienista dedica ampio spazio.
Se, invece, la tendenza diventa quella della discussione caciara vista troppo spesso su queste pagine, io preferisco defilarmi sin d'ora.
Grazie a tutti.
Ringrazio Bycho per l'illuminante (ovviamente generico) articolo che ha fornito.
Ringrazio Alberto M. per la sua delucidazione sul pensiero filosofico (e per me scientifico) di Hamer.
Per scienza non intendo il 2+2, ma la ricerca di noi stessi, che molto spesso viene attribuita ai "mangia banane" che poi capiscono che anche le patate non scherzano.
Al sig. fefochip: ti ringrazio per la costante ed inesauribile critica circa le virgole e gli accenti. Credo che la critica spetti ai sapienti, ma qualche igienista (non mentale) ti direbbe: esprimiamo solo l'indispensabile, senza ripeterci troppo.
banalizzando : se stai male prega e abbi fede nelle capacità autoripartive dell'essere umano (lontano mille miglia dall'essere una macchina come qualcuno ha suggerito dozzinalmente indicando dei presunti risultati di google )
il backgroudn culturale ESATTO dei complessi meccanismi fisiologico/emotivi che sono alla base. insomma è una parola che vuol dire poco senza
sapere cosa è igienico
un utente che si autonomina "savio" e scrive che "la critica spetti ai sapienti" sa un po della battuta del marchese del grillo
"perche io so io e voi non siete un cazzo"
in ogni caso un passaggio che mi sento di condividere (non l'unico in realtà) dell'articolo è
La curomania che affligge la scienza medica odierna è una patologia che pone le sue radici dentro il padreternismo della classe medica e della scienza piu in generale e ancor piu in generale della presunzione dell'uomo e si approffitta della mancanza di responsabilità generalizzata nei confronti di noi stessi.
bastava dirlo subito , però sai, sta nella categoria "medicina" e questa cosa fuorvia un tantino
Nelle facoltà universitarie pretendono di insegnarti a curare le persone malate e non ti insegnano a comprendere cosa è la salute.
E' come se io volessi studiare il modo in cui un grande imprenditore ha costruito la sua fortuna e per farlo studio le persone che vivono in condizioni di povertà.
Non vi pare che tutto ciò sia quanto meno singolare?
La medicina non è quella roba li. Quella che oggi viene chiamata medicina assomiglia molto di più al lavoro che si pratica nelle autofficine, con tutto il rispetto per quest'ultimo.
C'è chi ti aggiusta il ginocchio, chi il cuore, chi il tumore.
Ci sono esami per misurare ogni sorta di parametro funzionale e veleni specifici da assumere ogni qualvolta i valori di tali parametri risultano incongruenti con i riferimenti dei protocolli tabellari.
Ma siamo convinti che questa sia davvero la medicina? Vogliamo avere un tagliando vitalizio per la manutenzione?
Godere di buona salute e sembrare privi di malattia, non sono due modi differenti per esprimere lo stesso concetto.
Nell'antica civiltà cinese, per esempio, i medici venivano ricompensati affinchè i loro pazienti potessero godere di buona salute e non ricevevano alcun compenso nel momento in cui questi si ammalavano.
Fra i nativi americani, all'interno dei gruppi tribali, coloro che si prendevano cura della crescita armoniosa degli individui erano chiamati uomini medicina. Essere uomo medicina significava essere depositario di vaste conoscenze, in campo medico e spirituale.
Io sono del parere che lo studio della salute sia, soprattutto al giorno d'oggi, un atto veramente rivoluzionario, dove il coraggio, la forza di volontà e il desiderio di non volersi limitare a sopravvivere, sono le uniche armi delle quali dovremmo voler disporre.
Cosa ne pensate?
Una delle mancanze della società occidentale moderna, è la scomparsa di quelle figure sociali che si ponevano autenticamente, a cavallo tra il mondo profano e il mondo dello spirito.
Con questo non voglio dare l'idea che le società tradizionali, dove erano presenti tali intermediari, siano moralmente migliori della nostra società. Voglio soltanto dire che alcuni passaggi esistenziali erano meno traumatici.
Nella nostra società, il ruolo di iniziatori non appartiene più a tali personaggi, che a loro volta facevano parte di lignaggi iniziatici.
Bensì, sono le istituzioni a svolgere sempre di più tale funzioni.
La massoneria, in fondo, è un fenomeno sovrastrutturale a questo stato di cose.
Deternimate conoscenze non si ricevono necessariamente tramite la trasmissione. Sono conoscenze innate. Però, date determinate leggi, l'accesso ad esse richiede tempo e ritmi di vita inconciliabili, con quelli del processo di produzione e riproduzione capitalista.
Da qui ha origine ad esempio l'individualismo. Non è egoismo. Bensì, è il bisogno di ricercare soluzioni esistenziali, che nessuno più trova immediatamente.
Ciao. Ti ringrazio per il contributo.
Concordo con il fatto che non esistano più le figure sociali alle quali fai riferimento e che il compito di tali figure rivestiva un ruolo di primo piano.
Tuttavia non auspico la ricomparsa di figure intermediarie nella società odierna.
L'iniziativa di voler scrivere l'articolo sulla filosofia igienista contiene già, in sé, un discorso iniziatico.
Non vorrei però che tali vocaboli venissero fraintesi.
Ciò che ha valore iniziatico è per me di attuazione fortemente pratica e parte dall'approccio che intendiamo instaurare nel quotidiano, nei confronti di noi stessi.
Ho parlato di desiderio, di coraggio e di volontà. Tali parole non sono utilizzate a caso. Esse hanno un valore riconducibile alla scienza iniziatica ed hanno un campo d'applicazione pratico.
La mancanza di tempo e i ritmi di vita frenetici diventano falsi problemi nell'ottica da me suggerita.
Il desiderio cresce con l'esigenza di porci questioni latenti dentro ognuno di noi e alle quali non abbiamo riservato sufficiente importanza.
Tali questioni richiedono coraggio giacché mettono in crisi tutto il nostro sistema di credenze e convinzioni, ragion per cui tendiamo il più delle volte a tacitare l'esigenza di cambiamento sin dall'origine.
Il coraggio necessario è nutrito dalla volontà della quale disponiamo, la quale è correlata alle risorse energetiche in nostro possesso. Tale volontà può essere fortificata attraverso la disciplina e qui nasce l'utilizzo degli strumenti esistenti, atti a tale scopo.
La corrispondenza fra questi tre aspetti può essere alimentata in un circuito infinito, poiché, di rimando, la volontà nutre il coraggio e quest'ultimo intensifica il desiderio.
Va da sé che se non ci interessiamo alla nostra salute, tutto quello che ho detto non può trovare compimento poiché vengono a mancare le radici.
Se non è questo un percorso iniziatico, cos'altro lo è?
"Qui si vuole fare accenno ad un radicale cambiamento di paradigma!
Si intende mettere in discussione tutto il modello di vita che ci è stato servito sul piatto da quando siamo nati"
Hai detto niente! Proprio qui sta il "busillis": il problema è che la gente non intende affatto mettere in discussione il suo modo di vivere, soprattutto se questo significa stravolgere abitudini alimentari cementate negli anni.
Si va alla ricerca di ogni possibile soluzione ai propri problemi, ma piuttosto che cambiare abitudini alimentari (sia mai! "Mica l'alimentazione sarà così importante! Del resto i medici mica ti chiedono come mangi, si limitano a tirarti dietro pasticche varie a seconda del disturbo diagnosticato, quindi significa che l'alimentazione non conta poi tanto!", tutte cose sentite realmente) la gente si affida a pietre magiche, ultimi ritrovati della scienza, pratiche astruse, ecc...
Tutte cose che, purtroppo per loro, non serviranno. Dato che se non si eliminano le cause alla base dei propri problemi è inutile star lì a cercare di nascondere la polvere sotto il tappeto attraverso i farmaci o altre soluzioni inconcludenti e inefficaci.
E le cause dei nostri problemi di salute stanno praticamente tutte (o quasi) in ciò mangiamo. E soprattutto in ciò che non mangiamo.
Lo diceva del resto colui che è ancora oggi considerato come il padre della medicina, ossia Ippocrate: "Fà che il cibo sia la tua medicina, e che la tua medicna sia il tuo cibo". Insegnamento preziosissimo che purtroppo è sistematicamente bistrattato.
Fefochip (ciao):
"ma scusa rispondimi in un ottica di evoluzionismo che senso ha tornare alle origini ?"
Direi che il senso è più che palese: ossia riportare il nostro organismo a una condizione di salute ottimale. Ci siamo evoluti, dici. Ma come? La maggior parte del cibo che la persona media assume ogni giorno è pura merda. Che gli rovina la salute e presto o tardi la manderà all'ospedale. Bell'evoluzione, non c'è che dire.
Nonostante i millenni trascorsi, a tutt'oggi è chiaro (se già non lo fosse) che gli alimenti che favoriscono e mantengono la salute dell'uomo sono i vegetali, mentre al contrario quelli che gliela rovinano sono i prodotti di origine animale in genere.
Tralasciando altri fattori quali alcool o fumo, che escluderei dal discorso.
E non lo invento io, ma sono i dati che emergono dalla letteratura scientifica. Se poi uno preferisce fare orecchie da mercante perchè questa realtà dei fatti non gli è gradita dato che punta il dito contro i suoi cibi preferiti, fatti suoi. L'importante è essere informati, poi uno sceglie sul da farsi come gli pare.
Ribadisco in pratica ciò che già ti avevo scritto negli altri articoli.
"in generale è verissimo tuttavia stili di vita uguali o simili portano a livelli di salute diversi se non a malattie da una parte e salute dall'altra. come mai?"
Non mi risulta che se delle persone, per quanto diverse tra loro, aumentano frutta e verdura e diminuiscono (o ancora meglio eliminano) i prodotti animali alcune di esse ne giovano e altre ne traggono danni. Forse può essere (come ho sentito) che alcune persone, con una situazione intestinale da brividi, quando cambiano la loro alimentazione (specie se dall'oggi al domani) possano risentire momentaneamente in negativo di questo cambiamento, perchè devono dare il tempo alla loro flora batterica intestinale di adeguarsi, e non è certo cosa ottenibile, appunto, dall'oggi al domani, ma dipende da quanto messo male uno è.
"quindi ancora una volta che senso ha parlare di dieta ideale per tutti ?"
E che senso ha parlare di dieta ideale per i cavalli, le galline, le vacche, i maiali, le tigri, ecc ecc...? E' ovvio che a seconda del luogo in cui vivono questi animali si cibano in modo diverso: i cavalli invece di brucare erba mangiano carne se si trovano a certe latitudini, le tigri idem, se si trovano in ampie aree verdeggianti brucano e salgono sugli alberi in cerca di frutta... Mmmh, direi di no.
Ogni specie animale ha un suo cibo detto "specie-specifico" e da quello bene o male non si discostano, mentre questo non dovrebbe valere per l'uomo, non si capisce perchè. Forse che noi umani non siamo una sola specie ma al genere umano appartengono specie diverse ognuna col suo cibo elettivo e non esiste che per tutti sia valida un'alimentazione almeno di base?
Ciao. Grazie per il tuo contributo.
L'articolo avrei voluto scriverlo tempo fa, tuttavia mi sono deciso solo ora, motivato effettivamente dal desiderio di provare a dare il mio apporto nel ginepraio di chiacchiere spesso assurde che leggo anche su queste pagine quando si parla di medicina e salute.
Sono oramai fin troppo consapevole delle misure circa la meschinità che l'essere umano medio ripropone ogni qualvolta sente che vengono minate le sue infondate certezze.
A tal proposito, invece che attaccare lo stile di vita di qualcuno in particolare, ho preferito proporre un differente approccio al tema.
Come tu dici, qui sta il busillis.
Lo sappiamo, ci vuole il tempo che serve, ma piano piano, qualcuno inizia a svegliarsi.
Sull'argomento alimentazione, inutile raccontarcela fra di noi poichè sappiamo già come stanno le cose.
Una precisazione però vorrei farla, se non hai nulla in contrario.
I problemi inerenti eventuali scompensi quando si decide di concentrare le proprie scelte di cambiamento in direzione di una differente alimentazione, sono a mio parere da inquadrare in un campo di variabili un po' più vasto di quello che hai disegnato tu nel confinarlo all'adattamento della flora batterica intestinale.
Affinché qualcuno realmente interessato possa trarre informazioni utili per sé stesso, vorrei spendere qualche parola in più.
L'adattamento della flora batterica gioca, tutto sommato, un ruolo abbastanza marginale nell'alveo dei motivi per i quali possono crearsi scompensi in seguito ad un cambiamento in atto.
Sarebbe troppo complesso affrontare qui un discorso di natura psicologica, inerente le motivazioni che portano ogni singolo individuo di fronte alla scelta.
Diciamo che una discreta casistica di scompensi è in realtà da ascrivere proprio alla mancanza di consapevolezza di fronte alle ragioni più importanti che dovrebbero, insieme, scaturire nella corretta scelta alimentare.
Tale scelta non troverà ostacoli ed inconvenienti di alcun tipo se avremo opportunamente approfondito la questione da un punto di vista tecnico e se saremo opportunamente motivati dal rispetto per noi stessi e per la vita entro la quale siamo immersi.
Da un punto di vista organico invece, dobbiamo sapere che, grazie alla conoscenza del concetto di tossiemia, possiamo evitare di farci seriamente del male nel tentativo di volerci migliorare la vita.
l'organismo dell'essere umano medio è tendenzialmente sempre in regime tossiemico.
Quando iniziamo a fare scelte corrette il nostro organismo riconosce il momento propizio per liberarsi di tutto il male che gli abbiamo fatto. Una corretta alimentazione stimola in tal senso i processi depurativi del corpo, il quale immette nel sangue tutti i veleni accumulati nel tempo.
Questa, a livello organico, è la causa più importante legata agli eventuali scompensi.
Il cambiamento va fatto gradualmente proprio per evitare che il nostro organismo, attraverso i processi metabolici, decida di liberarsi dei nostri errori con eccessiva intensità.
Molte persone imputano il fallimento della loro scelta al nuovo regime alimentare, quando in realtà ignorano come tale cambiamento debba essere supportato da un approccio che deve necessariamente essere commisurato al regime di concentrazione tossiemica iniziale.
Grazie, a tutti.