di Claudio Negrioli
Qualche settimana fa osservavo, dal luogo dove svolgo la mia attività, un insolito andirivieni di Humvee e Dodge cabinati targati AFI, con a bordo giovanotti in mimetica da lavoro, appartenenti alla forza aerea Usa in Italia, che percorrevano, come in piccolo convoglio, la strada in salita che porta ad una delle tante basi minori disseminate quà e là sul nostro territorio: precisamente alla Air Force Base
Monte Corna Grole.
Questa base minuscola è attrezzata con un traliccio di 75 mt. che funge - anzi fungeva - da ponte radio per telecomunicazioni ad uso dei velivoli militari, e per questo era fornita di grossi padiglioni che, fissati a varie altezze, le davano la sembianza di una grottesca Tour Eiffel con gli orecchioni a sventola.
Orbene, i giovani lavoratori a stelle e striscie erano lì - lo scoprii presto con l'ausilio di un binocolo, una volta tanto e incredibilmente, dopo 50 anni passati ad attaccargliene piuttosto che a toglierne, a questo obbrobrio metallico che si erge sulla più alta e bella collina - per smontare gli orecchioni e tutti gli orpelli vari attaccati ...
In capo ad una settimana i lavori di smontaggio erano terminati, vedevo passare questi Dodge coperti, ... ... che evidentemente si portavano via i pezzi buoni, patrimonio dello zio Sam.
Tutto il resto, il ciarpame metallico mescolato ai cavi, fa ora brutta mostra di sè accatastato alla rinfusa sul piazzale della mini-base Usa.
Mi ricordo come, la prima mattina che vidi gli uomini arrampicati sul “Radar”, come lo chiama erroneamente la gente del posto, e li sentii picchiare con gli utensili vedendo nel contempo le funi che calavano a terra, capii che stavano disarmando la torre e pensai: Che sia la volta buona che se ne vanno? O non sarà che magari smontano questi per mettere qualche altra diavoleria peggiore ancora? Mah... sarebbe troppo bello!
Invece, se ne sono andati per davvero, alla chetichella, perchè - ho saputo dai soliti ben informati - sarebbe scaduto il contratto cinquantennnale dell'obbligazione militare, e l'ente locatario non lo avrebbe rinnovato, pare.
Oppure più semplicemente non sanno più che farsene del costoso e oramai obsoleto traliccio, sostituito dai satelliti e dagli Awacs, per cui magari sono stati loro - leggasi AIR Force - a non rinnovare.
Come che sia, sta di fatto che ora la base è fantasma, e il tutto sa di fine di una epoca di occupazione, se pure soft, che noi abitanti del paesino mantovano abbiamo visto e vissuto, devo, ad onor del vero, dire con quasi nessun screzio tra loro, i soldati e noi, la popolazione.
A proposito dello sbaraccamento degli "Americà", qualcuno, sempre tra i locali ben informati, dice che smonteranno anche il traliccio e poi l'area sarà venduta e fabbricabile.
Chissà, intanto io non posso fare a meno di collegare questo fatto di ben augurante smobilitazione con quanto sta accadendo in ben più grande scala a Vicenza, dove leggo ora, da un comunicato dell’
ANSA, la buona nuova che l'ampliamento dell'aeroporto militare Dal Molin non si farà, almeno a quanto afferma ufficialmente il Tar della regione Veneto, motivando il rifiuto con un "nessuna traccia documentale di supporto è stata riscontrata" sull'atto di consenso "presentato dal Governo Italiano a quello degli Stati Uniti d'America, espresso verbalmente nelle forme e nelle sedi istituzionali".
Il Tar ha così accolto il ricorso presentato nel settembre 2007, con aggiunte successive, dal Codacons Veneto e dall'Ecoistituto 'Alex Langer' di Mestre. Per il presidente del Codacons Carlo Rienzi "é una vittoria di tutti i cittadini", per quello dell'Ecoistituto, Michele Boato, "Davide ha fermato Golia".
Il sindaco Variati, giustamente contento, ha rilevato che "il bando di gara non avrebbe rispettato le normative italiane ed europee, il progetto alternativo promosso dal commissario straordinario Paolo Costa non risulta agli atti. Non è chiaro, inoltre, rileva Variati, "su cosa si sarebbe espressa la Regione... è notevole l'impatto ambientale sul traffico, sull'inquinamento e sulle falde acquifere, rispetto al quale si esprime preoccupazione, mancando del tutto la documentazione necessaria".
"Non c'é stata, infine, una consultazione della popolazione", dice ancora Variati, annunciando inoltre per ottobre un referendum consultivo per i cittadini di Vicenza, ora governata dal centrosinistra che ha scalzato il centrodestra di Enrico Hullweck (FI).
Ovvio che gli anti Dal Molin giustamente e per ora esultino, con in testa Cinzia Bottene portavoce dei NO Dal Molin che dice "Finalmente giustizia è stata fatta".
Una sentenza "che difende la legalità più volte calpestata", rincara il Presidio Permanente No Dal Molin. Di battaglia vinta parlano anche Rete Lilliput, Verdi, Prc, Pdci, Sinistra Democratica e Legambiente.
Per contro, il lobbista Comitato per il "Sì Dal Molin" annuncia l'avvio di una raccolta firme e di azioni di "controinformazione".
Questi lobbisti erano talmente sicuri di farcela, complice il fù governo Prodi, che non erano andati tanto per il sottile con le procedure, tanto è vero che sempre il Tar ha giudicato illeggittimo il bando di gara scrivendo: "Poiché effettuato senza la procedura di evidenza pubblica prevista dalla legge".
Bocciato e sospeso pure il consenso "espresso dal Governo nella persona del presidente del Consiglio Romano Prodi, poiché dato in 'modo verbale'.
Un modo che il Tar definisce 'extra ordinem', così come illegittima è "l'autorizzazione rilasciata da un dirigente del Ministero della Difesa senza una assunzione di responsabilità formale e scritta del Governo".
Bene, speriamo in una lieta fine del Dal Molin e tanto meglio se questo dispiacerà a molti illustri italioti, in capo a tutti il nostro benemerito maculato, che ebbe a dire non più tardi di qualche mese fa: "La decisione e' stata presa, sulle modalita' di attuazione si discute e si decide insieme con la parte americana”. E ancora alludendo "simpaticamente" ai No Dal Molin: "Le manifestazioni di piazza sono legittime, ma è fuorviante farne il sale della democrazia".
Sembra davvero che un vento nuovo inizi timidamente a soffiare, speriamo e trepidiamo a che non venga ancora una volta sbarrato e spento dalle tele malefiche, che c'è da giurarci, tenderanno ancora una volta con solerzia di servo i nostri Capi collusi e succubi dell'Impero, oramai in agonia, ma che loro non lasceranno mai, dovessero trascinare pure tutti quanti noi all'Inferno.
Claudio Negrioli [Clausneghe]