Se qualcuno si domandava la ragione per l'improvvisa "generosità" di Sharon, nell'aver obbligato i coloni di Gaza a rientrare in terra d'Israele, forse ha trovato una parte della sua risposta. E di ieri la notiza di una violenta protesta ufficiale, da parte della leadership palestinese, per l'improvvisa "annessione" fatta dalla autorità israeliane - senza chiedere niente a nessuno, ovviamente - di una fetta di territorio palestinese, attorno a Gerusalemme Est.
La motivazione data dagli israeliani è stata molto semplice: abbiamo bisogno di quel territorio - che loro chiamano E1 - per farci passare il muro di cinta, che deve poter arrivare ad includere la colonia di Maale Adumim, che altrimenti resterebbe isolata. Peccato appunto, che per "raggiungere Maale Adumim", ... ... un "settlement" di quasi 30,000 coloni israeliani, il muro venga a segare in due la terra che collega Gerusalemme Est alla maggior parte dei territori della Cisgiordania.
I palestinesi che vivono arroccati a Gerusalemmme Est si sono da sempre rifiutati, nella grande maggioranza, di prendere "cittadinanza" israeliana, poichè sperano ancora di vedere un giorno quella città diventare la capitale del loro tanto agognato stato.
Nel frattempo però la storia marcia in direzione del tutto opposta, e il loro territorio sta venendo progressivamente spezzettato, diviso, macinato, frammentato, finchè un giorno ci si domanderà probabilmente dove mai è finita quella tutta quella terra che ancora era rimasta ai palestinesi dopo la Guerra dei Sei Giorni.
La tragedia è che tutto ciò si svolge ormai alla piena luce del sole, senza nemmeno più la minima parvenza di un'autorità internazionale che si occupi del problema, con l'Europa che finge ormai sistematicamente di non vedere, e con gli Stati Uniti che continuano nel loro ipocrita gioco di dire agli israeliani "cattivi, non si porta via la terra degli altri", mentre nella sostanza gli permettono comodamente di farlo.
I palestinesi continueranno così ad essere schiacciati, frustrati, umiliati e repressi, nella cieca speranza, da parte dei sionisti, che un giorno semplicemente si arrendano allo stato di fatto. C'è invece il rischio che in questo modo le tensioni non facciano che accrescersi, e che l'infinito braccio di ferro, per quanto sempre più spietatamente a favore di Israele, continui finchè ne rimanga in vita soltanto uno di loro.
Finchè non saranno gli stessi ebrei a liberarsi una volta per tutte di quel cancro maledetto, il sionismo, che li divora dall'interno, e che ormai ha fatto il suo tempo, per nessun di loro si potrà mai prospettare un solo pomeriggio di pace e tranquiltà all'ombra degli ulivi della "Terra Promessa".
Ma forse a loro piace proprio così.
Massimo Mazzucco
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