Questa la
trasmissione su RSA, in cui abbiamo commentato a caldo la puntata di Omnibus. [Chiedo scusa, mi sono dimenticato di tagliare la musica in testa]
AGGIORNAMENTO: ci ha scritto Tom Bosco (in coda all'articolo).
Sarà stata l'ora barbina, sarà che le aspettative erano altre, ma la puntata di Omnibus di questa mattina dedicata all'11 Settembre è sembrata più che altro una discussione in acido con Aribandus: dopo una battuta e mezza - non due, signori, una e mezza - il discorso era già stato portato fuori strada di mille chilometri, da due ciarlatani qualunque che hanno solo saputo rimettere l'unico disco che in questi giorni sembra essere a disposizione di chi sta cercando disperatamente di arginare la marea montante che vuole chiarezza sull'undici settembre.
Nel momento infatti in cui l'audience di Matrix ha risposto positivamente alla prima, seppur ambigua, puntata sull'argomento, e ha poi premiato la scelta di insistere con la seconda, aprendo la strada alla terza, è stato chiaro a tutti che il pubblico sente un bisogno di chiarezza inconscio su questo argomento, ... ... e che da oggi questo non può che diventare sempre più conscio. In questo genere di meccanismi, indietro non si torna mai. L'unico modo di arrestarli, in questo caso, sarebbe di tornare a mettere il bavaglio alla TV, ma questa è ormai ostaggio di sè stessa - degli ascolti - e quelli hanno la precedenza su tutto il resto.
Non resta quindi che sedersi ed aspettare con calma, ed è per questo che ci possiamo permettere di prendere con relativa allegria quello che è stato in realtà un incubo assoluto, cioè la puntata di Omnibus di questa mattina.
Talmente triste, da un punto di vista professionale, che bene avrebbe fatto Tom Bosco ad un certo punto ad alzarsi ed andarsene, visto che era stato invitato ad una trasmissione sull'11 settembre, mentre di tutt'altro si stava parlando. Ma ha fatto benissimo a non farlo, naturalmente, e ad attendere paziente il momento giusto per piazzare con chiarezza un concetto che da solo è valso tutta la trasmissione: antiamericani a chi? - ha detto Bosco - visto che sono proprio loro, uno su due ormai, a chiedere con forza sempre maggiore una riapertura del caso?
Quando di colpo arriva una cosa semplice e sensata, in mezzo alla follia dilagante, questa viene recepita con ancora maggior efficacia.
Resta il fatto che un conduttore che "non si accorge" che per trentacinque minuti su cinquanta l'argomento di cui si parla non è quello previsto, dovrebbe decisamente cambiare mesteire.
Bisogna anche dire che la calma di Bosco, paradossalmente, ha permesso al simpatico Panella di farsi clamorosamente del male da solo, e pure tanto. Così preoccupato doveva essere il nostro "islamista" dalle incombenti argomentazioni sul Pentagono, che ha fatto che mettere le mani avanti e ammettere tout court che l'amministrazione americana potrebbe aver avuto i suoi buoni motivi per mentire.
Ohibò - veniva quasi da dire - ma allora la trasmissione è finita, e possiamo tornare tutti a casa.
Quando infatti si è accorto di essersi scoperto un pò troppo il fianco, e che Bosco a quel punto avrebbe potuto impallinarlo in qualunque momento, Panella si è affrettato ad introdurre un distinguo talmente capzioso da far apparire le note acrobazie di Woytila, sulla differenza fra anti-giudaismo e anti-semitismo, delle grezze argomentazioni preistoriche: attenzione a non confonderci, ci diceva Panella, qui l'unico vero problema è che c'è una discrepanza fra la versione ufficiale e i fatti reali, nient'altro.
Nient'altro? Mi scusi un attimo, buon uomo, ma quella roba lì, in termini popolari, non si chiama bugia?
Se tu mi discrepi mentre mi racconti quello che è successo, non mi stai cacciando una palla colossale?
Più triste ancora è stato il vice-direttore di Panorama, evidentemente illuso dal titolo altisonante, o forse dal contatto fugace con qualche spia riciclata da Hollywood, di essere informato direttamente su quello che "davvero" succede dietro le quinte. Ma certo, come no? A lui lo vanno a raccontare, chi davvero ha fatto gli attentati. Nemmeno al direttore, per dire, ma al suo vice, così magari - secondo la prassi - dopo lo aggiorna lui. E se per caso lui fosse stato fuori ufficio, vuoi vedere che lo lasciavano detto direttamente alla segretaria?
"Qui è la CIA, buongiorno. Dica perfavore al direttore - oppure al suo vice, tanto è lo stesso, ci fidiamo - che a buttare già le torri è stato un certo Khalid…."
"Chi scusi?"
"Khalid, signorina, scriva. Kappa come katarro, acca come accademia, …."
Ma sul finale, mentre Panella era ormai perso a litigare da solo con i protocolli di Sion, è stato lo stesso Bongiorno a regalarci la perla assoluta, indimenticabile, suprema, che vogliamo subito incorniciare accanto al faccione tumefatto (dagli schiaffi che ha preso, per non saper tenere in mano un mitra) di Johnny "er panza" Al-Zarquawi.
"Come si può credere alle teorie complottistiche? - ha detto in parafrasi il beato Bongiorno - Lo sanno tutti che l'America è un paese democratico, e che è molto difficile che lì una bugia resista più di 24 ore!"
Vabbè, cosa gli vuoi dire a quel punto? Ah che pirla, non ci avevo pensato! E io che sono qui a dannarmi da 5 anni per niente?
Per fortuna almeno che ogni tanto c'era la pubblicità.
Massimo Mazzucco
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Da parte di Tom Bosco
Salve, ho letto con attenzione tutti i vostri messaggi, anche i più critici, e devo dire che fa piacere sentirsi sorretti da un gruppo come questo nella nostra comune avventura: ci si sente meno soli, e la voglia di lottare raddoppia. Vorrei raccontarvi in due parole come ho vissuto io l'esperienza di Omnibus.
Dopo che nei giorni precedenti avevo discusso col buon Max (che non ringrazierò mai abbastanza per il suo aiuto e la sua disponibilità a farmi da “sparring partner”) su cosa dire e cosa evitare come la peste, sugli elementi più solidi e meno confutabili da presentare durante la trasmissione, e soprattutto sull’importanza di non perdere la calma e farsi trascinare in qualche sterile polemica (più di una volta, nella nostra simulazione in cui lui faceva il Taradash di turno, si interrompeva per avvertirmi: “attento... ti stai riscaldando troppo… mantieni la calma…”) è infine giunto il momento della verità. Com’è andata, lo avete visto tutti: di fatto si è manifestata l’unica variabile che non avevo preso in considerazione, e cioè la totale incapacità da parte del conduttore di coordinare gli interventi assegnati col relativo tempo a disposizione di ognuno, e di moderare (nel vero senso della parola) il dibattito fra i presenti.
Mettiamola così: vista con l’occhio di chi da anni segue la questione dell’11 settembre, come tutti noi, e auspicava che la trasmissione fosse finalmente l’occasione giusta per esporre con forza le argomentazioni che ci stanno più a cuore, l’esito potrebbe apparire piuttosto deludente; credo però che lo spettatore medio, quello in parte o del tutto ignaro delle controversie che circondano ormai da anni la versione ufficiale dei fatti, abbia comunque potuto cogliere l’importanza e la fondatezza dei pochi elementi che siamo riusciti a presentare nel tempo a noi concesso, nonché l’assoluta mancanza di argomenti da parte dei nostri oppositori. Mi domando, ad esempio, che impatto possano aver avuto su coloro che non le avevano mai viste (al contrario di tutti noi) la famosa intervista a Larry Silverstein che ammette di aver “tirato giù” l’edificio 7 del WTC, le immagini del crollo e i commenti dei pompieri di New York.
Di fatto, nel loro delirio Panella e Bongiorno sono riusciti a fare delle affermazioni a dir poco clamorose, come ad esempio che sia del tutto normale che la versione ufficiale dei fatti non corrisponda alla realtà degli stessi, o che è stato sicuramente bin Laden il mandante e organizzatore degli attentati, ma il Pentagono sarebbe stato colpito da un missile; penso inoltre che quel commento finale sui militari non sia stato molto apprezzato da chi ha indossato o indossa una divisa… insomma, è pur vero che questi signori hanno fatto di tutto per impossessarsi del tempo a disposizione e dirottare il dibattito il più lontano possibile dall’argomento fissato, ma i toni e i contenuti con cui l’hanno fatto li ha qualificati per quello che sono, e a molti telespettatori questo non è sfuggito.
Ad ogni modo, del senno di poi son piene le fosse, quindi farò tesoro di questa esperienza che mi tornerà sicuramente utilissima alla prossima occasione… se ci sarà. Per quanto mi riguarda, penso che un contegno educato e rispettoso paghi di più della rissa verbale, ma naturalmente la prossima volta fisserò dei limiti ben stabiliti prima di accettare qualunque altra partecipazione televisiva e, se necessario, alzerò un po’ più la voce. La partita è appena iniziata, e non credo mancheranno le occasioni per segnare punti pesantissimi a nostro favore…
Tom Bosco