di Marco Cedolin
Devo confessare di essermi sentito profondamente imbarazzato, facendo parte della folta schiera di coloro che nutrono (a torto o ragione) la velleità di fare informazione, ogni qualvolta durante gli ultimi mesi ho deciso di aprire un giornale, ascoltare un TG o visionare qualcuno fra i “grandi” blog che fanno tendenza sul web.
Ancora più di quanto non fosse accaduto in passato, penso ad esempio alla vigilia elettorale del 2006, sembra non possa più esistere notizia, di politica nazionale ed estera, di ambiente, di costume, di gossip (ormai vero re di prime pagine e palinsesti) e perfino di musica o cinema, la cui rappresentazione riesca a prescindere dall’appartenenza al partito pro o contro Berlusconi di colui che si ritrova a veicolarla. Mai come durante questa torrida estate, tutto il mondo dell’informazione che conta e buona parte di quello che aspirerebbe a contare, hanno subordinato la corretta lettura degli accadimenti e la scelta degli argomenti attraverso i quali comporre i palinsesti, alla possibilità d’incidere nella loro crociata contro il Cavaliere o nella strenua difesa dello stesso.
Seguendo questo canovaccio, sulla falsariga del contenzioso fra Repubblica e Berlusconi, Repubblica e Il Giornale, Il Giornale e L’Avvenire e così via, tutti a giocare a chi urla più forte (qualcuno perfino a scrivere libri) discettando di argomenti di alto peso specifico quali scandali sessuali, escort ed altro materiale che fino a qualche tempo fa sarebbe risultato esclusivo appannaggio dei giornaletti di gossip destinati alle letture balneari. Tutti a vaticinare l’annientamento della libertà di stampa, mentre in realtà ad essere stata annientata (per decisione quanto mai pluralista) è solamente la possibilità di scrivere qualcosa d’intelligente ... ... che prescinda dalla demonizzazione o beatificazione di Berlusconi e vederlo pubblicato su un qualche giornale di quelli che escono la mattina in edicola, tutti pariteticamente finanziati con i soldi delle nostre tasse.
Eppure anche durante gli afosi mesi estivi, vissuti fra prime pagine strabordanti di presunti scandali sessuali e prese di posizioni di questo o quell’altro intellettuale a la page a difesa della libertà di stampa, non sono mancate le notizie sulle quali riflettere, notizie di un certo peso, spesso ignorate dai grandi media in quanto poco adatte a demonizzare o beatificare Berlusconi.
La crisi economica (determinata dal crollo del modello di sviluppo basato sulla crescita) continua ad approfondirsi, nonostante tutte le marionette poste ai vertici della BCE, della UE, della Banca d’Italia, di Confindustria e di un’altra mezza dozzina di organismi di rapina camuffati da istituzioni, continuino a profondersi in proclami nei quali assicurano che “ormai il peggio è passato” e il futuro si sta tingendo delle tinte rosee dell’imminente ripresa. Al ritorno dalle proprie vacanze gli italiani hanno così potuto apprezzare i primi segnali della ripresa nella loro vera interezza, sotto forma di svariate decine di aziende che non hanno neppure riaperto i battenti ed almeno 200. 000 nuovi disoccupati nei più svariati settori.
Il presidente americano “buono”, Obama, dopo essersi arrogato il diritto di controllare la rete internet a suo piacimento, mossa che nessuno aveva osato prima di lui, ha continuato a portare la morte in Afghanistan in maniera se possibile ancora più massiccia di quanto non accadeva con il presidente “cattivo” Bush, facendo si che bruciare vivi quasi un centinaio di civili attraverso le bombe della Nato continui a rimanere un esercizio di ordinaria amministrazione. Sempre nel protettorato dell’Afghanistan l’amministrazione americana è riuscita perfino a condurre lo svolgimento di “libere e democratiche” elezioni, destinate certo a passare alla storia non solo per il cospicuo numero di morti ammazzati dagli uni e dagli altri che le hanno contornate, ma anche per la quantità di settimane (molte, solo gli USA durante il contenzioso Al Gore/Bush seppero fare meglio) necessarie perché venissero resi noti i risultati delle stesse.
In Bretagna l’inquinamento derivante da alghe tossiche ha raggiunto livelli talmente allarmanti da provocare l’immediata morte di uno sventurato cavallo che aveva avuto l’imprudenza di correre su una spiaggia da esse impregnata, ma la notizia è rimasta confinata in qualche trafiletto nelle pagine nascoste dei giornali. Sempre in Francia dopo le perdite a ripetizione di materiale radioattivo della scorsa estate, lo scorso 8 settembre una centrale nucleare a Dieppe è perfino andata a fuoco, ed in questo caso il trafiletto è diventato una stringa modello sms.
Sulla tragedia di Viareggio, il cui bilancio è salito nel frattempo a 31 vittime, è stato steso un cono d’ombra mediatico pressoché completo, destinato a coprire le gravissime responsabilità delle Ferrovie di Stato del “buon” Moretti. Nel frattempo gli sventurati rimasti senza casa e senza lavoro in seguito all’esplosione, non hanno ancora ricevuto un euro d’indennizzo, nonostante la società americana Gatx (responsabile dell’incidente insieme alle FS) abbia già versato del denaro.
Stando alle motivazioni della sentenza del processo per la morte di Gabriele Sandri rese note oggi, al termine del quale l’agente Spaccarotella è stato condannato a 6 anni per l’omicidio volontario del giovane, l’agente avrebbe sparato da una piazzola di sosta all’altra (con in mezzo un’intera autostrada) con il solo intento di colpire le ruote della macchina sulla quale si trovavano i tifosi laziali. Poco importa che durante il processo fosse emerso come dalla posizione in cui si trovava il poliziotto quelle ruote sarebbe stato impossibile perfino vederle. In Italia la giustizia è sempre più un diritto personalizzato (penso al processo di Bolzaneto, alla scuola Diaz, alla sentenza sul TAV del Mugello) ed i giudici rimangono una casta d’intoccabili anche quando sbagliano o intraprendono ardimentose carriere politiche in grado di portarli a diventare perfino pessimi ministri.
Infine, si tratta di una notizia piccolina, di quelle che sicuramente non possono ambire neppure ad un trafiletto sms, però la sua gravità è tale da farle meritare un paginone nel mio “quotidiano immaginario”, la lobby degli inceneritoristi sembra essere riuscita definitivamente ad impedire a Stefano Montanari di condurre le proprie ricerche sulle nanoparticelle. Il microscopio sul quale il dott. Montanari e sua moglie lavorano, acquistato mediante le donazioni di migliaia di cittadini durante un anno di tournè insieme a Beppe Grillo, verrà infatti sottratto alle sue ricerche (quelle riguardanti le nanoparticelle per cui i donatori avevano tirato fuori i soldi) per essere donato all’Università di Urbino che lo destinerà ad altri usi, certamente più politicamente corretti. Il tutto nel silenzio assordante di buona parte del “mondo ecologista” compreso lo stesso Beppe Grillo che insieme a Montanari i soldi per il microscopio aveva contribuito a raccoglierli.
Marco Cedolin
http://ilcorrosivo.blogspot.com/
http://marcocedolin.blogspot.com/
(I link ai vari articoli citati verranno aggiunti in seguito)
E' necessario essere iscritti e loggati per postare commenti.