C’è una barzelletta, terribile e splendida, che dice:
Vorrei tanto morire nel sonno, come mio nonno, e non urlando di terrore, come i suoi passeggeri.
Ebbene, una volta di più possiamo affermare che la realtà supera la fantasia. Qualche giorno fa i passeggeri di un volo interno delle Hawaii hanno passato dieci minuti particolarmente tesi, quando si sono accorti che invece di compiere le solite manovre di avvicinamento alla pista di atterraggio, l’aereo ha oltrepassato l’isola a cui erano destinati, e ha continuato tranquillamente a volare nella stessa direzione, senza scendere di quota.
Solo dopo che l’agitazione fra i passeggeri ha raggiunto un certo livello, l’aereo ha fatto una inversione a “U” ed è regolarmente atterrato allo scalo previsto.
Pare che ambedue i piloti si fossero addormentati ai comandi.
La compagnia aerea GO!, responsabile del volo, ha fatto sapere che parlerà solo dopo che sarà terminata l’inchiesta, ma dalla torre di controllo si è saputo che già da qualche minuto prima della prevista manovra di approccio ... ... i piloti non rispondevano più alle loro chiamate.
Il fatto è ancora più clamoroso in quanto si trattava di un volo molto breve, di 25 minuti in tutto. Sarebbe ancora comprensibile addormentarsi ai comandi dopo 4 ore di pilota automatico su una rotta transatlantica, ma nel caso delle Hawaiii i piloti devono essere necessariamente crollati di colpo – ambedue! – poco dopo aver raggiunto la quota di crociera.
Già l’anno scorso due piloti di una piccola compagnia della Florida erano stati sospesi per “aver guidato in stato di ebbrezza”: invece di rispettare le regolamentari ore di sonno, prima dell’imbarco, avevano passato la notte giocando al casinò, e da lì erano andati direttamente in aeroporto, ubriachi fradici.
Era stato un addetto alla sicurezza, colpito dall’alito decisamente “alterato” di uno dei piloti, ad avvisare i responsabili della compagnia, i quali hanno fatto trovare allo scalo di arrivo dei poliziotti, che hanno subito eseguito sui piloti il test del fiato previsto per gli automobilisti.
A parte i due ubriaconi, negli Stati Uniti il problema dello stress del personale di volo pare essere mille volte più grave di quanto si possa immaginare, ed è chiaramente addebitabile alla guerra senza tregua sulle tariffe, che obbliga le piccole compagnie aeree a risparmiare su ogni voce possibile, obbligando nel contempo i propri equipaggi ad un superlavoro che va ben oltre i limiti previsti dalle norme di sicurezza.
Massimo Mazzucco