Un Hercules C-130 pesa, a pieno carico, 70 tonnellate, poco meno di un Boeing 757, ed ha un'apertura alare praticamente identica, di 40 metri. In compenso, invece dei due Pratt&Whitney da 5 tonnellate l'uno, porta appesi alle ali quattro turboelica Allison che ne pesano tre ciascuno.
Al momento di colpire un edificio, quello che conta di più, oltre all'apertura alare, sono proprio i motori, che sono dei veri proiettili d'acciaio rovente, praticamente indistruttibili, in grado di tranciare strutture portanti anche di una certa solidità.
Eppure, un edificio "qualunque" di Tehran si è digerito un intero C-130, con oltre cento passeggeri a bordo, senza scomporsi più di tanto. L'incendio dopo un pò si è esaurito, e l'unico vero dramma è stato quello della conta delle vittime. L'edificio, come tutti hanno visto, è ancora lì.
Se si confronta questo caso a quello delle Torri Gemelle, dovrebbe diventare ancora più evidente la bestemmia ingegneristica ... ... che si pronuncia nel sostenere che queste siano crollate a causa dell'impatto degli aerei. Non solo i calcoli, in casi del genere, vengono fatti 5 o 6 volte in eccesso, ma la struttura dell'intero edificio era stata concepita proprio per permettere una immediata redistribuzione del carico, in caso anche di multiple perforazioni della maglia esterna, su tutta la struttura restante.
Tant'è vero che le Torri, dopo aver ondeggiato e scricchiolato per un paio di minuti, si sono rimesse tranquillamente in equilibrio, come se nulla fosse successo.
Poi c'è la storia del "calore infernale", che a lungo andare avrebbe ammorbidito i 40 piloni centrali di supporto, fino a farli piegare come barre di cioccolato dimenticate al sole di Ferragosto. Ma è, appunto, soltanto una storia: quando il fumo diventa nero, lo sanno anche i bambini dei pompieri, vuol dire che l'incendio si è esaurito, e quello delle Torri lo aveva fatto da talmente tanto tempo, che nella stessa voragine provocata dagli aerei si vedevano persone affacciarsi, vive e vegete, alla ricerca di aiuto. Non si è mai sentito di un tipo di calore "retroattivo", che faccia effetto venti o trenta minuti dopo essere stato applicato alla materia.
Se l'acciaio non si è piegato quando era al massimo dela temperatura, non lo ha certo fatto quando ormai la gente gli passava accanto, senza per questo incendiarsi come un mortaretto a Capodanno.
Sia chiaro, queste brevi righe non vogliono essere una "dimostrazione" tecnica dell'impossibilità per le Torri di esser crollate a seguito degli incendi. Quella, come molti sanno, si ottiene per ben altre vie. Quando un presunto crollo passivo viola così platealmente una mezza dozzina di leggi fisiche, fra cui la seconda legge della termodinamica, o si accettano i "miracoli" (nella definizione filo-logica, non religiosa), o si scarta l'ipotesi alla radice.
Qui si voleva solo mostrare come la nostra psiche sia facilmente influenzabile dai preconcetti, se non mantiene sempre attivo il suo prezioso filtro critico: siccome ci è stato detto che le Torri sono crollate per il calore, lo abbiamo accettato senza nemmeno metterlo in discussione, salvo poi arramparci sugli specchi (inventandoci "effetti martello" ben poco probabili, e attribuendo a pavimenti e scrivanie la capacità di scagliare quintali di macerie a centinaia di metri di distanza, grazie al solo peso della loro caduta), per far quadrare la realtà con la premessa ormai accettata.
Dimenticando però del tutto di stupirci, in seguito, per il mancato crollo dell'edificio di Tehran. Come mai?
Massimo Mazzucco