[size=large][color=006699]Il film "Loose Change" è ON-LINE[/color][/size]
di Roberto Toso
"Se vuoi essere un regista di successo, devi avere una storia da raccontare al mondo".
Fu questa la risposta di James Gandolfini, un noto attore americano star della fortunatissima serie tv “I Sopranos”, ad uno dei ragazzi che stavano lavorando alla costruzione del suo nuovo ristorante a New York e che gli aveva chiesto – da diciottenne pieno di sogni e dubbi sul proprio futuro qual era - di suggerirgli come sarebbe potuto diventare qualcuno, e precisamente...un famoso regista.
Il ragazzo di cui stiamo parlando è Dylan Avery, che in qualche modo avrebbe coronato di lì a breve il suo grande desiderio, diventando il regista, l'ideatore e il narratore del più popolare documentario sui lati oscuri dell'11 Settembre: Loose Change, ora alla seconda edizione.
Dylan non avrebbe davvero potuto immaginare che il suo sogno si sarebbe avverato in cosi poco tempo, … … ed ancor più sorprendente sarebbe stato il motivo.
Stimolato dall'incontro con Gandolfini, non era neanche la metà del 2002 quando iniziò a pensare al progetto; come quasi tutti i suoi compatrioti doveva ancora metabolizzare lo shock dell'attacco all'America e la conseguente entrata in guerra "contro il terrore", per la quale si era arruolato anche uno dei suoi migliori amici, Korey.
Le prime ipotesi dei siti che suggerivano un'altra realtà dietro gli attacchi dell'11 Settembre - Killtown, Serendipity, Infowars - sembravano talmente assurde a Dylan che pensò che poteva essere proprio quella una storia originale da raccontare al mondo: una fiction in cui lui ed i suoi amici avevano "scoperto" che gli attentati fossero stati architettati dal governo, immaginando di impersonare dunque quegli “svitati” che non sembravano vedere l'evidenza di aerei da 100 tonnellate e di dirottatori con tanto di fotografie, nomi e cognomi.
Come si potrà a questo punto facilmente immaginare, la storia sarebbe di lì a breve radicalmente cambiata, infatti più Dylan approfondiva i siti degli "svitati" più si rendeva conto che quelle teorie, almeno in parte, non erano poi cosi campate in aria.
La dimensione della bugia raccontata gli parve certamente enorme ed incredibile: ma erano altrettanto inspiegabili anche le anomalie denunciate dai critici, che ponevano una serie di interrogativi rimasti ad oggi in gran parte senza risposta: dal Servizio Segreto inerte mentre i Boeing volavano indisturbati per i cieli d'America, fino alla reticenza del Governo a dare voce a numerose testimonianze ed addirittura anche ad avviare una commissione investigativa, che partì dopo un anno e venne affidata ad un insider dell'Amministrazione Bush.
Perciò Dylan decise di mettere da parte la "fiction" e di continuare ad approfondire i "fatti".
Il risultato è un documentario che in soli tre mesi è stato visto da oltre due milioni di persone su Google Video - dove è saldamente tra i filmati più popolari - e che riscuote crescente attenzione da ogni parte del mondo; l'etichetta sotto cui è stato prodotto è l'azzeccato motto "Louder than words" (più forte delle parole) che è stata coniata per l'occasione da Korey Rowe, l'amico di Dylan di cui sopra che, tornato in patria dopo aver combattuto in Afghanistan ed Iraq, piuttosto disilluso dalla veridicità della "guerra al terrore" in quanto testimone in prima persona delle manipolazioni dei media ad esempio nello spacciare battaglie finte per vere, decise, pur dopo un lungo tentennamento iniziale, di condividere ed unirsi alla causa del suo amico, a cui si era intanto aggiunto anche un terzo, Jason Bermas, anche lui ventenne ed attivista da più lunga data degli altri due nel cosiddetto "911 Truth Movement".
Il film è stato distribuito in DVD solo in poche migliaia di unità, in favore della scelta di scommettere sui circuiti di file-sharing e sui siti come Google Video - con l'obiettivo della sua diffusione piuttosto che di un profitto economico - ed è una scelta che oltre a fare loro onore ha certamente dato i suoi frutti, raggiungendo la massa... e non solo.
Lo ha visto e ne è rimasto colpito un maestro del cinema, al secolo David Lynch; l'influente gruppo musicale dei Ministry ha incluso delle campionature tratte dal film in una delle loro nuove canzoni, dedicata appunto all'11 Settembre ed intitolata "Bugie, bugie, bugie", per la cui realizzazione del video hanno voluto proprio il promettente Avery; lo hanno visto migliaia di americani alle proiezioni pubbliche che i tre ragazzi stanno organizzando in giro per gli States al ritmo anche di tre a settimana ed a cui sono sempre presenti personalmente per raccogliere i pareri e le domande del pubblico dopo la visione.
I riscontri sono molto positivi: la ventata di freschezza e intraprendenza dei tre ragazzi, di cui uno veterano di entrambe le "guerre al terrore", riescono a spazzare via il timore di trovarsi di fronte ai soliti pacifisti ad oltranza o ad anti-patrioti.
Ci sono tutti gli ingredienti per la ricetta del leggendario "American Dream": un ragazzo che dal niente, col solo ausilio di un computer portatile da 1500$ e di tanta passione, realizza un documentario che ha raggiunto gli schermi di milioni di persone, in gran parte interessate, spesso colpite nel profondo, e ciò che più conta stimolate ad approfondire un argomento sul quale credevano di sapere già tutto.
Ma è un sogno americano diverso da quelli cui siamo abituati, perché non riguarda né i soldi né la luce dei riflettori.
Fatta eccezione per una intervista di un'affiliata locale della Fox, Loose Change e Dylan Avery ricevono copertura solamente dalle proverbiali radio libere americane, rimanendo ignorati dai grandi media.
Sappiamo però che Dylan non scambierebbe questo suo sogno, arrivato inaspettato e diverso da come lo aveva inizialmente immaginato, con nessun altro: è comunque diventato un regista ed ha ora un compito molto più importante da portare avanti.
Questo compito è quello di svegliare gli americani intorpiditi da dosi di propaganda quotidiana e di insinuare in essi un tarlo che li spinga a rimettere in discussione la loro convinzione sull'evento che ha cambiato il mondo.
Dylan ci sta provando con un prodotto tecnicamente molto ben fatto ed in continuo aggiornamento, impreziosito da una colonna sonora realizzata ad hoc che strizza decisamente l'occhio al pubblico più giovane, e che fa da azzeccato sottofondo alla raffica di interrogativi ed informazioni che si susseguono per quasi un'ora.
La parte iniziale del film analizza alcuni avvenimenti rilevanti accaduti prima dell'11 Settembre, cominciando dal famoso piano di guerra denominato "Operazione Northwoods", i cui documenti desecretati scorrono subito alle prime battute, per informare lo spettatore che le ipotesi che gli verranno presentate non sono poi cosi fantasiose ed inimmaginabili.
E' poi la volta dei titoli di apertura, una miscela ben riuscita di alcuni filmati televisivi del giorno degli attacchi, intervallati da spezzoni di una famosa intervista rilasciata dal grande scrittore americano Hunter S. Thompson sull'11 Settembre, su cui stava scrivendo un libro prima di morire suicida in modo poco chiaro.
Le altre informazioni, dal Progetto per un Nuovo Secolo Americano fino alle speculazioni in borsa,
preparano il terreno per la parte relativa ai dubbi sul Pentagono, visivamente accattivante grazie all'utilizzo di rappresentazioni grafiche tridimensionali combinate con le mappe satellitari di Google Earth e comprensivo di un'intervista all'istruttore di volo di Hani Hanjour.
La parte centrale, più solida e corposa, e' dedicata al crollo delle tre torri e riporta molti dei punti chiave: le testimonianze dei pompieri, alcune immagini di altri grattacieli colpiti da incendi, spezzoni video illustranti la costruzione del World Trade Center e molto altro.
C'è poi la controversa parte riguardante il Volo 93, che oltre a riportare come in tutti gli altri documentari sull'argomento le testimonianze iniziali, che contrastavano nettamente con la versione ufficiale che il volo si sarebbe schiantato dopo un atto eroico dei passeggeri, ipotizza che l'aereo della United sia atterrato a Cleveland, basandosi su rapporti della prima ora e su dati inusuali, come la bassissima percentuale di occupanti a bordo dei quattro voli.
Il regista accenna poi ad altre stranezze, come le scatole nere non rinvenute o mal funzionanti, le telefonate fatte a bordo degli aerei con i cellulari ed il video di Bin Laden trovato provvidenzialmente in Afghanistan a Dicembre 2001, dopo che erano già trascorsi dei mesi da quando l'Amministrazione Bush aveva promesso di fornire quelle prove sugli attacchi che non sarebbero mai arrivate e che le parole accondiscendenti dello Sceicco servirono a far dimenticare.
Loose Change non avrà la lucidità di un un pezzo di David Ray Griffin o l'autorevolezza di Paul Craig Roberts, ma sta rappresentando uno strumento formidabile per dare visibilità al movimento - che in parte, per chiarezza, non concorda con alcune delle ipotesi del film, soprattutto con le speculazioni sul Volo 93 ritenendole, a ragione, attaccabili - dato che, com'è noto, non si ha spesso il tempo o la voglia di leggere libri od articoli lunghi e complessi: come da copione, appunto, il film è "Louder than words".
In un'ora non si possono neanche citare molte delle questioni insolute: tuttavia, molto probabilmente, per lo spettatore medio dovrebbero essere più che sufficienti per decidere di seguire il consiglio che il giovane regista suggerisce nel finale, dopo aver accennato a chi potrebbe aver beneficiato degli attacchi: condividere queste informazioni con amici, famiglia, perfetti sconosciuti.
Spetta a noi.
Roberto Toso (Goldstein)
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LOOSE CHANGE, sottotitolato in italiano da Luogocomune.net, sarà disponibile entro poche ore su Arcoiris TV. Comunicheremo in homepage la presenza effettiva del filmato in rete.
Un ringraziamento particolare a Goldstein, Abulafia, Ashoka, Manthrax e Breakdown per il lavoro non indifferente di sottotitolatura.
LC, come Loose Change, come Luogocomune. Avanti tutta!
M.M.
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AGGIORNAMENTO:
Un'ultima occhiata alle news, prima di chiudere, e mi sono trovato davanti a qualcosa che mi ha fatto pensare, inizialmente, allo scherzo di qualche amico qui sul sito. Invece è una notizia vera:
[size=large]USA TODAY parla di Loose Change[/size]
Con un tempismo impensabile, proprio oggi USA TODAY, il quarto quotidiano nazionale americano per tiratura, esce con un articolo pieno che parla di Loose Change.
Visto l'orario, lo pubblico intanto così com'è, lasciando a qualche volonteroso di farne un minimo di sunto per chi non conosce l'inglese. A prima vista, i "però" abbondano, ma intanto l'ondata avanza, e indietro di certo non si torna.
M.M.
Conspiracy Film Rewrites Sept. 11
By William M. Welch, USA TODAY
Gypsy Taub, a mother of three from Oakland, does not believe that 9/11 happened. At least not the way the government said it did.
A Russian émigré, Taub is one of a growing number of people in the USA who are using the Internet, college campuses and pamphleteering to get the word out.
Oh yeah, absolutely. On the day it happened, I thought it was the government that did it," she said.
Taub is promoting one of the latest presentations of revisionist theories on the 2001 attacks by al-Qaeda terrorists, a film that says, among other things, that the Pentagon was hit by a cruise missile fired by the military as an excuse to go to war.
Called Loose Change, it is being downloaded from the Internet and shown in small screenings here and overseas. It is not alone in the genre, and it is not unusual in American history either to offer simplistic explanations or demonize opponents. Presidents from Andrew Jackson to Lyndon Johnson were accused by their contemporaries of massive government conspiracies.
The film appears especially popular among young people immersed in a Web culture brimming with sites that question the credibility of government. They see 9/11 as the defining moment of their lives.
"This is our generation's Vietnam, our generation's Kennedy assassination," says Korey Rowe, 23, the film's producer.
Professors and researchers of film and politics say the Internet is making it far easier to spread such theories because the traditional media are losing their hold on the news. The immense coverage of controversies and accusations surrounding the war on terror has created fertile ground for people who assign their own interpretations to photos, footage, eyewitnesses, investigations and newspaper accounts of what happened, they say.
"The information revolution now gives us access to too much information," says Jonathan Taplin, who teaches at the Annenberg School for Communications at the University of Southern California. "Our problems are that we're just overwhelmed, so in some sense we just basically don't even know where to turn."
'It's all over the place'
Craig Smith, director of the Center for First Amendment Studies at California State University, Long Beach, cites the unusual nature of 9/11: four airliners simultaneously hijacked and no defenses stop them.
"You would say, come on, I can't even buy that as a movie script," Smith says. "All of this feeds this readiness for paranoia."
Made by Rowe and friend Dylan Avery, 22, from Oneonta, N.Y., on a laptop computer for less than $10,000, the film contrasts sharply with United 93, a film opening Friday that portrays the struggle for the jetliner that crashed in Shanksville, Pa.
Internet chat rooms are full of promos for screenings of Loose Change in such locales as the Santa Cruz Veterans Memorial Building in California; the Université de Sherbrooke, Quebec; Graz, Austria; and a theater in London's Soho district.
"It's been breaking like nobody's business the last two months," says Taub, 36, who is sponsoring a showing Tuesday night in Oakland. "It's all over the place."
'They aren't truth-tellers'
Most of what the film alleges is refuted by the evidence at hand. Anything not answered definitively by the government is interpreted by the film as proof of a coverup.
Among the assertions in Loose Change is that a missile hit the Pentagon even though eyewitnesses saw the jet, numerous pieces of wreckage were found including the flight recorder, and those on the flight and in its path at the Pentagon are dead.
There is also the claim that because jet fuel burns at up to 1,500 degrees and steel melts at 2,750 degrees, the World Trade Center's infrastructure could not have been brought down by the airliners. However, as reported by the Journal of the Minerals, Metals and Materials Society, steel loses 50% of its strength at 1,200 degrees, enough for a failure.
"The only thing they (the filmmakers) seem to have gotten right about the Sept. 11 attacks is the date when they occurred," says Debra Burlingame, whose brother was the pilot of American Flight 77 that crashed into the Pentagon.
"They aren't truth-tellers looking to save the world," she says. "They're con artists hoping to sucker conspiracy-theory paranoids or anti-government malcontents into shelling out their hard-earned dollars."
Some college students who saw Loose Change and are promoting it say it's good to raise questions.
The film offers "at the very least suggests that we don't know the whole truth, and that some things are quite fishy," says Matt Latham, a freshman at the University of California, Santa Cruz.
'Students love it'
Christian Pecaut, 25, a Stanford graduate who is promoting the film at the University of California, Berkeley campus, said the film is "catchy, hip," with an "upbeat soundtrack."
Aaron Williams, a senior at Texas A&M University and president of the philosophy club, believes the film. "Government is corrupt and absolute power corrupts absolutely," he says.
Penelope Price, a documentary filmmaker and professor at Scottsdale Community College, said she brought the filmmakers to the campus to stimulate critical thinking.
"Students love it," she said. "These guys have done a great job of marketing on the Web, and that was another reason I wanted to bring them in."
Conservative writer David Horowitz, a former 1960s radical, says conspiratorial thinking can offer a world view that is somehow less scary than reality. "Conspiracy theories are a kind of secular religion," he says, adding that campus faculties sometimes encourage anti-government feelings. "People feel great anxiety ... by the thought that nobody's in control."
People believe in conspiracy theories because the truth "is either too simple or too remote," says sociologist Clifton Bryant of Virginia Tech University, who has made a study of "deviant logic" and behavior.
"We're always ready to believe something about which we know nothing," he says.
Contributing: Oren Dorell, Kasie Hunt in McLean, Va.
04/28/2006 07:30
Copyright 2006 USA TODAY