E’ vero che ultimamente i “segnali” mediatici di un prossimo annuncio sull’esistenza di qualche forma di vita extraterrestre sembrano intensificarsi, ma quello che è arrivato ieri lascia davvero stupefatti. A dichiarare che “non si può escludere la vita su Marte”, e che “altri esseri intelligenti, creati da Dio, possono esistere nello spazio siderale”, è stato addirittura l’astronomo ufficiale del Vaticano, Padre Gabriel Funes.
Già il fatto che il Vaticano abbia un “astronomo ufficiale” - dopo il noto
misunderstanding con Galileo - sembra una sottile e raffinata presa in giro della Storia, ma che addirittura costui si permetta di ribaltare 17 secoli di dottrina giudeo-cristiana lascia letteralmente di sale. Non dimentichiamo infatti che la diatriba con Galileo era sostanzialmente dovuta al fatto che venisse messa in discussione la posizione "centrale" dell'uomo nell'universo, che sarebbe stata voluta dal nostro stesso Creatore.
Ma non è finita: sempre Funes – che la BBC definisce “un rispettabile scienziato che collabora con le università di tutto il mondo” – sostiene che “questi alieni possono anche essere esenti dalla macchia del peccato originale”.
Provate soltanto a immaginare, una qualunque domenica mattina, di entrare in chiesa e trovarvi davanti non più il vostro beneamato Don Giulio, … … ma un alieno verde-ramarro con il clergy, che ti dice con tono di rimprovero: “E’ un pò che non ti fai vedere da queste parti, figliolo. Come mai? Ti sei nuovamente lasciato attrarre dai vortici peccaminosi degli umani?”
Tu rimani per un momento spiazzato, poi domandi: “Ma scusi, oggi Don Giulio non c’è?”
L’alieno diventa quasi fosforescente, e ti risponde con voce solenne: “Don Giulio non verrà mai più. Lui era un peccatore, come tutti gli altri della sua specie, e non aveva alcun diritto di parlare in nome di Dio. Da oggi questo compito lo assumiamo direttamente noi, che siamo invece puri e mondi per natura”. (Poi scopri che non c’è più nemmeno bisogno di confessarsi, perchè tanto “lui” ti legge nel pensiero, e ha già contato tutte le pippe che ti sei fatto dall’ultima volta che sei stato in chiesa).
Tornando al discorso di fondo, qui i casi sono due: o Funes ha bevuto la marca sbagliata di candeggina, oppure qualcosa di davvero pesante bolle in pentola, e non necessariamente con l’approvazione di Ratzinger. Funes infatti è un Gesuita, e costoro difficilmente parlano a caso, mentre ancora più raramente si sentono in dovere di chiedere il permesso a chiunque, prima di farlo.
La frase sulla “mancanza di peccato originale”, inoltre, è tutt’altro che casuale, e rivela con grande precisione una teologia parallela a quella ufficiale giudeo-cristiana - che coincide, per grandi linee, con la cosiddetta “tradizione esoterica” di molte antiche culture – nella quale le gerarchie celesti non sono affatto ordinate e sottomesse ad un unico Dominus, ma si combattono da epoche infinite proprio per la supremazia gerarchica, da cui dipende il controllo effettivo di una certa “fetta di universo”. I "carri infuocati" della Bibbia, volendo, ci riportano con rapidità impressionante ai Vimana, le macchine da guerra volanti della tradizione indo-europea.
A sua volta il nostro Creatore – lo Javeh biblico – è ben lungi dall’essere “l’unico Dio”, ed anzi la sua petulanza nel volercelo ricordare in continuazione (“Non avrai altro Dio all’infuori di me”) non farebbe che confermare la sua insicurezza nella ben più complessa “struttura del potere” universale.
Laddove esistano "altri esseri intelligenti, creati da Dio”, il nostro poderoso e onnipotente Javeh diventa il disperato e insicuro “Jaldabaoth” degli gnostici, il “Figlio del Caos”, demiurgo e tiranno, che vedeva nel fondo dell’abisso in cui era stato condannato la lontana immagine riflessa della perfezione della madre Sophia – la Saggezza Universale. Ma era ben lontano dal poterla raggiungere.
Sempre in quest’ottica, assume anche un diverso significato la figura del Cristo, che diventa non più una semplice emanazione divina (
filioque), ma un messaggero mandato dai “piani alti” proprio per farci sapere che le cose non stanno esattamente come ce le racconta l’Antico Testamento. Quante volte, invece di dire “il Padre nostro”, Gesù nei Vangeli dice “il Padre mio che sta nei cieli”? “Perchè – verrebbe da chiedergli - il nostro invece dove sta?”
E lo stesso Mosè, quando “scende dal monte”, e si accorge che il suo è un popolo di ignoranti, spezza le tavole della legge – quella vera – le nasconde, e gli rifila momentaneamente i Dieci Comandamenti. Come a dire che in fondo la Bibbia è un libro ”provvisorio”, mentre la Verità che ci attende è molto più complessa e delicata.
Sempre Gesù, nel Vangelo di Tommaso – l’unico che ci è giunto intatto fino ad oggi – alla domanda dei discepoli “Cosa ci attende dopo la morte?” risponde: “Quando saprete, prima vi spaventerete, poi vi commuoverete, e infine comprenderete..." (Altrove, nello stesso Vangelo, a una domanda simile aveva risposto: "Perchè vi preoccupate tanto di sapere dove andrete a finire, quando non sapete nemmeno da dove venite?")
Ma soprattutto – visto l’aperto riferimento agli “alieni” – le dichiarazioni di Funes aprono le porte alle ipotesi più moderne avanzate da coloro che studiano da vicino i molti casi di
abductees – le persone che ritengono di essere oggetto di studio, involontario ovviamente, da parte di entità aliene - le cui conclusioni portano ad assimilare le diverse “categorie” degli alieni da loro identificate a quelle della più classica mitologia terrestre.
Naturalmente tutto questo Funes non lo ha detto, e sono solo libere elucubrazioni del sottoscritto. Di fatto però il nostro “astronomo ufficiale” del Vaticano, con una dozzina di parole buttate là a caso, non solo ha refutato 17 secoli di tradizione giudeo-cristiana, ma ha aperto le porte al sempre più necessario incontro fra scienza e metafisica, che metta fine alla falsa diatriba fra
fides e
ratio, e inizi quell’opera di sintesi che sembra essere oggi l’unica via d’uscita intelligente allo stallo ideologico che tiene ambedue i fronti congelati su posizioni insostenibili.
Non a caso Padre Funes ha voluto affermare, alla fine della sua intervista, che “scienza e religione necessitano una dell’altra, e vi posso assicurare che molti astronomi credono in Dio”.
Se è solo per quello, sia Newton che Einstein erano tutt’altro che dei materialisti.
Massimo Mazzucco
BBC
La Vanguardia
La Repubblica
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