Due notizie si incrociano dal Nord al Sud dell’America latina, suggerendo che per quel continente la democrazia - o almeno una parvenza di essa - sia ancora un fantasma confuso, ben lontano dal concretizzarsi in un prossimo futuro.
In Venezuela il “gran revolucionario” Chavez ha pensato bene di inaugurare il suo viale verso la gloria eterna, facendo abolire dal Parlamento – nel quale i suoi alleati sono in forte maggioranza – quel termine alla rielezione che va considerato una pietra miliare nella vita di un qualunque paese democratico: ora Chavez potrà essere rieletto per un numero illimitato di volte, vita natural durante.
Nessuno mette in dubbio che Chavez stia facendo (anche) del bene al proprio paese, ma di certo l’aspetto “bolivariano” del suo mandato esce leggermente offuscato da questa sua scelta chiaramente egocentrica, ... ... e in ultima analisi antistorica: lo spettro di un Mao-Tze-Tung, o dello stesso Fidel Castro - leader troppo convinti di essere indispensabilli, per lasciare al momento giusto lo spazio alle nuove generazioni - cominciano ora ad aleggiare troppo vicini alla figura di Chavez.
Mentre, come esempio di intelligenza, umiltà e lungimiranza si può sempre citare un Michail Gorbachev, ad esempio, che ha pilotato la sua nazione dal sicuro naufragio alla possibile (e poi avvenuta) rinascita, capendo al volo quando il suo compito era terminato, e levandosi di mezzo un attimo prima di venire travolto dallo stesso meccanismo di autodistruzione che aveva innescato.
All’altro estremo del Sudamerica, invece, abbiamo il presidente dell’Argentina, Nestor Kirchner, che pur riscuotendo un certo successo nel resto del paese, proprio nella sua provincia è stato contestato ieri dai lavoratori che chiedono un aumento della paga, il ritiro della polizia statale, e l’incriminazione di un suo ex-collaboratore che la scorsa settimana ha falciato “per sbaglio”, con la propria automobile, 17 persone riunite in strada.
A differenza di Chavez, però, Kirchner non deve preoccuparsi di far cambiare le leggi, per mantenere il potere: nella rigorosa tradizione inaugurata dai coniugi Peròn, più di 50 ani fa, sarà la moglie di Kirchner, Christina, il prossimo candidato del suo partito alle elezioni presidenziali, il 28 di ottobre.
Inutile illudersi: in una forma o nell’altra, siamo ancora, più o meno, al nepotismo papale del medioevo. E’ solo cambiato l’aspetto esteriore.
Massimo Mazzucco