Un tunnel di 800 metri, scavato con rischi enormi, nel corso di lunghi mesi, solo per uccidere un paio di soldati israeliani, e di catturarne un terzo, può sembrare una follia persino all'interno della totale follia rappresentata dalla situazione palestinese oggi.
La reazione che in queste ora si sta scatenando, infatti, da parte di Israele, porterà quasi sicuramente gli abitanti di Gaza a perdere gran parte di quel poco chi si erano riusciti a conquistare nel corso di lunghi anni di lotta e di vessazioni subite.
Molti a questo punto si domanderanno il perchè di una mossa così chiaramente perdente, al punto da sembrare la solita … … operazione "autolesionistica", che torna stranamente a favore del nemico.
Già in passato abbiamo stabilito quanto fosse curioso l'antagonismo fra Ariel Sharon e lo Sceicco Yassim (il fondatore di Hamas), in cui il secondo sembrava regolarmente scegliere il momento peggiore in assoluto per i palestinesi per lanciare i suo attacchi a Israele, finendo per fare ogni volta un piacere immenso proprio a Sharon. (Un pò lo stesso "difettuccio" di Osama, volendo).
Più in generale, sappiamo che non è mai stato difficile per Israele infiltrare un qualunque "gruppo combattente" palestinese, e possiamo solo immaginare quanto sia facile, a quel punto, trovare un paio di teste calde pronte ad immolarsi dovunque e comunque, in qualunque momento se ne abbia bisogno. Gli argomenti per aizzarli, come dire, non mancano di certo.
E in questo caso il cui prodest per Israele rischia di risultare talmente macroscopico, che inquadrare anche questa notizia nell'ottica dell'attentato "utile" era sembrato inizialmente quasi obbligatorio.
Ma c'è un aspetto importante di cui bisogna tener conto, che rende questo episodio particolarmente diverso dagli altri. E' noto infatti il ferreo impegno di Israele, da sempre, di riportare a casa in qualunque modo ogni suo soldato perduto, vivo o morto.
Ecco che allora la cattura di un soldato israeliano - di un ostaggio - diventa l'unico modo in cui i palestinesi possono a loro volta sperare di portare a casa qualcuno dei loro numerosissimi detenuti nelle carceri israeliane.
Non sono infatti soltanto le barriere territoriali, ad aver dilaniato all'inverosimile il tessuto sociale e familiare dei palestinesi, ma le detenazioni infinite, nelle carceri come nei campi profughi, hanno troncato l'esistenza di migliaia di famiglie innocenti, con tutte le più ovvie conseguenze che si possano immaginare.
Sono oltre ottomila i detenuti palestinesi in Israele, di cui circa tremila in prigioni militari, gli altri in prigioni civili. Dei primi, oltre 700 sono in "administrative detention", cioè detenuti senza regolare processo. Dei secondi, nelle carceri civili, quelli senza processo sono circa una cinquantina.
Alcuni di questi potranno anche essere dei "terroristi", o magari sospettabili di esserlo, ma di certo la stragrande maggioranza è detenuta a soli fini "politici", e non certo con valide motivazioni legali. Ci sono inoltre, fra gli ottomila detenuti, anche un centinaio di donne e oltre trecento bambini.
Specialmente le donne vengono spesso arrestate e portate via senza nessun motivo e senza nessuna spiegazione, con il solo risultato di aumentare le tensioni e di alzare le barriere del dialogo, invece di abbassarle.
Ed è proprio di tutte queste donne e bambini detenuti in Israele che Hamas ieri ha chiesto la liberazione, in cambio della vita di Gilad Shalit, il soldato israeliano rapito al confine di Gaza.
Per ora il governo di Tel Aviv ha fatto sapere che non ci saranno nè trattative nè liberazioni, ma nei palestinesi è ancora viva la memoria di uno scambio, avvenuto nel 2004, in cui per un soldato israeliano vivo, e tre suoi compagni morti, ottennero la liberazione di oltre 400 prigionieri dalle carceri israeliane e libanesi.
Al di là della evidente tragedia umana per tutti quelli che sono coinvolti - chi teme di non rivedere i suoi cari , da un lato, e chi spera di farlo, dall'altro - resta da domandarsi come un intero popolo possa essere ridotto a dover metter in atto azioni cosi estreme, solo per ottenere quello che agli occhi di tutti non può che risultare un fondamentale e inalienabile diritto per chiunque: la propria libertà personale.
Massimo Mazzucco
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